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Melius Club

Igor Levitt


Dufay

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1 ora fa, aldofranci ha scritto:

Ti chiedo scusa se oso, sicuramente travalico le mie competenze

Ma figurati! Siamo qua per scambiarci opinioni di ascolto, mica altro. Le mia opinione vale come la tua o quella di qualunque altro per quanto mi riguarda.

1 ora fa, aldofranci ha scritto:

il secondo con tutte quelle ottave è ancora più impervio e storicamente ha scoraggiato tante pur valenti "manine" femminili a cimentarsi

Se parliamo del famigerato triplo trillo, tra l’attacco e la ripresa cambia solo la tonalità. Per il resto è uguale. Forse un po’ più difficile il secondo per la posizione della mano destra su Fa-Sol anziché Sib-Do, ma siamo lì. Che quel passaggio abbia scoraggiato tanti, maschi o femmine che siano, dal suonare questo concerto è vero. Servono grande forza e agilità insieme.

1 ora fa, aldofranci ha scritto:

non so come rendere l'idea, che fa diventare il trillo struttura espositiva del tema (credo fosse l'idea cardine di Brahms) più che elemento riempitivo o decorativo quale di solito è o viene percepito

Può darsi sia così. Quel trillo è un problema non solo tecnico ma anche interpretativo. Si possono avere idee molto diverse in merito. A me piace il modo in cui risolve il problema Lupu perché mi sembra il più brahmsiano: nessun indugio, massima velocità di esecuzione del trillo, che diventa tessuto sonoro indistinto, e attenzione rivolta al tema principale anche dal punto di vista ritmico. La soluzione della Grimaud mi ricorda per certi versi la disputa tra Glenn Gould e Bernstein sul primo di Brahms, quando Bernstein, prima di iniziare il concerto, si dissociò dal solita pubblicamente. Anche Gould va lento sul trillo e scandisce ogni nota, e certo non perché non fosse capace di farlo diversamente. Ma quel gesto, apertamente dissacratore, aveva un significato molto diverso dalla scelta di Grimaud, di questo sono sicuro (e se Grimaud avesse voluto citare Gould in quel passaggio?? Chissà…).

Nella Grimaud mi sembra di cogliere un certo piacere nell’esaltare la meccanica del suono, l’articolazione di ogni nota, la trama sonora più che le voci, i temi, i sussurri, gli slanci. Lo si capisce bene ascoltando il suo Bach. Capisco che questo atteggiamento possa avere un suo fascino, in effetti, come se fosse un modo per emanciparsi da una certa idea romanticheggiante della donna alla tastiera

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Mi si metta tra i Grancolauro addicted, è un vero diletto (piuttosto inconsueto in questo forum, pieno di mattacchioni simpatici ma saturi di malriposta boria come sono spesso gli audiofili hardcore) confrontarsi e apprendere da persona che ha palese contezza pratica e teorica della materia e che però non se la tira manco una virgola. 

E per chiudere l'OT: ahhhh che bello ogni tanto parlare di Musica, autori, interpreti, visioni, emozioni...

e non di edizioni, supporti, ristampe, kiloherz, megabit, MQA, AAA, ADA, DADA, CCCP... 

non pare vero, un effetto balsamico, libera naso, gola e bronchi, si allargano i pori, la vita torna a sorridere ecc. 

Fine OT

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Ho ascoltato fino a ora solo l’intera op. 1/1 (ottima), l’op.7 (male lo “Allegro molto e con brio”, mi ha ricordato certi tempi “meccanici” di Prokofiev; convincente invece il “Largo con molta espressione”, non mi è piaciuto il “Poco allegretto e grazioso” che di grazioso ha poco nella lettura di Levit); ho ascoltato anche il “Presto agitato” della sonata in do#, che invece mi è piaciuto per quel suo carattere febbrile e trafelato.

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  • 9 mesi dopo...
Grancolauro
Il 6/8/2023 at 17:02, Grancolauro ha scritto:

 

@Alpine71 grazie! ho visto i primi minuti e sembra un film fatto molto bene

 

Solo per dire che ho finito stasera di vedere il film-documentario: bello! Mi è piaciuto molto. Illuminante per capire meglio la personalità di questo artista, che dopo aver visto il film mi è diventato molto più simpatico e “vicino”, per così dire. I pezzi dal vivo nel film mi sono poi piaciuti di più della versione su disco. Forse è solo suggestione, chissà, ma mi sono sembrati diversi, più intensi, emotivamente densi.

Il rapporto di Levit con l’ingegnere del suono è poi fantastico. Emozionante davvero

  • Melius 1
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20 ore fa, Grancolauro ha scritto:

rapporto di Levit con l’ingegnere del suono è poi fantastico. Emozionante davvero

Anche io l'ho notato, molto molto affettuoso. 

Invece per chi ha visto il film avrei una domanda da audiofilo : nella parte dove registra dei pezzi a Stoccarda nella Leibnitz hall ho notato dei monitor particolari planari tipo Martin Logan. 

Qualcuno li conosce? 

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@Alpine71 mi sembra giusto: io ho ordinato il disco dei corali di Bach-Busoni che era pure in offerta 🙂
Con l’ingegnere del suono Levit ha un rapporto simbiotico sembra. È il suo alter ego, fiducia totale, condivisione delle scelte artistiche, e delega totale degli aspetti tecnici. Bello lavorare in questo modo! Comunque a me sto film ha dato un sacco di energie positive. Ieri pomeriggio avevo qualche ora libera e d’impulso sono andato da Bettin a Padova a provare pianoforti, colto dal sacro fuoco beethoveniano 😂😂 

Mi sono divertito un sacco, devo farlo più spesso

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  • 2 anni dopo...
Grancolauro
Il 03/10/2022 at 17:31, Grancolauro ha scritto:

ho riascoltato la 101 e la 109 di Levit. Continua a sembrarmi una lettura molto superficiale, volutamente provocatoria e un po’ improvvisata. Sarò all’antica ma dopo aver rimesso il vecchio Backhaus mi è tornato il buon umore

RIprendo questo vecchio thread per fare mea culpa. Quello che mi succede, negli ultimi mesi, è che se voglio ascoltare una sonata di Beethoven, ascolto Levit e non Backhaus o altri. Perché non so dire. Diciamo che le mie orecchie l'hanno rivalutato ma non hanno ancora detto perché al cervello. :classic_biggrin:

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