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Melius Club

La bellezza della scrittura musicale


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Inviato

 

Dico la mia, da profano e per sentito dire, per cui benvengano correzioni e precisazioni di ogni tipo. A me sembra che in Chopin la difficoltà esecutiva sia commisurata all'effetto: le terribili ottave della Polacca op. 53 creano comunque un effetto di doppio, epico crescendo, che ha un forte impatto sul pubblico. Per l'uomo della strada, forse in ragione di qualche film di successo, Rachmaninov passa per compositore che ha scritto cose difficilissime. Rachmaninov, oltre a essere stato compositore, è stato un eccellente e ammiratissimo pianista concertista, che sapeva benissimo quel che scriveva, e si poneva il problema di come eseguirlo. Guardando i concerti per pianoforte, si nota che nel II e III, in particolare, l'inizio è molto tranquillo per il pianista: una sorta di warm-up prima di entrare nell'agone della battaglia. E anche le ottave colossali sono molto spettacolari all'occhio di chi guarda, ma per un pianista ben formato, non sono insormontabili. Alla fin fine ormai il 'temibilissimo' Rach III lo eseguono più o meno tranquillamente diciottenni e ventenni. So invece essere molto insidioso un compositore come Schumann, concertista mancato per problemi a una mano: ho sentito dire che molti suoi pezzi sono infernali, ma lo spettatore-ascoltatore non si rende conto dell'inferno. Impongono problemi di diteggiature o hanno richieste molto difficili da realizzare: per esempio richiede un diminuendo, ma invece di alleggerire la scrittura, appensantisce gli accordi. So che la Sonata 3, il Concerto senza orchestra, è un campo di battaglia, esigentissimo per l'esecutore. Nella Fantasia il finale del II movimento, con tutti i salti simmetrici delle mani, è a rischio altissimo di carneficina, che non risparmia nessuno: ho visto-sentito deragliare pianisti di altissimo calibro...

Su Beethoven si sente ripetere il luogo comune: 'è difficile per il pianista, perché pensa per orchestra'. Nei luoghi comuni un fondo di verità c'é sempre: credo che il genio di Bonn avesse un'idea musicale, e ne trovasse una veste difficile da far indossare a un pianista. So, anche per testimonianza di Richter, che la Fuga dell'op. 101 sia di difficoltà incredibili: dev'essere un pezzo da lavorare moltissimo alla tastiera fare in modo che le dita rispondano bene alle esigenze della scrittura (mi pare che ci siano quartine).

Questo il mio spunto.

Un saluto a tutti,

Angelo

 

  • Melius 2
analogico_09
Inviato

 

Ciò che hai scritto sulla musica è invece molto interessante e tutt'altro che "abusiva". Anzi, poichè nella sezione musicale, fatte salve alcune discussioni sempre più sporadiche improntate sull'arte dei suoni e non sulla tecnica/tecnologia della riproduzione audiofila dei suoni musicali che servono per far andare gli impianti e/o per "testarli" (vanno per la maggiore...),   ben venga  questo tuo stimolante invito a parlare di questioni legate alla musica, all'estetica musicale.
Non sono un esperto di specificità partituriali composte per gli specifici strumenti, però, detto così, a semplice vista, anche a me sembrerebbe che ogni autore abbia in fondo un suo personale e distinto disegno "compositivo", delle "architetture" di righe e di "segni" tracciati sul foglio bianco che lo rende riconoscibile distinguendolo dagli altri.
Il tuo discorso verte su questioni più ampie e profonde che riguardano anche gli aspetti interpretativi, io vorrei soffermarmi sull'aspetto più secondario ma non di meno affascinante, sulla la bellezza della scrittura musicale.
Stimolato da quanto dici sulle diverse forme di scrittura partituriale di alcuni grandi musicisti, mi torna in mente ROBERT Schumann, grande compositore ed acuto critico musicale, il quale scrisse un articolo per la “Gazzetta universale di Musica” sulla bellezza “grafica” della partitura dell’Op. II di Chopin, oltre che sulla musica ovviamente, vale a dire sulle “Variazioni per pianoforte e orchestra su Là ci darem la mano” composte del genio polacco.

Copio a manina da "La musica Romantica" di Robert Schumann - ed. Mondadori (il mio libro, che acquistai intorno al 1964, è una prima edizione del 1958)


[…] Con le parole “Giù il cappello, signori; un genio” Eusebio ci mise innanzi un pezzo di musica: non ci consentiva di vederne il titolo. Io lo sfogliai, a caso, il fascicolo: questo velato piacere di goder la musica senza suoni, ha qualcosa di magico. Inoltre, mi pare, ogni compositore offre all'occhio i suoi particolari disegni di note: Beethoven, sulla carta appare diverso da Mozart come all'incirca la prosa di Jean Paul differisce da quella di Goethe.
Ma qui mi parve che mi guardassero meravigliati tanti occhi del tutto sconosciuti: occhi di fiori, occhi di basilisco, occhi di pavoni, occhi di ragazze: in più luoghi la cosa diventava più chiara - credeva di vedere il 'Là ci darem la mano' di Mozart, attraversato da cento accordi; mi sembrava che proprio Leporello ammiccasse e Don Giovanni volasse dinanzi a me nel bianco mantello. <Suona, dunque> disse Florestano […]  

 

Inviato

@Grancolauro grazie di cuore. Ascolto musica da prima di essere nato. Mia madre suona il pianoforte da quando aveva 5 anni (ora ne ha 79). Purtroppo, nonostante gli sforzi, la pratica musicale non ha mai ripagato il mio impegno e amore. Ascolto musica tutti i giorni, vado a teatro non appena ne ho il tempo, ho i miei autori e interpreti preferiti ma non sono in grado di spiegare il perché. So solo che mi piacciono, punto. Leggo comunque con molto interesse le spiegazioni date da chi la musica la capisce, la frequenta, l’esegue e ne parla. Ho trovato il tuo post molto interessante. Ancora grazie, Massimiliano

Inviato

 

Io son contento di essere solo ascoltatore e di non capire nulla di scrittura musicale.

Ciò detto , trovo molto interessante quanto scritto.  

 

Inviato

 

Da studioso di musica,  se pur non concertista di professione,  aggiungo il mio parere a quanto scritto.

Un altro importante elemento della scrittura musicale è la sua "affinità" con l'esecutore:  mi spiego con un esempio,  così da chiarire.

Nel mio modo di intendere, percepire, vivere il linguaggio musicale,  "dialogare" con Bach è facilissimo:  lo capisco, siamo sulla stessa linea d'onda,  ogni suo passaggio e perfino ogni sua singola nota, è per me di una chiarezza esemplare;  ecco perché,  nel mio vissuto,  suonare una fuga a 5 voci per organo è abbastanza semplice, ed anche la tecnica applicata mi viene naturale,  senza alcuna forzatura. Ed anche il semplice ascolto dei suoi brani mi trova in perfetta sintonia.

So che così non è per molti musicisti, che anzi durante gli studi pianisitici "temono" Bach più di qualsiasi altro autore.

Invece con Chopin mi trovo in estrema difficoltà: anche un semplice Valzer, una Mazurca, un piccolo Preludio,  mi dà parecchio filo da torcere perché... non mi viene "naturale" il suo linguaggio pianisitico,  che trova il suo massimo apice di difficoltà proprio negli studi,  dove la tecnica e il contenuto musicale sono un tutt'uno.  Per me davvero uno scoglio quasi insormontabile, ed infatti uno dei miei sogni sarebbe, un giorno,  avere la capacità di suonare tutta l'Op10 e 25 a memoria:  mi sentirei finalmente un pianista!

D'altro canto, l'ascolto di Chopin mi affascina in modo assai diverso da Bach,  e se trovo un interprete che "suona male" Chopin,  fuggo a gambe levate perché trovo insopportabile l'ascolto della sua musica se non viene eseguita con estremo coinvolgimento emotivo... devo percepire che l'esecutore è un tutt'uno con il "dramma interiore" del musicista polacco...

Ecco,  volevo aggiungere questo mio punto di vista,  ovvero il fatto che la scrittura musicale si adatta più o meno anche alla nostra personalità,  sia a livello di lettura/esecuzione sia a livello di ascolto/comprensione.

Ciao,

Max

 

Inviato
5 minuti fa, Grancolauro ha scritto:

Ma la bellezza della scrittura musica raggiunge il suo apice, a mio modo di vedere, nelle partiture di Felix Mendelsshon

 

Mi permetto una "sineresi" fra il mondo pianistico e quello organistico.  considerato che Mendelsshon fu un grandissimo organista...  buon ascolto !!

ps:  la fuga,  dal minuto 4:27 è , per me, semplicemente stupenda...

.-.-.-.-.

 

Inviato

 

Grazie davvero per le vostre osservazioni! Mi fa piacere che vi sembri interessante parlare di musica anche da un'angolatura un po' diversa rispetto a quella usuale nel forum. Che poi uno, come ha osservato giustamente @senek65, può apprezzare moltissimo la musica o avere una cultura musicale sterminata anche se non suona uno strumento o non sa leggere uno spartito. Penso soltanto che il punto di vista di chi trova a fare il "pratico" della musica possa essere interessante, almeno per qualcuno.

Proverò così a continuare la discussione riprendento i vostri spunti.

 

Inviato
2 minuti fa, maxnalesso ha scritto:

suonare una fuga a 5 voci per organo è abbastanza semplice

 

Beato te 😉...

Credo che sia molto vero quello che hai spiegato, parlando di una sorta di empatia tra interprete-esecutore e musicista. Mi viene in mente Richter che diceva di faticare a trovare affinità elettiva con Mozart, e gli dispiaceva assai. Oppure penso a Horowitz che ha suonato poco e senza convinzione Beethoven: impazziva per Schumann, da vecchio impazziva per Mozart, amava Clementi...e con Beethoven, che è un po' in mezzo a tutti questi, non è scattata la scintilla.

Un saluto a tutti,

Angelo

 

Inviato
2 minuti fa, maxnalesso ha scritto:

Mi permetto una "sineresi" fra il mondo pianistico e quello organistico.  considerato che Mendelsshon fu un grandissimo organista...  buon ascolto !!

 

Bravo, bella osservazione...

Poi che per me tutto quello che Roth suona a Saint Sulpice sia fantastico a prescindere,   .questo è un altro discorso 😄

 

Inviato
2 minuti fa, Grancolauro ha scritto:

Penso soltanto che il punto di vista di chi trova a fare il "pratico" della musica possa essere interessante, almeno per qualcuno.

 

E' estremamente interessante. E' un livello di consapevolezza diverso, che forse porta con se anche un filo di dannazione, perché ti rende consapevole di tutta una serie di aspetti che , da semplice ascoltatore, non riesci a notare nella loro interezza.

Io non vado oltre al rendermi conto di non perfette esecuzioni in tono, o di intrepretazioni che mi paiono non aderenti al mio gusto. Anni fa ascoltai Sokolov e non mi piacque, perché non riuscivo a digerire il suo Mozart: ora so di dire delle eresie visto che è palese che non sia in grado di esprimermi compiutamente su un pianista, non riuscendo a comprendere tutti quegli aspetti che invece altri sono in grado di cogliere.

Ma va bene cosi.😉

 

analogico_09
Inviato

 

Secondo me a certi livelli di inarrivabile grandezza non ci sono autori più difficili (o più facili); ogni autore presenta le sue distinte difficoltà (o facilità) per aspetti tecnici e/o espressivi diversi dagli aspetti che contraddistinguono ogni altro autore. Abbiamo quindi solo le diversità specifiche, nulla che sia più difficile (o facile) in assoluto. E' stato già osservato, è solo una questione di quanto l'interprete trovi più nelle sue corde l'autore X piuttosto che l'autore Y.., e di quanto l'interprete abbia approfondito l'autore, quindi il più difficile (o facile),  è solo su base personale,

Stessa cosa vale per l'ascoltatore che mal sopporta l'interprete che non suona il suo autore del cuore come vorrebbe ascoltarlo lui, dove lo stesso interprete potrebbe invece soddisfare le aspettative di altri ascoltatori... E' la regola della relatività. Noi semplici ascoltatori, e anche gli "addetti ai lavori", dovremmo sempre essere ad un passo "reverenziale" dietro la musica, mentre invece ci ergiamo spesso a giudici a seconda delle aspettative personali soddisfatte o deluse dalla musica e/o dall'interprete dove magari è la musica interpretata a "giudicare" noi rendendoci degni o meno di poterla "afferrare" nel profondo dove l'ascolto "autoreferenziale" è invece ad ingresso libero...

 

analogico_09
Inviato
6 minuti fa, maxnalesso ha scritto:

Nel mio modo di intendere, percepire, vivere il linguaggio musicale,

 

Da come ne parli, dovresti volare su livelli interpretativi alti con Bach; amo così tanto la sua musica, tutta, compresa l'organistica, che, per accrescere il mio piacere, ti chiederei la cortesia, se ve ne fosse la possibilità, se la cosa non ti arrecasse disturbo, di poter ascoltare in qualche modo la registrazione di un brano di Bach da te interpretato.

In ogni caso, ringrazio anticipatamente.

 

Inviato
2 minuti fa, analogico_09 ha scritto:

E' stato già osservato, è solo una questione di quanto l'interprete trovi più nelle sue corde l'autore X piuttosto che l'autore Y..

Sono pienamente d'accordo.

2 minuti fa, analogico_09 ha scritto:

mentre invece ci ergiamo spesso a giudici a seconda delle aspettative personali soddisfatte o deluse dalla musica e/o dall'interprete

Qui dissento un pochino...:  assoluto rispetto per la musica,  dove il giudizio può essere solo estetico o formale,  mentre un interprete che "non c'azzecca" è oggettivamente da criticare:  la ballata in sol- di Chopin è un capolavoro,  ma nelle mani sbagliate (o meglio nella "testa" sbagliata) può risultare perfino noiosa e stucchevole ...

Inviato
2 minuti fa, analogico_09 ha scritto:

dovresti volare su livelli interpretativi alti con Bach

ho avuto davvero buoni maestri, ed una innata predisposizione alla polifonia:  ma i bei tempi degli studi "assidui" sono passati da un trentennio, e per fare il concertista occorre studiare minimo 6/8 ore al giorno, tutti i giorni:  purtroppo oggi il mio tempo è dedicato ad altro... bisogna pensare prima di tutto alla "pagnotta" 😎

3 minuti fa, analogico_09 ha scritto:

poter ascoltare in qualche modo la registrazione di un brano di Bach da te interpretato.

Alla prima occasione vedo di portarmi un registratore un po' serio in chiesa e poi te lo invio:  nel frattempo,  per capire con chi sono in perfetta sintonia interpretativa,  puoi ascoltarti tutto il Bach di Molardi:  a mio modo di vedere,  non sbaglia un colpo! 😍 : https://amzn.to/346u9W0

analogico_09
Inviato

@maxnalesso Non vi è dubbio, lo diamo per scontato, mi riferivo agli interpreti di inarrivabile grandezza i quali, aldilà delle proprie particolarità interpretative/esecutive e di ciò che si aspetta l'ascoltatore, non potrebbero mai rendere verosimilmente noiosa o stucchevole una Ballata di Chopin, una pianosonata di Beethoven, ecc...

 

 

be'.., avendo avuto maestri davvero buoni e innata predisposizione per la polifonia avresti potuto approfittare del sicuro talento che avrebbe potuto permetterti di alimentare lo spirito e in una di comprar pagnotte... 😀

No.., è che mi avrebbe fatto piacere ascoltarti avendo appreso che con la "scrittura" di Bach intrattieni un rapporto di grande conoscenza contenutistica e tecnico-linguistica, dunque anche di facilità interpretativa, naturale pensarlo dal momento che...

 

 

ne avrei, come già detto, volentieri approfittato, tanto più che conosco, anche personalmente, alcuni interpreti bachiani, concertisti affermati e di chiara fama internazionale, i quali dopo anni di studi specialistici e di intense attività concertistiche  sono ancora alla "ricerca" per cercare di superare le "incerteza" e le "soggezioni" che ancora umilmente provano al cospetto della musica "enigmatica" e molto complessa, spesso un "rebus" come afferma giustamente @Grancolauro, del sommo Kantor... Sarà per un'altra volta.


Ti ringrazio per il suggerimento discografico, di interpretazioni di musiche organistiche di Bach ne ho diverse, ascolterò volentieri anche quella di Molardi. Saluti musicali   🎼  🎹

(fine breve OT con il quale si è pur sempre cercato di approfondire un po' la questione posta )

 

 

Inviato
16 minuti fa, Iohannes ha scritto:

Alla fin fine ormai il 'temibilissimo' Rach III lo eseguono più o meno tranquillamente diciottenni e ventenni. So invece essere molto insidioso un compositore come Schumann

E' sicuramente vero quello che osservi: il livello tecnico medio dei pianisti è molto aumentato  e i concerti di Rachmaninov non sono alla portata di molti più che in passato. Tuttavia, riprendendo il discorso del precedente post,  la scrittura musicale di Rachmaninov resta "estrema". Al musicista richiede un impegno e una tensione continua, proprio perché i movimenti che è costretto a fare sono, per così dire, innaturali, portati all'eccesso in ogni momento, anche nei pezzi che all'ascolto sembrano semplici, quasi banali. Sebbene Rachmaninov per chi ascolta possa sembrare un autore ancora immerso nel classicismo (le sue melodie sono orecchiabili, le strutture armoniche totto sommato tradizionali, pur nella loro straordinaria bellezza) la sua scrittura è lanciata nel Novecento. E' più simile a quella si Prokofiev e Shostakovic rispetto a quella di Brahms, per dire. Anche  Schumann è un autore con una scrittura musicale a volte impegnativa ma per ragioni diverse, a mio parere. Il concerto per pf. e orchestra di Schumann ha in effetti dei passaggi difficili (un sacco di tempi irregolari, arpeggi e ottave in sequenza difficili da rendere in modo fluido e omogeneo) ma ha anche dei momenti di queiete, nei quali chi esegue può prendere fiato e "ascoltare l'orchestra". I concerti di Rach. non danno mai tregua, invece. Il vero problema con questi pezzi è reggere la tensione fino alla fine. Drenano ogni energia, ogni forza, fisica e mentale. O almeno così pare a me. Sempre giocando un po' con le parole, la scrittura di Schumann ha invece alcune elementi di "perversione", per così dire. Arriva una certa frase o un certo giro armonico la cui conclusione naturale sarebbe ovvia, ma Schumann interviene con una complicazione, una variazione repentina, che scompagina le carte, e che si presenta come una trappola per l'esecutore. Molti suoi pezzi per pianoforte sono fatti così. Quasi Schumann provasse un godimento un po' sadico nel rendere complesso e terribile ciò che si presenta, a prima vista, come semplice e quasi ingenuo.

Inviato
16 minuti fa, analogico_09 ha scritto:

<Suona, dunque> disse Florestano […]  

Bellissimo questo brano Peppe, grazie! In effetti la cosa che a me intriga è proprio la differenza nella prosa musicale, che è estremamente evidente se si confrontano gli spartiti di grandi autori, a prescindere dal fatto che si sappia leggere la musica o meno. E queste differenze sono oggettive anche per chi esegue. Ovviamente un musicista può avere maggiori o minori affinità con un certo autore, fare più fatica a eseguire certi brani rispetto ad altri a seconda della sua abilità e delle sue attitudini. Tuttavia, la conformazione del nostro corpo e la struttura della nostra mente è tale per cui certi movimenti, certi suoni, certe sequenze si lasciano eseguire soltanto in modo "innaturale", richiedono uno sforzo e un impegno che finiscono col rimodellare il corpo e le articolazioni, indipendentemente dal risultato finale. E l'esigere questo da parte dell'esecutore è il compositore con la sua scrittura.  Forse esagero, le mie sono solo chiacchiere, ma a volte la scrittura musicale si imprime nel corpo del musicista, plasmandolo, modificandone la postura, i movimenti, quasi a dar forma a una sua seconda natura. Ma forse si tratta solo di suggestioni, non so. Più interessante è comunque entrare nel dettaglio della scrittura dei singoli musicisti e cogliere il suo valore estetico, come osservi giustamente tu.

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