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Melius Club

Ai confini del Jazz


damiano

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Inviato

Magari un confessore potrebbe aiutare a capire le ragioni che portano taluni a pensare che le cose all'improvviso non vadano più bene. Si scoprirebbe forse che il limite sia nell'intolleranza che porta detti taluni a temere che sia entrato un diavolo in chiesa... Si capirebbe che la chiave per andare ancora a lungo avanti in piena libertà e felicità sia nell'accantonare le proprie rigidità, nell'accettazione della pluralità delle voci che non imediscono a nessuno di esprimere le proprie istanze argomentative in un contesto discorsivo che non sia a senso unico om peggio a postaggio condizionato. La serenità uno sa la deve saper dare in proprio, se possibile e se non non serve cercare di attribuire la responsabilità al prossimo...

Inviato

Ancora Larry Coryell, mi piaceva e ancora mi piace la musica del disco "Spaces" che esprimeva il jazz vitale degli anni '70.

You tubo lo offre solo a pagamento, si rintraccia questa edizione con una brutta cover diversa dall'opriginale che acquistain all'epoca.

 


la cover originale, o di prime stampe. E che "gruppo"

 

 

Larry Coryell – guitar

John McLaughlin – guitar

Chick Corea – electric piano

Miroslav Vitouš – double bass

Billy Cobham – drums

 

 

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Inviato

@analogico_09 la cover cambia già nel 74, con le prime ristampe. Ma ne ignoro il motivo... 

Di recente vengono usate entrambi, a seconda del mercato in cui viene distribuito. In Giappone usano l'originale, in occidente l'altra. Boh..

  • Thanks 1
Inviato
33 minuti fa, one4seven ha scritto:

In Giappone usano l'originale, in occidente l'altra. Boh..

  La secoda è pessima.., strane scelte in effetti... 🤷‍♂️

Inviato

Di Larry Coryell apprezzo molto Offering edito dalla Vanguard nel 74, come era del 74 il September Man di Catherine, che ho postato ieri. Anche il 1974 è un anno importante per le.cose che nascono come costola del jazz mainstream. È l'anno di Apocalypse di Mahavishnu Orchestra, nella nuova formazione, e che è un lavoro seminale nel suo genere.

Torniamo ad Offering di Larry Coryell ed ascoltate il primo brano "Foreplay". Si susseguono gli assoli di Steve Marcus al soprano, di Coryell ed in crescendo notevole di Mike Mandel al piano Fender con effetto di distorsione.

Enjoy 🙂

 

Ciao

D.

Inviato
Il 2/11/2024 at 07:44, senek65 ha scritto:

Ma, mi ripeto,  è assurdo star qui a decidere se questo o quello sia jazz al 100% o cosa.

Ma a chi importa? Rilasciano una patente?

Son cose da bambini di 5 anni.

Uno come Metheny , o come poteva essere Zawinul o lo stesso Gurtu,  sono semplicemente musicisti liberi. Liberi e immensi, tanto da porter spaziare ovunque con grandi risultati. 

Tutto qui. Il tifo lasciamolo al calcio.

 

 

Senza dover chiedere il permesso a nessuno, fuor di polemica bensì per tentare un chiarimento magari "riavvicinatorio", a qualcuno potrebbe invece importare, ritrovarsi interessato a comprendere come si evologano le cose musicali e si differenzino senza per questo segnare degli steccati, aperti invece alle distinte esperienze evolutive ed insieme involutive, è nel gioco della vita e dell'arte la duplicità,  riscontrabili all'interno dei vari generi musicali, finanche in uno stesso genere musicale. Per fare qirsto non servono le "patenti", basta avere mente aperta e buon senso. 
E' risaputo, è il timore del giorno largamento diffuso, che quasi tutti i "generi" musicali, dalle forme "colte" a quelle "popolari", stiano soffrendo sul piano della creatività e dell'innovazione, cosa che. volte ci porta a rimpiangere il passato.., se n'è parlato spesso qui nel forum. Ciò riguarda il rock/pop nelle molteplici declinazioni, la musica world, l'etnica, il jazz, le varie forme di fusion, etc., la "classica" fa un po' caso a se, andrebbe fatto un altro discorso da punti di vista diversi.
Saper distinguere credo sia valore aggiunto, meglio che seguire indistintamente  l'onda omologatrice.

 

 

Non c'è nulla di più "serio" ed importante di un bambino che gioca. Il peggior guaio dell'essere umano credo sia nell'aver dimenticare il bambino che resta in se, nascosto in qualche remoto angolo della psiche, quando non resta schiacciato dalle sovrastrutture mentali, culturali, ideologiche (kubrick nei suoi film docet).
Ci terrei in ultimo a ribadire che quanto significato nella parte del quote sottolineata tale "metodo" o attitudine sia sempre stato il mio faro guida per quanto riguarda il senso del rispetto e la passione provato per tutte le musiche del mondo di ogni tempo senza esclusioni, distinguendo naturalmente tra ciò che legittimamente possa piacermi e non piaceremi, riservandomi la legittima e sacrosanta facoltà di imparare a distinguere tra le varie cose dell'arte dei suoni, senza pregiudizi e tifoserie di sorta e senza seguire supinamente la scia.

Inviato

 

 

20 minuti fa, damiano ha scritto:

Di Larry Coryell apprezzo molto Offering edito dalla Vanguard nel 74, come era del 74 il September Man di Catherine, che ho postato ieri. Anche il 1974 è un anno importante per le.cose che nascono come costola del jazz mainstream. È l'anno di Apocalypse di Mahavishnu Orchestra

 

Credo che queste musiche siano già avviate verso la fusion virata al "bianco" più conclamata che diventa la "polpa" delle nuove esperienze fortemente segnate dal pop/rock; del jazz  mainstream restano alcuni importanti retrogusti, nel beat forse, nell'improvvisazione che era in uso anche nel rock, nei virtuosismi strumentali di rilievo derivanti più dal jazz. 

Ai tempi seguivo con piacere questi "cambiamenti" mentre il jazz era ancora vivo e padrone del mio "cuore"... 

 

Non ancora Mahavishnu, se non ricordo male, di McLauglin ho amato e amo molto il precedente My Goal's Beyond un capolavoro unanimemente definito tale del chitarrista britannico che si snoda tra jazz e musica indiana con un lato B dedicato alla riscoperta chitarra acustica suonata con virtuosismo e feeling, immaginazione jazzistica da John. 

Alle prese con il leggendario Goodbye Pork Pie Hat composto da Mingus dedicato al "cappello" di Lester Young. Senza starci a formalizzare ascoltiamolo qui... 
 

 

 

  • Thanks 1
Inviato
39 minuti fa, damiano ha scritto:

Si My Goal's Beyond è un capolavoro ma John -sua maestà- McLaughlin ha fatto tante incursioni sugli autori simbolo del jazz propriamente detto. E, secondo me, lo faceva anche per dimostrare la propria radice culturale, il messaggio era io suono la Rex Bogue ma ho studiato, ho fatto mio e sono capace di suonare lo scibile jazz.

 

 

E già, proprio così JMcL è il sovrano assoluto tra i re della chitarra jazz e d'intorni. Tra l'altro JMcL aveva anche il sentimento, il profondo "groove" del jazz nero che sono cose che non si "studiano", come il talento che o ce l'hai o non ce l'hai... e se il chitarrista nun ce l'avesse avuto il "sentimento" giusto non avrebbe mai potuto suonare questa "intro" metafisica per preparare ai più altri livelli immaginifici - come nessun altro musicista sarebbe stato in gradi di fare - l'ingresso al "pricipe della luce e delle tenebre" lanciato in uno dei suoi assoli jazz , sempre "accompagnato" dallo strepitoso John, più stupefacenti e strazianti! ...  ☀️ 🦇

:classic_smile:

 

 

 

 

  • Thanks 1
Inviato
3 ore fa, damiano ha scritto:

Apocalypse

In effetti un gran disco che vale la pena menzionare in questo thread interessante, istruttivo e stimolante

  • Thanks 1
Gaetanoalberto
Inviato

Continuo con il tentativo, spendendo poco, di trovare vinili che rappresentino questa ricerca del nuovo che é dentro ogni epoca, anche se non in tutti gli artisti. Così mi convinco che nessuno é mai totalmente nuovo perché a qualcosa si aggancia, e d'altra parte qualcosa che forse ai tempi poteva risuonare più dirompente oggi é a sua volta stato superato.

Comunque, ho messo su questo Muhal, dei Creative Construction Company - 1970, (Leroy Jenkins, Anthony Braxton, Richard Abrams, con Leo Smith, Richard Davis e Steve Mc Call).Un disco che viene fuori da un'attività svolta dalla Association for the Advancement of Creative Musicians di Chicago, una sorta di cooperativa di cui faceva parte l'ottimo violinista Leroy insieme a Braxton, Smith e McCall.

Le sonorità sono d'insieme, con il ricorso a svariata sonaglieria (disclaimer: licenza poetica!), che però non diventa mai stridente. Ad esempio ho fatto maggior fatica a entrare nello spirito di Ayler di quanto invece con questo disco mi sia trovato spinto su un terreno variegato ma più rassicurante. Bello, nuovo e bello. Improvvisazione collettiva in cui peró riesci a sentire i singoli strumenti.

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  • Melius 1
  • Thanks 1
ascoltoebasta
Inviato

Anche questo bel lavoro del chitarrista americano David Martin con esperienze in vari stili musicali ma quasi sempre confinato nei luoghi in cui vive,credo meriti un ascolto,è accompagnato da un gruppo di amici e bravi strumentisti ed esprimono un buon jazz di facile presa ma non scontato,il disco è solo 'digitale',dal titolo ReLit.

 

  • Thanks 2
Inviato

Personalmente ritengo che in molti progetti musicali possa invece ardere la fiamma della "novità" piena nonostante le "discendenze", perchè nulla nasce dal nulla, dove ogni forma d'arte, con maiuscola, musica compresa, "copia" sempre (da) se stessa per rinnovarsi in maniera rivoluzionaria più o meno increata.
Ho sempre sostenuto tale semplice "verità", un mio cavallo di battaglia che mi si capita spesso di mandare al galoppo a briglia sciola. 

Sotto tale ottica, il  disco "Muhal CCC", un free jazz  d'avanguardia molto "impegnativo", tutt'altro che di "confine", appartiene a pieno titolo estetico e storico alla grande storia del jazz più "araldico", diretto, interno, non mai di "confine".

 

 

Gaetanoalberto
Inviato

Ragazzi, sto ascoltando tutte le vostre proposte, passando un’altra bella serata…sempre lavorando mannaggia. Merito punizione. Che bella musica però.image.thumb.jpg.81e29a04c5cfe77bbebaaefe8c3759df.jpg

  • Haha 1
ascoltoebasta
Inviato
53 minuti fa, Gaetanoalberto ha scritto:

bella serata…sempre lavorando

Due cose apparentemente incociliabili....ma se noi tutti contribuiamo a far si che si verifichi la prima delle due,allora ci fa piacere.

  • Melius 1

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