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A Complete Unknown


giorgiovinyl

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analogico_09
Inviato
2 ore fa, Mighty Quinn ha scritto:

Per i più affezionati al grande Woody Guthrie, tipo il sottoscritto...una chicca, questo è un piccolo audio del famoso pezzo sul papà dell' attuale presidente degli Stati Uniti, che non gli stava troppo simpatico...

Dice: " non mi piace come il mio padrone mi tratta...ecc..."

Pare che questo Fred Trump non fosse particolarmente amato dai suoi, diciamo, dipendenti

 

 

Credo si sia capita la mia affezione  al grande Woody sul quale avevi avuto un po' da "ridire" se non ricordo male circa il fatto che dalla sua arte traspaia  fortemente, se non basilarmente, anche la coscienza sociale, l'impegno civile sincero e autentico dell'uomo e dell'autore non compreomesso con l'industria e il sistema spettacolo musicale. Non ci fece un cent con questo, solo persecuzioni,  disagio sociale, morale, una morte prematura forse a causa di ciò. Come i "vecchi" eroi del Bop, del jazz, del blues.

Vedo che ora tu sia passato dalle parti di Damasco... me ne rallegro. :classic_wink:

Anche da un piccolo frammento registrato alla bel è meglio si percepisce una voce poco affaticata, forse leggermente "ubriaca", ma intonata, musicale, "coscienzios", intrisa dello spirito e del "colore", della profondità espressiva del blues, di quel dolore che cantavano i neri che vivevano nelle stesse provincie dell'America matrigna, ricca, violenta e arrogante,  invero più infelice e spiritusalmente povera dei suoi figliastri.

Woody Guthrie, ispiratore di tutta una generazioni di giovani musicisti in divenire, grande cantore e "inventore" del genere musicale folk-country-blues che si preparava a confluire nel rock che a suo volta vniva dal blues anche attraverso Bob Dylan.

 

E fu anche profeta con la trumpiana schiatta... cosa dire al riguardo: talis pater, talis filius.

Eimen!

 

  • Melius 1
gnagna1967
Inviato

Mi avete fatto recuperare molta discografia che avevo abbandonato. Questa è solo un esempio😊😀

IMG_0708.jpeg

Alessiodom
Inviato
Il 15/02/2025 at 19:52, Mighty Quinn ha scritto:

Comunque sia 

Ne vale la pena 

 

Questa volta ci provo e di più!

Sicuramente già queste 11 pagine danno già un sacco di utili contributi e per nulla banali.

Io mi sono permesso di entrare cosi per curiosità vs due personaggi, ma c'è molto da leggere.

Anche se non mi par di aver letto qualcosa su Hank Williams...forse Alan Lomax ed ecc..

Cercherò di abbattere i miei piccoli pregiudizi...male che vada...

I give her my heart but she wanted my soul
But don't think twice,      it's all right....

 

Il 16/02/2025 at 00:20, giorgiovinyl ha scritto:

Ma non si può negare la grandezza di Dylan, neanche se non piace.

 

Però diciamolo...Rolling Stone, il brano che hai postato di Muddy....ma che pietre rotolanti....caspita..
Rolling Stone è un tizio che ha una bambola in ogni paese che mette piede..che sia libera o sposata..

Questo l'ho sempre fatto notare ai fans di Bob! 

-

Ciao

 

Mighty Quinn
Inviato

Per dare un' idea di quanto Bob Dylan si sentiva estraneo al mondo in cui volevano a tutti i costi relegarlo (come profeta, come leader, come capopopolo ecc...) bastano questi pochi secondi 

Divertente ma a suo modo lacerante la risposta di Bob 

 

Inviato
31 minuti fa, Mighty Quinn ha scritto:

Divertente ma a suo modo lacerante la risposta di Bob 

Tale e quale rappresentata da C.Blanchett/B.Dylan nel film di Tod Heynes:classic_smile:.

.

Ma IMHO più ancora fissa il suo disprezzo sarcastico per i media (e tutto il carrozzone intorno), che sarà

costante per tutta la carriera fino al Nobel.

E giustamente, aggiungo io.

Certo, la simpatia non è stata mai una sua peculiarità:classic_smile:

  • Melius 1
giorgiovinyl
Inviato

A memoria nel documentario Don’t Look Back c’è una sfuriata incredibile di Dylan nei confronti del critico della rivista Time

Mighty Quinn
Inviato

@giorgiovinyl si più che altro lo provocava, cioè attaccava lui con domande insistenti, l' altro era impreparato e soprattutto lento a pensare risposte adeguate. Ma questo è tipico di quando si ha a che fare con i geni. Ragionano troppo veloce, in un dibattito non si riesce a stargli dietro. Lo si vede spesso anche in altri casi.

giorgiovinyl
Inviato

Invece ho rivisto Io non sono qui. Confermo Kate Blanchett strepitosa ma le altre interpretazioni non sono all’altezza, non per colpa degli attori, tutti di livello.

Ma certe scelte della sceneggiatura non convincono, per esempio Jack Rollins lo scrittore misogino, ma che c’entra con Dylan. 
Un film a tratti geniale ma discontinuo, a un certo punto mi stavo addormentando, ed era pomeriggio. 
Un film da vedere ma riuscito complessivamente come A Complete Unknown. 

analogico_09
Inviato

Mi sembra tutto molto relativo.
La risposta di Dylan sarebbe stata diversa, forse, se l'intervistatore - che a dire il vero mi sembra un po' trumpiano ... - una domanda molto forviante che telefona la risposta: personalmente glie l'avrei rivolta in tal modo (dovesse ricapitare a Roma non per fare il baciapile magari mi prenoto per un incontro)... :classic_rolleyes:
<< ok, ti dissoci dai musicisti folk e/o rock che fanno musica e manifestano anche una coscienza sociale (che non corrisponde esattamente a ciò di cui parla l'intervistatore, ovvero di musicisti che USANO la loro musica le loro canzoni unicamente o particolarmente per la protesta sociale, contro la guerra, la criminalità, etc, come pretesto) ma escludi anche che sul piano musicale stretto, sulla musica non già sulle letterature, i tuoi inizi, la tua partenza fu sulla stessa linea del country/folk protestatario, predicatorio o come dir si voglia, 'na voce, 'na chitarra e una armonica, un po' di accordi e dai a countreggiare.., come facevano tanti altri "menestrelli contestatarti", mutuato la cosa dal maestro che tu ,Bob Dylan, identificavi in Woody Guthrie verso il quale, anche a fronte dell'impegno sociale che Woody portava duramente avanti, spendesti documentate parole, le tue stesse parole di sperticata ammirazione, graditudine, manifestando quasi un accorato senso di figliolanza. >> 

Non stiamo a ripostare, citare, linkare quanto sia stato già condiviso.., facciamoci a fidare.

Certo, certissimamente Dylan evolverà, inutile ripetere quanto sia scontato e ripetutamente confermato, universalmente riconoscuto.., ma l'origine resta quella e non dovrebbe rappresentare un disonore oppure una perdita di prestigio artistico l'aver prerso una strada indicata da un grande cantore di blues/country/folk con in nuce il rock.

Nella musica non è possibile esprimere un giudizio di merito assoluto, a differenza degli sport che rispondono a risulati e graduatorie matematiche e inoppugnabili. Cio che in musica, nell'arte in generale, reputiano meglio e ciò che reputiamo meno meglio (le petecchie non si prendono in considerazione, ovvio)  sempre in maniera realtiva, l'assoluto non è dell'arte, andrebbe preso l'uno e l'altro chè dalla loro somma ne scaturisce il valore musicale aggiunto, accresciuto, un programma ancora più ricco e completo, più vario interessante, con buona pace delle separazioni manichee e rigide  che vengono praticate dalle tifoserie.

Quindi, nel caso specifico, ciò che fu il Dylan degli inizi ha uguale dignità e riconosciuto valore artistico rispetto a ciò che fece Bob dopo (sappiamo tutti cosa), dove quel prima e quel dopo inalienabili (a prescindere da cosa possa piacerci di più a seconda dei sacrosanti gusti personali) fanno l'interezza caratteril-musicale, artistica, estetica, poetica finanche esistenziale, momndana e divistica   del Bob Dylan fatto di prima e di dopo (si dice che fosse sempre fatto.., o no? :classic_biggrin: )

 

giorgiovinyl
Inviato

Dimenticavo, Todd Haynes ha diretto anche un film sul Glam, Velvet Goldmine.

Ma il suo capolavoro non è di certo Io Non sono Qui, ma il documentario The Velvet Underground.

Da non mancare, io lo vidi su Apple TV.

analogico_09
Inviato

Nessuno ha sostenuto che "Io non sono qui" sia un capolavoro.

Modestamente penso che anzichè fermarsi insistentemente su quale sia il migliore tra i film di Haynes  -  i giudizi discendono dai punti di vista personali e relativi ancorchè non argomentati e dati a priori per certi -  troverei più utile concentarsi sul fatto che i film di Haynes avranno tutti da dire cose più o meno interessanti e in modi diversi sui soggetti musicali trattati. Tante voci diverse non tenute separate definiscono meglio il quadro complessivo.
The Velvet Underground, che vidi all'uscita, poco prima che iniziasse il nuovo millenno, e che apprezzai molto trattandosi di un ottimo documentario che racconta documentaristicamente i fatti senza romanzarli, nel quale si asoltano le autentiche voci  musicali dei protagonisti, mentre i film biografici portano nelle vicende ANCHE elementi della fiction e assurdi rifacimenti musicali, vorrei citarlo a conferma del fatto che, come già sostenuto in questa discussione e altrove, un documentario ottimamente realizzato porta esclusivamente elementi della realtà storica.  A mio avviso l'occasione migliore per ogni spettatore di capire la storia e la cronaca musicale (si parla di fenomeni che sono ancora oggi fortemente presenti e legati all'attuale, languente panoramema musicale ridonando ad esso un po' di vitalità). Sarà naturalmente possibile provare piacere e soddisfazione ricorrendo anche alle biografie ordinarie, ci mancherebbe, ne ho viste tante che all fine le evito...

"Io non sono qui", non un capolavoro, è un buon film che ripercorre in modo originale, "particolare" la storia di Dylan nelle sue varie fasi scansando i meccanismi convenzionali del genere filmico biografico. Potrà non piacere in virtù del fatto che il regista non concede molto sul piano spettacolare concentrato sulla scelta stilistica e formale antiletteraria, mettendo in scena le tracce fondamentali della vicenda dylaniana rimescolando le carte narrative, delle temporalità, cambiando gli attori, disorientando provocatoriamete lo spettatore "comodo".
"Io non sono qui" è un film più sperimentale, non facile al primo impatto,  ma suvvia, siam pur amanti, affezionati seguaci delle sperimentalità warholiane, delle musiche provocatorie che risuonavano nell'"underground" di quella fattoria di irregolari  "sciroccati".., e non siamo oggi in grado di seguire forse un film che cerca di essere sperimentale per poter raccontare al meglio le sperimentlità che caratterizzano i suoi soggetti,  le loro storie musicali ed esistenziali?

Il film annoierà forse anche a causa della durata non adatta al grande pubblico che certa la spiegazione puntuale e pedissequa: siamo abituati al tutto e subito mangiato, masticato e digerito.
Cambiano ovviamente i modi narrativi, lo stile, altri aspetti delle messinscene, ma lo spirito di "Io non sono qui" non è molto diverso da quello che anima "Velvet goldmine".

A questo punto mi sta crescendo la curiosità per "A complete unknown", l'unico film di Haynes che non conosco , vediamo cosa si potrà fare per completare opportunamente il quadro...

 

 

giorgiovinyl
Inviato

Tornando in topic, nel film si vede Dylan che acquista un fischietto da poliziotto al Village. Quel fischietto venne usato in Higway 61 Revisited, la canzone cha da il titolo all'album.

In realtà quel fischietto lo portava al collo Al Kooper, che ha raccontato:

La canzone partì al galoppo e con un fischietto della polizia che Kooper aveva portato in studio. «È stata colpa mia», confessa Kooper. «All’epoca portavo quel fischietto della polizia al collo come una collana. Lo usavo in certe situazioni, per lo più legate alla droga: il mio senso dell’umorismo in quel momento. Quando stavamo registrando la canzone, mi sembrava semplicemente grandiosa. Ho preso la collana e l’ho messa al collo di Bob e ho detto: “Suona questa invece dell’armonica”. Ed ecco fatto».

Vi lascio l'immaginare l'effetto che quel fischietto doveva fare quando i suoi amici si fumavano degli spinelli o peggio :classic_biggrin:

 

Mighty Quinn
Inviato

@giorgiovinyl personaggio importante Al kooper, chitarrista 

Praticamente un caso che alla quarta take (su 15) di like a rolling stone si è seduto all' Hammond organ 

Diventato poi l' organo più iconico della storia del rock 

giorgiovinyl
Inviato

Invece è vero che Al Kooper (21 anni) si intrufolò nella session di Like A Rolling Stone e convinse il produttore Tom Wilson a lasciargli suonare l'organo, lui che era un chitarrista, ma si sedette all’organo (che dice di aver finto di suonare come «un ragazzino che armeggia con l’interruttore della luce»).

Riuscite ad immaginare questo brano (un capolavoro) senza l'organo di Kooper?

 

giorgiovinyl
Inviato
6 minuti fa, Mighty Quinn ha scritto:

personaggio importante Al kooper, chitarrista 

Praticamente un caso che alla quarta take (su 15) di like a rolling stone si è seduto all' Hammond organ 

Diventato poi l' organo più iconico della storia del rock 

Infatti... ho scritto il post precedente contemporaneamente con te... 

giorgiovinyl
Inviato
13 minuti fa, Mighty Quinn ha scritto:

Diventato poi l' organo più iconico della storia del rock 

Pari merito con quello di Ray Manzarek in Light My Fire

spersanti276
Inviato
19 minuti fa, giorgiovinyl ha scritto:

Pari merito con quello di Ray Manzarek in Light My Fire

...aggiungiamo Booker T in Green onions?

  • Melius 1

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