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Guccini ha ragione


Aqualung

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Inviato

@Jackhomo per mera curiosità, e credimi, senza voler giudicare le tue idee, nel senso di puntarti il dito contro e metterti alla gogna… posso chiederti di che leva sei? 

Inviato
14 minuti fa, Jackhomo ha scritto:

secondo me l' ultimo album di iosonouncane uscito nel 2021, vale più dell' intera discografia di Guccini..

Sono cosi agli antipodi che imho non sono paragonabili se non nel senso di piacere o meno.

Inviato
20 minuti fa, Forespro ha scritto:

er mera curiosità, e credimi, senza voler giudicare le tue idee, nel senso di puntarti il dito contro e metterti alla gogna… posso chiederti di che leva sei? 

Non posso, sono una persona pubblica e riconoscibile, quindi scusami ma non posso.

 

18 minuti fa, Bazza ha scritto:

Sono cosi agli antipodi che imho non sono paragonabili se non nel senso di piacere o meno.

E' una tua opinione, ho già espresso il mio parere su Guccini anche contestualizzando al suo periodo, per me è mediocre, posso pensarlo oppure avere un opinione è un reato?

 

A differenza di Guccini, gli album di iosonouncane tra 30 anni saranno ancora godibili, quelli di guccini puzzavano di vecchio già a fine anni '80...

 

 

24 minuti fa, Don Giuseppe ha scritto:

Cosa mi tocca leggere! Che uno dei nostri più grandi poeti è un "vecchio rimbambito".

Proprio vero che il web, tra i tanti pregi che ha, ha il grande difetto di aver dato voce a chi, in un normale consesso umano, verrebbe seppellito con una risata!

Moderatori, per favore, intervenite! Leggere degli insulti rivolti ad un monumento vivente della cultura italiana svaluta il forum e ci fa passare tutti per imbecilli.

Stai sereno, sono io ad essere rimbambito. Quelli che ascoltano Guccini sono tutti geni...

Ma fai attenzione, che nel momento in cui lo difinisci poeta lo hai reso immediatamente mediocre in ambito musicale, i grandi non hanno etichette...

Tra l' altro ho evidenziato un concetto espresso che nasconde un pensiero totalitario, sicuro di comprendere il pensiero di Guccini? 🙄

Inviato
7 minuti fa, Jackhomo ha scritto:

E' una tua opinione, ho già espresso il mio parere su Guccini anche contestualizzando al suo periodo, per me è mediocre, posso pensarlo oppure avere un opinione è un reato?

A differenza di Guccini, gli album di iosonouncane tra 30 anni saranno ancora godibili, quelli di guccini puzzavano di vecchio già a fine anni '80...

Ovvio che è una mia opinione, ci mancherebbe 🙂

E per me sei libero di ritenere Guccini una chiavica, anche se non concordo 😁

Non avendo la sfera di cristallo non mi esprimo sul fatto che Iosonouncane tra trent'anni sia paragonabile a molti artisti blasonati oggi.

Inviato
10 minuti fa, Jackhomo ha scritto:

A differenza di Guccini, gli album di iosonouncane tra 30 anni saranno ancora godibili, quelli di guccini puzzavano di vecchio già a fine anni '80...

 

Stai attento. Non hai la sfera di cristallo. Nessuno di noi può sapere cosa si penserà di iosonouncane fra 30 anni. Guccini ha iniziato a registrare dischi nel 1967 - sono 54 anni - e lo ascoltiamo ancora. Tu no, ma in moltissimi ne adorano ancora oggi le canzoni. Altro che puzzare di vecchio 40 anni fa! A tuo dispetto, Guccini ha già superato la prova del tempo... e sono contento che non piaccia a tutti, perché sennò rischierebbe di essere quel fenomeno nazionalpopolare che per fortuna non è mai stato.

Quanto al fatto di essere un poeta, è un dato di fatto che lo accomuna ad altri giganti della canzone d'autore come De André, Visotsky, Cohen .... e ovviamente Dylan.  E a proposito di Dylan: ha vinto un premio Nobel proprio per i suoi testi e proprio in quanto poeta. Secondo il tuo discorso, l'attribuzione del Premio Nobel lo renderebbe "mediocre", quando invece esserlo è un valore aggiunto.

Inviato

Guccini per me rappresenta, come anche De Gregori, quella categoria di artisti musicali che, in un determinato periodo storico, hanno mascherato la pochezza dei mezzi musicali con dei testi che hanno trovato riscontro in una parte dell'immaginario collettivo italiano.

Impossibile ogni paragone con De André, vero musicista a tutto tondo, o con un altro  gigante come Fossati. Gente capace di coniugare altissima musica ed altissimi testi.

Inviato

@Jackhomo Ok… nessun problema. Ti esprimo una mia opinione, spero tu non me ne voglia, perché rispetto il fatto che Guccini possa non piacerti. Da “giovanissimo” con sincerità a me onestamente proprio non mi entrava. Poi… col passare degli anni, il mio bagaglio è andando mutando… e preciso… mutando, non crescendo nel senso di miglioria. Semplicemente son cambiato. Ho fatto le mie esperienze, ho vissuto le mie delusioni, le mie aspettative, le

mie gioie. Oggi, con qualche capello bianco in più, posso dire che quel signore li,  che tu definisci mediocre, con tanti difetti come tutti noi abbiamo, tante cose le capite e le ha sapute dire come nessun altro è riuscito a dirle. E credo anche che qualche disco l’abbia venduto, e non senza dolore, perché qualche senso di contraddizione, immagino l’abbia vissuto. 
quindi, in definitiva, cosa voglio dire? 
Ti faccio una domanda… lo conosci abbastanza? 
ribadisco: accetterò sempre che tu mi dica che non ti piaccia, ma reputo che per definirlo mediocre, nel senso di inferiore alla media o comunque di un qualcuno che la mediocrità ha fatto confondere nel mare dei “uno dei tanti” (questo per me è essere mediocri), tu debba come minimo conoscerlo bene. 
Accetto che tu non lo apprezzi, e ci mancherebbe che tu non lo possa dire. Ma ci vuole consapevole coscienza per definirlo mediocre. 
Ma il modo attraverso il quale lo dici, mi fanno credere che ci siamo fermati al solito luogo comune  del “Guccini comunista”. E questo faccio più fatica ad accettarlo, sapendo che pure questo non sarà di certo un problema per te. 
Senza polemica alcuna… ci vuole consapevolezza. 
 

  • Melius 1
Inviato

@Gabrilupo

56 minuti fa, Gabrilupo ha scritto:

Impossibile ogni paragone con De André, vero musicista a tutto tondo

Verissimo, ma i primi album di De André, ricchissimi di splendide parole erano musicalmente assai poveri, fino all'incontro con la PFM. Poi sono intervenuti alcuni tra i più grandi musicisti che la prog italiana abbia mai prodotto, in un mix efficacissimo e micidiale, ed è venuto fuori il De André che associava a parole splendenti una musica, finalmente, altrettanto splendente. Su Fossati concordo pienamente.

  • Melius 1
Inviato

Comunque essendoci lo zampino di Castaldo de la Repubblica, alias la Volpe (compare d'avventure di Assante, alias il Gatto), non poteva andare diversamente, col titolo confezionato per acchiappare, far discutere, dividere.

 

1 ora fa, Forespro ha scritto:

Guccini è stato, a mio umilissimo modo di vedere, tra i conoscitori dell’animo umano il più capace a scriverne in musica  in maniera intelligibile. Difficile credo… parlare delle emozioni che siamo capaci di provare con le parole che sono per eccellenza lo strumento della razionalità… beh non è da tutti.
Non riuscirei a immaginare la canzone d’autore, la musica, senza Guccini.

 

D'accordissimo. Aggiungo di mio, affrontando anche tematiche difficili, quando non laceranti, senza fare sconti ne al pubblico ne a se stesso, senza edulcorarsi o rendersi piacione attraverso facili e rassicuranti risposte preconfezionate. Tanto meno ricorrendo a musichette accattivanti o anche solo alla moda.

Non è corretto a mio parere valutare la sua opera confrontandola con la musica di distrazione di massa, dei giorni nostri come del passato (visto che c'è sempre stata).

 

6 minuti fa, Gabrilupo ha scritto:

Impossibile ogni paragone con De André, vero musicista a tutto tondo, o con un altro  gigante come Fossati. Gente capace di coniugare altissima musica ed altissimi testi.

 

Per Fossati sono d'accordo sulla musica, essendo un musicista con tutti i crismi, cosa che Guccini non è mai stato, né ha mai preteso di essere. A mio parere però sui testi le parti si invertono.

Per De André invece non ci vedo differenze così grosse musicalmente, una volta fatta la tara dei collaboratori che si sono occupati degli arrangiamenti negli anni, Reverberi, Piovani, Harris, Pagani, lo stesso Fossati e ovviamente la PFM. Non che Guccini abbia fatto tutto da sé, anche lui si è avvalso di ottimi musicisti, tuttavia non li sento così distanti. Quanto ai testi... beh, siamo tra i pesi massimi della categoria, a ognuno il suo.

In definitiva Guccini predilige le parole e non ne ha mai fatto un segreto.

  • Melius 2
Inviato

@UpTo11 Non dimentichiamoci che Guccini ha avuto spesso i Nomadi come compagni di viaggio e viceversa. I Nomadi del tempo, un gran gruppo, con un cantante mai dimenticato come Daolio. Se non siamo ai livelli della PFM ci andiamo molto, molto, molto vicini, pur con generi musicali profondamente diversi.

Inviato

@ediate @UpTo11 Concordo con voi solo in parte riguardo ad una prima fase artistica di De André. Sicuramente era più scarno però il gusto c'era già altrimenti non metti una melodia di Telemann in una tua canzone e poi non dimentichiamo che De André era un cantante di altissimo livello, con una voce assolutamente peculiare.

Inviato

@Gabrilupo ma De Andrè è un altro livello in tutto...non sono neanche paragonabili per quel che mi riguarda. Anche se siamo tutti O.T., perchè il thread è stato aperto sulle dichiarazioni di Guccini, e per questo sono intervenuto, in una discussione specifica riguardante Guccini presumo proprio che non sarei neanche entrato per guardarla. 🙂

Inviato

:classic_biggrin:Mai potuto sopportare Guccini! 

 

Ma definirlo con certi epiteti e' una cosa che non si puo' sentire.

E' stato (adesso non ho la minima idea di cosa faccia) un Musicista con la M maiuscola,

ha rappresentato un fenomeno culturale, nei '70, da cui non si puo' prescindere,

ha dato voce e ha rappresentato un "sentire" e delle istanze che contribuirono a definire un'epoca.

-

Personalmente non lo potevo sentire...😁se lo trasmettevano cambiavo stazione,

ma la realta' e' quella, e IMHO non c'e' dubbio.

 

spersanti276
Inviato

 

 

Incontro

E correndo mi incontrò lungo le scale
quasi nulla mi sembrò cambiato in lei
la tristezza poi ci avvolse come miele
per il tempo scivolato su noi due.
Il sole che calava già
rosseggiava la città
già nostra ed ora straniera
incredibile e fredda;
come un istante "deja vu"
ombra della gioventù
ci circondava la nebbia.

Auto ferme ci guardavano in silenzio
vecchi muri proponevan nuovi eroi
dieci anni da narrare l'uno all'altro
ma le frasi rimanevan dentro in noi
"cosa fai ora, ti ricordi,
eran belli i nostri tempi,
ti ho scritto è un anno,
mi han detto che eri ancor via".
E poi la cena a casa sua,
la mia nuova cortesia,
stoviglie color nostalgia.

E le frasi quasi fossimo due vecchi
rincorrevan solo il tempo dentro in noi
per la prima volta vidi quegli specchi
capii i quadri, i soprammobili ed i suoi.
I nostri miti morti ormai,
la scoperta di Hemingway
il sentirsi nuovi
le cose sognate e poi viste
la mia America e la sua
diventate nella via
la nostra città tanto triste.

Carte e vento volan via nella stazione
freddo e luci accese forse per noi lì
ed infine in breve la sua situazione
uguale quasi a tanti nostri film:
come in un libro scritto male
lui si era ucciso per Natale
ma il triste racconto sembrava
assorbito dal buoi
povera amica che narravi
dieci anni in poche frasi
e io i miei in un solo saluto.

E pensavo dondolato dal vagone
"Cara amica il tempo prende il tempo dà
noi corriamo sempre in una direzione
ma qual sia e che senso abbia chi lo sa
restano i sogni senza tempo
le impressioni di un momento
le luci nel buio
di case intraviste da un treno
siamo qualcosa che non resta
frasi vuote nella testa
e il cuore di simboli pieno."

Incontro, note e significato

--------------------

Guccini racconta l'episodio alla base di "Incontro"

"Incontro parla di un'amica mia che, bontà sua, era innamorata di me. Era anche molto carina, ma aveva poche tette e io ero molto sensibile all'argomento. Oggi guardo altre cose, anche perché sono cambiati i tempi. In quegli anni avere la ragazza senza tette era un handicap mica da ridere. Con questa ragazza rimanemmo comunque amici. Diventò professoressa di ginnastica e si sposò con un americano che viveva a Bologna. Per un po' vissero in America, poi si trasferirono a Berlino e fu lì che si innamorò di un altro, un tipo piuttosto instabile, purtroppo. Così, quando a Natale lei raggiunse suo figlio in America, lui fece l'albero e si impiccò. Al suo ritorno in Italia la mia amica venne subito a cercarmi per raccontarmi cos'era successo. Andai a trovarla, e dopo quel pomeriggio trascorso insieme scrissi Incontro, forse il mio primo tentativo di scrivere per immagini veloci, molto cinematografiche. [...] Non è vero che ci siamo incontrati con lei che mi correva lungo le scale. Però tutto sommato era carino, sembrava la sequenza di un film di Lelouch al rallentatore..."

A livello letterario la canzone trae ispirazione da diversi autori:

"La tristezza poi ci avvolse come miele" è ispirato a "Suzanne" di Leonard Cohen ("The sun pours down like honey");

"Le stoviglie color nostalgia" è una doppia citazione di Gozzano. Nella poesia "La più Bella", da cui Guccini ha tratto "L'isola non Trovata", il poeta definisce l'azzurro il colore della lontananza e quindi della nostalgia. Nella poesia "La Signorina Felicita ovvero la Felicità", invece, l'azzurro diventa il colore delle stoviglie ("E gli occhi fermi, l'iridi sincere / azzurre di un azzurro di stoviglia");

"Noi corriamo sempre in una direzione / ma qual sia e che senso abbia chi lo sa" è tratta da una frase di Edmund Husserl ("Il tutto infinito scorre infinitamente in una direzione, quale sia noi non lo potremo sapere").

 

 

  • Thanks 1
spersanti276
Inviato

 

 

Francesco Guccini, Eskimo: testo e significato del brano

 

Posted by Roberto Dessi

Quante volte sarà capitato, a Settembre, di pensare alla pesantezza della domenica e ai tempi andati? Magari canticchiando e arpeggiando con la chitarra questa canzone che, come un contenitore resistente all’erosione del tempo, racchiude al suo interno la storia, l’ideologia e la passione di un’intera generazione, traslata poi, con l’ascolto, a tutte le successive: questa è la forza indelebile di Eskimo, pilastro della discografia di Francesco Guccini nato nel 1978 dall’album Amerigo, capace di ritagliarsi un posto in prima fila tra le affezioni dei seguaci del cantautore modenese.

Ma che cos’è l’eskimo? Tecnicamente solo un cappotto il quale, durante gli anni ’60, costava davvero poco (Portavo allora un eskimo innocente / Dettato solo dalla povertà) che, come disse lo stesso Guccini “Non lo presi come divisa, ma come un cappotto che costava poco. Non era politicizzato, non aveva significati ideologici” (Non era la rivolta permanente). Nella realtà del cantautore, però, l’eskimo è la costante che unisce i punti di una storia, quella con la sua prima moglie, Roberta Baccilieri, alla quale aveva già dedicato anni prima Vedi cara (1970), raccontata attraverso i moti rivoluzionari del ’68 (scoppiava finalmente la rivolta), dagli occhi di chi quei movimenti li ricorda con un po’ di fierezza e un po’ di nostalgia.

Il racconto parte distante, ben prima di quegli anni (l’estate finiva più “nature” / vent’anni fa o giù di lì), mostrando fin da subito una certa malinconia per quel modo ingenuo e libero di viver la spensieratezza tipica dei giovani, i quali però non sono esenti dai propri naturali limiti di esperienza (a vent’anni si è stupidi davvero / quante balle si ha in testa a quell’età), eppure ricchi di una forza e una vitalità che, con l’arrivo dell’età adulta, sembrano amaramente affievolirsi (la paghi tutta, e a prezzi d’ inflazione / quella che chiaman la maturità), senza poter dimenticare la goliardia (quell’erba ci cresceva tutt’attorno / per noi crescevan solo i nostri guai) e le prime scoperte capaci di rivoluzionare il proprio piccolo mondo (contro il sistema anch’io mi ribellavo cioè / sognando Dylan e i provos).

Ma Eskimo è soprattutto una canzone d’amore: la relazione con Roberta e la loro distanza sociale, essendo lei una benestante da paletò, un cappotto alla moda (e mi pesava quel tuo paletò), e lui con quel suo eskimo sempre addosso, simbolo di una classe non abbiente, ma ricco di quella forza intellettuale che si sarebbe poi trasformata nella sua opera di cantautorato (Ma avevo la rivolta fra le dita / dei soldi in tasca niente e tu lo sai). Una differenza tra i due amanti così grande, e non solo a livello sociale (Portavo una coscienza immacolata / che tu tendevi a uccidere però), che lo stesso Guccini si domanda il perché della sua esistenza (Perché mi amavi non l’ho mai capito / così diverso da quei tuoi cliché /perché fra i tanti, bella, che hai colpito / ti sei gettata addosso proprio a me). Senza portar dubbio alcuno sulla sua naturale fine (si ride per non piangere perché / se penso a quella che eri, a quel che ero / che compassione che ho per me e per te), segnata da una passione oramai morente (vederti o non vederti tutta nuda / era un fatto di clima e non di voglia), in un ricordo intriso di un’antica nostalgia che, nonostante le grandi diversità di intenti tra i due (tu giri adesso con le tette al vento / io ci giravo già vent’anni fa), vive di un’immagine sincera, proprio come il ricordo di una giovinezza sì immatura e sbandata, ma pur sempre storia da conservare con la dovuta cura (Eppure a volte non mi spiacerebbe essere quelli di quei tempi là / sarà per aver quindici anni in meno o avere tutto per possibilità).

Forse proprio per questo Guccini scrive Eskimo: per omaggiare e non scordare quell’istante di vita chiamato gioventù, con tutti i propri attimi di irrazionalità, attraverso una dedica (ed io ti canterò questa canzone / uguale a tante che già ti cantai) ed un saluto al sapore di un addio già annunciato (ignorala come hai ignorato le altre / e poi saran le ultime oramai). Un po’ come in un lungo cammino verso un’immagine collettiva di esperienze, una vecchia polaroid la quale riesuma un passato non troppo lontano, fatto di sentimenti, sesso, ideali, illusioni e cose andate, ritrovata nel cassetto in una domenica di Settembre, la quale terminerà (E questa domenica in Settembre / se ne sta lentamente per finire / come le tante via, distrattamente / a cercare di fare o di capire) con la scrittura di questo testo. Una canzone portatrice di un bagno di emozioni in cui tutti, anche chi non ha vissuto gli anni descritti, si possono immergere, tra un arpeggio, una voce che, come sempre, fa quel che può, ed uno sguardo indietro, mirato, più che verso un reclamo politico, su quello che la musica può rappresentare.

Come afferma lo stesso Guccini:

“Le canzoni, che pure si possono fare con grande serietà, sono il fatto di un momento, qualcosa di semplice, etereo e volatile, senza tante trascendenze e velleità.
Insomma, a canzoni non si fan rivoluzioni, servono cose un po’ più robuste; però possono essere delle ottime compagne di strada, ecco, questo sì”.

----------

Questa domenica in Settembre non sarebbe pesata così,
l’ estate finiva più “nature” vent’anni fa o giù di lì…
Con l’ incoscienza dentro al basso ventre e alcuni audaci, in tasca “l’Unità”,
la paghi tutta, e a prezzi d’ inflazione, quella che chiaman la maturità…

Ma tu non sei cambiata di molto anche se adesso è al vento quello che
io per vederlo ci ho impiegato tanto filosofando pure sui perché,
ma tu non sei cambiata di tanto e se cos’è un orgasmo ora lo sai
potrai capire i miei vent’anni allora, i quasi cento adesso capirai…

Portavo allora un eskimo innocente dettato solo dalla povertà,
non era la rivolta permanente: diciamo che non c’ era e tanto fa.
Portavo una coscienza immacolata che tu tendevi a uccidere, però
inutilmente ti ci sei provata con foto di famiglia o paletò…

E quanto son cambiato da allora e l’eskimo che conoscevi tu
lo porta addosso mio fratello ancora e tu lo porteresti e non puoi più,
bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà:
tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già vent’anni fa!

Ricordi fui con te a Santa Lucia, al portico dei Servi per Natale,
credevo che Bologna fosse mia: ballammo insieme all’anno o a Carnevale.
Lasciammo allora tutti e due un qualcuno che non ne fece un dramma o non lo so,
ma con i miei maglioni ero a disagio e mi pesava quel tuo paletò…

Ma avevo la rivolta fra le dita, dei soldi in tasca niente e tu lo sai
e mi pagavi il cinema stupita e non ti era toccato farlo mai!
Perché mi amavi non l’ ho mai capito così diverso da quei tuoi cliché,
perché fra i tanti, bella, che hai colpito ti sei gettata addosso proprio a me…

Infatti i fiori della prima volta non c’ erano già più nel sessantotto,
scoppiava finalmente la rivolta oppure in qualche modo mi ero rotto,
tu li aspettavi ancora, ma io già urlavo che Dio era morto, a monte, ma però
contro il sistema anch’io mi ribellavo cioè, sognando Dylan e i provos…

E Gianni, ritornato da Londra, a lungo ci parlò dell’ LSD,
tenne una quasi conferenza colta sul suo viaggio di nozze stile freak
e noi non l’ avevamo mai fatto e noi che non l’ avremmo fatto mai,
quell’erba ci cresceva tutt’ attorno, per noi crescevan solo i nostri guai…

Forse ci consolava far l’ amore, ma precari in quel senso si era già
un buco da un amico, un letto a ore su cui passava tutta la città.
L’amore fatto alla “boia d’ un Giuda” e al freddo in quella stanza di altri e spoglia:
vederti o non vederti tutta nuda era un fatto di clima e non di voglia!

E adesso che potremmo anche farlo e adesso che problemi non ne ho,
che nostalgia per quelli contro un muro o dentro a un cine o là dove si può…
E adesso che sappiam quasi tutto e adesso che problemi non ne hai,
per nostalgia, lo rifaremmo in piedi scordando la moquette stile e l’Hi-Fi…

Diciamolo per dire, ma davvero si ride per non piangere perché
se penso a quella che eri, a quel che ero, che compassione che ho per me e per te.
Eppure a volte non mi spiacerebbe essere quelli di quei tempi là,
sarà per aver quindici anni in meno o avere tutto per possibilità…

Perché a vent’anni è tutto ancora intero, perché a vent’anni è tutto chi lo sa,
a vent’anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell’età,
oppure allora si era solo noi non c’ entra o meno quella gioventù:
di discussioni, caroselli, eroi quel ch’è rimasto dimmelo un po’ tu…

E questa domenica in Settembre se ne sta lentamente per finire
come le tante via, distrattamente, a cercare di fare o di capire.
Forse lo stan pensando anche gli amici, gli andati, i rassegnati, i soddisfatti,
giocando a dire che si era più felici, pensando a chi s’ è perso o no a quei party…

Ed io che ho sempre un eskimo addosso uguale a quello che ricorderai,
io, come sempre, faccio quel che posso, domani poi ci penserò se mai
ed io ti canterò questa canzone uguale a tante che già ti cantai:
ignorala come hai ignorato le altre e poi saran le ultime oramai…

 

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