Forespro Inviato 21 Giugno 2021 Inviato 21 Giugno 2021 @Jackhomo per mera curiosità, e credimi, senza voler giudicare le tue idee, nel senso di puntarti il dito contro e metterti alla gogna… posso chiederti di che leva sei?
Bazza Inviato 21 Giugno 2021 Inviato 21 Giugno 2021 14 minuti fa, Jackhomo ha scritto: secondo me l' ultimo album di iosonouncane uscito nel 2021, vale più dell' intera discografia di Guccini.. Sono cosi agli antipodi che imho non sono paragonabili se non nel senso di piacere o meno.
Jackhomo Inviato 21 Giugno 2021 Inviato 21 Giugno 2021 20 minuti fa, Forespro ha scritto: er mera curiosità, e credimi, senza voler giudicare le tue idee, nel senso di puntarti il dito contro e metterti alla gogna… posso chiederti di che leva sei? Non posso, sono una persona pubblica e riconoscibile, quindi scusami ma non posso. 18 minuti fa, Bazza ha scritto: Sono cosi agli antipodi che imho non sono paragonabili se non nel senso di piacere o meno. E' una tua opinione, ho già espresso il mio parere su Guccini anche contestualizzando al suo periodo, per me è mediocre, posso pensarlo oppure avere un opinione è un reato? A differenza di Guccini, gli album di iosonouncane tra 30 anni saranno ancora godibili, quelli di guccini puzzavano di vecchio già a fine anni '80... 24 minuti fa, Don Giuseppe ha scritto: Cosa mi tocca leggere! Che uno dei nostri più grandi poeti è un "vecchio rimbambito". Proprio vero che il web, tra i tanti pregi che ha, ha il grande difetto di aver dato voce a chi, in un normale consesso umano, verrebbe seppellito con una risata! Moderatori, per favore, intervenite! Leggere degli insulti rivolti ad un monumento vivente della cultura italiana svaluta il forum e ci fa passare tutti per imbecilli. Stai sereno, sono io ad essere rimbambito. Quelli che ascoltano Guccini sono tutti geni... Ma fai attenzione, che nel momento in cui lo difinisci poeta lo hai reso immediatamente mediocre in ambito musicale, i grandi non hanno etichette... Tra l' altro ho evidenziato un concetto espresso che nasconde un pensiero totalitario, sicuro di comprendere il pensiero di Guccini? 🙄
Bazza Inviato 21 Giugno 2021 Inviato 21 Giugno 2021 7 minuti fa, Jackhomo ha scritto: E' una tua opinione, ho già espresso il mio parere su Guccini anche contestualizzando al suo periodo, per me è mediocre, posso pensarlo oppure avere un opinione è un reato? A differenza di Guccini, gli album di iosonouncane tra 30 anni saranno ancora godibili, quelli di guccini puzzavano di vecchio già a fine anni '80... Ovvio che è una mia opinione, ci mancherebbe 🙂 E per me sei libero di ritenere Guccini una chiavica, anche se non concordo 😁 Non avendo la sfera di cristallo non mi esprimo sul fatto che Iosonouncane tra trent'anni sia paragonabile a molti artisti blasonati oggi.
Membro_0013 Inviato 21 Giugno 2021 Inviato 21 Giugno 2021 10 minuti fa, Jackhomo ha scritto: A differenza di Guccini, gli album di iosonouncane tra 30 anni saranno ancora godibili, quelli di guccini puzzavano di vecchio già a fine anni '80... Stai attento. Non hai la sfera di cristallo. Nessuno di noi può sapere cosa si penserà di iosonouncane fra 30 anni. Guccini ha iniziato a registrare dischi nel 1967 - sono 54 anni - e lo ascoltiamo ancora. Tu no, ma in moltissimi ne adorano ancora oggi le canzoni. Altro che puzzare di vecchio 40 anni fa! A tuo dispetto, Guccini ha già superato la prova del tempo... e sono contento che non piaccia a tutti, perché sennò rischierebbe di essere quel fenomeno nazionalpopolare che per fortuna non è mai stato. Quanto al fatto di essere un poeta, è un dato di fatto che lo accomuna ad altri giganti della canzone d'autore come De André, Visotsky, Cohen .... e ovviamente Dylan. E a proposito di Dylan: ha vinto un premio Nobel proprio per i suoi testi e proprio in quanto poeta. Secondo il tuo discorso, l'attribuzione del Premio Nobel lo renderebbe "mediocre", quando invece esserlo è un valore aggiunto.
Gabrilupo Inviato 21 Giugno 2021 Inviato 21 Giugno 2021 Guccini per me rappresenta, come anche De Gregori, quella categoria di artisti musicali che, in un determinato periodo storico, hanno mascherato la pochezza dei mezzi musicali con dei testi che hanno trovato riscontro in una parte dell'immaginario collettivo italiano. Impossibile ogni paragone con De André, vero musicista a tutto tondo, o con un altro gigante come Fossati. Gente capace di coniugare altissima musica ed altissimi testi.
Forespro Inviato 21 Giugno 2021 Inviato 21 Giugno 2021 @Jackhomo Ok… nessun problema. Ti esprimo una mia opinione, spero tu non me ne voglia, perché rispetto il fatto che Guccini possa non piacerti. Da “giovanissimo” con sincerità a me onestamente proprio non mi entrava. Poi… col passare degli anni, il mio bagaglio è andando mutando… e preciso… mutando, non crescendo nel senso di miglioria. Semplicemente son cambiato. Ho fatto le mie esperienze, ho vissuto le mie delusioni, le mie aspettative, le mie gioie. Oggi, con qualche capello bianco in più, posso dire che quel signore li, che tu definisci mediocre, con tanti difetti come tutti noi abbiamo, tante cose le capite e le ha sapute dire come nessun altro è riuscito a dirle. E credo anche che qualche disco l’abbia venduto, e non senza dolore, perché qualche senso di contraddizione, immagino l’abbia vissuto. quindi, in definitiva, cosa voglio dire? Ti faccio una domanda… lo conosci abbastanza? ribadisco: accetterò sempre che tu mi dica che non ti piaccia, ma reputo che per definirlo mediocre, nel senso di inferiore alla media o comunque di un qualcuno che la mediocrità ha fatto confondere nel mare dei “uno dei tanti” (questo per me è essere mediocri), tu debba come minimo conoscerlo bene. Accetto che tu non lo apprezzi, e ci mancherebbe che tu non lo possa dire. Ma ci vuole consapevole coscienza per definirlo mediocre. Ma il modo attraverso il quale lo dici, mi fanno credere che ci siamo fermati al solito luogo comune del “Guccini comunista”. E questo faccio più fatica ad accettarlo, sapendo che pure questo non sarà di certo un problema per te. Senza polemica alcuna… ci vuole consapevolezza. 1
Questo è un messaggio popolare. spersanti276 Inviato 21 Giugno 2021 Questo è un messaggio popolare. Inviato 21 Giugno 2021 TESTO DELLA CANZONE E poi e poi, gente viene qui e ti dice di sapere già ogni legge delle cose. E tutti, sai, vantano un orgoglio cieco di verità fatte di formule vuote... E tutti, sai, ti san dire come fare, quali leggi rispettare, quali regole osservare, qual'è il vero vero... E poi, e poi, tutti chiusi in tante celle fanno a chi parla più forte per non dir che stelle e morte fan paura... Al caldo del sole, al mare scendeva la bambina portoghese, non c'eran parole, rumori soltanto come voci sorprese, il mare soltanto e il suo primo bikini amaranto, le cose più belle e la gioia del caldo alla pelle... Gli amici vicino sembravan sommersi dalla voce del mare... O sogni o visioni, qualcosa la prese e si mise a pensare, sentì che era un punto al limite di un continente, sentì che era un niente, l'Atlantico immenso di fronte... E in questo sentiva qualcosa di grande che non riusciva a capire, che non poteva intuire, che avrebbe spiegato, se avesse capito lei, quell' oceano infinito... Ma il caldo l'avvolse, si sentì svanire e si mise a dormire e fu solo del sole, come di mani future; restaron soltanto il mare e un bikini amaranto... E poi e poi, se ti scopri a ricordare, ti accorgerai che non te ne importa niente e capirai che una sera o una stagione son come lampi, luci accese e dopo spente e capirai che la vera ambiguità è la vita che viviamo, il qualcosa che chiamiamo esser uomini... E poi, e poi, che quel vizio che ti ucciderà non sarà fumare o bere, ma il qualcosa che ti porti dentro, cioè vivere, vivere e poi, poi vivere e poi, poi vivere... 3
ediate Inviato 21 Giugno 2021 Inviato 21 Giugno 2021 @Gabrilupo 56 minuti fa, Gabrilupo ha scritto: Impossibile ogni paragone con De André, vero musicista a tutto tondo Verissimo, ma i primi album di De André, ricchissimi di splendide parole erano musicalmente assai poveri, fino all'incontro con la PFM. Poi sono intervenuti alcuni tra i più grandi musicisti che la prog italiana abbia mai prodotto, in un mix efficacissimo e micidiale, ed è venuto fuori il De André che associava a parole splendenti una musica, finalmente, altrettanto splendente. Su Fossati concordo pienamente. 1
Membro_0013 Inviato 21 Giugno 2021 Inviato 21 Giugno 2021 @spersanti276 con la Canzone della bambina portoghese si vola alto, anzi altissimo.
UpTo11 Inviato 21 Giugno 2021 Inviato 21 Giugno 2021 Comunque essendoci lo zampino di Castaldo de la Repubblica, alias la Volpe (compare d'avventure di Assante, alias il Gatto), non poteva andare diversamente, col titolo confezionato per acchiappare, far discutere, dividere. 1 ora fa, Forespro ha scritto: Guccini è stato, a mio umilissimo modo di vedere, tra i conoscitori dell’animo umano il più capace a scriverne in musica in maniera intelligibile. Difficile credo… parlare delle emozioni che siamo capaci di provare con le parole che sono per eccellenza lo strumento della razionalità… beh non è da tutti. Non riuscirei a immaginare la canzone d’autore, la musica, senza Guccini. D'accordissimo. Aggiungo di mio, affrontando anche tematiche difficili, quando non laceranti, senza fare sconti ne al pubblico ne a se stesso, senza edulcorarsi o rendersi piacione attraverso facili e rassicuranti risposte preconfezionate. Tanto meno ricorrendo a musichette accattivanti o anche solo alla moda. Non è corretto a mio parere valutare la sua opera confrontandola con la musica di distrazione di massa, dei giorni nostri come del passato (visto che c'è sempre stata). 6 minuti fa, Gabrilupo ha scritto: Impossibile ogni paragone con De André, vero musicista a tutto tondo, o con un altro gigante come Fossati. Gente capace di coniugare altissima musica ed altissimi testi. Per Fossati sono d'accordo sulla musica, essendo un musicista con tutti i crismi, cosa che Guccini non è mai stato, né ha mai preteso di essere. A mio parere però sui testi le parti si invertono. Per De André invece non ci vedo differenze così grosse musicalmente, una volta fatta la tara dei collaboratori che si sono occupati degli arrangiamenti negli anni, Reverberi, Piovani, Harris, Pagani, lo stesso Fossati e ovviamente la PFM. Non che Guccini abbia fatto tutto da sé, anche lui si è avvalso di ottimi musicisti, tuttavia non li sento così distanti. Quanto ai testi... beh, siamo tra i pesi massimi della categoria, a ognuno il suo. In definitiva Guccini predilige le parole e non ne ha mai fatto un segreto. 2
ediate Inviato 21 Giugno 2021 Inviato 21 Giugno 2021 @UpTo11 Non dimentichiamoci che Guccini ha avuto spesso i Nomadi come compagni di viaggio e viceversa. I Nomadi del tempo, un gran gruppo, con un cantante mai dimenticato come Daolio. Se non siamo ai livelli della PFM ci andiamo molto, molto, molto vicini, pur con generi musicali profondamente diversi.
Gabrilupo Inviato 21 Giugno 2021 Inviato 21 Giugno 2021 @ediate @UpTo11 Concordo con voi solo in parte riguardo ad una prima fase artistica di De André. Sicuramente era più scarno però il gusto c'era già altrimenti non metti una melodia di Telemann in una tua canzone e poi non dimentichiamo che De André era un cantante di altissimo livello, con una voce assolutamente peculiare.
Jackhomo Inviato 21 Giugno 2021 Inviato 21 Giugno 2021 @Gabrilupo ma De Andrè è un altro livello in tutto...non sono neanche paragonabili per quel che mi riguarda. Anche se siamo tutti O.T., perchè il thread è stato aperto sulle dichiarazioni di Guccini, e per questo sono intervenuto, in una discussione specifica riguardante Guccini presumo proprio che non sarei neanche entrato per guardarla. 🙂
dariob Inviato 21 Giugno 2021 Inviato 21 Giugno 2021 Mai potuto sopportare Guccini! Ma definirlo con certi epiteti e' una cosa che non si puo' sentire. E' stato (adesso non ho la minima idea di cosa faccia) un Musicista con la M maiuscola, ha rappresentato un fenomeno culturale, nei '70, da cui non si puo' prescindere, ha dato voce e ha rappresentato un "sentire" e delle istanze che contribuirono a definire un'epoca. - Personalmente non lo potevo sentire...😁se lo trasmettevano cambiavo stazione, ma la realta' e' quella, e IMHO non c'e' dubbio.
spersanti276 Inviato 21 Giugno 2021 Inviato 21 Giugno 2021 Incontro E correndo mi incontrò lungo le scale quasi nulla mi sembrò cambiato in lei la tristezza poi ci avvolse come miele per il tempo scivolato su noi due. Il sole che calava già rosseggiava la città già nostra ed ora straniera incredibile e fredda; come un istante "deja vu" ombra della gioventù ci circondava la nebbia. Auto ferme ci guardavano in silenzio vecchi muri proponevan nuovi eroi dieci anni da narrare l'uno all'altro ma le frasi rimanevan dentro in noi "cosa fai ora, ti ricordi, eran belli i nostri tempi, ti ho scritto è un anno, mi han detto che eri ancor via". E poi la cena a casa sua, la mia nuova cortesia, stoviglie color nostalgia. E le frasi quasi fossimo due vecchi rincorrevan solo il tempo dentro in noi per la prima volta vidi quegli specchi capii i quadri, i soprammobili ed i suoi. I nostri miti morti ormai, la scoperta di Hemingway il sentirsi nuovi le cose sognate e poi viste la mia America e la sua diventate nella via la nostra città tanto triste. Carte e vento volan via nella stazione freddo e luci accese forse per noi lì ed infine in breve la sua situazione uguale quasi a tanti nostri film: come in un libro scritto male lui si era ucciso per Natale ma il triste racconto sembrava assorbito dal buoi povera amica che narravi dieci anni in poche frasi e io i miei in un solo saluto. E pensavo dondolato dal vagone "Cara amica il tempo prende il tempo dà noi corriamo sempre in una direzione ma qual sia e che senso abbia chi lo sa restano i sogni senza tempo le impressioni di un momento le luci nel buio di case intraviste da un treno siamo qualcosa che non resta frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno." Incontro, note e significato -------------------- Guccini racconta l'episodio alla base di "Incontro" "Incontro parla di un'amica mia che, bontà sua, era innamorata di me. Era anche molto carina, ma aveva poche tette e io ero molto sensibile all'argomento. Oggi guardo altre cose, anche perché sono cambiati i tempi. In quegli anni avere la ragazza senza tette era un handicap mica da ridere. Con questa ragazza rimanemmo comunque amici. Diventò professoressa di ginnastica e si sposò con un americano che viveva a Bologna. Per un po' vissero in America, poi si trasferirono a Berlino e fu lì che si innamorò di un altro, un tipo piuttosto instabile, purtroppo. Così, quando a Natale lei raggiunse suo figlio in America, lui fece l'albero e si impiccò. Al suo ritorno in Italia la mia amica venne subito a cercarmi per raccontarmi cos'era successo. Andai a trovarla, e dopo quel pomeriggio trascorso insieme scrissi Incontro, forse il mio primo tentativo di scrivere per immagini veloci, molto cinematografiche. [...] Non è vero che ci siamo incontrati con lei che mi correva lungo le scale. Però tutto sommato era carino, sembrava la sequenza di un film di Lelouch al rallentatore..." A livello letterario la canzone trae ispirazione da diversi autori: "La tristezza poi ci avvolse come miele" è ispirato a "Suzanne" di Leonard Cohen ("The sun pours down like honey"); "Le stoviglie color nostalgia" è una doppia citazione di Gozzano. Nella poesia "La più Bella", da cui Guccini ha tratto "L'isola non Trovata", il poeta definisce l'azzurro il colore della lontananza e quindi della nostalgia. Nella poesia "La Signorina Felicita ovvero la Felicità", invece, l'azzurro diventa il colore delle stoviglie ("E gli occhi fermi, l'iridi sincere / azzurre di un azzurro di stoviglia"); "Noi corriamo sempre in una direzione / ma qual sia e che senso abbia chi lo sa" è tratta da una frase di Edmund Husserl ("Il tutto infinito scorre infinitamente in una direzione, quale sia noi non lo potremo sapere"). 1
spersanti276 Inviato 21 Giugno 2021 Inviato 21 Giugno 2021 Francesco Guccini, Eskimo: testo e significato del brano Posted by Roberto Dessi Quante volte sarà capitato, a Settembre, di pensare alla pesantezza della domenica e ai tempi andati? Magari canticchiando e arpeggiando con la chitarra questa canzone che, come un contenitore resistente all’erosione del tempo, racchiude al suo interno la storia, l’ideologia e la passione di un’intera generazione, traslata poi, con l’ascolto, a tutte le successive: questa è la forza indelebile di Eskimo, pilastro della discografia di Francesco Guccini nato nel 1978 dall’album Amerigo, capace di ritagliarsi un posto in prima fila tra le affezioni dei seguaci del cantautore modenese. Ma che cos’è l’eskimo? Tecnicamente solo un cappotto il quale, durante gli anni ’60, costava davvero poco (Portavo allora un eskimo innocente / Dettato solo dalla povertà) che, come disse lo stesso Guccini “Non lo presi come divisa, ma come un cappotto che costava poco. Non era politicizzato, non aveva significati ideologici” (Non era la rivolta permanente). Nella realtà del cantautore, però, l’eskimo è la costante che unisce i punti di una storia, quella con la sua prima moglie, Roberta Baccilieri, alla quale aveva già dedicato anni prima Vedi cara (1970), raccontata attraverso i moti rivoluzionari del ’68 (scoppiava finalmente la rivolta), dagli occhi di chi quei movimenti li ricorda con un po’ di fierezza e un po’ di nostalgia. Il racconto parte distante, ben prima di quegli anni (l’estate finiva più “nature” / vent’anni fa o giù di lì), mostrando fin da subito una certa malinconia per quel modo ingenuo e libero di viver la spensieratezza tipica dei giovani, i quali però non sono esenti dai propri naturali limiti di esperienza (a vent’anni si è stupidi davvero / quante balle si ha in testa a quell’età), eppure ricchi di una forza e una vitalità che, con l’arrivo dell’età adulta, sembrano amaramente affievolirsi (la paghi tutta, e a prezzi d’ inflazione / quella che chiaman la maturità), senza poter dimenticare la goliardia (quell’erba ci cresceva tutt’attorno / per noi crescevan solo i nostri guai) e le prime scoperte capaci di rivoluzionare il proprio piccolo mondo (contro il sistema anch’io mi ribellavo cioè / sognando Dylan e i provos). Ma Eskimo è soprattutto una canzone d’amore: la relazione con Roberta e la loro distanza sociale, essendo lei una benestante da paletò, un cappotto alla moda (e mi pesava quel tuo paletò), e lui con quel suo eskimo sempre addosso, simbolo di una classe non abbiente, ma ricco di quella forza intellettuale che si sarebbe poi trasformata nella sua opera di cantautorato (Ma avevo la rivolta fra le dita / dei soldi in tasca niente e tu lo sai). Una differenza tra i due amanti così grande, e non solo a livello sociale (Portavo una coscienza immacolata / che tu tendevi a uccidere però), che lo stesso Guccini si domanda il perché della sua esistenza (Perché mi amavi non l’ho mai capito / così diverso da quei tuoi cliché /perché fra i tanti, bella, che hai colpito / ti sei gettata addosso proprio a me). Senza portar dubbio alcuno sulla sua naturale fine (si ride per non piangere perché / se penso a quella che eri, a quel che ero / che compassione che ho per me e per te), segnata da una passione oramai morente (vederti o non vederti tutta nuda / era un fatto di clima e non di voglia), in un ricordo intriso di un’antica nostalgia che, nonostante le grandi diversità di intenti tra i due (tu giri adesso con le tette al vento / io ci giravo già vent’anni fa), vive di un’immagine sincera, proprio come il ricordo di una giovinezza sì immatura e sbandata, ma pur sempre storia da conservare con la dovuta cura (Eppure a volte non mi spiacerebbe essere quelli di quei tempi là / sarà per aver quindici anni in meno o avere tutto per possibilità). Forse proprio per questo Guccini scrive Eskimo: per omaggiare e non scordare quell’istante di vita chiamato gioventù, con tutti i propri attimi di irrazionalità, attraverso una dedica (ed io ti canterò questa canzone / uguale a tante che già ti cantai) ed un saluto al sapore di un addio già annunciato (ignorala come hai ignorato le altre / e poi saran le ultime oramai). Un po’ come in un lungo cammino verso un’immagine collettiva di esperienze, una vecchia polaroid la quale riesuma un passato non troppo lontano, fatto di sentimenti, sesso, ideali, illusioni e cose andate, ritrovata nel cassetto in una domenica di Settembre, la quale terminerà (E questa domenica in Settembre / se ne sta lentamente per finire / come le tante via, distrattamente / a cercare di fare o di capire) con la scrittura di questo testo. Una canzone portatrice di un bagno di emozioni in cui tutti, anche chi non ha vissuto gli anni descritti, si possono immergere, tra un arpeggio, una voce che, come sempre, fa quel che può, ed uno sguardo indietro, mirato, più che verso un reclamo politico, su quello che la musica può rappresentare. Come afferma lo stesso Guccini: “Le canzoni, che pure si possono fare con grande serietà, sono il fatto di un momento, qualcosa di semplice, etereo e volatile, senza tante trascendenze e velleità. Insomma, a canzoni non si fan rivoluzioni, servono cose un po’ più robuste; però possono essere delle ottime compagne di strada, ecco, questo sì”. ---------- Questa domenica in Settembre non sarebbe pesata così, l’ estate finiva più “nature” vent’anni fa o giù di lì… Con l’ incoscienza dentro al basso ventre e alcuni audaci, in tasca “l’Unità”, la paghi tutta, e a prezzi d’ inflazione, quella che chiaman la maturità… Ma tu non sei cambiata di molto anche se adesso è al vento quello che io per vederlo ci ho impiegato tanto filosofando pure sui perché, ma tu non sei cambiata di tanto e se cos’è un orgasmo ora lo sai potrai capire i miei vent’anni allora, i quasi cento adesso capirai… Portavo allora un eskimo innocente dettato solo dalla povertà, non era la rivolta permanente: diciamo che non c’ era e tanto fa. Portavo una coscienza immacolata che tu tendevi a uccidere, però inutilmente ti ci sei provata con foto di famiglia o paletò… E quanto son cambiato da allora e l’eskimo che conoscevi tu lo porta addosso mio fratello ancora e tu lo porteresti e non puoi più, bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà: tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già vent’anni fa! Ricordi fui con te a Santa Lucia, al portico dei Servi per Natale, credevo che Bologna fosse mia: ballammo insieme all’anno o a Carnevale. Lasciammo allora tutti e due un qualcuno che non ne fece un dramma o non lo so, ma con i miei maglioni ero a disagio e mi pesava quel tuo paletò… Ma avevo la rivolta fra le dita, dei soldi in tasca niente e tu lo sai e mi pagavi il cinema stupita e non ti era toccato farlo mai! Perché mi amavi non l’ ho mai capito così diverso da quei tuoi cliché, perché fra i tanti, bella, che hai colpito ti sei gettata addosso proprio a me… Infatti i fiori della prima volta non c’ erano già più nel sessantotto, scoppiava finalmente la rivolta oppure in qualche modo mi ero rotto, tu li aspettavi ancora, ma io già urlavo che Dio era morto, a monte, ma però contro il sistema anch’io mi ribellavo cioè, sognando Dylan e i provos… E Gianni, ritornato da Londra, a lungo ci parlò dell’ LSD, tenne una quasi conferenza colta sul suo viaggio di nozze stile freak e noi non l’ avevamo mai fatto e noi che non l’ avremmo fatto mai, quell’erba ci cresceva tutt’ attorno, per noi crescevan solo i nostri guai… Forse ci consolava far l’ amore, ma precari in quel senso si era già un buco da un amico, un letto a ore su cui passava tutta la città. L’amore fatto alla “boia d’ un Giuda” e al freddo in quella stanza di altri e spoglia: vederti o non vederti tutta nuda era un fatto di clima e non di voglia! E adesso che potremmo anche farlo e adesso che problemi non ne ho, che nostalgia per quelli contro un muro o dentro a un cine o là dove si può… E adesso che sappiam quasi tutto e adesso che problemi non ne hai, per nostalgia, lo rifaremmo in piedi scordando la moquette stile e l’Hi-Fi… Diciamolo per dire, ma davvero si ride per non piangere perché se penso a quella che eri, a quel che ero, che compassione che ho per me e per te. Eppure a volte non mi spiacerebbe essere quelli di quei tempi là, sarà per aver quindici anni in meno o avere tutto per possibilità… Perché a vent’anni è tutto ancora intero, perché a vent’anni è tutto chi lo sa, a vent’anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell’età, oppure allora si era solo noi non c’ entra o meno quella gioventù: di discussioni, caroselli, eroi quel ch’è rimasto dimmelo un po’ tu… E questa domenica in Settembre se ne sta lentamente per finire come le tante via, distrattamente, a cercare di fare o di capire. Forse lo stan pensando anche gli amici, gli andati, i rassegnati, i soddisfatti, giocando a dire che si era più felici, pensando a chi s’ è perso o no a quei party… Ed io che ho sempre un eskimo addosso uguale a quello che ricorderai, io, come sempre, faccio quel che posso, domani poi ci penserò se mai ed io ti canterò questa canzone uguale a tante che già ti cantai: ignorala come hai ignorato le altre e poi saran le ultime oramai…
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