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Melius Club

Il significato della tonalità


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Inviato

Ciao a tutti.

Ho appena comperato il cofanetto di Glenn Gould con i 48 preludi e fughe del clavicembalo ben temperato di Bach. Ognuno dei due libri contiene una coppia di preludio e fuga in ciascuna delle 24 tonalità del sistema ben temperato.

Oltre al piacere dell'ascolto, il cofanetto contiene un'interessante discussione (ahimè in francese, che mastico a stento) sul concetto di tonalità. Preso dall'interesse mi sono messo ad ascoltare opere di periodi e autori diversi nella stessa tonalità.

A questo punto la domanda. 

Che cosa vuole esprimere l'autore con la scelta della tonalità?

In altre parole, è  possibile definire il "carattere" di una tonalità? Che cosa accomuna opere in si minore come il 24 Preludio e fuga di Bach, l'incompiuta di Schubert e Money dei Pink Floyd?  

Un certo tono "ombroso" nel primo movimento dell'incompiuta  e del concerto per violoncello e orchestra di Dvorak è anche imputabile alla comune tonalità?

A un ascoltatore più esperto del sottoscritto (

@Parsifal1959

) , "salta all'orecchio" la tonalità di un brano? 

Ogni spunto di discussione è più che gradito

  

Inviato

Siamo tutti in grado di cogliere il modo di una tonalità (minore o maggiore) ma sono pochissimi  coloro i quali hanno la capacità di capire la tonalità di qualsiasi brano dopo pochissime note; una sorta di orecchio assoluto armonico.

È vero, la tonalità definisce spesso il clima espressivo di un brano musicale, anche se sono i cambi continui a definirne compiutamente la struttura armonica.

Come il do minore è spesso associato ad un clima tragico ed appassionato, così il si minore è caratterizzato da un sentimento di dolore e disperazione ( la Patetica di Ciaikovsky).

Greither, nel suo libro su Mozart, dedica un capitolo proprio al significato delle tonalità d’impianto nella musica di Mozart (pensiamo  al sol minore delle sinfonie K183 e K550 e del quintetto K516). 

Avendo riportato tutte le opere di cui possiedo un’edizione discografica in un file Access, mi capita spesso di riordinare il catalogo secondo la tonalità (ove presente); questo per esemplificare l’importanza che io le attribuisco.

 

Se vai nel sito flaminioonline vedrai che quasi sempre sono indicate le tonalità non solo del I movimento, ma anche di tutti i successivi tempi.

 

  • Melius 1
Inviato

Questo argomento è per me molto affascinante, ma non capendo più di tanto di musica (diciamo che sono all'abc) mi limito a dire che sento "allegria" e ritmi movimentati nei brani con tonalità maggiore, mentre quelli con tonalità minore sono spesso (per lo meno al mio modo di sentire) più intimisti, a volte tristi...

Non è una regola, ma per me vale in linea di massima... ...anche per tutti i generi musicali....

Inviato

@analogico_09 Non ho ancora mai ascoltato il concerto di Chopin. Lo farò senz'altro. Un'opera che mi colpisce per l'originalità e la drammaticità della tessitura musicale è (credo di dire una cosa ovvia) l'Incompiuta di Schubert, specialmente il primo movimento. Non so se l'opposizione così affascinante tra momenti di ascesa e di caduta sia frutto dell'impianto tonale e della modulazione. Imamgino che concorrano molti fattori al carattere dell'opera tra cui l'orchestrazione (il corno!) Ma il fatto che sia in una tonalità particolare aggiunge suggestione

analogico_09
Inviato
27 minuti fa, Grancolauro ha scritto:

Oltre all'imprinting storico che ha portato ad associare alcune tonalità a caratteri espressivi determinati, vi sono tuttavia aspetti ulteriori, più "oggettivi" per così dire.

 

Un discorso analogo si può fare anche per gli strumenti a tastiera come il pianoforte. Il Fa minore e il Sol minore sono tonalità che spostano il centro tonale del brano nella parte alta del registro centrale del pianoforte. In questo modo il modo minore diventa più aereo, sottile, impalpabile. Meno drammatico, più introspettivo e notturno.

 

Rivendico il copriright ... 😄 😉 Si scherza... 🙂 molto interessanti le tue spiegazioni tecniche che fanno valore aggiunto e approfondimento ripetto a quanto ho cercato di riassumenre negli aspetti generali, più essenziali non di meno puntualizzati, dell'argomento trattato.

 

A proposito di ciò che ho sostenuto circa le variabilità della musica, vorrei precisare ancora meglio che l'idea che ogni tonalità appartenga rigidamente ad altrettanti precisi, predefiniti "caratteri" o umori musicicali,  potrebbe a degli stereotipi da evitare assolutamente.

analogico_09
Inviato
30 minuti fa, pieffe ha scritto:

Non so se l'opposizione così affascinante tra momenti di ascesa e di caduta sia frutto dell'impianto tonale e della modulazione. Imamgino che concorrano molti fattori al carattere dell'opera tra cui l'orchestrazione (il corno!) Ma il fatto che sia in una tonalità particolare aggiunge suggestione

 

 

Credo che, come dicevo, tutto concorra a creare il carattere di una musica. La tonalità d'impianto è solo l"aperivivo" che stuzzica l'appetito dell'ascoltatore pronto a saziarsi di tutti gli altri fattori del "linguaggio", delle tecniche, dello stile, ecc,  che concorrono a farci  apparire la musica così come ciascuno di noi, a seconda dei propri "ricettori" della sfera mentale e "affettiva", la percepisce.   😉

Inviato
48 minuti fa, analogico_09 ha scritto:

Rivendico il copriright ...

Certo, mi riferivo proprio alle tuoi osservazioni sul Notturno di Chopin.🙂

Aggiungerei soltanto che in Bach, fatta salva la distinzione tra tonalità maggiori e minori, la scelta della tonalità non ha alcun valore o significato espressivo a mio modo di vedere. Ha un significato puramente architettonico. I 24 preludi e fuga del Clavicembalo ben temperato rappresentano l’affermazione e il pieno dispiegamento del sistema tonale, dove ciò che conta sono le relazioni tra i suoni e le tonalità. Solo col tardo classicismo viennese l’elemento espressivo comincia ad essere associato alla tonalità di un brano. Ma  questa è in buona parte un’altra storia

analogico_09
Inviato

@Grancolauro Credo sia vero ciò che dici delle tonalità nelle opere di Bach, magari non in tutte.., il Bach delle "fughe" nelle quali sembra esserci una ricerca di geometrie e di architetture che potrebbero sembrare fini a se stesse, che sembrano escludere ogni possibilità di romantica interpretazione psico-drammatica , scrive Massimo Mila nella sia "Breve storia della musica", aggiungendo tuttavia come Bach invece immettese in questa "matematica" la profonda espressione religiosa, umana, affettiva, spirituale. Il suo genio era nel saper conferire alta espressione alla forma alta.

 

In quasi tutte le Variazioni Goldberg, la melodia che procede per gradi congiunti parte dal Sol, ad eccezione delle variazioni 15, 21 e 25 scritte in tonalità minore.
Questo mi ricorda ciò che scrive ancora Mila nel suo libro già citato a proposito della variazione nr. 25, che forse Bach ha voluto in tonalità minore proprio per esprimere al meglio delle possibilità "tonali", oltre che compositive in senso lato, il "dolore" umano... Un po' quello che dicevamo sulla musica più "sensibile" di Chopin epremibile al meglio con tonalità minore.., "notturna".., mi sa proprio che i barocchi avessero già presagito il "romanticismo"... 😉

 

 

Apro il libro e ricopio a manina:

 

Le 30 magnifiche Variao ni Goldberg, stupendo scenanrio di fastosità barocca con maestose scalee secentesche, ritmiche architetture di parchi regali. Scritte per distrarre l'insonnia di un grande signore percorrono la più varia gamma di espressioni senza smarrire il filo dello sviluppo logico: si spingono talora a scatti giovanili di serenità e di gioia, e s'immergono (25ma variazione) nelle profondità più misteriose e sacre del dolore umano. (MIla - Einaudi)

 

Ho già segnato l'inizio della variazione 25

 

 

 

 

Inviato

@analogico_09 Grazie di questi riferimenti all’ottimo Mila. Con tutto il rispetto, mi suonano un tantino “romanticheggianti” nei toni, tuttavia. Non ti sembra?

A parte questo, sicuramente Bach ha saputo sfruttare in modo magistrale le tonalità minori nelle sue composizioni. Su questo non ci piove. Ma non mi sembra abbia voluto attribuire un carattere o colore specifico alle singole tonalità. Tutto sommato, la scelta della tonalità di SOL per le Goldberg deriva dal fatto che Bach costruisce l’Aria a partire dal basso di un’opera precedente, la Ciaccona con 62 variazioni di Handel, che è appunto in SOL maggiore. Insomma, Bach “copiando” il basso di Handel ne fa propria la tonalità di impianto. Non c’era infatti ragione per cambiarla, fosse solo perché la tonalità di sol è “facile” per gli strumenti a tastiera. Richiede una sola alterazione in chiave in maggiore, e solo due in minore, e ha come tonalità vicine il do e il re, altrettanto facili da maneggiare. Una tonalità perfetta per costruire degli esercizi per tastiera, così come le Goldberg erano stata concepite, e per elaborare poi la complessa architettura armonica che fa da cornice alle variazioni. Insomma, Bach sceglie il Sol per ragioni di semplicità e “funzionali”, diremmo oggi. Cosa che non rende meno straordinario questo pezzo, sia chiaro. Vale anzi il contrario, a mio modo di vedere.

analogico_09
Inviato
46 minuti fa, Grancolauro ha scritto:

Grazie di questi riferimenti all’ottimo Mila. Con tutto il rispetto, mi suonano un tantino “romanticheggianti” nei toni, tuttavia.

A parte questo, sicuramente Bach ha saputo sfruttare in modo magistrale le tonalità minori nelle sue composizioni. Su questo non ci piove. Ma non mi sembra abbia voluto attribuire un carattere o colore specifico alle singole tonalità.

 

 

Perchè definisci romanticheggianti i riferimenti di Mila? Mila coglie il sentimento nella musica di Bach e il sentimento e medievale, barocco, rococò, romantico e post romantico...

Non ero con Bach mentre componeva le Golberg.., ma potrei ascoltare e "sentire" ora, adesso, cosa intendesse esprimere con la tonalità minore della variazione 25, ovvero quel che che innegabilmente esprime: un palpito discreto e insieme potente di poesia, l'umano "affetto", qualcosa che va oltre le "tecniche" e le forme di cui si serve l'espressione.

 

Poi.., si può dibattere amabilmente e utilemente sugli aspetti tecnici della musica, ma ciò che per me ha primaria e immediata importanza è il risultato espressivo che le tecniche, al servizio dell'espressione, hanno il compito di ... servire, già che l'espressione esiste prima della tecnica nella mente del suo creatore.

 

Un vecchio esempio che faceva un geniale regista a proposito delle tecniche cinematografiche e artistiche in generale: posso godere pienamante della armoniosa bellezza di una casa, di un'archittetura, di un ponte, di un castello, anche senza preoccuparmi di quale sia il peso che grava su ogni cm2di cemento, o di calce, o di mattone di cui sono fatte le strutture che fanno l"estetica"

 

46 minuti fa, Grancolauro ha scritto:

Bach sceglie il Sol per ragioni di semplicità e “funzionali”, diremmo oggi. Cosa che non rende meno straordinario questo pezzo, sia chiaro. Vale anzi il contrario, a mio modo di vedere.

 

 

Si però mi sembra che tenda a sempificare, ridurre le ragioni delle scelte compositive di Bach... sembrerebbe quasi che quei capolavori immensi, la cui  sespressione ancora oggi ci sbaraglia, siano venuti duori un po' a caso... Non credo proprio che Bach sia autore che compone senza controllare meticoosamente ogni cosa, senza essere pienemante consapevole di tutti gli aspetti formali, contenutistici, stilistici, linguistici, espressivi, ecc, delle opere da lui create.

 

Il fatto è che quella tonalità in "minore" (non caso scelta mentre tutte le variazioni dell'intera opera, escluse tre, sono in tonalità maggiore) della variazione nr 25 delle Goldberg contribuisce a creare un momento musicale supremo che è prova dell'esistenza del sentimento umano e dell'esistenza di Dio che nella sua infinita e onnipotente grandezza, ha a che fare anche con la "matematica".., sempre secondo Bach.

 

Proviamo a farci caso.., anche le altre due variazioni in minore, la 13 e la 21, hanno un carattere espressivo particolarmente "sensibile", accorato", "intimista... No.., non credo proprio che si tratti di coincidenze...

😉

 

Inviato
17 ore fa, Grancolauro ha scritto:

La scelta della tonalità inoltre influenza la difficoltà esecutiva di un brano. Per ciascuno strumento, ci sono tonalità o passaggi armonici che rendono un brano più difficile da eseguire, a volte molto più difficile, per ragioni strettamente tecnico-meccaniche. E questo può fare una grossa differenza per l'interprete.

ecco, .. bravo, questa è una cosa che mi ha sempre affascinato, da semplice ascoltatore che si è dilettato in passato a strimpellare, ma che ora non lo fa più.

Tu che sei un pianista, che esperienze ci puoi descrivere ?

Quali sono le tonalità che ti fanno ammattire ? ( per la difficoltà esecutiva, non per le sensazioni artistiche ).

ciao 🙂

Inviato

@Grancolauro Grazie, quanti spunti.  Paragonando la tonalità nella musica alla tonalità nella pittura mi pare di percepire la tonalità d'impianto come la tavolozza dei colori scelta dall'artista. Anche questa determina il carattere di un'opera, le possibili combinazioni e modulazioni, evolve nel tempo, ha vincoli tecnici ed economici (il blu per secoli è stato usato con parsimonia visto il costo). Anche nella pittura ci sono stati punti di grande svolta: il tonalismo di Giorgione, la pittura tonale fiamminga (Rembrandt, van Goyen). E infine la frattura delle avanguardie del novecento. Certo che però senza un'adeguata educazione è più facile cogliere il senso delle scelte tonali  nella pittura che nella musica. Ma deve essere affascinante avere la stessa sensibilità anche in campo musicale. Mentre scrivo mi ascolo la sonataHammerklavier, che anche quella non scherza come tonalità 😉 

  • Melius 1
Inviato

@maverick ciao, personalmente ho due tipi di idiosincrasie con certe tonalità. La prima riguarda la difficoltà di lettura e memorizzazione. Per fare un esempio concreto, visto che si parlava di Bach, io adoro il preludio e fuga BWV 872 del Clavicembalo ben temperato, secondo libro. È un pezzo meraviglioso, ancor oggi dopo tanti anni provo una grandissima emozione a suonarlo. Peccato che Bach l’abbia scritto in Do diesis maggiore. Con sette diesis in chiave la lettura dello spartito è difficile di per sé, e diventa un ginepraio quando attaccano le modulazioni, che arrivano a complicare la notazione all’inverosimile. Sono 30 anni che lo suono e la fuga non sono ancora riuscito a

memorizzarla, complice il fatto che non ho l’orecchio assoluto, purtroppo. Se Bach l’avesse scritto in Re maggiore sarebbe stata un’altra vita (questo si collega alla risposta che volevo dare a @analogico_09, spero di riuscirci dopo).

Ci sono poi tonalità che pongono problemi esecutivi. Su questo, il mio pensiero va in automatico agli studi di Chopin, probabilmente perché me li sono smazzati in tutte le salse per tanti anni . In alcuni studi Chopin sceglie la tonalità proprio per porre all’interprete un certo problema tecnico. Ad esempio, lo studio n 4 dell’ op. 10 è in Do diesis minore, e questo consente a Chopin di costruire un problema di articolazione alle dita della mano destra che con altre tonalità scomparirebbe. Lo stesso vale per lo studio n. 5, che è in Sol bemolle maggiore, tonalità maledetta che ti costringe a stare sempre sui tasti neri, con tutti i problemi che ne derivano.

Va detto però che non sono le tonalità in sé a porre problemi tecnici, quanto l’uso che ne fa il compositore. Ad esempio lo studio n. 1 dell’op. 10 è in Do maggiore, tonalità apparentemente tranquilla e amichevole. Eppure quello studio ha un paio di passaggi in modulazione che sporchi due volte sì e una no, in media. Oppure ancora, lo studio trascendentale n. 11 di Liszt è in Re bemolle maggiore, altra tonalità solitamente antipatica che ti costringe a stare molto sui tasti neri, ma è un pezzo più semplice tecnicamente da quel punto di vista, oltre che meraviglioso.

Insomma ognuno ha le sue idiosincrasie con le tonalità, che dipendono dai suoi crampi tecnici ed esistenziali 🙂

  • Melius 2
Inviato

@pieffe  Il rapporto tra musica e colori è un altro tema molto affascinante. Mia figlia, tanto per dire, che è violinista, associa istintivamente il carattere di un brano a una tonalità di colore. Dice sempre "quel brano è blu cobalto", oppure "quel passaggio è giallo paglierino". Questa sensibilità io non ce l'ho, purtroppo. Mi verrebbe ad ogni modo da dire che per alcuni una certa tonalità di colore si associa bene, quasi naturalmente, al carattere di un brano o di un certo passaggio, al suo clima espressivo. Ma il clima espressivo dipende non solo dalla tonalità in cui il brano è scritto, quanto piuttosto da moltissimi altri fattori. Ma questa è solo una mia intuizione, probabilmente sbagliata. Anche perché di pittura ne so davvero poco... Piacerebbe anche a me capirne un po' di più del rapporto tra musica e colori. Se tu o altri avete qualche idea per sbrogliare la matassa, ogni osservazione è decisamente benvenuta da parte mia!    

Inviato

@Grancolauro Vado a ripassare che cosa ne diceva Kandinsky 😉

 

https://www.denverartmuseum.org/en/blog/wassily-kandinskys-symphony-colors

 

Nella percezione della dissonanza, ci sono relazioni fisiche tra le frequenze che alla luce del funzionamento dell'apparato uditivo aiutano a spiegare la percezione estetica tonale.   Immagino che esistano analoghe basi per le concordanze e dissonanze cromatiche visive. Poi c'è la percezione sinestetica in cui le due forme sensoriali interagiscono. 

 

Insomma, la trama si infittisce!

 

PS: grande ammirazione/invidia per chi  ha dedicato una vita al pianoforte. Alla mia tenerà età (59!) e avendo un parente depositato in casa mia un pianoforte a mezza coda ho deciso che nei prossimi dieci o venti anni devo cimentarmi. Ma per adesso non oso andare oltre agli esercizi di ascolto consapevole 😉 Da cui tutto ciò che precede

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