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L'ultimo film che avete visto, al cinema, in casa, dove volete...


Messaggi raccomandati

Inviato

@djansia E' una vera piccola perla. Contento che ti sia piaciuto.

Buscemi è proprio nel suo personaggio! 

  • 1 mese dopo...
Inviato

Finito ora cosmopolis, abbastanza noioso, non il mio cronemberg preferito. 

Inviato

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Su Netflix (o su Prime? boh), na boiata romantica bona pa' ammazzatora.

(con qualche scena spiritosa qua e là) 

Inviato

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Visto stasera su SKY

Ogni tanto un film che vale la pena di essere visto capita, in questi periodi di "magra"

Inviato
12 ore fa, Revenant ha scritto:

Visto stasera su SKY

Ogni tanto un film che vale la pena di essere visto capita, in questi periodi di "magra"

 

Piaciuto anche a me. 🙂

Inviato

Su Netflix, da non perdere per gli amante de I Soprano.

 

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Inviato

"CODA" - I segni del cuore

Visto un paio di giorni fa su Sky, mi è piaciuto molto, due ore passate piacevoli e veloci, bella anche la colonna sonora...

Inviato

Ghiaccio, ieri su Sky

Regia di Fabrizio Moro

Bel film, bella regia e bravi gli attori

Malavita, degrado delle periferie e boxe...

  • 3 settimane dopo...
Inviato

moonfall su prime:  i blockbuster di una volta non li fanno più. 

Inviato
Il 19/6/2022 at 23:45, Revenant ha scritto:

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Visto stasera su SKY

Ogni tanto un film che vale la pena di essere visto capita, in questi periodi di "magra"

non sapevo ne avessero tratto un film; il libro mi è piaciuto molto.

Inviato

An Elephant sitting still, quasi 4 0re.

Capolavoro.su raiplay.

Inviato

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ENNIO di Giuseppe Tornatore Documentario, 150, Italia, Belgio, Cina, Giappone, 2021.

*** **
(3/5)

Me lo sono proiettato ieri sera.

Incipit terribile: lodi sperticate a mitraglia: “unico, genio, meraviglioso”, in perfetto stile fagocitante televisivo; irritante in maniera esagerata.
Poi si passa ad uno stile più documentarista, pacato e si racconta la sua vita da ragazzo in cui suo padre sceglierà per lui che sarà un musicista, lui voleva fare il medico.
Impegno, determinazione ed evidentemente qualità innate lo portano, nonostante le sue umili origini, a frequentare l’ambiente musicale capitolino ai massimi livelli, diventa allievo di Petrassi, musicista sperimentale di valore internazionale.
Inizia ad alternare il suo impegno nello studio con le serate nei teatri di avanspettacolo e cabaret per mantenere la famiglia paterna, e successivamente entra come arrangiatore, alternativa a Bacalov, nella RCA da cui passano tutti i principali cantanti italiani pop dell’epoca: Morandi, Paoli, Vianello, Beccia, Mina, Fontana ecc. ecc. e lui prende i vari motivetti banali e li caratterizza fortemente con qualche trovata rumoristica, o applicando addirittura metodi dodecafonici alla musica leggera.
Inizia a fare colonne sonore sotto pseudonimo, poi rompe gli indugi e firma con il suo nome “Il federale” di Luciano Salce la sua prima colonna sonora, poi il sodalizio con Sergio Leone; insieme reinventano il western, sia a livello visivo che musicale, mai quei films di genere avevano avuto musiche così complesse e caratterizzanti.
Poi diventa, dopo i grandi successi, anche economici, un must e firma le colonne sonore per i registi più impegnati Bellocchio, Petri, Pasolini, Ferreri, Pontecorvo, Bertolucci, Lizzani, Cavani, Taviani e poi ancora, fuori dai confini nazionali, Malik, Bunuel, De Palma, Carpenter, Joffe, Almodovar, Oliver Stone, Tarantino; con centinaia e centinaia di colonne sonore si afferma a livello globale per la riconoscibilità, l’originalità e la forza caratterizzante della sua musica. Dopo i trionfi, i tardivi riconoscimenti.

Confesso che, per il niente che vale, non ho mai avuto considerazione della musica di Morricone, l’ho sempre ritenuta quella ad effetto degli spaghetti western; grazie a questo documentario di Tornatore ho una visione molto più completa e non ho difficoltà ad ammettere che i miei precedenti giudizi erano formati dalla semplice ignoranza della sua incredibile vicenda artistica.
Ho sentito lodi sperticate da parte di molti musicisti, Quincy Jones ed in particolare Pat Matheny paragonarlo a Mozart ed a Beethoven; francamente mi pare eccessivo, però la sua poliedricità sterminata come la sua produzione, la capacità di ritagliare e cucire in tempo reale una musica su determinate immagini e situazioni, la sua visionarietà e fulminea elaborazione mentale ha dell’incredibile!
Ho scoperto, scovando anche nei ricordi, che la sua partecipazione musicale al film lo caratterizza almeno quanto la regia, e se questa è debole la supera ampiamente… Tranne rarissime eccezioni, se penso ad un film del passato difficilmente ne ricordo la colonna sonora, quelli firmati da lui si!
Fossi un regista non avrei mai voluto fare un film con lui…
La sua oscillazione tra musica colta, a cui non ha mai rinunciato, e musica commerciale è stata la caratteristica della sua vita, con dubbi, vergogne, forse rimpianti che solo in tarda età ha saputo superare e soltanto nella tarda età è arrivato il riconoscimento del valore della sua opera da parte dell’ambiente musicale colto.

Ciao

Evandro

  • Melius 1
Inviato

the tenet: visto ieri su netflix. ho fatto fatica a stare sveglio nonostante tutte le giravolte di scena. Pieno di attori importanti. Trama volutamente criptiche, devo rivederlo per almeno capire il senso del film

Inviato

@crosby

Il 20/7/2022 at 09:30, crosby ha scritto:

the tenet: visto ieri su netflix.

Ho iniziato a rivederlo anche io su Netflix (Visto al cinema e poi in streaming ...) la sensazione è stata che mancassero delle scene...Non lo so, forse sbaglio, ma al cinema me lo ricordavo diverso...

E' un film allucinante

  • 2 settimane dopo...
Inviato

Scompartimento n.6

Delicato, malinconico, emozionante.

Inviato

@Hironobu

SCOMPARTIMENTO N.6 di Drammatico, 107’, Finlandia, Estonia, Germania, Russia, 2021.

*** **

(3/5)

Visto ieri sera in sala.

ATTENZIONE VIENE SVELATA LA TRAMA, FINALE COMPRESO.

Juho Kuosmanen, il simpatico regista ha aperto la proiezione ringraziando il pubblico in sala, “i film hanno bisogno di un pubblico”, un buon incipit.

Liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Rosa Liksom (che non ho letto), è ambientato in un mondo che non c’è più. La fine del secolo scorso, l’Unione Sovietica, un mondo non ancora omogenizzato, stritolato, frantumato dagli individualistici smartphone, il vero virus dei tempi moderni, lo scardinatore della privacy, lo strumento di controllo totale sull’individuo, con buona pace dei no wax.

Nel disfacimento dell’impero sovietico, si crea una nuova classe di intellettuali che attraggono intellettuali da tutta Europa, attirati dai fermenti artistici che si liberano immancabilmente quando la storia si produce in grandi virate. Soprattutto dai vicini paesi nordici, come la giovane finlandese Laura che frequenta l’Università di Mosca, è l’amante della professoressa Irina, che nel suo grande e lussuoso appartamento da’ continui ricevimenti e feste, partecipate dal bel mondo dell’intelligentia, quel mondo le piace, come le piace il lusso della casa, i begli oggetti, il concetto stesso di bello.

Irina e Laura programmano un viaggio a Murmansk, al circolo polare artico, per vedere i petroglifi, misteriose incisioni preistoriche. All’ultimo momento la professoressa rinuncia, ma Laura decide di partire da sola: sarà un lunghissimo viaggio in treno che attraverserà 2.000 chilometri di Russia del nord.

Appena accomodata sul suo scompartimento, il numero sei appunto, si rende conto che dovrà condividere l’angusto spazio con un buzzurro, un giovane russo, anche lui diretto a Murmansk, ma per motivi diversi, lui disoccupato, in cerca di un riscatto sociale affronta tutto questo per andare a lavorare, in condizioni proibitive, in una miniera di terre rare. Il giovane Ljoha, gran bevitore come tutti i russi, è un gran maleducato e quando si rivolge a Laura lo fa in modo brutale e volgare.

Laura chiede alla capotreno di poter cambiare scompartimento, ma è impossibile, il treno è pieno, la ragazza fa buon viso a cattivo gioco e, approfittando delle assenze del suo compagno di viaggio, confida alla sua telecamera le sue annotazioni ed impressioni.

Proseguendo il viaggio inizia a notare anche degli aspetti positivi nel giovane; lui prova anche ad abbordarla, ma quando si rende conto della distanza sociale rinuncia.

Il treno fa delle lunghe fermate in cui i passeggeri scendono. In una di queste occasioni, in cui Laura continua ad entrare in cabine telefoniche per provare a contattare Irina, che evidentemente la ha scaricata, Ljoha, dopo aver rubato una macchina, le propone di andare a trovare una vecchietta molto simpatica. Laura stranamente accetta e dopo un viaggio in una tormenta di neve, passerà una serata davvero divertente, bevendo come una pazza, ma notando anche il buon cuore del ragazzo che ha portato un sacco di provviste alla signora e che la mattina dopo si alzerà di buon’ora per spaccar un bel po’ di legna per l’ospite.

Laura è sempre perplessa nei confronti di Ljoha, ma ha anche dei moti di simpatia, come quando al vagone ristorante gli consegna un bel ritratto a matita che gli ha fatto mentre lui dormiva nello scompartimento, gli chiede anche che anche lui le faccia un ritratto, lui nascondendo il foglio con la mano lo porta a termine, ma non glielo consegna perché dice è troppo brutto.

Ad una fermata vediamo la capotreno discutere con un ragazzo, cercando di fargli capire che lui ha prenotato su un altro vagone, ma lui è finlandese e non capisce, interviene Laura che con la sua parlata finlandese rassicura il ragazzo, ed anzi lo invita nello scompartimento. Ljoha non gradisce l’intruso ovviamente e come rifiuto si mette a dormire. Il nuovo ragazzo è esattamente l’opposto di quello russo, tutto sorridente, educatino, ha una grossa custodia, ne tira fuori una chitarra ed inizia ad accompagnarsi il canto di dolci ballate folk, per Ljoha è troppo e ripetutamente abbandona lo scompartimento. Il giovane finlandese scende con la sua chitarra la fermata prima di Murmansk, sorrisi saluti, ma poco dopo Laura cerca la sua videocamera e si rende conto che le è stata rubata dal suo gentile connazionale; è molto dispiaciuta perché contiene tutti i ricordi di Mosca, le feste e le persone che frequentano la casa di Irina, oltre alla casa stessa. Ma se ne fa una ragione, la vive come una lezione di vita.

In prossimità dell’arrivo, e quindi della separazione, Ljoha e Laura vanno nel vagone ristorante, consultano il menu, Ljoha si affida a lei, ma non è rimasto più niente –il viaggio è ormai alla fine- solo dei miseri panini; Laura ordina champagne, il ragazzo assaggia, non gradisce e ordina una bottiglia di cognac, per pagarlo vende l’orologio al barman…

Scendono dal treno e le loro strade si dividono, vediamo Laura in hotel che cerca da subito una escursione per vedere i petroglifi, ma nella stagione invernale, le spiegano, non sono raggiungibili; mancano le strade, la neve è troppo abbondante…

Laura accetta di fare altre escursioni che le risultano poco interessanti, prova a contattare personalmente dei tassisti per cercare un passaggio per i suoi reperti archeologici, ma deve essere veramente pericoloso, perché tutti declinano. Prende allora un taxi e si fa accompagnare alla fabbrica di Ljoha e lascia l’indirizzo del suo hotel a dei colleghi del ragazzo; lui è incredulo e felice e va a far subito visita della ragazza in hotel. Venuto a conoscenza delle difficoltà che ha avuto, si offre di aiutarla a realizzare il suo obbiettivo. Trova velocemente un tassista che li accompagnerà, con grande abilità alla guida, fino al porto da cui partono le spedizioni archeologiche.

Mare grosso, tempesta in arrivo sono le motivazioni che tutti i pescatori adducono per rifiutare di trasportarli, ma finalmente uno accetta e li trasporta sull’isola. Qua li vediamo soddisfatti, Laura cammina sulle rocce guardando in basso, salta di qua in là, non sapremo mai se ha visto o meno questi petroglifi. Il tempo peggiora, inizia a nevicare, vediamo una imbarcazione apparentemente rovesciata su un fianco sugli scogli, i due ragazzi scherzano sul fatto se riusciranno mai a tornare indietro.

Ma poi vediamo un taxi che ritorna, accompagna Laura in hotel e prima di scendere il conducente consegna alla ragazza un foglietto di Ljoha, è il suo ritratto, quello che il giovane russo non aveva voluto consegnarle in treno, con una bella scritta: VAFFANCULO. Infatti appena saliti mentre Ljoha la importunava, le aveva chiesto come si dice “ti amo” in finlandese e lei prendendolo per il cūlus le aveva dato la traduzione appunto di vaffanculo…

Questo road movie dei sentimenti, della emancipazione, della ricerca della libertà, ha la particolarità di avvenire su rotaie, quindi un tragitto obbligato, che come ha detto qualcuno lo rende più legato al destino alla fatalità…

La splendida interpretazione della star russa emergente Yuriy Borisov e della magnifica attrice finlandese Seidi Haarla aiuta molto a vincere la monotonia della pellicola che, con una fotografia morbida ed impastata attutisce la durezza del paesaggio della steppa innevata, e la spigolosità dei personaggi.

Una ottima regia, decisa nelle scelte di fondo, che appunto si discostano moltissimo dal romanzo a cui è ispirato, nella progressiva definizione dei personaggi, nell’incastro delle situazioni, nonostante l’immancabile lentezza, lo rende accettabile e godibile. Non un capolavoro, ma vero cinema. Da vedere.image.thumb.png.9f31fd3efeacfd1adad83744aea201d2.png

Ciao

Evandro

  • Melius 1
  • Thanks 1
  • 2 settimane dopo...
Inviato

 

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PRANZO DI FERRAGOSTO di Gianni Di Gregorio  Commedia, 75’, Italia, 2008.

**1/5 ***

   (2,5/5)

 

Me lo sono proiettato ieri sera in streaming dalla piattaforma Prime.

ATTENZIONE, SVIENE SVELATA LA TRAMA DEL FILM, FINALE COMPRESO.

Ricordo che quando uscì, questo filmetto ben pensato e ben congegnato, mi piacque parecchio.

La sua intelligente brevità, la sua leggerezza, le interpretazioni pure leggere delle signore con i loro volti sconosciuti, l’autoironia dell’interpretazione del protagonista, il regista Di Gregorio, con il bicchiere di bianco sempre in mano, fecero brillare questa piccola opera nel panorama desolato e “pesante” del cinema nostrano recente.

Pur mantenendo queste caratteristiche, la nuova visione ha lasciato un po’ di delusione: divertente si, spigliato si, leggero si… ma ho avvertito un pelo di noia, ma sono contento di averlo rivisto.

Gianni, un signore di mezza età, senza grande arte né parte, si occupa a tempo pieno della sua mamma, nobildonna decaduta che conserva i tic e le manie della categoria sociale. Il suo volto ligneo, sembra una scultura scavata grossolanamente su un tronco, la sua leonina capigliatura improbabilmente bionda e curata, fanno capire che è una rompicazzi, continua a fare richieste al figlio, che praticamente vive in sua funzione. L’andamento lento dello scorrere della sua vita sembra non dispiacere troppo al nostro Gianni, anche se lo costringe a vivere in ristrettezze; lo vediamo infatti andare a fare la spesa ed aggiungere il conto al sospeso che ha con il negoziante .

Proprio di ritorno da una di queste commissioni, lamentandosi per la feroce calura capitolina di agosto, sul giroscale di casa incontra l’amministratore del condominio che tranquillamente riceve, mentre la madre manco gli aveva aperto la porta. Luigi, l’amministratore gli ricorda tutti i debiti che ha in sospeso, non paga le spese condominiali da anni, e gli ricorda che i suoi coinquilini intendono fargli una ingiunzione in tribunale; Gianni con la sua birretta in mano per rinfrescarsi, non si scompone minimamente, tranquillo precisa che è tutto occupato con sua mamma, che non ha disponibilità, quando questo Luigi a sorpresa, gli propone di estinguere praticamente tutti i debiti col condominio se accetterà di ospitare la sua anziana madre per quella notte. Deve raggiungere moglie e figli in vacanza e non sa dove mettere la madre, non vuole certo lasciarla sola.

Gianni finge difficoltà, ma poi evidentemente accetta, anche la mamma mostra la sua approvazione alla scelta, gli hanno perfino dato la chiave dell’ascensore, che gli era stata tolta per morosità, da usare con discrezione, senza farsi vedere.

La sera suona il campanello e l’amministratore si presenta con mamma e zia Maria, Gianni protesta, non sono gli accordi, non ha spazio, non sa come fare, ma il Signor Luigi gli allunga dei bigliettoni e la cosa si risolve.

Quando il signor Luigi se ne va, Gianni si affaccia al balcone e lo vede che una volta in strada, sale sulla sua grossa auto sportiva, ne scopre il tettuccio e… ne sale una avvenente giovane, altro che famiglia!

Sistema mamma Marina nel divano letto e zia Maria in una cameretta, sembra tutto tranquillo.

Nelle immagini successive vediamo Gianni che riceve Marcello, il suo medico che lo visita, gli misura la pressione (ha 110 di minima!) e lo rassicura sulla sua salute, deve solo fare a breve una bella serie di controlli.  Lui lo ringrazia ed il medico gli chiede di ospitare per la notte sua mamma, la badante romena è in vacanza e lui quella notte è di turno in ospedale; ovviamente il nostro accetta ed il medico gli indica una serie di medicinali che sua mamma deve assumere prima dei pasti e le intolleranze alimentari: non può assumere latte e derivati, non può mangiare  sughi, pena il non digerire. Gianni lo rassicura, il medico se ne va, trova una nuova sistemazione per la tranquilla signora Grazia.

Vediamo il nostro nel suo habitat naturale, la cucina, che sta preparando per cena la pasta al forno con la mozzarella sotto le precise istruzioni di zia Maria, una vera esperta. L’intollerante Grazia comincia ad assaggiare durante la preparazione, il nostro la redarguisce, per lei ci sono le verdurine.

La mamma nobildonna accetta di sedere a tavola con le altre, tranne Marina che si è offesa perché Gianni le ha tolto dalla camera il televisore per portarlo a sua mamma, e si è chiusa in camera, senza nessuna intenzione di uscirne. Cenano, senza Marina,  sbevazzando un po’ tutti, poi il nostro le sistema a letto, sembra tutto sotto controllo quando si accorge che Marina non solo è uscita dalla stanza, ma ha lasciato l’appartamento!

Esce immediatamente alla ricerca e fortunatamente la trova in un bar che sta mangiando e bevendo, e soprattutto non vuole tornare a casa, si sta divertendo troppo. Riesce ad ammansirla e portarla a casa e questa Marina gli fa delle avances, poi tutto sembra calmarsi, controlla le altre signore e scopre Grazia a letto che sta mangiando la pasta al forno, l’ha finita!

La mattina dopo a colazione vediamo le varie signore fraternizzare tra loro, divertirsi. Il nostro eroe, provato. In casa non c’è niente da mangiare ed è Ferragosto, ma sua mamma insiste perché si festeggi tutti assieme, preparerà una tavola speciale, in più Marina gli offre 100 euro, Gianni esce ed aiutato dal vichingo, uno sbandato che il protagonista incontra durante le sue commissioni per un bicchiere, si procura il vino e le verdure, ma le pescherie sono chiuse ed allora il vichingo con lo scooter lo accompagna al fiume da dei romeni che stanno pescando, comprerà dei cefaletti che preparerà al forno con le patate, accompagnato da continui brindisi col vino bianco.  Dopo il pranzo telefona a Marcello e concorda il ritiro della madre e ricorda alle altre che a breve saranno prelevate, loro protestano , vogliono stare assieme tutto il giorno di Ferragosto. Gianni sembra irremovibile, ma Marina gli  allunga 300 euro ed allora telefona a Riccardo per rimandare il ritiro, però le avverte, niente grandi cose per cena, solo un brodino, una minestrina vegetale. FINE.

Scrivendone, mi sono reso conto che a fronte di una piccola storia fa riscontro una sceneggiatura molto complessa, stratificata, ricca, arguta. Mi convinco una volta di più che i buoni film esistono solo a fronte di buone sceneggiature, non ci sono scappatoie. E non è un caso che De Gregorio abbia studiato sceneggiatura e recitazione ed abbia iniziato la sua carriera come sceneggiatore.

Anche l’argomento non è banale, parlare di vecchiaia non offre molto appeal, inoltre essere rispettosi e sarcastici, facendo sorridere e divertire su un tema così pesante, non è banale, ed infatti quasi tutti ne stanno alla larga. Bravo De Gregorio.

Questo film vinse a Venezia 2008 il Premio opera prima e l’anno successivo vinse ai Nastri d’Argento  ed al David di Donatello come Miglior regista esordiente.

Ciao

Evandro

 

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