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Melius Club

L'ultimo film che avete visto, al cinema, in casa, dove volete...


Messaggi raccomandati

Inviato
Il 22/7/2022 at 08:38, argonath07 ha scritto:

un film allucinante

Ma ti è piaciuto o no?

Inviato
Il 19/7/2022 at 08:22, Partizan ha scritto:

i miei precedenti giudizi erano formati dalla semplice ignoranza della sua incredibile vicenda artistica.

Complimenti per l'umiltà e l'onestà con cui hai guardato e valutato il film su Morricone.

  • Melius 1
Inviato

Visto ieri al cinema Elvis di Baz Luhrmann.

Mi è piaciuto molto: un caleidoscopio di immagini, luci, canzoni con l'abilità tipica del regista di miscelare il tutto e proporre allo spettatore un film bello e divertente. 

Il tutto con la capacità di raccontare l'ascesa e la drammatica caduta di u artista unico, che ha segnato indubbiamente la storia della musica dei decenni successivi. 

Il film mi è piaciuto molto nonostante non sia un fan di Elvis (anzi).

 

  • Melius 1
Inviato
Il 19/7/2022 at 08:22, Partizan ha scritto:

Incipit terribile: lodi sperticate a mitraglia: “unico, genio, meraviglioso”, in perfetto stile fagocitante televisivo; irritante in maniera esagerata.

Se non sei abituato ai documentari biografici in effetti viene questa impressione quando cominci la visione. 

È un format: ti assicuro che iniziano tutti così. 

Inviato
Il 20/7/2022 at 09:30, crosby ha scritto:

Trama volutamente criptiche, devo rivederlo per almeno capire il senso del film

Benvenuto nel suo mondo.

Non è l'unico film di Nolan che si è obbligati a guardare più volte e per Tenet due non ti basteranno. 

Anche con Memento è così. 

Dunkirk è così e altri suoi film sono così (Inception).

Nolan è fissato con "il tempo". Bisogna accordarsi con il metronomo che lui imposta.

Lo adoro, sa davvero fare cinema e soprattutto va visto al cinema per un coinvolgimento totale.

  • Melius 1
Inviato
Il 20/7/2022 at 09:30, crosby ha scritto:

the tenet

Perdonami ma è TeneT, altrimenti parti già col passo sbagliato ☺️☺️

Inviato
Il 18/8/2022 at 19:53, raf_04 ha scritto:

Complimenti per l'umiltà e l'onestà con cui hai guardato e valutato il film su Morricone.

Ti ringrazio per i complimenti , comunque assolutamente immeritati: con un po' di onestà intellettuale non ci vuole poi molto a riconoscere le nostre ignoranze, il nostro smisurato non sapere...

Ciao

Evandro

analogico_09
Inviato
Il 19/7/2022 at 08:22, Partizan ha scritto:

[Morricone] Poi diventa, dopo i grandi successi, anche economici, un must e firma le colonne sonore per i registi più impegnati Bellocchio, Petri, Pasolini, Ferreri, Pontecorvo, Bertolucci, Lizzani, Cavani, Taviani e poi ancora, fuori dai confini nazionali, Malik, Bunuel, De Palma, Carpenter, Joffe, Almodovar, Oliver Stone, Tarantino; con centinaia e centinaia di colonne sonore si afferma a livello globale per la riconoscibilità, l’originalità e la forza caratterizzante della sua musica. Dopo i trionfi, i tardivi riconoscimenti.

 

 

Bella rece, Evandro. Penso sia meglio precisare a scanso di fraintendimenti che Morricone scrisse la colonna sonora per "Leonor", 1975, un bel gotico/horror ambientato in luoghi molto suggestivi, con M. Piccoli, Liv Ulman e Ornella Muti, diretto dal regista Juan Luis Bunuel  figlio del grande, immenso Luis Bunuel che non si avvalse mai della collaborazione di quell'Ennio Morricone che forse resta uno dei più prolifici, se non forse il più prolifico autore di musiche per film di ogni genere.

La sua ricetta vincente fu la "semplicità e credo anche l'umiltà. Di quest'ultima caratteristica mi accorsi nella conferenza stampa del film che fece seguito all'anteprima del fim, una tragica storia dell'olocausto: "Senza Destino (Fateless)" del regista ungherese Lajos Koltai.
Presente insieme al regista e ad alcuni interpreti, nel rispondere alle domande della stampa Morricone (si era nel 2005, Morricone già al massimo della celebrità mondiale) spiegò con la disponibilità schietta e candida che si usa tra pari in una discussione amichevole al bar o al salottino di casa le sue scelte compositive. Andando a memoria ricordo che si soffermò sulle ragioni per le quali aveva scelto di scrivere una musica dalle "semplici" melodie [molto cinematografiche] senza complicazioni "dissonanti".., quasi per "giustificare" (si fa per dire...) di non aver fatto cose troppo "intellettuali"...
Fu il modo con il quale si rese disponibile a scendere dalla cattedra senza restarvi seduto con il distacco proprio degli artisti "superbi", che me lo fece guardare con occhi diversi rispetto all'idea che solitamente il pubblico si fa dei grandi "divi" dell'arte e dello spettacolo, più che per il grande interesse della sua umile "lezione" di un uomo ed artista semplice e profondo.

 

 

 

Inviato

Oggi mi sono guardato 2 volte consecutive Elvis, era da tanto che non succedeva, ora lo riguarderei una terza.. 

Inviato

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SOFFIO  di Kim Ki-Duk Drammatico, 84’, Corea del sud, 2007.

 

***1/5 **

  (3,5/5)

 

Me lo sono proiettato ieri sera in dvd, audio pessimo con difficoltà a seguire i pochissimi dialoghi.

 

ATTENZONE VIENE SVELATA LA TRAMA, FINALE COMPRESO.

Film strano basato sul concetto che la respirazione è vita, con ovviamente il suo contrario; simbolico, diverso nelle immagini e nell’immaginario dei protagonisti, dei veri alieni.

Yeon, giovane sposa e madre coreana con una vita borghese apparentemente monotona e “normale” scopre che il marito la tradisce. Mentre sta guardando la televisione con la figlioletta, sente la notizia che un condannato a morte ha tentato il suicidio in carcere, ed è il suo secondo tentativo.

La sua vita cambia, sente il desiderio-necessità di incontrarlo. Abbandona l’appartamento e con un taxi raggiunge la prigione. In un primo momento le viene negata la possibilità della visita in quanto non parente, poi una strana entità umana con occhiali da sole, ne vediamo talvolta il riflesso sui vetri (pare sia Kim Ki-Duk stesso), che controlla tutto su un monitor con le telecamere di sicurezza,  le accorda la visita.

Yin, il prigioniero, scopriremo che è in attesa dell’esecuzione perché ha ucciso moglie e due figlie, nel corso dell’intero film non spiaccicherà neanche una parola, è  stupito di ricevere visite, si presenta e da subito apprezza la volontà di Yeon di farlo star bene, di metterlo a suo agio.

Sconvolgente la cella, fatta solo di un nudo pavimento in legno su cui quattro prigionieri con divisa blu sono sdraiati per terra, spesso uno sopra l’altro, un microcosmo di affetti, rancori, gelosie.

Nelle successive visite la giovane allestisce un ambaradan della madonna tappezzando le pareti della sala-incontri in funzioni delle simulazione delle varie stagioni (richiamo ad un altro film di Kim Ki-Duk) con suo abbigliamento adeguato e con tanto di canzoncina in tema cantata da lei.

Nella prima visita simula la primavera, e si presenta al carcere poco vestita, nonostante l’imminente inverno, dopo la cantatina i due giovani avvicinano i loro corpi ed iniziano a baciarsi, ma suona il campanello di fine visita, andandosene lei gli lascia la foto di sua figlia che lui attaccherà sulla parete in cella, ma un altro detenuto gay, geloso la fa sparire.

Nella successiva mette in scena l’estate ed alla fine si baciano con passione, lei gli lascia una sua fotografia che nuovamente viene tolta e mangiata dal ragazzo gay, supportato dagli altri due.

Il marito comincia a non reggere la situazione, lascia l’amante nel tentativo di ricostruire il rapporto; la cosa sembra possibile, ma alla televisione danno la notizia del nuovo tentativo di suicidio in carcere di Yin.

Lei decide di andare a trovarlo e stavolta la accompagna il marito; dopo la messa in scena dell’autunno, i due si avvinghiano e fanno l’amore, controllati dalle telecamere, ma indisturbati. Alla fine lei gli lascia una sua foto nuda che puntualmente gli viene rubata, ma questa volta per essere copiata in un graffito sulla parete.

Durante il ritorno, probabilmente lei sterza il gippone del marito, che va fuoristrada e lei si ferisce, ha il volto tumefatto.

Durante l’ultima visita è nuovamente accompagnata dal marito, ma questa volta c’è anche la figlioletta. Mentre lei è nella sala ricevimenti, questa volta non allestisce niente, fuori inizia a nevicare, il papà sveglia la bambina, escono dall’auto ed iniziano a giocare costruendo pupazzi.

Nella spoglia sala ricevimenti i due iniziano a baciarsi con passione, lei gli tiene strette le narici impedendogli di respirare, fintanto che interverrà la guardia a separarli e riportare Yin in cella.

Lei esce ed inizia a fare a palle di neve con marito e figlia, tutti hanno una mira incredibile, lei bacia con passione il marito e mentre la famigliola riunita fa ritorno a casa in auto,  cantando una canzoncina sulla neve, in cella il giovane gay al colmo della gelosia mette un braccio attorno al collo di Yin per soffocarlo, ed il nostro piangendo lo lascia fare… finisce il film.

Questa pellicola di Kim Ki—Duk prosegue l’esplorazione delle nuove incomunicabilità e l’impossibilità di condurre una normale esistenza in una società mostruosa, esprime il modo estremamente personale di fare cinema del regista. Non ha fatto nessuna scuola,  non ha frequentato l’ambiente e neanche tanto le sale cinematografiche, ha imparato a fare cinema facendolo, da qui il suo modo di porsi estremamente originale, con l’aggiunta della estremamente diversa cultura di provenienza, ecco perchè scaturiscono opere così avvincenti, disturbanti.

Non posso dire sia stata una visione piacevole, neanche avvincente, ma disturbante e parecchio proprio si.

Devo ancora vedere i suoi ultimi film, (ultimi in tutti i sensi data la scomparsa per Covid del regista) non si trovano nelle sale, non si trovano su dvd, ma non disperiamo.

Ciao

Evandro

 

 

Inviato

 

 

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I tempi che cambiano di André Techiné  Sentimentale, 90’, Francia, 2004.

 

** ***

 (2/5)

Me lo sono proiettato ieri sera in streaming, da Amazon Prime.

ATTENZIONE VIENE SVELATA LA TRAMA, FINALE COMPRESO.

Di una banalità sconcertante, cercando di nasconderla con una miriade di personaggi altrettanto banali ed assolutamente non indagati, una ripresa con movimenti di macchina dinamici, una rumoristica esagerata, eccessiva, ma alla fine… il niente!

IL tema è l’amore che non muore mai, non si capisce se l’ex critico dei Cahiers du Cinéma abbia avuto un cattivo risultato oppure sia  una furbata con due attori nei ruoli di protagonisti di sicuro richiamo, la già bolsa Catherine Denueve ed un relativamente ancora in forma Gerard Depardieu; tuttavia anche la loro recitazione, per non parlare dei ruoli secondari, non è mai convincente e si percepisce il puro mestiere.

Antoine e Cecile sono stati rispettivamente il loro primo amore, poi si lasciano e la ragazza si fa una vita sposando una persona arrivata professionalmente e con dieci anni più di lei e successivamente un medico marocchino, trasferendosi a Tangeri dove fa la presentatrice radiofonica, e dove ogni tanto la raggiunge il figlio, omosessuale un po’ spaesato, che abita a Parigi con una ragazza marocchina con figlio a carico.

Antoine ha avuto successo nel suo lavoro, ma non ha mai dimenticato Cecile; trent’anni dopo decide di farsi trasferire a Tangeri per cercare di riaverla, e ci riuscirà, aiutato dal fatto che il marito di lei se ne andrà con una ragazza marocchina, la sorella gemella della compagna del figlio di Cecile.

Insomma banalità e luoghi comuni a iosa, per un intreccio da soap opera.

Assolutamente perdibile.

 



Ciao

Evandro

 

Inviato

 

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.

PRANZO DI FERRAGOSTO di Gianni Di Gregorio Commedia, 75’, Italia, 2008.
 

**1/5 ***

(2,5/5)
 

Me lo sono proiettato ieri sera in streaming dalla piattaforma Prime.
 

ATTENZIONE, SVIENE SVELATA LA TRAMA DEL FILM, FINALE COMPRESO.
 

Ricordo che quando uscì, questo filmetto ben pensato e ben congegnato, mi piacque parecchio.

La sua intelligente brevità, la sua leggerezza, le interpretazioni pure leggere delle signore con i loro volti sconosciuti, l’autoironia dell’interpretazione del protagonista, il regista Di Gregorio, con il bicchiere di bianco sempre in mano, fecero brillare questa piccola opera nel panorama desolato e “pesante” del cinema nostrano recente.

Pur mantenendo queste caratteristiche, la nuova visione ha lasciato un po’ di delusione: divertente si, spigliato si, leggero si… ma ho avvertito un pelo di noia, ma sono contento di averlo rivisto.

Gianni, un signore di mezza età, senza grande arte né parte, si occupa a tempo pieno della sua mamma, nobildonna decaduta che conserva i tic e le manie della categoria sociale. Il suo volto ligneo, sembra una scultura scavata grossolanamente su un tronco, la sua leonina capigliatura improbabilmente bionda e curata, fanno capire che è una rompicazzi, continua a fare richieste al figlio, che praticamente vive in sua funzione. L’andamento lento dello scorrere della sua vita sembra non dispiacere troppo al nostro Gianni, anche se lo costringe a vivere in ristrettezze; lo vediamo infatti andare a fare la spesa ed aggiungere il conto al sospeso che ha con il negoziante .

Proprio di ritorno da una di queste commissioni, lamentandosi per la feroce calura capitolina di agosto, sul giroscale di casa incontra l’amministratore del condominio che tranquillamente riceve, mentre la madre manco gli aveva aperto la porta. Luigi, l’amministratore gli ricorda tutti i debiti che ha in sospeso, non paga le spese condominiali da anni, e gli ricorda che i suoi coinquilini intendono fargli una ingiunzione in tribunale; Gianni con la sua birretta in mano per rinfrescarsi, non si scompone minimamente, tranquillo precisa che è tutto occupato con sua mamma, che non ha disponibilità, quando questo Luigi a sorpresa, gli propone di estinguere praticamente tutti i debiti col condominio se accetterà di ospitare la sua anziana madre per quella notte. Deve raggiungere moglie e figli in vacanza e non sa dove mettere la madre, non vuole certo lasciarla sola.

Gianni finge difficoltà, ma poi evidentemente accetta, anche la mamma mostra la sua approvazione alla scelta, gli hanno perfino dato la chiave dell’ascensore, che gli era stata tolta per morosità, da usare con discrezione, senza farsi vedere.

La sera suona il campanello e l’amministratore si presenta con mamma e zia Maria, Gianni protesta, non sono gli accordi, non ha spazio, non sa come fare, ma il Signor Luigi gli allunga dei bigliettoni e la cosa si risolve.

Quando il signor Luigi se ne va, Gianni si affaccia al balcone e lo vede che una volta in strada, sale sulla sua grossa auto sportiva, ne scopre il tettuccio e… ne sale una avvenente giovane, altro che famiglia!

Sistema mamma Marina nel divano letto e zia Maria in una cameretta, sembra tutto tranquillo.

Nelle immagini successive vediamo Gianni che riceve Marcello, il suo medico che lo visita, gli misura la pressione (ha 110 di minima!) e lo rassicura sulla sua salute, deve solo fare a breve una bella serie di controlli. Lui lo ringrazia ed il medico gli chiede di ospitare per la notte sua mamma, la badante romena è in vacanza e lui quella notte è di turno in ospedale; ovviamente il nostro accetta ed il medico gli indica una serie di medicinali che sua mamma deve assumere prima dei pasti e le intolleranze alimentari: non può assumere latte e derivati, non può mangiare sughi, pena il non digerire. Gianni lo rassicura, il medico se ne va, trova una nuova sistemazione per la tranquilla signora Grazia.

Vediamo il nostro nel suo habitat naturale, la cucina, che sta preparando per cena la pasta al forno con la mozzarella sotto le precise istruzioni di zia Maria, una vera esperta. L’intollerante Grazia comincia ad assaggiare durante la preparazione, il nostro la redarguisce, per lei ci sono le verdurine.

La mamma nobildonna accetta di sedere a tavola con le altre, tranne Marina che si è offesa perché Gianni le ha tolto dalla camera il televisore per portarlo a sua mamma, e si è chiusa in camera, senza nessuna intenzione di uscirne. Cenano, senza Marina, sbevazzando un po’ tutti, poi il nostro le sistema a letto, sembra tutto sotto controllo quando si accorge che Marina non solo è uscita dalla stanza, ma ha lasciato l’appartamento!

Esce immediatamente alla ricerca e fortunatamente la trova in un bar che sta mangiando e bevendo, e soprattutto non vuole tornare a casa, si sta divertendo troppo. Riesce ad ammansirla e portarla a casa e questa Marina gli fa delle avances, poi tutto sembra calmarsi, controlla le altre signore e scopre Grazia a letto che sta mangiando la pasta al forno, l’ha finita!

La mattina dopo a colazione vediamo le varie signore fraternizzare tra loro, divertirsi. Il nostro eroe, provato. In casa non c’è niente da mangiare ed è Ferragosto, ma sua mamma insiste perché si festeggi tutti assieme, preparerà una tavola speciale, in più Marina gli offre 100 euro, Gianni esce ed aiutato dal vichingo, uno sbandato che il protagonista incontra durante le sue commissioni per un bicchiere, si procura il vino e le verdure, ma le pescherie sono chiuse ed allora il vichingo con lo scooter lo accompagna al fiume da dei romeni che stanno pescando, comprerà dei cefaletti che preparerà al forno con le patate, accompagnato da continui brindisi col vino bianco. Dopo il pranzo telefona a Marcello e concorda il ritiro della madre e ricorda alle altre che a breve saranno prelevate, loro protestano , vogliono stare assieme tutto il giorno di Ferragosto. Gianni sembra irremovibile, ma Marina gli allunga 300 euro ed allora telefona a Riccardo per rimandare il ritiro, però le avverte, niente grandi cose per cena, solo un brodino, una minestrina vegetale. FINE.

Scrivendone, mi sono reso conto che a fronte di una piccola storia fa riscontro una sceneggiatura molto complessa, stratificata, ricca, arguta. Mi convinco una volta di più che i buoni film esistono solo a fronte di buone sceneggiature, non ci sono scappatoie. E non è un caso che De Gregorio abbia studiato sceneggiatura e recitazione ed abbia iniziato la sua carriera come sceneggiatore.

Anche l’argomento non è banale, parlare di vecchiaia non offre molto appeal, inoltre essere rispettosi e sarcastici, facendo sorridere e divertire su un tema così pesante, non è banale, ed infatti quasi tutti ne stanno alla larga. Bravo De Gregorio.

Questo film vinse a Venezia 2008 il Premio opera prima e l’anno successivo vinse ai Nastri d’Argento ed al David di Donatello come Miglior regista esordiente.

Ciao

Evandro

 

Inviato

 

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HO AFFITTATO UN KILLER di Aki Kaurismäki Commedia, 85’, Finlandia, Svezia, 1990.
 

**** 1/5 *

(4,5/5)
 

Me lo sono proiettato ieri sera.
 

ATTENZIONE, VIENE SVELATA LA TRAMA, FINALE COMPRESO.

Sono parecchi anni che ho acquistato questo dvd, non l’avevo mai visto per il timore di restare profondamente deluso, in quanto quando lo vidi in sala, quarant’anni fa, mi parve un piccolo gioiello.

Preciso che l’ho apprezzato ancora più di allora, mi è sembrato perfetto: immagini bellissime, gestite in un modo da risultare ancora innovativo, una ironia che circola per tutta la durata del film, e davvero di altissimo livello, per non parlare delle straordinarie interpretazioni, su tutte quella di Leaud e di Kenneth Colley, il sicario che ha il compito di eliminare il protagonista.

Henri Boulanger è un solerte impiegato che conduce una misera vita solitaria, senza contatti sociali, senza affetti, senza amore in una desolata, ma coloratissima Londra.

La sua azienda viene acquisita da un gruppo industriale, e come sempre accade, le efficienze vengono individuate nel ridurre il costo della manodopera, nel licenziare i lavoratori. Henri sarà il primo ad essere licenziato, perché –guarda caso- è straniero, è francese infatti. Come ricompensa dei quindici anni di servizio, gli sarà regalato un “orologio d’oro” che Henri impegnerà al Banco dei Pegni per 5 sterline.

La sua vita era solo lavoro, non sa capacitarsi della nuova situazione, entra in un emporio ed acquista tre metri di buona corda ed un gancio a vite. Tornato a casa avviterà il gancio al soffitto, vi passerà la corda e si lancerà, ma il gancio si stacca e lui rotola a terra. Ripiega infilando la testa nel forno ed apre il rubinetto, ma gli va storta anche questa: viene proclamato lo sciopero del gas in tutta Londra!

Decide di cercare dei professionisti, dei sicari; si reca in una zona molto squallida e povera, entra in un pub, ordina una bibita (è astemio) e cerca i contatti giusti. Lo vediamo consegnare mille sterline ad uno spilungone smilzo, gli consegna la sua foto e l’indirizzo della sua abitazione, chiedendogli di sbrigare la commissione in pochi giorni perché è proprio stufo. Lo rassicurano che avverrà a breve e sarà un lavoro professionale. Si intrattiene con un paio di avventori al pub, grandi bevitori e vagamente romantici, gli chiedono perché mai ha scelto di farsi eliminare, lo invitano a desistere, ma lui dichiara di essere irremovibile e torna a casa.

Inizia ad aspettare, ma si annoia ad aspettare e decide di andare al pub di fronte a casa sua, dove probabilmente non era mai stato, affigge per i suoi sicari l’indicazione su un cartello che affigge sulla porta di casa, che è andato al pub. Entra e lui che non ha mai fumato e bevuto, ordina un pacchetto di sigarette ed un whiskey doppio. Entrambi non gli dispiacciono, ordina altri pacchetti di sigarette ed altri whiskey.

Entra nel pub una signora a cercare di vendere le rose che ha in un cesto, è Margaret e nessuno se la fila la bionda dai capelli corti nel suo abito rosso cremisi, ma Henri la invita a sedere e bere con lui ed immediatamente se ne innamora.

Ma professionalmente, il killer incaricato, lo spilungone, è già sulle sue tracce, entra nel pub ed a questo punto Henri e Margaret fuggono e lei lo porterà a casa sua. Ma il killer li segue, individua abitazione ed appartamento, Henri sfugge nuovamente di un pelo al killer. Su invito della sua nuova compagna decide di informare l’organizzazione che intende rinunciare ad essere ucciso, ma tutta una serie di situazioni e coincidenze non portano al risultato voluto, anzi viene ripreso da una telecamera in una gioielleria dove due balordi, involontariamente, avevano ucciso il proprietario, la stampa esce con la sua foto in prima pagina, indicato come il colpevole.

Henri dopo un soggiorno in uno squallido alberghetto con Margaret, cambia nascondiglio e si nasconde al cimitero di Hampstead da Vic, un francese che tiene una hamburgheria.

Fortunatamente vengono arrestati i veri colpevoli ed Henri è scagionato dall’imputazione, ma nel frattempo il suo killer lo ha raggiunto al cimitero, ha fretta di concludere perché ha un cancro ai polmoni e gli resta poco da vivere. Raggiunto Henri, sono faccia a faccia, il killer blattera sui fallimenti della propria vita ed inaspettatamente punta il revolver contro se stesso e si uccide.

Henri corre velocemente in strada, deve raggiungere Margaret alla stazione alle 20.30 per fuggire insieme all’estero; nel frattempo Margaret sopraggiunge velocissimamente in taxi per comunicargli che è stato scagionato e per un pelo il tassista non lo investe! FINE

"Mi sembra che i registi britannici non riescano più a fare delle commedie inglesi vecchio stile. Così devo andarci io a farne una..." affermo Kaursmaki; ma in realtà Londra ed i suoi abitanti sembrano una landa finlandese, con la sua classe operaia, i suoi personaggi perdenti, marginali.

Tuttavia resta un gran bel film: assolutamente consigliato!


Ciao

Evandro

 

  • Melius 1
Inviato
9 ore fa, Partizan ha scritto:

Aki Kaurismäki

Tra fine '80 e inizio '90 ha diretto molti bei film.

Inviato

 

Viking

(Russia, 2016 - attualmente disponibile su NowTv)


Film [imho] "di propaganda" che riprende, tra storia e leggenda, gli eventi che portarono alla formazione del primo nucleo di quella che poi sarebbe diventata la Russia, nella città (nel film rappresentata come poco più di una fortificazione in legno) di Kiev.

Siamo intorno all' anno 1000, il protagonista Vladimir, principe variago (da qui il titolo "Viking"), sostenuto da guerrieri di diversa provenienza, tra cui i mercenari vichinghi, lotta contro i suoi fratelli, per avere il predominio in quella fascia che va dal mare del nord fino ai confini con l'impero bizantino a sud. Proprio i bizantini (nel film detti "romani", come questi appellavano sé stessi) lo tolgono da una situazione incerta proponendogi una alleanza in cambio della conquista (per loro conto) della città di Cherson sul mar nero...

.

Evitando troppi dettagli (è storia ma è anche un film quindi vorrei lasciare molto ancora da scoprire e da assaporare a chi decida di vederlo) diciamo che il culmine "nazionalistico" (dal punto di vista russo) è rappresentato dalla conversione di questo popolo, ancora pagano, al cristianesimo ortodosso, scena sottolineata con adeguata retorica visiva in quanto segna appunto la nascita del primo nucleo di quella che diventerà la Russia.

.

Perché raccomandare un film pur giudicandolo "propagandistico"? Perché la storia di quanto avviene ad est del Sacro Romano Impero è fuori dai nostri libri scolastici (non da quelli universitari ovviamente); se ne fanno solo brevi cenni ed a qualcuno (ad esempio a me) sembra quasi che quelle nazioni (Russia, Bielorussia, Ucraina, e tutto quanto ad est rimase fuori dell' impero Bizantino prima e dell' impero Turco poi) sembrano nascere quasi da nulla, come se quei popoli non avessero una storia.

.

Ecco, questa è a mio avviso l' attrattiva principale del film: cambiare il punto di vista da cui si guarda la storia. L' Europa Occidentale non film non c'é, è come se non esistesse,  siamo al di là di quella "cortina" che prima di esser stata (sia pure per brevi decenni) "di ferro" è stata innanzitutto la insanabile frattura tra seguaci del Papa di Roma e seguaci della chiesa di Bisanzio, tra chi pregava (e forse pensava) in latino e chi pregava (e forse pensava) in lingua greca (e poi anche in lingua slava). Una frattura che risale ai tempi di Costantino, la cui divisione dell' impero in due, pur non essendo la prima, fu quella che si fissò nei secoli e, in un certo senso, ha ancora oggi delle conseguenze.

Ciò accade non solo per le sopravvenute differenze di mentalità e di costumi ma soprattutto perché, non dimentichiamolo, gli storici, con le loro narrazioni quasi sempre viziate da un punto di vista localistico, sono i primi, non sempre involontari, "pusher" del nazionalismo e della guerra.

Non c'é forse qualche storico russo che andando a rivangare storie come quella narrata nel film appoggia più o meno direttamente il supposto "diritto" dei russi di invadere l' Ucraina?

.

(un po' di Italia nel film c'é: le scene ambientate nella chiesa di Cherson sono state girate all' interno delle chiese di Ravenna. La magnificenza dell' architettura e dei mosaici fa intuire allo spettatore lo choc estetico (prodromo alla conversione, ma questo non film non è esplicitato più di tanto) subito dai pagani delle steppe che praticavano i loro riti in una radura fangosa in cui si ergevano rozze figurazioni in legno, una sorta di totem.)

 

Inviato

Fish Tank, no working class britannica, molto bello.

  • 2 settimane dopo...
Inviato

Il senso della bellezza, documentario/film visto su Prime

Mi è piaciuto parecchio

Tra scienza e arte, immagini e musiche molto evocative, a tratti poetiche

Uno sguardo al mondo affascinante delle particelle, visitando il Cern...

Consigliato

 

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