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Melius Club

L'ultimo film che avete visto, al cinema, in casa, dove volete...


Messaggi raccomandati

Inviato

 

SICCITÀ di Paolo Virzì Drammatico, 124’, Italia, 2022.
 

 

 

**1/5 ***

   (2,5/5)
 

Visto ieri sera in sala.
 

 

Siccità, il Short Cuts de noantri è la prima cosa che ho pensato uscendo dalla sala.

E, secondo me, palesemente Virzì si è rifatto al grande film di Altman, ed è un  vero peccato perché un film più lineare e con meno personaggi avrebbe permesso maggiore controllo e conseguentemente efficacia dell’opera. Ed è, ripeto un peccato, perché comunque ha cose buone, riesce a trasmettere ansia con le scene, lo straniamento dei personaggi e delle situazioni in una Roma decadente di fine impero.

Buone prove attoriali, sempre gli stessi, e svolto bene a livello tecnico non fanno mai veramente decollare il film, né a restituirgli una sufficiente credibilità, i rimandi ad Altman sono banali, l’investimento del ragazzo da parte della donna in auto, il cadavere galleggiante in piscina richiama la scena dei pescatori a cui si attacca un cadavere di donna alla lenza, e via dicendo.

A differenza degli altri film di Virzì, qui è proprio la sceneggiatura a far acqua, a non creare veri personaggi, ma spesso macchiette, a costruire banalmente gli intrecci delle varie vicende.

Peccato, tuttavia il film si lascia guardare senza creare grossi fastidi.
 

 

Ciao

Evandro

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Inviato

Su Sky : Titane ottimo film allucinante.

Inviato

The killer di John woo. Gran capolavoro imperdibile. Voto 8.5

Inviato

Il prigioniero di Amsterdam di Hitchcock disponibile su Prime che non conosceco. Insolito film di "propaganda" del periodo bellico ma sempre di classe.

Inviato

@Napoli Direi qualcosa di più di "buon film". 

Per il mio gusto uno dei più belli degli ultimi anni.

  • Melius 1
Inviato

Va bene era la seconda volta che lo vedevo ,lei bravissima.

  • 2 settimane dopo...
Inviato

La stranezza

Farsesco, spassoso, visionario.

Inviato

@Guru Già ordinato! 10€ spedizione compresa... caspita!


Grazie, ciao

Evandro

Inviato

@Partizan Sono le storie degli ultimi partigiani di Bologna, raccontate dalla loro viva voce e sceneggiate in immagini con attori. Molto toccante. Purtroppo i veri protagonisti di queste vicende ci hanno lasciato tutti in questi ultimi anni. Il partigiano che all'inizio ha il tricolore al collo, che nella realtà era il nonno della ragazza conturbante, ci ha lasciato a 100 anni esatti. La ragazza ieri sera era in sala assieme all'attore e regista che interpreta il tedesco tonto. Non è più così provocante ma è ancora una bellissima donna.

Inviato

Secret Love

Dispersivo, ondivago, sfocato.

 

Inviato

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BOILING POINT - IL DISASTRO È SERVITO di Philip Barantini Drammatico, 92’, Gran Bretagna, 2021.

 

*** **
 (3/5)

Visto ieri sera in sala.

 

ATTENZIONE VIENE SVELATA LA TRAMA DEL FILM, FINALE COMPRESO.

 

Vi dico subito: non andatelo a vedere! Non vi darà niente, vi caricherà solo di ansia.

Realizzato molto bene, un unico piano sequenza (afferma il regista, io tendo a non crederci) che spazia tra alcuni ambienti della cucina e le sale di un ristorante di alto livello, con la frenesia e le problematiche tipiche della cucina di un ristorante, aggravate dalle condizioni psico-fisiche dello chef, Andy, un cinquantenne in carriera che sta avendo molto successo professionalmente, ma con la vita affettiva che sta andando a rotoli: ha difficoltà a comunicare col suo unico figlio, si è appena lasciato con la moglie, abusa di alcool e cocaina, ed inevitabilmente trasmette questo disagio, questo profondo malessere al gruppo, anche se, bisogna riconoscerlo, si assume sempre le proprie responsabilità.

Molto realistico, l’unica perplessità è sull’alto livello del ristorante: in cucina lavorano quasi tutti senza guanti e toccano tutto, per quel che capiamo hanno un menu banale, impiattamenti che da noi fanno meglio nelle osterie di periferia, un servizio al tavolo più da mc donald che da ristorante: bottiglie di vino da centinaia di sterline portate già aperte, sbatacchiandole, al tavolo senza nessuna presentazione o prova di assaggio… forse aveva ragione Mary Short la direttrice del college linguistico che ho frequentato (senza profitto) a Dublino: ”english are animals, not humans”.

Ottime le riprese della macchina da presa di Matthew Lewis, e dello stesso alto livello le recitazioni dei protagonisti, risultato ancora più apprezzabile se consideriamo che il piano sequenza unico non consente il rifacimento di scene non venute particolarmente bene, onore al merito!

Il film inizia con Andy, lo chef protagonista, che arranca velocemente per cercare di raggiungere il ristorante con un ritardo non esagerato, continua a telefonare, trova segreterie, lascia messaggi, ma non è tranquillo per niente. Entrando ordina un caffè doppio ed entra in cucina dove trova un ispettore dei servizi sanitari, che spulciando trova parecchie cose che non vanno, ed alla fine l’ispettore comunica allo chef che il 5, punteggio massimo, che avevano avuto nella precedente visita passa a 3, niente di eclatante gli comunica il pignolo ispettore, ma tante, troppe piccole cose non a posto.

Andy incassa e nella riunione indetta dalla capo sala, figlia del contitolare di maggioranza, difende i suoi collaboratori, si assume la responsabilità del declassamento ed afferma che nella prossima ispezione torneranno ad avere il punteggio massimo e tranquillizzando la sua equipè li esorta a mettersi al lavoro per preparare la cena, i primi clienti sono già arrivati. Vediamo una dicotomia, come spesso avviene negli ambienti di lavoro, dove una parte -in questo caso quelli in cucina- si fa un mazzo della madonna tra prodotti che mancano (colpa di Andy che non li ha ordinati) e tempi stretti, ed i camerieri che se la prendono con comodo, svolgono male il loro servizio, cazzeggiano, ridono e scherzano tra loro, protetti da Beth, la poco capace capo sala.

Ad un certo punto Beth annuncia ad Andy che sarà a cena da loro Alastair Skye, precedente datore di lavoro e mentore di Andy, che si incazza come una bestia per non essere stato avvisato per tempo. Questo Skye oltre a gestire un famoso ristorante è una star televisiva, conduce infatti uno di quei format dove si cazzeggia di cibo e di cucina, ed ha un successo travolgente. Lo chef si irrita ancora di più quando scopre che il suo ex capo è accompagnato da una nota giornalista che recensisce ristoranti.

Appena arrivano Andy va al loro tavolo ed a parte le piccole perfidie del suo ex capo, la situazione sembra sotto controllo.

Torna in  cucina e con l’aiuto prezioso di Carly, il suo vice, donna energica e sensibile, iniziano a preparare i piatti della serata. Qualche problema con qualche cliente cafone, qualche scazzo in cucina con i giovani ultimi arrivati, con un lavapiatti scansafatiche, ma tutto precariamente, e con forte tensione, procede.

Arriva una giovane coppia, lui ha informato la caposala che durante la cena chiederà la mano alla fidanzata, quindi si impegneranno al massimo per creare un contorno del più alto livello possibile. Quando arriva la giovane passano subito l’ordinazione e lei correttamente indica la sua allergia alla frutta secca.

La serata va avanti tra continue tensioni, tre giovanotti chiedono delle bistecche, non sono a menu, non ne fanno, ma siccome i tre dichiarano di essere degli influencer subito Beth ordina  alla cucina di arrangiarsi, ma di servire le tre bistecche; Carly dopo un piatto di agnello riportato in cucina perchè non cotto, si infuria e fa presente alla capocameriera che l’agnello va cotto così, rosa, alle rimostranze della caposala dà in escandescenze ed annuncia che si licenzierà.  Andy torna nuovamente al tavolo del suo ex titolare e siccome l’accompagnatrice-recensitrice è uscita per fare alcune telefonate, Skye ne approfitta per scagliarsi contro il suo ex pupillo, ricordandogli che gli deve quanto prima restituire le 200.000 sterline che gli ha prestato, ne ha assolutamente bisogno, eventualmente è disposto ad entrare in società con lui; lo chef giovane gli ribatte che non è possibile, non ha un pound, e lui può dire e chiedere tutto quello che vuole. Rientra la signora ed Andy ha l’opportunità di fuggire in cucina, ma è una serata speciale, deve proprio succedere di tutto. La ragazza con l’allergia inizia a stare male , la soccorrono, la portano all’aperto, chiamano l’ambulanza che la porta in ospedale, sembra non sia così grave. Il cuoco rientra e prova a capire come possa essere successo, la ragazza francese che le ha preparato il piatto avendo finita la salsa ne ha utilizzato un’altra, ma è stato Andy a darle questa indicazione e la nuova salsa conteneva olio di noci!

Skye esorta Andy, anzi glielo ordina, di scaricare la colpa su Carly, deve salvarsi la faccia, insiste, lo minaccia, ma inutilmente, Andy se ne assumerà la colpa. Durante la serata ha dovuto più volte interrompere telefonate col figlio (che ha appena vinto una gara di nuoto) e la ex moglie, abbandona la cucina e si reca in uno stanzino dove riempie di gin la borraccia bianca, dove lo abbiamo visto ripetutamente sorseggiare durante la serata,  si fa una riga di coca e telefona alla ex moglie che riconosce il suo stato; inizialmente nega, ma poi si lascia andare e confessa di essersi appena fatto, poi butta la coca avanzata in un recipiente dove svuota anche la borraccia e la bottiglia di gin, esce dallo stanzino, barcolla e poi crolla a terra, finisce il film.

Gli accadimenti, le sfighe, ma ancor più il ritmo serrato degli avvenimenti stessi dettati dalla necessità di tenere in movimento la camera nel piano sequenza continuo, creano nello spettatore un malessere profondo, inutile, perchè non porta da nessuna parte, non dà empatia col protagonista, non esprime una vera critica sociale… è malessere puro.

Non andate a vederlo! Vi dico solo che sono13 anni che sono in pensione e stamattina mi sono svegliato che stavo sognando che ero in ufficio incasinatissimo ed incazzatissimo con i miei colleghi e collaboratori, ansioso e sfiancato. Non andate a vederlo.

 

Inviato

Il piacere è tutto mio

Brillante, graffiante, minimale.

Inviato

Uno dei sempre più rari film la cui la visione in sala non solo è preferibile, ma assolutamente necessaria. Molti i momenti in cui ciò che si vede sul grande schermo diventerebbe invisibile sul televisore. Molti i momenti privi di dialogo, molti i momenti privi di azione. Un "mattone", direbbero in molti. Una bella esperienza, visiva e non solo, dico io.

 

pantera nevi.jpg

  • Thanks 1
Inviato

 

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Le buone stelle – Broker di Kore'eda Hirokazu  Drammatico,  129’,  Corea del sud, 2022.

 

**** *

 (4/5)

 

Visto ieri sera in sala.

 

ATTENZIONE, VIENE SVELATA LA TRAMA DEL FILM, FINALE COMPRESO.

 

La buona mano registica, la complessità dei temi trattati e la struggente bellezza delle immagini, dei volti e delle interpretazioni (e scusate se è poco) fanno perdonare qualche situazione improbabile e qualche eccesso di complessità.

Il film mi è piaciuto molto, mi ha pervaso con la sua indagine poetica sulla solitudine dell’individuo di oggi, sui suoi tentativi, abbozzi di ricostituire nuovi aggregati sociali, su nuovi basi.

La famiglia, tema centrale del cinema di Kore’eda, può superare i vincoli di sangue, di parentela ci viene suggerito dal regista; famiglia può essere un nucleo sociale dove le individualità cercano legami, sostegno, riferimenti, anche se formata da persone estranee, con una storia, un vissuto molto diversi tra loro.

Anche l’indagine dell’individuo è molto aperta, e ci lascia intendere che anche nei peggiori individui (e cosa può esserci di peggiore di un trafficante di essere umani, di neonati nella fattispecie?) covano sempre dei sentimenti positivi e delle attenzioni verso gli altri e che quello che siamo dipende anche dall’imprinting ricevuto nella nostra infanzia, di cui, per gran parte non siamo responsabili.

Temi enormi come si vede, ma elaborati e proposti quasi con leggerezza, sussurrandoci che dobbiamo cercare soluzioni nuove. Le grandi capacità registiche di Kore’eda gli permettono di raggiungere questo risultato.

Dopo la trasferta francese nel 2019 a girare  Le Veritè con Denevue e Binoche (l’unico suo film che non ho visto, maledetta pandemia), il regista si sposta in Corea e con attori locali tra cui Song Kang-ho, il meraviglioso protagonista di Parasite, su paesaggi e volti lontani da quelli giapponesi, realizza questa intensa opera.

So-young giovane madre in fuga, dopo aver commesso un delitto, abbandona il suo neonato presso un “baby box” di una chiesa, non lo inserisce nell’apposito contenitore per non essere ripresa dalle telecamere. Tra i panni del bambino lascia un biglietto con il nome del neonato a cui aggiunge l’ intenzione di andare a riprenderselo senza indicare però il proprio nome ed numero di telefono; tutto questo permetterà a Sang-hyun e Dong-soo, che gestiscono una attività criminale di vendita di neonati, di intercettare, portare all’esterno e di cercare di piazzare il piccolo a qualche coppia danarosa impossibilitata ad avere figli.

Dong-soo era stato sua volta abbandonato in fasce dalla madre, non voleva essere adottato nella speranza sua madre venisse a riprenderselo, motivo per il quale aveva passato una buona parte della sua vita all’orfanotrofio, diventando un riferimento ed un idolo per gli altri bambini, compresi quelli delle generazioni successive a cui continuerà a fare visita.

Sang-hyun, con una famiglia distrutta alla spalle ed una figlia di una decina di anni, che durante l’ultimo incontro lo invita a non andare più a trovarla, dato che la mamma sta aspettando un fratellino, gestisce anche una lavanderia-stireria, che non gli consente di vivere, tanto meno di saldare i debiti che ha contratto con dei malavitosi.

So-young, la giovane madre decide di riprendersi il figlio, ma le strategie che aveva messo a punto per non essere riconosciuta le si ritorcono contro; deve scendere a patti con i due trafficanti, cosa che per lei, giovane e bellissima prostituta non è un problema, ne ha viste di cotte e di crude.

Le sta bene che suo figlio non stia con lei, non faccia il suo tipo di vita, quindi sì all’adozione-vendita, ma a genitori che vadano bene anche a lei. Si unisce ai due e con uno scassatissimo furgone partono alla ricerca di un compratore del pargolo; ovviamente tutti i contatti e le transazioni saranno gestite via internet, e quindi li vediamo sempre attaccati allo smartphone. Non è chiaro come spartiranno l’eventuale incasso, il prezzo medio per la vendita di un neonato è di 10.000.000 won coreani, equivalenti a poco più di 7.000 euro, una miseria, ma loro proveranno a chiederne 20.000, 30.000, 40.000.

Il primo contatto va buco perché la coppia acquirente vuole trattare il prezzo al ribasso, giudicando il neonato brutto, avrebbe le sopracciglia troppo sottili (in realtà è bellissimo). La madre insorge e si scaglia contro la coppia, offendendoli. Ovviamente salterà la vendita.

Nel frattempo abbiamo visto una coppia di ragazze su un auto che seguono a debita distanza il furgone. Scopriremo che sono due poliziotte in borghese che stanno da tempo pedinando i due trafficanti, con l’intento di beccarli sul fatto, ed arrestarli.  Quando avranno informazioni sulla ragazza e scopriranno che è ricercata per l’omicidio di un suo cliente, decideranno immediatamente di intercettarla e costringerla a collaborare con loro.

Inevitabilmente Sang-hyun accetta e piazza microfoni su di lei e gps sul furgone. Le due agenti quindi sono in grado di ascoltare i discorsi fatti dai tre adulti più un ragazzino Jin (?) che si è nascosto nel furgone per fuggire dall’orfanotrofio dove erano stati. Oltre ad ascoltare le discussioni sul come fare a vendere il neonato, sentono gli altri discorsi, intuendo una empatia tra le persone tutte, un affetto, una qualche forma di solidarietà. Ne sono stupite, però proseguono nel loro intento di incastrare i due trafficanti.  Costruiscono un incontro, istruendo una giovane coppia, ma all’atto pratico troppo sicuri di se, i due improvvisati attori, fanno sorgere dei sospetti nei trafficanti, che cominciano a fare domande su farmaci e sostanze che il maschio avrebbe preso per combattere, la sterilità, mettendolo in crisi e smascherandolo.

Via di nuovo sul furgone, tutti uniti, compatti nelle scelte e con atteggiamenti di affettuose confessioni. Jin,  durante il lavaggio a spazzoloni del furgone abbassa il finestrino provocando una doccia generale, tutti ridono e si divertono, ma il neonato inizia a stare male ed ad avere la febbre alta, cosa per cui Jin si incolperà all’infinito. Con sprezzo del pericolo e dell’incolumità personale portano il neonato all’ospedale per farlo visitare, la madre li ringrazia turbata. Per fortuna non è niente di grave ed il piccolo si riprende velocemente.

Continuano a spostarsi col furgone alla ricerca dei compratori, con alle calcagna la coppia di poliziotte, che intercettando i discorsi percepiscono che le quattro individualità spiate, a momenti assumono le sembianze di un gruppo, quasi di una famiglia, ed iniziano ad interrogarsi, a porsi delle domande.

La giovane madre è su un crinale, da una parte collabora con le poliziotte per far arrestare i suoi compagni di viaggio, questo le garantirà un importante sconto di pena, dall’altra trova sempre più empatia, affetto e sostegno da parte di queste persone; addirittura Dong-soo, ricordando le sue sofferenze in orfanotrofio, arriva ad ipotizzare un loro arresto per favorire la giovane mamma, per permetterle di tornare prima dal suo bambino, grazie a sconti di pena appunto.

Trovano una coppia giovane e ricca, che sarebbe perfetta, se non ci fosse la precisazione da parte del maschio che dall’accordo il piccolo non dovrà più vedere sua madre; capisce che è una cosa dura e concede alla giovane 24 ore di tempo per decidere. Il giorno dopo quando si rincontrano il marito precisa che si è reso conto della crudeltà della sua richiesta, e dopo averne discusso con la moglie, sono giunti alla decisione che la madre potrà vedere il suo bimbo tutte le volte che vorrà… la coppia perfetta per l’adozione, ma irrompe la polizia ed arresta tutti.

 

 

Nelle scene finali vediamo il piccolo cresciuto al mare con la poliziotta capo, e suo marito, a cui So-young, la mamma, aveva chiesto di custodire e proteggere il figlio durante la sua prigionia ridotta a 3 anni.  La poliziotta chiama al telefono la mamma, che ora lavora ad un distributore di benzina, e tutti gli altri protagonisti per un incontro in un parco, per decidere su cosa fare e come comportarsi col bambino, una decisione “allargata”. Vediamo la mamma che lascia il lavoro, la vediamo entrare in un parco, veniamo a conoscenza che i mancati genitori adottivi hanno incontrato molto spesso il bambino, vediamo una foto della combriccola del furgoncino, traballante sullo specchietto presumibilmente del furgone stesso guidato dai brokers ed infine vediamo Jin, il ragazzino che fa l’autostop, immaginiamo per raggiungere il luogo dell’incontro, un’auto si ferma… e finisce questo magico film, tra le struggenti  note della colonna sonora di Jung Jaeil, colonna sonora che ho riascoltato (potenza dello streaming) mentre scrivevo queste note.

Grande è la capacità di raccontare di Kore’eda, che non si limita a descriverci storie, personaggi, ma si spinge molto oltre: oltre le inquietudini, le contraddizioni che attraversano ed incrinano questa incredibile fase storica, ci sussurra, suggerisce che ci sono delle vie di fuga, fughe evolutive, partendo da quanto c’è di positivo, di aggregante nella personalità umana, anche nelle persone più abbiette.

Non un film di ipotesi, di teorie, ma una poetica ricerca di valori condivisi e condivisibili, di evoluzione della specie umana, abbandonando l’individualismo sfrenato, proposto-imposto come modello sociale, e vediamo i risultati a cui ci ha portato!

E tutte queste grandi cose, con leggerezza, in punta di penna si direbbe se fosse un testo, ma è molto di più, è la difficilissima combinazione-contaminazione che è il cinema, tra immagine, parola, movimento, musica, ritmo e moltissimo altro, quello che rende così difficile fare anche un “film normale”.

Onore al merito ed ancora  tanti bei film, mi raccomando Mr. Kore’eda!

Assolutamente consigliato a chi non ha una visione preconcetta della società, dei ruoli e quant’altro.

Ciao

Evandro

 

 

Inviato

@Partizan Anche a me è piaciuto, snche se non lo metto fra i miei film preferiti di questo regista.

L'ho visto in lingua originale (coreano) e non ho capito se ha girato in tale lingua per ragioni di budget o per far recitare il formidabile attore protagonista.

"Le verità" forse lo puoi recuperare su RaiPlay, io l'ho visto lì (se c'è ancora oggi non so).

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