Partizan Inviato 10 Novembre 2021 Autore Inviato 10 Novembre 2021 Ariaferma di Leonardo Di Costanzo Drammatico,117', Italia, 2021. **1/5 *** (2,5/5) Visto ieri sera in sala. ATTENZIONE, VIENE SVELATA LA TRAMA, FINALE COMPRESO. Due ottime prove attoriali di Servillo, prezzemolo del cinema italiano, e soprattutto di Orlando per un film ben girato, attento ai dettagli, ma che in definitiva non mi ha comunicato quasi niente, se non la tensione perché da un momento all’altro potevano esplodere episodi di violenza. La faberiana “Di respirare la stessa aria dei secondini non mi va” mi è tornata alla mente più volte durante la visione, ma emotivamente non mi sono mai sentito né dalla parte dei carcerati, manco in quella dei poliziotti, che mi sono parsi più cialtroni e irrispettosi delle regole e della legge che umani. Dopo una partita di caccia notturna, una decina di guardie carcerarie sedute davanti ad un bel fuoco brindano per il loro trasferimento imminente, dato che l’enorme e fatiscente struttura carceraria è stata chiusa. Ma quando rientrano trovano una sorpresa: nella nuova prigione, in fase di ultimazione, non c’è posto per tutti i detenuti, ed esattamente dodici dovranno rimanere “per qualche tempo” nella vecchia struttura e saranno sorvegliati da un manipolo di agenti, il cui comando per anzianità spetta al maresciallo Gargiulo-Servillo, così dice la direttrice del carcere nell’abbandonarlo. Dà anche precise disposizioni circa la proibizione alle visite e l’utilizzo di cibo preconfezionato, dato che le cucine sono state chiuse ed il personale trasferito nella nuova prigione. I carcerati “animalmente” percepiscono le difficoltà dei carcerieri ed ogni situazione è vissuta con tensione, con sfida, fino al servizio pasti in cella, nelle vaschette di cartone-metallo. Il cibo viene giudicato pessimo e rifiutato, la tensione sale, sullo sfondo il rumore di oggetti sbattuti contro le sbarre. Il detenuto Lagioia, giudicato un tiratore di fili, un puparo dai poliziotti, probabilmente una figura di rango della camorra, interpretato da un veramente splendido Orlando, si offre di cucinare lui per tutti… I carcerieri si riuniscono e, contrariamente ad ogni buon senso, misura di sicurezza, regolamenti Gargiulo-Servillo accetta la proposta, disponendo il suo controllo personale a vista di Lagioia mentre cucina. Gargiulo e Lagioia si confrontano, sempre in modo secco, essenziale su un ragazzo con grossi problemi, tale Fantaccini, che con una pletora di regresso microcriminale deve affrontare un processo dove rischia molto. Volti immobili, ingrigiti, intensi vorrebbero esprimere una umanità di cui le loro categorie sociali sono, in realtà, molto povere. Una sera, causa un brutto temporale, proprio quando sta iniziando la cena salta la tensione elettrica e rimangono senza illuminazione; naturalmente gli obsoleti generatori elettrici sono fuori uso (c’erano dubbi?) ed alla fine, sotto il fascio di luce delle poche torce a batteria dei poliziotti, i carcerati sono autorizzati a portare fuori le tavole dalle celle e pranzare tutti assieme al centro della grande sala su cui guardano le celle. Il defilato Lagioia invita a tavola i poliziotti, un maresciallo è schifato-sconvolto dalla proposta, ma Gargiulo accetta e con lui siedono a tavola un paio di carcerieri e cenano con i prigionieri che esprimono soddisfazione per quanto successo. Salta fuori una bottiglia di vino, Gargiulo è incredulo, ma noi sappiamo che in prigione, da sempre, arriva di tutto. Improvvisamente come era saltata, torna la corrente elettrica e l’illuminazione; i carcerati sono invitati a tornare nelle celle: una situazione di promiscuità, buoni movimenti di macchina fanno salire moltissimo la tensione, ma non succederà nulla, se non che finisce il film. Davvero non ho capito cosa volesse dirci il regista, che la prigione è un posto orribile lo sapevamo già, che “buoni e cattivi” condividono quasi sempre la stesse meschinità della vita… e anche su questo non avevamo dubbi. C’è un buon gioco sul rapporto tra gli umani negli spazi angusti, e su questo indubbiamente il regista ha fatto un buon lavoro, ma per me non è risultato sufficiente per apprezzare questo film, che comunque ha anche parecchi aspetti positivi. Ciao Evandro
Partizan Inviato 12 Novembre 2021 Autore Inviato 12 Novembre 2021 Contagion di Steven Soderbergh Thriller, 105’, USA, 2011. *** ** (3/5) Me lo sono proiettato ieri sera. Non appena saputo che l’ottimo Soderbergh, nel 2011 aveva realizzato un film su una pandemia con caratteristiche molto simili all’attuale, l’ho cercato sui servizi di streaming e non trovandolo mi sono messo a caccia del dischetto, comprandolo in versione Blu-Ray perché costava circa la metà della versione dvd, dallo stesso venditore… misteri. Le analogie con la pandemia in corso sono impressionanti, come identica è l’origine (la Cina) e l’elemento scatenante (pipistrello-maiale). Molto ben girato, con immagini pulite e molto belle, fa della compassatezza la spina dorsale del film ed indaga i vari aspetti medici e sociali del fenomeno, compreso l’aspetto fakes, dove un odioso blogger si costruisce una fortuna economica personale promuovendo un farmaco assolutamente inefficace. Un gruppo di star holliwoodiane interpreta i personaggi principali, con Matt Damon, Gwyneth Paltrow, Kate Winslet, Jude Law e certamente questo sarà stato un richiamo per il pubblico, ma pur nelle buone interpretazioni, toglie un po’ di credibilità al racconto. Importante l’aver capito la globalità del problema, dove con mezzi di trasporto veloci, aerei in primis, il virus si trasporta e diffonde nei posti più lontani del pianeta ed ad una velocità pazzesca. Forse perché un po’ troppo asettico e la curiosità di verificare le analogie con la situazione attuale, tolgono un po’ di fascino alla visione, resta tuttavia una grandissima domanda, ma se quasi 10 anni prima, un regista cinematografico, documentandosi opportunamente, è riuscito a prevedere tutto questo, come ha fatto l’OMS a risultare così spiazzata ed impreparata all’inizio del 2020? Ciao Evandro 1
dariob Inviato 16 Novembre 2021 Inviato 16 Novembre 2021 Morto Stalin se ne fa un altro. Commedia nera, del 2017, pervasa da un humor inglese, ma oltretutto fedele sul piano storico, a parte la tempistica delle varie vicende. Per me, oserei dire capolavoro: si ride di gusto, pur imorridendo di fronte al dramma della situazione dell' URSS. Guardatelo, non resterete delusi. - Anche merito del grandissimo Steve Buscemi, caratterista innumerevoli volte per i Coen, ma attore versatilissimo che qui fa Nikita Krusciov. Di lui come regista, vorrei segnalare il poco conosciuto The Interview, del 2007, una specie di piece teatrale con Sienna Miller, anche un po' sullo stile dei fratelli Coen, con vari rovesciamenti di fronte, che a me e' piaciuta molto.
Partizan Inviato 17 Novembre 2021 Autore Inviato 17 Novembre 2021 WELCOME VENICE di Andrea Segre Drammatico, 100', Italia, 2021. **1/5 *** (2,5/5) Visto ieri in sala. ATTENZIONE, VIENE SVELATA LA TRAMA DEL DILM, FINALE COMPRESO. Ho vera ammirazione per Andrea Segre come regista, per le idee chiare che ha, per la sua opera registica e per l’impegno e l’intelligenza che ci mette a perseguirli, ed ovviamente anche per i risultati che raggiunge. L’attenzione agli ultimi, anche quando si accosta alle vicende della sua terra veneta è sempre rispettosa ed encomiabile, le vicende che racconta sono aderenti alla realtà, ed in genere non troppo complesse, ma sufficienti per far emergere, contraddizioni e personaggi che esplora con rispetto ed acume. Eppure dico subito che il film di ieri non mi ha convinto, in alcuni momenti mi ha urtato, e dispiace dirlo è legato principalmente all’interpretazione, sopra le righe, di Pennacchi che pure è attore ed autore che mi piace moltissimo: i suoi monologhi di Pojana, sono allo stesso tempo indagini sociologiche caricate del senso del grottesco tipico della grande tradizione del teatro veneto. Perché è bene ricordarlo il Veneto non è stato solo Pojanistan, con si suoi padroncini che per i schei passerebbero sul cadavere della loro mamma, di imprenditoria criminale rispetto ai lavoratori ed all’ambiente, sagrestia democristiana e poi vandea leghista che incorona con l’80% dei voti (quasi) una nullità come l’attuale presidente della regione. E’ stata anche terra illuminata dalla potenza della repubblica marinara di Venezia, che fece risplendere per secoli le arti: Canaletto, Tintoretto, Giovanni Bellini, Tiepolo, Tiziano, Giorgione, Veronese, pittori assolutamente tra i più importanti nelle loro epoche. La sfilza di compositori della scuola musicale veneziana in età barocca, e la promozione dei grandi artisti dell’epoca, Antonio Vivaldi in primis. I grandi letterati Baffo, Lamberti, il sommo Carlo Goldoni… di questo grande passato ce ne dimentichiamo per primi noi veneti, tranne i leghisti che lo edulcolorano e travisano. Ma tornando al film, Andrea Pennacchi l’Alvise impacchettato nei suoi abiti troppo stretti, a significare la cafonaggine dell’uomo arrivato economicamente o che vuole arrivare, è il meno attaccato alla sua città dei tre fratelli nati e vissuti in Giudecca. Toni e Pietro fanno i pescatori, le pregiate moeche sono la loro principale fonte di guadagno, e tarano le loro giornate, la loro vita, sui ritmi naturali, con alzatacce alle 4 di mattina, navigando la magica laguna per raggiungere i luoghi di pesca. Alvise, a differenza dei fratelli, abita in una “bella casa”, affitta e poi offre ai turisti appartamenti, ed economicamente se la cava meglio dei fratelli. Il lockdown causato dalla attuale pandemia, toglie totalmente i turisti dalla città di Venezia, quindi lui si trova con gli esborsi degli affitti, senza poter incassare, e di lì una grande voglia di vendere la casa paterna, condivisa coi fratelli, o destinarla ad impieghi turistici… il futuro. Durante una uscita di pesca, con tempo che minaccia tempesta, Toni si allontana dagli altri, non vedendolo tornare il fratello Pietro lo raggiunge e lo trova morto. Dopo i convenevoli del funerale, Alvise parte subito alla carica per convincere a vendere la casa, la cognata, con cui avrà gioco facile, non ha reddito e deve pagare il mutuo, ma Pietro, l’altro comproprietario si rifiuta, lui vuol fare il pescatore. Insomma il conflitto, perso in partenza, tra chi vorrebbe continuare ad abitare e vivere a Venezia, pur nella sua specificità e fragilità e chi, incurante di tutto vuole solo ricavarne profitto e subito, favorendo gli squali immobiliaristi, per fare della città “un bel giro di giostra” di gucciniana memoria, e lasciarla al suo inevitabile destino, Mose o non Mose, dove hanno speculato mafiosamente ed intensamente, e tuttora continuano a farlo. Nonostante buoni momenti di dialogo in veneziano, opportunamente sottotitolati, spesso, soprattutto nella parte finale, si scade nello scontato, nel banale. E’ un peccato perché avrebbe potuto essere un gran bel film; comunque vedibile. Ciao Evandro 1
Partizan Inviato 17 Novembre 2021 Autore Inviato 17 Novembre 2021 ANTIGONE di Sophie Deraspe Drammatico, 109’, Canada, 2019. *** ** (3/5) Visto ieri sera in sala. ATTENZIONE, VIENE SVELATA LA TRAMA DEL DILM, FINALE COMPRESO. Una bambina algerina di pochi anni vede i corpi dei suoi genitori uccisi, buttati in strada davanti casa sua. Subito dopo la vediamo in aeroporto con nonna, sorella e due fratelli ad una dogana del Canada, dove ottengono rifugio. Vive con tutta la famiglia una condizione di rifugiata in aerea suburbana, con tutti i problemi relativi, ma questo non impedisce di far emergere la sua vivace intelligenza, e di brillare negli studi, vincendo anche un premio-borsa di studio. L’ottima regista Sophie Deraspe adatta una vicenda realmente successa alla tragedia classica, individuandone affinità, pur nella evoluzione in una società complessa come può essere quella canadese di Montreal, confinante con gli Stati Uniti. La vita scorre tranquilla in una apparente integrazione, dove solo la nonna non sa una parola di francese, la sorella Ismene lavora in un salone di bellezza e non aspira altro che averne uno suo, sposare una persona per bene, avere figli ed una bella casa, quella che chiama una vita normale . Più problematici i fratelli: Eteocle, un bel ragazzone sportivo ammirato e ben voluto da tutti ed il giovane Polynice, decisamente più problematico, spacciatore affiliato ad una gang di malviventi con precedenti penali. Una sera in un campetto di calcio pieno di ragazzetti, quasi tutti immigrati, irrompe la polizia, c’è un fuggi fuggi generale e nella confusione la polizia spara ed uccide Eteocle, al che il fratello più piccolo insulta ed aggredisce i poliziotti e sarà arrestato. Dati i suoi precedenti penali e la maggiore età, anche se ha appena 18 anni, sarà sicuramente espulso e rimpatriato in Algeria. Antigone non riesce ad accettare questa ingiustizia, Polynice ha semplicemente reagito all’ingiustificata uccisione del fratello da parte dei poliziotti; scopriremo e lo scoprirà con noi Antigone che anche Eteocle, quello che portava i soldi a casa, non era uno stinco di santo, ma anche lui era affiliato alla gang criminale, ma a livello più alto, più “rispettabile”. Antigone, ancora minorenne, decide di sostituire il fratello in galera per farlo fuggire. Si taglia i capelli, cerca di assomigliare il più possibile ad un maschio, poi con l’aiuto della nonna Menecee va a fare visita al fratello in carcere e si sostituisce a lui, che può uscire dal carcere per fuggire negli Stati Uniti. Poco dopo la ragazza viene scoperta e trasferita ad un riformatorio femminile. Qui vediamo emergere la grande intelligenza della ragazza, unita alle altre sue qualità: sincerità, onestà assoluta, amore per il prossimo, ricerca della giustizia, di una vera giustizia. Ed è proprio su questo aspetto finale, la ricerca assoluta della giustizia, di una giustizia superiore a quella degli uomini che ha fatto scattare nella Deraspe, la regista, il parallelo col testo di Sofocle. Antigone non si lascia sopraffare e sia in carcere che nelle udienze di processo, con la purezza dei suoi intenti, affascina e conquista chi le sta vicino. All’esterno sorgono comitati di sostegno per Antigone, favoriti da Hemon, suo compagno di classe ed innamorato, da sempre affascinato dall’intelligenza e dall’integrità di Antigone, cui lei decide di concedersi pur sapendo che non ci sarà futuro per il loro rapporto. Le autorità carcerarie, e non solo, sono imbarazzate ed intenzionate a sgonfiare il caso a ricercare una soluzione soft per la ragazza ed infatti durante il processo, nonostante le dure e pure prese di posizione della ragazza, il tifo da stadio dei giovani presenti in aula, che vengono allontanati, sembra andare in questa direzione risolutiva, fino a quanto la pubblica accusa dice di avere un nuovo elemento: il colloidale di Polynice, il giovane fratello, anziché fuggire si è fatto arrestare e sarà rimpatriato in Algeria. La nonna Menecee deciderà di seguirlo in Algeria, mentre sua sorella Ismene rivendica il diritto a farsi una vita, normale. Nelle scene finali vediamo in aeroporto, scortati dalla polizia ,Polycene, nonna Menecee ed Antigone; durante il percorso la ragazza incrocia, “vede” se stessa, con nonna e fratelli all’arrivo in Canada, immagini potentissime. Grande opera civile, una grande capacità di visualizzazione della vicenda e delle situazioni ed individuazione degli attori, a cominciare dalla splendida Nahema Ricci, ragazza franco-tunisina di origine, al suo spettacolare esordio cinematografico, come moltissimi altri attori del film. L’intensità, la luce, la fermezza del suo sguardo è sconvolgente, dà la forma di reale tragedia classica alla vicenda, analoga a chissà a quante altre, a questo film. Da vedere! Ciao Evandro
Guru Inviato 19 Novembre 2021 Inviato 19 Novembre 2021 Se avete amato le atmosfere de "La isla minima" non perdetevi questo thrillerone... per me anche più bello. 1
Partizan Inviato 20 Novembre 2021 Autore Inviato 20 Novembre 2021 @Guru Grazie per la segnalazione. La isla minima mi era davvero piaciuta un sacco! Non è programmato in nessuna sala di Padova, ma vedo che è uscito da giorni, speriamo bene. Grazie ancora, ciao Ciao Evandro
Guru Inviato 20 Novembre 2021 Inviato 20 Novembre 2021 @Partizan A Bologna fortunatamente l'offerta cinematografica è sconfinata. Nonostante qualche critica lo stronchi per me è un grande thriller moderno. Sottogenere che amo tantissimo. A proposito, hai visto lo stupendo "Omicidio al Cairo"? Io ho avuto l'occasione proprio all'indomani del caso Regeni, tragica casualità...
Partizan Inviato 20 Novembre 2021 Autore Inviato 20 Novembre 2021 @Guru Penso sia la città con più offerta cinematografica di qualità d'Italia. Non lo ho visto, non amo i film di genere, a meno che non sia bello; ma non andrò mai a vedere un film perchè è un thriller, un western e via dicendo. Amo l'autorialità, e qualsiasi film bello, a d esempio mi sono visto più volte Joker, il film che ha vinto Venezia... la prima volta in sala a Venezia, sala gremitissima, in posizione infelice, ma mi ha stordito! Una delle ultime volte che sono stato a Bologna, al ristorante VIA CON ME di via S. Gervasio, a pranzo, nel tavolo accanto al mio era seduto Farinelli, non ho resistito e sono andato a ringraziarlo per l'opera meritoria che fa! Ciao Evandro
Guru Inviato 20 Novembre 2021 Inviato 20 Novembre 2021 @Partizan Farinelli per Bologna è veramente un vanto. L'ho ascoltato diverse volte presentare i film restaurati dalla cineteca, la sua passione è palpabile. Anch'io amo l'autorialità, però non disprezzo avventurarmi in film di autori sconosciuti, e i già citati Omicidio al Cairo e The dry sono state scoperte assolutamente piacevoli. A proposito della stupenda offerta cinematografica di Bologna, recentemente al Lumiere, il cinema gestito dalla Cineteca, ho visto Malombra, accompagnato in sala da pianoforte e synth. Inutile dire quanto sia stata bella l'esperienza. Introduceva Farinelli. https://programmazione.cinetecadibologna.it/proiezione/malombra/?repeat=3604&festival-edition=1477https://programmazione.cinetecadibologna.it/rassegna/cinema-del-presente/https://programmazione.cinetecadibologna.it/rassegna/cinema-del-presente/https://programmazione.cinetecadibologna.it/rassegna/cinema-del-presente/https://programmazione.cinetecadibologna.it/rassegna/cinema-del-presente/
Partizan Inviato 22 Novembre 2021 Autore Inviato 22 Novembre 2021 CORPUS CHRISTI di Jan Komasa Drammatico, 115’, Polonia, Francia, 2019. *** ** (3/5) Me lo sono proiettato ieri sera in DVD. ATTENZIONE VIENE SVELATA LA TRAMA, FINALE COMPRESO. Film cupo, permeato di violenza fisica ed ideologica in una Polonia da sempre oscurantista, legata ad un cattolicesimo becero ed oltranzista. Non conosco altre opere di questo regista quarantenne che sembra molto impegnato ad indagare la società polacca, la sua storia, quantomeno quella più recente, ma certamente ci sa fare: le atmosfere cupe, accompagnate da immagini poderose raccontano in modo allucinante una vicenda allucinante, anche se trae origine da una vicenda realmente accaduta in Polonia. Il film inizia in un riformatorio dove, tra violenze ed abusi, è fortissimo il senso religioso, ed il cappellano della prigione, Tomasz è molto seguito e rispettato, in particolare dal giovane Daniel, affascinato dalle prediche del prete. Il ragazzo è rinchiuso da parecchi anni per un orrendo crimine, ma vede spalancarsi le porte dell’istituto per il trasferimento, legato al tentativo di recupero, ad una falegnameria in un paese lontano dal riformatorio. Appena arrivato, una serie di equivoci lo fanno scambiare per un giovane prete, ed il parroco gli chiede di sostituirlo per un breve periodo in cui lui sarà in ospedale per dei rilievi, dopo un malore che ha avuto. Non ha la formazione che gli permetta di svolgere le varie funzioni religiose, ma con determinazione, improvvisazione e carisma riesce ad essere credibile, anzi trainante per la piccola comunità, che solo un anno prima è stata provata con la morte in un incidente stradale di cinque ragazzi e l’autista dell’altra auto, subito individuato come il responsabile della tragedia e ripudiato, come pure sarà ripudiata la povera moglie. Il sentimento di certezza della responsabilità è molto forte e condiviso in modo ferreo dalla piccola comunità. Daniel che si farà chiamare padre Tomasz, come omaggio al prete del riformatorio, con una pratica liturgica poco ortodossa, ma vissuta dalla comunità come autentica ed ispirata svolge molto bene il suo ruolo, indirizzando il “suo gregge” verso la carità ed il perdono; riuscirà perfino a “riabilitare” l’investitore dell’auto dei cinque ragazzi ed a far riaccogliere nella collettività la sua vedova. Peccato che un giorno, dopo averlo visto celebrare messa, si presenta in confessionale un suo ex compagno di riformatorio, che tenta di ricattarlo e non avendo avuto compenso, lo segnala al vero don Tomazs che andrà a riprenderselo per riportarlo in riformatorio. Qui, in un atteggiamento ostile generale, ritrova il fratello del ragazzo che aveva ucciso e che con la sua enorme prestanza fisica decide di dargli una lezione, lo pesta, ma Daniel reagisce e con una violenza inaudita fracassa il ragazzone; Daniel ferito, sanguinante e sconvolto è aiutato da Pinczer, il ragazzo che l’aveva tradito, a fuggire. In contemporanea abbiamo visto Marta, la figlia della perpetua e sorella di uno dei cinque ragazzi morti nell’incidente, e con cui Daniel aveva fatto l’amore in canonica, lasciare il suo paese in autostop. Non mi ha convinto del tutto, questo film, ma sicuramente è svolto con maestria registica, momenti di forte tensione, un grande plus è la straordinaria interpretazione di Bartosz Bielenia nella parte di Daniel. Ciao Evandro
Partizan Inviato 6 Dicembre 2021 Autore Inviato 6 Dicembre 2021 È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino Drammatico, 130', Italia, 2021. ** *** (2/5) Visto ieri sera in sala. Che dire, brutto veramente, anche se non fastidioso come altri suoi film. Questo suo racconto della propria adolescenza in una Napoli, per la maggior parte popolata da mostri psicopatici, i suoi familiari, le persone che frequenta, è totalmente insulso, dire banale è troppo poco. Basti dire che Fabietto ad un certo punto dice che da grande vuol fare “il regista di film” senza fornire al momento, e per tutta la durata del film, uno straccio di motivazione, e manco un piccolo indizio… Non capisco come può il regista di Le conseguenze dell’amore (molto, molto bello) e del Divo, uno che dispone a differenza di altri registi italioti, di budget consistenti fare film così insulsi, e nello stesso tempo essere considerato il portabandiera del nostro cinema. Ricordo che questo film ha vinto il Leone d’argento all’ultima Mostra del Cinema di Venezia… misteri! La vita familiare del ragazzo, genitori, fratello insulso, sorella che non si vede mai-è sempre in bagno, vicini orribili, parenti peggio, è intramezzata alle vicende dell’arrivo di Diego Armando Maradona al Napoli, le speranze di riscatto che la popolazione ripone in questo super eroe, e che ovviamente saranno deluse, nonostante i grandi risultati del club, trainato dal genio calcistico del pibe de oro, e che lo porterà a vincere due scudetti, alcuni secondi e terzi posti nella classifica finale… Stucchevoli scenette, citazioni visive che vorrebbero essere di Fellini, Leone, Rossellini si risolvono in un racconto non coerente, affatto evocativo, come vorrebbe essere quello di un “magico periodo”. La discontinuità stilistica, immagini e situazioni buttate lì, non fanno un racconto, al massimo sono delle macchiette. Eppure credo che il caos di vita partenopeo avrebbe permesso ben altra visionarietà, ben altro pathos. La mano di dio è riferita al famoso primo dei due goal che Maradona fece contro L’Inghilterra, realizzato “di mano” e che porterà il titolo di campione del mondo all’Argentina, oltre al fatto che Fabietto si salva per non aver accompagnato gli amati genitori nella casa di montagna a Roccaraso per il fine settimana: lui resterà in città per la partita di campionato del suo amato Dieghito, pardon Napoli, sebbene l’incontro sia con una squadra minore, mi pare l’Empoli… per onorare il suo abbonamento alla curva sud che il papà gli ha regalato per il 18° compleanno. Questa assenza sarà fatale, i suoi genitori moriranno causa la perdita di monossido di carbonio della stufa, e molta enfasi sarà data nel film al fatto che i sanitari del Pronto Soccorso non gli faranno vedere i cadaveri dei genitori. Un contrabbandiere con cui stringe amicizia, San Gennaro, il munaciello, una zia schizofrenica e procace, una vetusta baronessa che abita al piano superiore e che lo inizierà al sesso, il regista napoletano Antonio Capuano che spara un po’ di cazzate, oltre ai suoi familiari sono il contorno di questa insulsa pellicola che termina con Fabietto in treno, diretto a Roma per studiare cinema, e ad una stazione intermedia vede il “munaciello” che lo saluta, come ad incoraggiarlo. Altro aspetto per me poco tollerabile la presenza di Servillo. Non ho niente contro di lui, è un bravo-bravissimo attore, l’ho visto anche a teatro ed ha indubbio talento, ma basta, nella decina o poco più di film italiani che ho visto negli ultimi 2-3 anni, lui era SEMPRE presente, ed in ruoli significativi ovviamente… Ciao Evandro
regioweb Inviato 7 Dicembre 2021 Inviato 7 Dicembre 2021 @Partizan non sono sicuramente un esperto di cinema ma il film di Sorrentino ha lasciato anche me un po’ indifferente, con l’eccezione di due cose: la sfolgorante bellezza mediterranea di Luisa Ranieri e la scena finale di Fabietto sul treno che si avvia verso il suo futuro... quando è partita Napul’ė non sono riuscito a trattenere la lacrimuccia
Partizan Inviato 7 Dicembre 2021 Autore Inviato 7 Dicembre 2021 @regioweb Sulla bellezza della bellezza della Ranieri Sorrentino non ha alcun merito, confermo che ha un buon appeal, c'è comunque di meglio, a mio avviso. Anche sulla bellezza della ballata e sull'interpretazione di Napule è, il regista non ha alcun merito, è un brano che sa vivere da solo. Ma avesse un po' di merito anche Sorrentino, direi che è comunque troppo poco per 130 minuti di film! 😉 Ciao Evandro
gorillone Inviato 7 Dicembre 2021 Inviato 7 Dicembre 2021 Il potere del cane su Netlix. Non c’entra nulla con il libro di Don Winslow, ma è tratto da un altro racconto omonimo di Thomas Savage. Beh, a parer mio, è lento come altri film della Champion, ma a me è piaciuto tantissimo. Interpretazione strepitosa di Benedict Cumberbatch, che già è o ammirato in The imitazioni game …. altro film bellissimo
argonath07 Inviato 8 Dicembre 2021 Inviato 8 Dicembre 2021 Ho sempre amato il genere "Horror" ma ultimamente di questi film ne ho visti pochi... Settimana scorsa ho approfittato di un po' di tempo libero per vedere 2 film dello stesso regista, di cui avevo letto ottime cose in rete: Hanno una cosa in comune, il fatto che non vedi l'ora che finiscano... Probabilmente sarò io che non li ho capiti, ma dire che sono insulsi è fargli un complimento...
LUIGI64 Inviato 8 Dicembre 2021 Inviato 8 Dicembre 2021 Visto Midsommar Inqualificabile, veramente pessimo 1
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