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L'ultimo film che avete visto, al cinema, in casa, dove volete...


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Inviato

Ieri sera ho visto The Last Duel, il bel film di Ridley Scott che ci narra di una vicenda accaduta nel XIV secolo tra due vassalli in Francia. Ho letto che il film non è stato un grande successo al botteghino, ma a me è piaciuto molto, sia per l'ottima recitazione (cast stellare con Matt Damon, Jodie Comer, Adam Driver e BenAffleck), sia per la precisa e avvincente sceneggiatura sia per l'ottima la tetra fotografia che ci porta diretti nella buio atmosfera medievale. Imperdibili le scene del duello tra i due contendenti, di un realismo impressionante.

Qualcuno l'ha visto?

Inviato

 

 

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SCOMPARTIMENTO N.6 di  Drammatico, 107’, Finlandia, Estonia, Germania, Russia, 2021.

*** **

(3/5)

 

Visto ieri sera in sala.

 

ATTENZIONE VIENE SVELATA LA TRAMA, FINALE COMPRESO.

Juho Kuosmanen, il simpatico regista ha aperto la proiezione ringraziando il pubblico in sala, “i film hanno bisogno di un pubblico”, un buon incipit.

Liberamente ispirato all’omonimo romanzo di  Rosa Liksom (che non ho letto), è ambientato in un mondo che non c’è più. La fine del secolo scorso, l’Unione Sovietica, un mondo non ancora omogenizzato, stritolato, frantumato dagli individualistici smartphone, il vero virus dei tempi moderni, lo scardinatore della privacy, lo strumento di controllo totale sull’individuo, con buona pace dei no wax.

Nel disfacimento dell’impero sovietico, si crea una nuova classe di intellettuali che attraggono intellettuali da tutta Europa, attirati dai fermenti artistici che si liberano immancabilmente quando la storia si produce in grandi virate. Soprattutto dai vicini paesi nordici, come la giovane finlandese Laura che frequenta l’Università di Mosca, è l’amante della professoressa Irina, che nel suo grande e lussuoso appartamento da’ continui ricevimenti e feste, partecipate dal bel mondo dell’intelligentia, quel mondo le piace, come le piace il lusso della casa, i begli oggetti, il concetto stesso di bello.

Irina e Laura programmano un viaggio a Murmansk, al circolo polare artico, per vedere i petroglifi, misteriose incisioni preistoriche. All’ultimo momento la professoressa rinuncia, ma Laura decide di partire da sola: sarà un lunghissimo viaggio in treno che attraverserà 2.000 chilometri di Russia del nord.

Appena accomodata sul suo scompartimento, il numero sei appunto, si rende conto che dovrà condividere l’angusto spazio con un buzzurro, un giovane russo, anche lui diretto a Murmansk, ma per motivi diversi, lui disoccupato, in cerca di un riscatto sociale affronta tutto questo per andare a lavorare, in condizioni proibitive, in una miniera di terre rare. Il giovane Ljoha, gran bevitore come tutti i russi, è un gran maleducato e quando si rivolge a Laura lo fa in modo brutale e volgare.

Laura chiede alla capotreno di poter cambiare scompartimento, ma è impossibile, il treno è pieno, la ragazza fa buon viso a cattivo gioco e, approfittando delle assenze del suo compagno di viaggio, confida alla sua telecamera le sue annotazioni ed impressioni.

Proseguendo il viaggio inizia a notare anche degli aspetti positivi nel giovane; lui prova anche ad abbordarla, ma quando si rende conto della distanza sociale rinuncia.

Il treno fa delle lunghe fermate in cui i passeggeri scendono. In una di queste occasioni, in cui Laura continua ad entrare in cabine telefoniche per provare a contattare Irina, che evidentemente la ha scaricata, Ljoha, dopo aver rubato una macchina, le propone di andare a trovare una vecchietta molto simpatica. Laura stranamente accetta e dopo un viaggio in una tormenta di neve, passerà una serata davvero divertente, bevendo come una pazza, ma notando anche il buon cuore del ragazzo che ha portato un sacco di provviste alla signora e che la mattina dopo si alzerà di buon’ora per spaccar un bel po’ di legna per l’ospite.

Laura è sempre perplessa nei confronti di Ljoha, ma ha anche dei moti di simpatia, come quando al vagone ristorante gli consegna un bel ritratto a matita che gli ha fatto mentre lui dormiva nello scompartimento, gli chiede anche che anche lui le faccia un ritratto, lui nascondendo il foglio con la mano lo porta a termine, ma non glielo consegna perché dice è troppo brutto.

Ad una fermata vediamo la capotreno discutere con un ragazzo, cercando di fargli capire che lui ha prenotato su un altro vagone, ma lui è finlandese e non capisce, interviene Laura che con la sua parlata finlandese rassicura il ragazzo, ed anzi lo invita nello scompartimento. Ljoha non gradisce l’intruso ovviamente e come rifiuto si mette a dormire. Il nuovo ragazzo è esattamente l’opposto di quello russo, tutto sorridente, educatino, ha una grossa custodia, ne tira fuori una chitarra ed inizia ad accompagnarsi il canto di dolci ballate folk, per Ljoha è troppo e ripetutamente abbandona lo scompartimento. Il giovane finlandese scende con la sua chitarra la fermata prima di Murmansk, sorrisi saluti, ma poco dopo Laura cerca la sua videocamera e si rende conto che le è stata rubata dal suo gentile connazionale; è molto dispiaciuta perché contiene tutti i ricordi di Mosca, le feste e le persone che frequentano la casa di Irina, oltre alla casa stessa. Ma se ne fa una ragione, la vive come una lezione di vita.

In prossimità dell’arrivo, e quindi della separazione, Ljoha e Laura vanno nel vagone ristorante, consultano il menu, Ljoha si affida a lei, ma non è rimasto più niente –il viaggio è ormai alla fine- solo dei miseri panini; Laura ordina champagne, il ragazzo assaggia, non gradisce e ordina una bottiglia di cognac, per pagarlo vende l’orologio al barman…

Scendono dal treno e le loro strade si dividono, vediamo Laura in hotel che cerca da subito una escursione per vedere i petroglifi, ma nella stagione invernale, le spiegano, non sono raggiungibili; mancano le strade, la neve è troppo abbondante…

Laura accetta di fare altre escursioni  che le risultano poco interessanti, prova a contattare personalmente dei tassisti per cercare un passaggio per i suoi reperti archeologici, ma deve essere veramente pericoloso, perché tutti declinano. Prende allora un taxi e si fa accompagnare alla fabbrica di Ljoha e lascia l’indirizzo del suo hotel a dei colleghi del ragazzo; lui è incredulo e felice e va a far subito  visita della ragazza in hotel. Venuto a conoscenza delle difficoltà che ha avuto, si offre di aiutarla a realizzare il suo obbiettivo. Trova velocemente un tassista che li accompagnerà, con grande abilità alla guida,  fino al porto da cui partono le spedizioni archeologiche.

Mare grosso, tempesta in arrivo  sono le motivazioni che tutti i pescatori adducono per rifiutare di trasportarli, ma finalmente uno accetta e li trasporta sull’isola. Qua li vediamo soddisfatti, Laura cammina sulle rocce guardando in basso, salta di qua in là, non sapremo mai se ha visto o meno questi petroglifi. Il tempo peggiora, inizia a nevicare, vediamo una imbarcazione apparentemente rovesciata su un fianco sugli scogli, i due ragazzi scherzano sul fatto se riusciranno mai a tornare indietro.

Ma poi vediamo un taxi che ritorna, accompagna Laura in hotel e prima di scendere il conducente consegna alla ragazza un foglietto di Ljoha, è il suo ritratto, quello che il giovane russo non aveva voluto consegnarle in treno, con una bella scritta: VAFFANCULO. Infatti appena saliti mentre Ljoha la importunava, le aveva chiesto come si dice “ti amo” in finlandese e lei prendendolo per il cūlus le aveva dato la traduzione appunto di vaffanculo…

Questo road movie dei sentimenti, della emancipazione, della ricerca della libertà, ha la particolarità di avvenire su rotaie, quindi un tragitto obbligato, che come ha detto qualcuno lo rende più legato al destino alla fatalità…

La splendida interpretazione della star russa emergente Yuriy Borisov  e della magnifica attrice finlandese  Seidi Haarla aiuta molto a vincere la monotonia della pellicola che, con una fotografia morbida ed impastata attutisce la durezza del paesaggio della steppa innevata, e la spigolosità dei personaggi.

Una ottima regia, decisa nelle scelte di fondo, che appunto si discostano moltissimo dal romanzo a cui è ispirato, nella progressiva definizione dei personaggi, nell’incastro delle situazioni, nonostante l’immancabile lentezza, lo rende accettabile e godibile. Non un capolavoro, ma vero cinema. Da vedere.


Ciao

Evandro

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Inviato

 

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TUTTI LO SANNO di Asghar Farhadi  Drammatico, 130’, Spagna, Francia, 2018.

**1/5 ***

  (2,5/5)
 

Me lo sono proiettato ieri sera.
 

ATTENZIONE VIENE SVELATA LA TRAMA DEL FILM, FINALE COMPRESO.
 

Ne avevano parlato così male di questo film europeo del grande Farhadi che le mie aspettative erano talmente basse da trovarlo bello, da apprezzarlo.

Poche storie, Farhadi  è uno dei pochi che sa davvero fare grande cinema, ne ha decodificato i meccanismi ed è in grado di gestirli a suo piacere, con i risultati che tutti conosciamo. Ed anche qui, in questa opera, ci sono delle riprese di altissima qualità, che mozzano il fiato; la produzione di alto livello gli ha permesso mezzi di cui probabilmente in precedenza non poteva disporre, e la pulizia e la bellezza delle immagini sono lì a testimoniarlo.

I meccanismi delle sue vicende-sceneggiature sono molto geometrici oltre che correlati tra loro, ed oltre alla estrema bravura degli attori a cui si rivolge, è lo scavo piscologico che fa sul personaggio ad aggiungere valore, nella essenzialità delle vicende, che a noi di cultura diversa spesso sembrano lunari, ma allo stesso tempo credibili, vere.

Forse sta qua l’inghippo, la presunzione del regista iraniano di gestire le psicologie dei personaggi europei, forse più complesse, sicuramente diverse e movimentando le vicende, il ritmo per adattarlo al nostro sistema di vita caotico. Il risultato è che nell’avvicendamento delle sequenze iniziali non si capisce quello che sta succedendo, creando fastidio. Uno stuolo di belle donne è affaccendato nella preparazione del matrimonio della sorella più giovane di Laura (Penelope Cruz) la protagonista col marito Javier Bardem che nella finzione filmica è Paco, amico ed in gioventù amante di Laura.

Scopriamo per gradi che Laura dopo la fine del rapporto con Paco, probabilmente anche a causa dei dissesti finanziari della famiglia, causati dalle perdite dello scorbutico padre ai tavoli di gioco, Laura è andata in Argentina, ha sposato Alejandro ed ha due figli.

Il ritorno al paese natio nella regione de La Rioja, zona a fortissima vocazione vitivinicola, Laura lo farà solo con i figli perché il marito ha inderogabili impegni di lavoro; evidentemente non è tornata a casa da parecchio tempo, trova molte cose cambiate, suo padre è diventato un vecchio con difficoltà a deambulare, è un po’ spaesata in tutto quel trambusto di preparativi, sua figlia Irene è scatenata, si apparta con un ragazzo sul campanile e apprende che sua mamma da giovane ha avuto una relazione con Paco, in paese “lo sanno tutti”, poi scorrazza per la campagna guidando a scavezzacollo la moto di un amico, e cadono anche.

Il giorno dopo tutti in ghingheri per la cerimonia, poi grande tavolate con cibo a iosa e conseguenti bevute, i partecipanti un po’ alticci fanno casino, danzano, poi ormai è sera fonda, parte l’illuminazione, tutti si danno da fare per farla ripristinare, Paco procura un generatore.

Laura sale in camera e trova la porta chiusa a chiave, continua a chiamare Irene che non risponde. Abbattono la porta e scoprono che la camera è vuota, sul letto ritagli di giornale di un rapimento di una bambina, qualche anno prima e nella stessa zona, l’epilogo fu tragico.

Tutti le sono vicini, iniziano le ricerche, nel frattempo Laura riceve un messaggio sul telefonino: è l’annuncio del rapimento che prevede un riscatto, con l’avvertenza di non avvisare la polizia per evitare una brutta fine alla ragazzina. Paco salta in macchina a folle velocità, sostiene che non possono essere lontani, ma non può sapere chi sono, né la direzione… la povera mamma è spaventata a morte, ma è determinata a fare in modo che la polizia non sia informata dell’accaduto.

Esplodono le prime tensioni, il litigioso e rompicojoni padre di Laura, viene prelevato da un bar dove stava insultando tutti ed imperterrito prosegue una volta a casa, rinfacciando che una volta era tutto suo, che tutti gli devono la posizione, il benessere che hanno, compreso Paco a cui imputa di aver comprato i terreni di Laura sottoprezzo, lei interviene a difesa di Paco, giustificando la vendita con la fretta che aveva di farlo e la scarsità di risorse economiche di Paco stesso, alla fine a lei andò bene così…

Cominciano le tensioni in famiglia, che si accentuano dopo che il cognato della protagonista con Laura e Paco sono andati a consultarsi con un amico, un poliziotto in pensione, che ascoltando i racconti comunica loro che il tipo di informazioni riservate di cui dispongono i rapitori, fa pensare a persone molto vicine, forse familiari stessi; inorridiscono, ma la tensione sale ulteriormente tra i familiari.

Laura telefona al marito Alejandro, gli racconta di quanto successo e gli intima di raggiungerla. Nel frattempo scopriamo che questo marito facoltoso, che aveva fatto una grossa donazione per sistemare la facciata della chiesa del villaggio, nel frattempo è fallito e sono due anni che è disoccupato, e la sua non partenza era legata ad un colloquio di lavoro, che tra l’altro non aveva avuto buon esito.

Arrivato dapprima sembra convinto di dover avvisare la gendarmeria, poi si ricrede e dice di confidare nel suo dio per la soluzione (forse in Iran caro Farhadi, qui da noi non funziona così); poi viene accompagnato dall’ex poliziotto che dopo averlo ascoltato gli precisa che se si rivolgesse alla polizia sarebbe il primo ad essere sospettato, vista la sua situazione,  e consiglia la combriccola di simulare una raccolta di soldi per permettere un allungamento dei tempi, almeno.

Paco il più benestante simula di voler vendere la sua campagna, le sue viti; va dal suo socio e gli propone l’acquisto, la notizia salta di bocca in bocca in paese, anche perché si dice che caratterialmente e come comportamenti Irene assomiglia troppo a lui.

Laura è sempre più determinata alla soluzione con pagamento del riscatto e per forzare Paco a mettere realmente a disposizione la somma richiesta gli rivela che Irene è realmente sua figlia! Dopo che si erano lasciati e che lei era andata a Buenos Aires, lei era tornata a far visita i genitori e si erano incontrati, poi mentre lui la accompagnava all’aeroporto per tornare in Argentina, avevano fermato l’auto ed avevano consumato un ultimo rapporto.

Tornata a casa si rese immediatamente conto di essere incinta di lui, voleva abortire, ma fu proprio Alejandro, il marito che insistette perchè la tenesse, vide il fatto come un segnale del suo dio, che gli offriva una via di scampo alla sua situazione di semialcolizzato, ed in effetti da allora non toccò più un goccio di alcool, e giurarono a se stessi che mai avrebbero rivelato a nessuno la vera paternità di Irene.

Le cose non vanno bene a casa di Paco, sua moglie Bea è convinta che sia tutto un raggiro per sfilargli i quattrini, con tutta la fatica che hanno fatto prima a bonificare quei campi e poi il grosso investimento di denaro e fatica a piantare e coltivare le viti, ma il carattere generoso ed irruento, con l’aggiunta della nuova responsabilità di padre, lo porta a vendere per raccogliere la somma del riscatto. Irene, come concordato, alla consegna dei soldi, viene rilasciata.

Tornato a casa Paco cerca invano Bea: sua moglie se ne è andata. Distrutto, ma con il viso sorridente di chi è convinto di aver fatto la cosa giusta si butta letteralmente sul letto.

Nelle scene precedenti avevamo visto Ana, la figlia di Mariana, sorella maggiore di Laura, raggiungere il marito (ufficialmente in Germania a cercar lavoro, con  il loro rapporto dichiarato agli sgoccioli nonostante abbiano una bambina di pochi anni) che insieme ad un’altra persona, apparentemente un immigrato, sta tenendo prigioniera la ragazza. Ana intima al marito di rinunciare al rapimento, di liberare immediatamente Irene, in caso contrario lei rivelerà tutto… hanno sbagliato a compiere una cosa del genere, e la situazione è diventata insostenibile! Il marito la rassicura, le dice che non è prudente lasciare libera una ragazza di sedici anni di notte, lo farà certamente la mattina.

Il turbamento di Ana, le sue vesti bagnate, le sue scarpe sporche di fango insospettiscono sua madre che ha sorvegliato la bambina mentre la figlia “andava dal medico”.

Il mattino dopo, a liberazione avvenuta con una Irene spaventatissima e sotto shock, si organizza il rientro in Argentina, vediamo la famiglia al completo in auto con bagagli appresso, partono.

Mariana vede suo marito Fernando, l’amico del poliziotto in pensione, seduto al bar e con aria severa gli dice che gli deve parlare, siede anche lei e finisce il film.

Una trama complessa, le molte cose che il film vuole dire circa la complessa fragilità delle relazioni umane, sui sensi di colpa, la fatalità inevitabile di certe cose, più le osservazioni fatte all’inizio  portano questo film ad essere comunque un’opera non riuscita, nonostante le grandissime interpretazioni di Cruz, Bardem e di tutti gli altri; una passione di fuoco messa a disposizione dagli ottimi attori, non gestita, non incanalata a dovere per un film che appunto vuol essere troppo, snaturando la sua veste noir. Da vedere comunque a mio avviso.

Ciao.

Evandro

 

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Inviato

inquietante, molto ben girato: perfetto per il natale

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  • Melius 2
Inviato

@Partizan Le scene della festa di matrimonio sono bellissime. Sensualità forte, "grassa", mediterranea, che sprizza da tutti i pori.

Inviato

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Green Book di Peter Farrelly Commedia, 130’, USA, 2018.
 

 

*1/5 ****

   (1,5/5)
 

 

Me lo sono proiettato ieri sera in streaming, è disponibile gratuito sulla piattaforma TIMVISION.
 

        

 

ATTENZIONE VIENE SVELATA LA TRAMA, FINALE COMPRESO.

Scelto per una serata rilassata  in funzione anche delle critiche estremamente positive ricevute dal film, mi sono trovato a sorbirmi un polpettone insulso e scontato, una produzione perfetta, con tanto di politically correct, per un pubblico medio americano lobotimizzato dai media invasivi.

La cosa grave è che si tratta di una storia vera!  L’italo-americano Tony fece veramente l’autista per la star pianistica nera Don Shirley in un tour che toccò gran parte degli stati degli USA, compresi quelli ultrarazzisti del sud; ne nacque un rapporto di stima ed amicizia che durò per mezzo secolo, fino alla loro morte, che casualmente avvenne nello stesso anno.

E’ indecente che da una vicenda così bella ne sia stata tratta una schifezza del genere; gli stereotipi sulla famiglia numerosa italo-americana mangia spaghetti ed in odore di crimine, il ricco solitario anche se nero, che, a casa sua,  siede letteralmente su un trono, la moglie innamorata, brava mamma, e brava donna di casa, la superiorità del cibo semplice… ci sono tutte, ed anche di più! Per la verità c’è anche un atteggiamento di derisione del razzismo e dei razzisti, ma lieve, lieve per non urtare nessuno.

Il titolo è legato al  Green Book, una guida turistica che segnalava alloggi, ristoranti che durante il periodo di segregazione razziale (da ricordare che in forma rigida è arrivata fino a metà anni sessanta!) erano adatti  ai nero-americani.

Questo banale road movie si trasforma in un elenco di località in cui per otto settimane consecutive i nostri continueranno a spostarsi in auto, inframezzato da qualche scenetta in cui il pianista cercherà di insegnare le buone maniere al selvaggio italiano, oppure il selvaggio che però gli  insegna a mangiare il pollo fritto con le mani ed a gettare gli avanzi dal finestrino, ma il bicchiere di plastica no, Tony è costretto a fare retromarcia e raccoglierlo…  ci sono anche scene in cui il pianista nero è vittima di razzismo, ma poi le cose o Tony o qualcun altro (Bob Kennedy al telefono)  le sistema.

Il tour termina il 23 dicembre e Tony chiede di poter fare una lunga tirata di guida per essere a casa per il cenone della vigilia, ma ad un certo punto non ce la fa più, gli si chiudono gli occhi dalla stanchezza e vuole rinunciare. Allora Don Shirley si mette alla guida, e nonostante le tormente di neve riesce a portarlo a casa durante la cena, Tony lo invita a conoscere la sua famiglia, di fermarsi a cena, ma il pianista rifiuta, va a casa sua e dà libera uscita al suo servitore, che stia con la sua famiglia, anche se il servitore asiatico non sono sicuro festeggi il Natale… poi torniamo alla cena da Tony, suonano il campanello ed è Don Shirley con una bottiglia di champagne, baci ed abbracci per un lieto fine stucchevole, quasi da vomito.

Peccato anche per l’appesantito  Viggo  Mortensen, con una ristretta proposta di varianti espressive, e l’algido Mahershala Ali, che con questo film ha vinto una valanga di premi, tra cui l’Oscar. A proposito, il film ha vinto 3 Oscar: Miglior film, Miglior attore non protagonista, Miglior sceneggiatura originale a Nick Vallelonga. Evito commenti.

 



Ciao

Evandro

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Inviato
Il 24/12/2021 at 12:14, ferdydurke ha scritto:

Ieri sera ho visto The Last Duel, il bel film di Ridley Scott che ci narra di una vicenda accaduta nel XIV secolo tra due vassalli in Francia. Ho letto che il film non è stato un grande successo al botteghino, ma a me è piaciuto molto, sia per l'ottima recitazione (cast stellare con Matt Damon, Jodie Comer, Adam Driver e BenAffleck), sia per la precisa e avvincente sceneggiatura sia per l'ottima la tetra fotografia che ci porta diretti nella buio atmosfera medievale. Imperdibili le scene del duello tra i due contendenti, di un realismo impressionante.

Qualcuno l'ha visto?

Visto e apprezzato molto! Film tipo colossal come si facevano una volta. La stessa trama da 3 punti di vista diversi, decentramento cognitivo, emerge progressivamente e nettamente la figura della donna (non posso spoilerare)... Carico significati ideali ed etici. Sempre attuale. Da non perdere.

Inviato

Ho visto su raiplay Il signor diavolo,di Pupi Avati. Sono molto lontani i tempi de la Casa dalle finestre che ridono e Zeder...

Inviato
1 ora fa, Gianluca1969 ha scritto:

Ho visto su raiplay Il signor diavolo,di Pupi Avati. Sono molto lontani i tempi de la Casa dalle finestre che ridono e Zeder...

 

 

Si, però i tempi cambiano e visti  i tempi ahinoi che corrono potremmo rallegrarci del fatto che vi siano ancora degli Avati in grado di realizzare degli horror-gotico_padani, o "americani",  buoni senza  paragonarli ai film dei tempi molto più aurei del cinema. La Casa.., Zeder, ma anche i film precedenti di Avati, Balsamus.., La Mazurca.. , Tutti defunti.., ecc., senza dimenticare l'eccellente L'Arcano Incantantore, e, con qualche "difettuccio", il pur sempre interessante e autoriale Il Nascondiglio.

De 'sti tempi  mettere a segno un film di "genere" di buona fattura in Italia è davvero grasso che cola.., cose buone ci vengono anche dalle distribuzioni "indipendenti".., ad es. l'ottimo Oltre il Guado di Lorenzo Bianchini...

 

 

 

 

  • Melius 1
Inviato

@analogico_09

8 ore fa, analogico_09 ha scritto:

De 'sti tempi  mettere a segno un film di "genere" di buona fattura in Italia è davvero grasso che cola.., cose buone ci vengono anche dalle distribuzioni "indipendenti"..

Quoto quello che dici.Tuttavia l'ultima opera del maestro bolognese non mi ha coinvolto più di tanto,lasciandomi piuttosto freddo. Sarà stata anche la fotografia di plastica tutta digitale chissà. Certo è che ho intenzione di recuperare l'arcano incantatore e il nascondiglio.

Inviato

 

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I SETTE FRATELLI CERVI di Gianni Puccini Drammatico. 105’,  Italia, 1968. 
 

 

 

*** **

(3/5)


 

Me lo sono proiettato in streaming  ieri sera, è presente sul portale di RaiPlay per un paio di giorni.
 

 

L’anniversario della fucilazione dei fratelli Cervi mi ha spinto a ricercare la visione di questo film di Puccini, un atto dovuto.

Didascalico è il primo aggettivo che mi è venuto in mente dopo la visione, ma in realtà l’opera per come è stata progettata e svolta è molto fedele alla vicenda reale, anche la descrizione della vita contadina in Italia nella prima parte del secolo scorso è piuttosto efficace, e accompagnata da immagini molto suggestive con i filari di pioppi, gli argini dei fiumi della grande pianura.

Quella dei Cervi, nonostante l’estrazione cattolica,  era una famiglia di grandi innovatori nella pratica dell’agricoltura, e forse non è stato messo in sufficiente risalto e di gente giusta, con una visione parecchio precisa della necessità di migliorare il futuro dei contadini e dei lavoratori tutti, oltre che estremamente ostinati ed uniti.

La loro formazione antifascista è assolutamente provata, all’inizio si limitano ad ospitare, a nascondere ribelli e militari dei paesi che combattono il fascismo, russi principalmente.  Aldo (Gian Maria Volontè) il terzogenito a teatro vede una rappresentazione e Lucia (Lisa Gastoni)  la giovane protagonista approfitta del testo teatrale per fare accuse al regime; Aldo coglie il messaggio, l’avvicina e per gradi scoprirà che è un membro del movimento di resistenza clandestino.

Aldo, ma anche Gelindo e Antenore i suoi fratelli maggiori non sopportano più la situazione di stallo, attendista  del CLN, premono per intervenire più duramente contro i fascisti, in funzione di dare visibilità al movimento di resistenza e coinvolgere i giovani che hanno disertato e vivono nascosti in fienili e soffitte, ma il Comitato di Liberazione Nazionale ha le idee chiare, le azioni devono essere coordinate a livello nazionale e non sono ammesse fughe in avanti.

Nonostante il grande lavoro da fare nei campi, nonostante l’invito ad aspettare disposizioni dall’alto, i maggiori dei fratelli Cervi rompono gli indugi, assaltano squadristi e militari sottraendo loro le armi; quando ritengono di aver costituito un sufficiente arsenale salgono in montagna, ma sono un piccolo drappello. Contattano un giovane prete che sanno essere dalla loro parte, invitandolo a fare pressione sui giovani che vivono nascondendosi al regime, ma l’operazione non riesce assolutamente. Il prete sarà catturato dai nazifascisti.

Il piccolo gruppo di partigiani, capeggiati da Aldo mina una strada su cui passa un convoglio militare tedesco; la sproporzione tra le forze in campo è gigantesca. Nonostante questo, ed in modo poco coordinato, fanno esplodere le mine e poi ingaggiano rapidi conflitti a fuoco con i nazisti che li rincorrono e poi riescono miracolosamente a fuggire. Poi per mancanza di ripari sicuri e difficoltà logistiche decidono di tornare alla fattoria Cervi. Nel paese e nel reggiano iniziano delle azioni militari partigiane, i fascisti sono furiosi e decidono di cercare di stroncarle attraverso punizioni esemplari, arrestando dei sospetti ed i primi della lista sono i sette fratelli Cervi col  padre Alcide più il loro compagno Quarto Camurri.

La notte tra il 24 ed il 25 novembre 1943 il rastrellamento di un ingente truppa militare fascista, accerchia la fattoria dei Cervi e dopo brevi scontri a fuoco il piccolo gruppo partigiano è costretto alla resa e tradotto immediatamente al carcere di Reggio Emilia.

In prigione Aldo riceve la visita di Lucia, che si finge sua moglie, e gli comunica che i compagni hanno deciso di liberarli, la data è fissata per il 31 dicembre a mezzanotte, quando presumibilmente la sorveglianza sarà più bassa. Ma il 27 dicembre una azione armata partigiana causò la morte del segretario comunale di Bagnolo in Piano e per rappresaglia immediata all’alba del 28 dicembre i sette fratelli Cervi e Quarto Camurri furono trascinati fuori dal carcere, portati al poligono di tiro di Reggio e fucilati.

Una delle vicende più strazianti ed eroiche della gloriosa lotta di liberazione dei partigiani italiani che giustamente la regia di Gianni Puccini, con Gianni Amelio come aiuto regista e con Cesare Zavattini alla sceneggiatura, ha voluto ricordare e celebrare esattamente un quarto di secolo dopo, esattamente nel magico 1968, che come la Resistenza ha creato grosse speranze, grandi illusioni che sono andate puntualmente deluse, in questo paese intriso di ingiustizia ed illegalità.

Operazione culturale meritevole.


Ciao

Evandro

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Inviato
14 ore fa, Gianluca1969 ha scritto:

Certo è che ho intenzione di recuperare l'arcano incantatore e il nascondiglio.

 

 

Meritano.., sopratutto il primo, un film al quale sono molto "affezionato". C'è un grande attore, tra i più grandi interpreti del cinema e del teatro , di cui è anche regista, del belpaese. Carlo Checchi

Inviato
1 ora fa, Partizan ha scritto:

Me lo sono proiettato in streaming  ieri sera, è presente sul portale di RaiPlay per un paio di giorni.

 

 

Forse non l'ho mai visto (e sarebbe strano...), oppure non ne conservo memoria... E' ancora in RaiPlay, tra un po' mi accomodo per vederlo.., per la vicenda da non dimenticare e per il grande G.M. Volontè

  • 2 settimane dopo...
Inviato

Visto ora Aria Ferma, una noia mortale. 

Peccato, i primi film di costanzo non erano male. 

 

 

 

Inviato
13 ore fa, Napoli ha scritto:

Visto ora Aria Ferma, una noia mortale. 

Peccato, i primi film di costanzo non erano male. 

Volevo vederlo visto che i critici lo considerano uno dei migliori film dell'anno...🤔

Inviato

Infatti, avevo letto recensioni positive, non aggiunge nulla di nuovo ai capolavori del genere carcerario

  • Melius 1

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