MarioVanWood Inviato 1 Aprile 2022 Inviato 1 Aprile 2022 20 ore fa, Hironobu ha scritto: Il potere del cane Autoriale, dilatato, freddo. delle solite tre parole (cuore sole amore) non ne condivido nessuna . Resta un buon film.
MarioVanWood Inviato 1 Aprile 2022 Inviato 1 Aprile 2022 2 ore fa, giov.rossi ha scritto: Green Book ottimo, con l'ottimo Mortensen che non ne sbaglia una da Aragorn
raf_04 Inviato 1 Aprile 2022 Inviato 1 Aprile 2022 28 minuti fa, MarioVanWood ha scritto: l'ottimo Mortensen bravo anche se poco credibile nei panni del "siciliano d'oltreoceano". Film comunque molto bello.
Hironobu Inviato 2 Aprile 2022 Inviato 2 Aprile 2022 I segni del cuore Conciliante, prevedibile, consolatorio
argonath07 Inviato 2 Aprile 2022 Inviato 2 Aprile 2022 Ho visto al cinema il nuovo The Batman. Diverso rispetto alla trilogia di Nolan, ma mi è piaciuto tantissimo. 1
spersanti276 Inviato 2 Aprile 2022 Inviato 2 Aprile 2022 @argonath07 Anche a me ma avrei preferito un attore con più 'fisico'. E' Batman.
argonath07 Inviato 2 Aprile 2022 Inviato 2 Aprile 2022 @spersanti276 Ho pensato la stessa cosa, però è un Bruce Wayne giovane, lo dice all'inizio che sono solo 2 anni che fa Batman... Ci sta che non abbia ancora il fisico.
crosby Inviato 4 Aprile 2022 Inviato 4 Aprile 2022 visto ieri belfast, lascia poco dentro, una storia leggera poteva essere più dettagliato, avrebbe potuto spiegare le ragioni dello scontro sociale, i contorni invece si è lasciato andare ad un ricordo leggero di una famiglia irlandese
Partizan Inviato 6 Aprile 2022 Autore Inviato 6 Aprile 2022 Full Time - Al cento per cento di Eric Gravel Drammatico, 85', Francia, 2021. Visto ieri in sala al Lux. **** * (4/5) ATTENZIONE VIENE SVELATA LA TRAMA, FINALE COMPRESO. Con un montaggio serratissimo, ansiogeno, spietato Eric Gravel il giovane regista franco-canadese ci fa soffrire nel vedere la giornata infernale di Julie, una giovane donna separata e con due bambini, che si sveglia all’alba per portare i figli da una signora anziana che glieli tiene fino a sera. La faccenda è complicata perché Julie lavora a Parigi, ma abita in un paesello molto distante e con un servizio dei trasporti piuttosto lacunoso. La giovane donna, temeraria, affronta le battaglie quotidiane con un cipiglio eroico, non rinunciando ad essere una splendida madre e comunque una persona che non rinuncia a relazionarsi empaticamente al prossimo, nonostante il lavoro poco gratificante che fa; con i suoi studi in economia ed un impiego di analista finanziaria, quattro anni prima la sua azienda ha chiuso i battenti e lei non è riuscita a riciclarsi nell’ambiente, ed ha accettato di fare la cameriera di hotel per poter tirare avanti. Nonostante tutto fa il suo lavoro con precisione ed è stimata dalle colleghe, lei è la responsabile delle cameriere di piano, ma cerca un rapporto corretto con le altre ragazze; è stimata anche dalla sua superiore che però la rimprovera per i suoi, inevitabili diciamo noi, ritardi. La situazione precipita in occasione di una serie di giornate di sciopero dei trasporti che rendono il recarsi e tornare dalla capitale quasi impossibile: la situazione precipita al lavoro, ma anche l’anziana signora, causa i ritorni in tarda serata, le comunica che non se la sente più di tenere i bimbi, troppo pesante per lei, e la invita a trovare qualcun altro che la sostituisca. Julie incassa, senza abbattersi, corre incontro alle sue tremende giornate di lavoro, continua a chiamare il suo ex per sollecitargli di versarle gli alimenti, la banca la sta tempestando di avvisi di rientrare dallo scoperto, ma questo Alex non risponde, c’è sempre la segreteria… La ragazza non demorde, con gli ultimi soldi organizza la festa di compleanno del bambino e si compra un vestito per presentarsi al colloquio di lavoro di una azienda un tempo sua concorrente; l’esaminatrice è una ragazza che le rinfaccia gli attacchi che Julie aveva fatto in passato all’azienda in cui sta cercando lavoro… la nostra eroina è abile del dipanare la situazione e lascia una buona impressione alla giovane esaminatrice. Alla festa di compleanno tra gli amichetti del figlio c’è anche il figlio di un ex agente di colore che le aveva dato un passaggio per Parigi durante le giornate più dure degli scioperi dei trasporti; è una persona gentile e si offre di dare una mano ad installare la protezione per l’elastico per far saltare i bambini, le ripara perfino lo scaldabagno. La festa è andata bene, i bambini si sono divertiti , tutto è filato liscio, ma il giorno dopo il piccolino risale sull’elastico, fa alcuni saldi e viene sbalzato fuori: pronto soccorso e gli viene steccata la spalla. Per presentarsi al colloquio finale di lavoro Julie non riesce a farsi sostituire da nessuna collega, determinata consegna il suo tesserino magnetico ad una giovane cameriera in prova, chiedendole-intimandole come superiore che la deve valutare, di timbrare anche il suo tesserino all’uscita; ovviamente la ragazza viene scoperta, licenziata in tronco, ma anche Julie è messa alle strette: il prossimo errore, ritardo o quant’altro sarà fuori anche lei. Lo sciopero continua e lei è costretta ad inventarsi di tutto per riuscire ad andare al lavoro e tornare, il suo ex marito continua a non rispondere, ma le fa sapere che è all’estero e che provvederà a fare il versamento per gli alimenti. La ragazza, causa un ingorgo terribile a Parigi, sempre in relazione agli scioperi, abbandona l’auto del car-sharing, si mette a correre, arriva all’hotel, ma il suo cartellino non apre la porta, si rivolge all’usciere, ma questi le dice che ha precise disposizioni di non farla entrare, è stata licenziata. Telefona alla esaminatrice che le aveva promesso una risposta e le ripetono più volte che è fuori sede, e che se non è stata chiamata significa semplicemente che è stata scelta un’altra persona… Torna a casa, racconta ai figli che si è presa qualche giorno di ferie per stare con loro e perché è molto stanca; i figli insistono perché la mamma li porti ad un parco divertimenti, ma ormai è senza soldi, non riesce neanche a fare la spesa… riesce a raggranellare qualche spicciolo e partono in treno per il parco giochi. Compra i biglietti per le giostre, squilla il telefono, risponde, la ragazza che l’ha esaminata si scusa del ritardo con cui la sta chiamando, è dovuta andare fuori città, ma le comunica che se accetta, il posto è suo. Fine del film, ma certamente non delle corse della povera Julie! Film necessario, coraggioso, controcorrente verso l’ideologia dominante delle multinazionali, che costringe a vite di mela, a non vivere, a non avere relazioni, a non avere niente se non un fottuto lavoro non garantito e mal pagato che ti assorbe tutto il giorno, tutto il tuo tempo, tutta la vita! Una regia di alto livello, con una messa in scena credibile, belle immagini che raccontano di queste vite di corsa con grande verità, trasferendoci il fastidio e l’angoscia, sorretto anche da un ottimo montaggio, che hanno valso il premio di miglior regia a Venezia 2021, unita alla magnifica interpretazione di Laure Calamy (miglior attrice a Venezia 2021) che con grosse qualità espressive e di recitazione riesce a rendere credibile il personaggio non rinunciatario, vivo, attento agli altri, in primis ai suoi bambini, nonostante l’affanno, nonostante tutto, ma veramente tutto le giro contro. Una lezione assolutamente credibile sul mondo di oggi, le sue contraddizioni, la fatica a dipanarlo e viverlo, nell’invito a non farsi sopraffare, a cercare di non subire e di non diventare, a nostra volta, carnefici di chi ci sta vicino. Assolutamente da vedere. Ciao. Evandro 1
Partizan Inviato 6 Aprile 2022 Autore Inviato 6 Aprile 2022 Un altro mondo di Stéphane Brizé Drammatico, 96', Francia, 2021. Visto ieri in sala al Mpx. ***1/2 ** (3,5/5) ATTENZIONE VIENE SVELATA LA TRAMA, FINALE COMPRESO. Dopo la bellissima proiezione di Full time, che gira attorno al mondo del lavoro, su come è stratificato, violento e classista, mi sono apprestato al secondo film della giornata, con lo stesso tema di fondo, per una regia di Stéphane Brizé di cui ho grandissima considerazione, e che nonostante la “poca voglia” di essere nuovamente coinvolto in queste tematiche dure, ho trovato irrinunciabile tornare in sala. Devo dire che mi sono sentito meno coinvolto dell’opera di qualche ora prima, ma anche di altri film di Brizè, nonostante una ottima regia, uno studio delle personalità dei personaggi credibile e, come sempre, una interpretazione superlativa di Vincent Lindon. Lindon che con il suo viso onesto ed intelligente, stavolta è dall’altra parte della barricata; è un supermanager, direttore di uno stabilimento francese di una infame multinazionale americana, con tutte le logiche criminali ed anti-uomo che comporta. Il film inizia in uno studio di avvocati dove si trova con la moglie, assistiti dai rispettivi legali, per definire le modalità e l’ammontare della divisione dei beni familiari: Philippe Lemesle (Lindon), una vita in carriera, ha sacrificato la vita della moglie trascurandola in maniera esagerata: negli ultimi due anni ha trascorso con lei solo due weekend; la donna è provata, consapevole di aver rinunciato totalmente ad una sua vita professionale per seguire marito e famiglia, si ritrova alla soglia dei 50 anni, sentendosene addosso molti di più, ma soprattutto non sa più cosa fare della sua vita, incapace di scorgerne la minima prospettiva. Gli avvocati parlano di soldi, grosse cifre imputando alla controparte la non comprensione della situazione, ma Anne dice che è poco interessata all’ ammontare della cifra da ottenere, che lui le dia quello che gli pare giusto, è terrorizzata per aver buttato via la sua vita, e soprattutto dalla mancanza di prospettiva. Forse qualcosa si smuove nelle certezze di Philippe, che si è fatto travolgere dagli avvenimenti professionali, mettendo assolutamente in subordine la propria vita e di chi gli sta attorno, ma istintivamente cerca di difendersi, dice che ha sempre condiviso con la moglie le scelte professionali, ben sapendo che avrebbero avuto alti costi personali e di rinuncia, ma avrebbero permesso entrate economiche maggiori. Parallelamente sta vivendo una dura battaglia professionale, Cooper l’amministratore delegato della fantomatica Ensor, la multinazionale americana , ha deciso un ulteriore taglio del personale del 10% degli stabilimenti europei per dare un “messaggio al mercato”, nonostante l’elevata competitività ed i magnifici risultati economici raggiunti, e che hanno permesso alti dividendi. Due anni prima, e col ricatto della delocalizzazione, avevano già fatto tagli importanti al personale e la credibilità personale della dirigenza e di Philippe in particolare, avevano permesso di far digerire alle maestranze ed al sindacato il duro rospo e di marciare verso livelli di risultati incredibili, a detta della stessa dirigenza della Ensor. Ma stavolta è diverso, non ci sono giustificazioni reali, neanche minime, di efficienza; al contrario questi eventuali esuberi sarebbero veramente fonti di inefficienza produttiva, oltre che di pericolo anche a livello di sicurezza da parte dei lavoratori. Philippe ne è assolutamente convinto ed anche Olivier, il suo direttore delle operazioni e si spendono decisi con la responsabile degli stabilimenti francesi, Marie, una stronza totale, sorretti anche da altri 4 direttori su 5 di altri stabilimenti produttivi situati in Francia, ma pian piano si defileranno. Solo un altro appoggerà un documento alternativo di Philippe che propone in sostituzione alla riduzione del personale una riduzione dei premi dei dirigenti, suo compreso, che compensi il mantenimento dell’organico al totale per tutti gli stabilimenti di Francia. Marie, la stronza totale lo avversa, ma poi ricattata accetta di presentare il documento alternativo, che sarà ipocritamente lodato dal sommo Cooper, che però lo rifiuta, dicendo che non risponde alla richiesta da lui fatta e che non dà segnali positivi al mercato La situazione di disagio totale di Philippe, arrovellato sulle sue simulazioni, sui suoi conteggi al lavoro ed a casa fino a tardissimo, sono il corollario della sua tragica situazione familiare, sua figlia che vive e studia dall’altra parte dell’oceano, probabilmente per fuggire da una situazione familiare insostenibile, fa il paio col fratello più giovane che perde il controllo in classe, sclera, insulta l’insegnante e viene portato al pronto soccorso in stato confusionale e poi ricoverato in una clinica psichiatrica. Qui si vede la buona pasta di Philippe, vittima del suo ruolo sociale, fagocitato da un sistema non sostenibile, che accorre in aiuto del figlio accompagnato dalla moglie Anne che insieme condivide la difficoltà della situazione. Sul lavoro non va meglio, la sua presa di posizione, il suo rifiuto di assecondare le richieste dell’AD americano lo portano in rotta di collisione con l’azienda, che non si farà scrupolo di farlo fuori, di licenziarlo senza corrispondergli alcuna indennità, causa anche delle assicurazioni improvvide, oltre che false, che Philippe aveva dato ai delegati sindacali aziendali e che questi avevano registrato col telefonino, rendendo impossibile ogni sua possibilità di negare o smussare la cosa. Marie, la stronza assoluta, che da responsabile per le unità produttive di Francia aspira al ruolo di responsabile a livello europeo, conoscendo il valore e la dedizione al lavoro di Philippe, cerca di recuperarlo suggerendogli di addossare le sue “colpe” al suo sottoposto, responsabile delle operazioni Olivier, che si era esposto in prima persona nel giudicare irricevibili le richieste della direzione della Ensor, motivandole con dati precisi, indicando i precisi risultati negativi che queste avrebbero portato. Ma Philippe prende carta e penna, scrive una lettera a Marie spiegando che non può fare quanto richiesto, la responsabilità, come direttore dello stabilimento, è stata totalmente sua, non si sente in grado di fare una cosa del genere, che lo farebbe vergognare agli occhi dei suoi figli e di sua moglie. Questo film è totalmente diverso dai precedenti di Brizé, non è più una critica al capitalismo vista con gli occhi e dalla parte dei lavoratori, è una critica totale, frontale, senza appello al potere devastante e destabilizzante del sistema capitalistico, che tutto travolge e tutto distrugge, uomini, ambiente, relazioni, la vita stessa. E’ vero che non c’è il ritmo e la tensione guerresca dei precedenti, è più riflessivo, intimistico, a momenti sembra anche quasi didascalico, ma in realtà è una riflessione profonda sul malessere totale causato dal male assoluto, il capitalismo. Regia intensa, con un controllo totale di quanto accade ed enorme prova attoriale di Lindon, che seppure dalla “parte sbagliata” conserva ed esprime una onestà di fondo totale, garantita dal suo viso aperto, intelligente, umano. Che dire di più? La tristezza che per un film così bello, importante non ci fossero che pochi spettatori in sala, una cosa assolutamente ingiusta. Ciao. Evandro
daniele_g Inviato 12 Aprile 2022 Inviato 12 Aprile 2022 Il 4/4/2022 at 10:41, crosby ha scritto: visto ieri belfast, lascia poco dentro, una storia leggera poteva essere più dettagliato, avrebbe potuto spiegare le ragioni dello scontro sociale, i contorni invece si è lasciato andare ad un ricordo leggero di una famiglia irlandese penso che volesse proprio raccontare la storia di molte famiglie irlandesi del tempo, partendo, come sempre, da quella di una in particolare (quella del regista ?). l'attenzione è sulla psicologia dei singoli individui, sulle piccole vicende e i grandi legami che formavano la famiglia e la società; non sulla narrazione della Storia, che in questo caso è sfondo. ho visto una buona regia, che mi ha fatto rivedere alcune mie idee su Branagh, buona fotografia, e un sorprendente protagonista: mi chiedo come un bambino di quell'età possa avere una tale paletta espressiva e saperla gestire così bene, davanti a una telecamera. non l'ho trovato un capolavoro assoluto, ma un film riuscito bene, sì. può anche essere che io sia stato influenzato dal fatto che era il mio ritorno al cinema dopo la lunga pausa per il covid ed ero eccitato come un bambino al luna park. tornare al cinema è stata davvero un'emozione e un'esperienza in qualche modo simbolica: il ritorno alla vita 'vera'.
samana Inviato 12 Aprile 2022 Inviato 12 Aprile 2022 Dietro vostra segnalazione ho visto ieri “Green Book”, ottimo sotto ogni aspetto, azzeccata la parte di Mortensen nei panni del “mangiaspaghetti” padre di famiglia che sbarca il lunario con ogni mezzo. Mi permetto di segnalare “Bon Tomahawk”, un Western-horror davvero terrificante con un Kurt Russell da antologia. Da vedere. 1
dariob Inviato 12 Aprile 2022 Inviato 12 Aprile 2022 1 ora fa, samana ha scritto: Bon Tomahawk”, un Western-horror davvero terrificante con un Kurt Russell da antologia. Verissimo! Anche molto originale come horror.
raf_04 Inviato 19 Aprile 2022 Inviato 19 Aprile 2022 Visto ieri Freaks Out su Prime. Mi ha suscitato reazioni controverse: - pro: costumi, effetti, scenografie, sceneggiatura - contro: durata, banalità di alcuni sviluppi . L'inizio mi ha rapito, portandomi in un mondo fantastico e suggestivo popolato da circensi dotati di poteri "speciali", a Roma in piena seconda guerra mondiale. Poi, dopo circa un'oretta di film, a mio parere la storia si è un pò addormentata lasciando presagire come sarebbe andata a finire. Certamente da questo genere di film non mi aspetto dei finali memorabili ma almeno uno sviluppo che mantenga catturato lo spettatore: invece è stato poi un trascinarsi tramite eventi più o meno prevedibili, con l'inevitabile megascontro finale in stile Marvel. Il tutto difficile da sopportare in 2 ore e 20 di film, IMHO. Ma io trovo noiosi pure i Marvel, quindi sarà un problema mio...
dariob Inviato 20 Aprile 2022 Inviato 20 Aprile 2022 Ieri sera ho ri-rivisto Morto Stalin se ne fa un altro. L' avevo già nominato qui e voglio riparlarne perchè secondo me è geniale: una commedia nera di tipico umorismo inglese sui vari Beria, Ribbentrop, Kruschov, e il "terrore sovietico". Non badate all' idiota titolo italiano, l'originale è The death of Stalin. Si ride amaro, con il grande Steve Buscemi, ed è anche molto fedele sul piano storico! 1
Partizan Inviato 25 Aprile 2022 Autore Inviato 25 Aprile 2022 LICORICE PIZZA di Paul Thomas Anderson Commedia, Drammatico, 133', - USA, 2021. Visto oggi pomeriggio in sala. ** 1/2 *** (2,5/5) Punteggio generoso per un'opera inconsistente e noiosa. Ciao. Evandro 1
djansia Inviato 29 Aprile 2022 Inviato 29 Aprile 2022 Il 20/4/2022 at 10:38, dariob ha scritto: Beria Troppo forte ... per quasi tutto il film segnala gli "epurabili" con gesti e sguardi, da vero spietato ... e i figli fuori di testa di Stalin?
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