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Vinile 180 gr


mchiorri

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11 ore fa, max ha scritto:

...ora magari c’è rumorosità

Purtroppo di rumorosità ora c’è n’è parecchia anche nelle ristampe audiofile da 40/50€.... sembra che a Pallas , un po’ meno alla RTI (USA) stiano “lesinando) un po’ sulla qualità... e non sempre lavandoli la rumorosità viene via..

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Fondamentalmente, i collezionisti di vinili si sono  resi conto che esiste una netta differenza tra il suono e la vivacità dei vinili originali precedenti rispetto ad alcune ristampe successive.

Ma non sono solo le stampe, il materiale utilizzato per le stampe successive e la quantità di materiale, cioè anche lo spessore del vinile sembra entrare nell'equazione. Ma per rendere le cose ancora più complicate, gli audiofili si sono anche resi conto che c'è anche una differenza nella qualità audio tra le stampe effettuate dalla matrice madre  che è stata utilizzata  e qualsiasi master che è stato stampato.

 Al di la’ del  peso  la  sostanza  e’ data da quanto scritto in grassetto.

 

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Per me è sempre stato un grosso mistero la conclamata superiorità dei vinili 180 gr.

Mi spiego: ho circa una trentina di dischi in doppia versione, normale e 180 gr. Ebbene, in tutti i casi, ripeto tutti, quella normale suona meglio. Altri miei amici confermano la mia statistica.

Ricordo di essermene accorto la prima volta con Cantate Domino (Proprius) e Kind of Blue (Columbia) 

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25 minuti fa, 911 ha scritto:

quella normale suona meglio.

Bisognerebbe capire se "quella normale" deriva da una matrice madre mentre quella da 180 gr magari da un master di seconda o terza generazione, come dice @Maurjmusic

A parità di versione della fonte, un vinile da 180 gr è da preferire a una carta velina: certo che se la qualità di ciò che vi è stato impresso fa schifo non si ottiene altro che enfatizzarne le pecche... IMHO

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Per me la grammatura conta come il due di coppe quando regna denari , 120gr 140gr 180gr e perfino 200gr servono solo a inficiare il vta del braccio . La qualità di un disco e data da altri parametri tutti legati alla volontà dell'etichetta discografica di fare un disco che suoni benissimo o meno , magari  attingendo ai  master analogici  se questi ultimi esistono , e a tecnici del suono di comprovata abilità .

  • Melius 2
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I 180 o 200 gr. non sono tutti uguali. La differenza la fa il master di origine, la rimasterizzazione eventuale e lo stampaggio. Se ci si rivolge a etichette di primo livello (ed alto costo), come la defunta Classic Records, Analogue Productions, Speakers Corners, Org, Mobile Fidelity e poche altre, spesso il prodotto è confrontabile o migliore dell’originale (prova fatta in casa).

Spesso inoltre si spende meno, visto che alcuni originali costano centinaia o migliaia di €.

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Come ha già scritto Iban69, non c’è correlazione alcuna tra peso e cariche elettrostatiche.

I vinili 180g sono, però, più alti ..... quindi cambia il VTA.

Un VTA inferiore scurisce un po’ il suono.

Un’altra considerazione è legata al fatto che le vecchie incisioni analogiche erano spesso di buona qualità e da master analogico, ma non mancano eccezioni ..... esistono vinili da master digitale che suonano bene e vecchi vinili che vanno da cane.

Non si può generalizzare, ma che cambi il VTA è certo .... sarà mezzo millimetro, ma cambia ..... quindi, in teoria, bisognerebbe trovare una posizione intermedia che faccia suonare abbastanza bene entrambi o .... avere due bracci 😀

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cactus_atomo

@mchiorri tempo fa comprai per gioco un vinile nuovo su una bancarella, mi interessava l'esecuzione, era un vinilemi pare della curcio, quindi una ristampa desdinata alla distribuzione in edicola di vinili ristampati di grandi etichette, mi aspettavo una resa acustica appena sufficiene, confermata da una analisi visiva del discho leggere e miserello rispetto alle stampe audiophile da 180-200 grammi in edizione limitata, invece sorpresa, resa eccellente, assenza di rumori superficiali, di cariche eletrostatiche e vinile perfettamente piano

Sarà un caso, ma oggi quasi tutti i vinili nuovi audiophile necessitano di un paio di passaggi per eliminarele impurità rimaste sul disco in fase di stampa, cosa che non mi è capitata nell'epoca d'oero del vinile, qundo anche i dischi di classica (in cui i pianisimo contano e quindi il rumore deve essere basso) suonavano allla grande appna rirati fuori dalla bustaIl problema non è il peso del vinile ma la cura nella realizzazione, oggi si lavora speso con macchine datatte e restaurate, 

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@cactus_atomo io da un po’ compro ristampe della Analogphonic,Speakers Corner , Fone Clearaudio ecc, quasi tutte di classica e jazz... purtroppo sono rumorosi... (classico rumore di fondo o rumble)evidentemente non si usa più la lacca di una volta...anche le stamperie Pallas e RTI stanno lesinando sulla qualità.. e stiamo parlando di vinili dal costo superiore ai 30/40€.... al contrario le ristampe normali giapponesi sono di una silenziosità incredibile.

non sempre il lavaggio risolve il problema..

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@cactus_atomo  certo il discorso non fa una piega..... conta la registrazione e la realizzazione, fatto di cui mi sono accorto a mie spese.... L'ottimo Fellini di Pierannunzi non è emozionanete come mi attendevo e rivela una certa rumorosità di fondo, come "Beyon the missouri sky" di Haden- Metheny.

Però ho notato in questi un aumento dei tic-toc e dei peluzzi sulla superficie: son lavati, anche con la US ma dopo un pò che suonano rieccoli..... sembrano una calamita per la polvere e per i pelucchi......

Oggi mi son accattato due dischi di C. Baker trio ed uno J Mayall: vecchie stampe, usati in condizioni NM e vanno alla stragrande. Non sono stati lavati.

Insomma il mistero si infittisce..

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@andrea.n me ne sono accorto, per questo ho aperto il 3d..... mò sento j. Majall, stampa anni 60 e vi dico.

Ieri sera sentivo un disco fine anni 80 di Claudio Fasoli della italiana Soul Note: la qualità artistica..... notevole, molto alta, la qualità sonica ottima. Non per essere "segapelo", ma questa differenza, l'anima, si sente.

 

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robyroadster
Il 24/3/2021 at 18:07, ninomau ha scritto:

I 180 o 200 gr. non sono tutti uguali. La differenza la fa il master di origine, la rimasterizzazione eventuale e lo stampaggio. Se ci si rivolge a etichette di primo livello (ed alto costo), come la defunta Classic Records, Analogue Productions, Speakers Corners, Org, Mobile Fidelity e poche altre, spesso il prodotto è confrontabile o migliore dell’originale (prova fatta in casa).

Spesso inoltre si spende meno, visto che alcuni originali costano centinaia o migliaia di €.

Condivido, le ristampe citate anni 90 erano notevoli e preferisco comprare quelle che quelle nuove che non mi danno lo stesso piacere d’ascolto.

 

Poi ci sono le ristampe da 180 grammi che si trovano nelle librerie e nei centri commerciali, provate e almeno la metà sono storte, poi spesso registrate da file e non da master analogico, insomma vanno bene per chi dice che il suono dell’Lp è caldo quando sente stic e stoc, per carità....

 

Comunque per il problema pelucchi basta non usare la vecchia spazzola in carbonio ma il rullo, quello buono marca analogis che non lascia residui nei solchi, e vedrai che togli la polvere e non la sposti, inoltre non carica elettrostaticamente l’Lp.

 

 

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Discopersempre2

@OTREBLA Ciao, ti volevo chiedere a proposito di una cosa che ho notato i molti dischi stampati negli anni '70 rispetto a quelli degli anni '80 e cioè che mi sembrano un po' più 'pesanti", "spessi". Addirittura, per esempio, ho una prima stampa italiana di Machine Head con copertina differente rispetto a quella classica che si conosce che è bello spesso; stessa cosa con Made in Japan. Ho riportato questi due esempi perché di solito le copie italiane non godono di buona fama. Negli anni '80 sono andati a "risparmio" con il materiale vinilico, pur facendo ottime registrazioni.

Grazie.

 

 

 

 

 

 

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