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Melius Club

L’economia del baratto e dello scambio sociale, qui sui colli Euganei.


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Inviato

la torta paradiso era un classico delle nostre nonne, perchè di costo basso e "apparentemente" facile da fare. in realtà se non veniva più che bene quando la mangiavi tendeva a farti soffocare.

Inviato

@vaurien2005  "incombensa de stomego" e "madego" non li sentivo da almeno 40 anni. 😁


 

(cmq la pinsa de l'Ottavia dovrebbe meritare, specie se a gà un fià de brustoìn par fora)

 

  • Melius 1
Inviato

a me manca il "piron"

premesso che io sono meticcio, pur credendo di saper parlare il dialetto locale, quando sentivo mia nonna

e sua sorella discutere, nemmeno con il traduttore universale di star trek se ne sarebbe venuti fuori.

Inviato

@Martin ma la hai mangiata anche tu la pinsa, gheva prorio chel brustolin crocante che te pare quasi frita; sicuro xe el struto de mascio.

  • Haha 1
Inviato

e anche "periolo" non lo sento più da anni

Inviato
2 minuti fa, vaurien2005 ha scritto:

la hai mangiata anche tu la pinsa,

Era un classico proposto nei panifici più o meno da Ottobre a Febbraio ! Altro classico oggi difficilmente reperibile, "el panin co l'ùeta" che si comprava prima di andare alle elementari per "el marendin"

Inviato

@audio2 audio, io sono fortunato, da piccolo 65 anni fa mi vergognavo della mia lingua madre, ma devo confessare, sono stato molto, molto fortunato i miei genitori consideravano le nostre radici, pur avendo papi e mami laureati, uno nel 45 e mami nel 46, in famiglia ci hanno sempre parlato in Venedig, mi ritrovo tuttora a pensare in venedig e tradurre in tricolore; so che Guru non sara’ in accordo, ma la lengua scieta no xe dismentega.😊

Inviato
2 minuti fa, audio2 ha scritto:

e anche "periolo" non lo sento più da anni

"periolo" dev'essere della grande famiglia dell' impìria - pìria - piriòto.

nel veronese è presente la linea di demarcazione linguistica - piriòto - oròto - tortór - oròt che sfocia nel orèlo della bassa vallagarina/Roveretano.  Tortór è assonante col genovese turatieu.

 

(Si tratta di M'buti.)

Inviato

@audio2 te manca ; marenda de piron, a ore 9 poenta brustola’ e scopeton ( aringa affumicata maschio, piu economica rispetto a renga da vovi femmina) riservata al post lavoro.

  • Melius 1
Inviato
14 minuti fa, vaurien2005 ha scritto:

mi vergognavo

@Martinnon ci crederà, ma per me il veneziano è, assieme all'emiliano e al palermitano, il più bel dialetto d'Italia, dopo il napoletano naturalmente. 

 

Quando facevano le commedie di Goldoni alla Rai non me ne perdevo una.... 

Non parlo di veneto in genere perché lo capisco poco. 

 

  • Melius 1
Inviato

Mio padre, parlo di prima metà degli anni 50, si era trasferito dalla Calabria a ingegneria a Padova. Oltre a conservarne un bellissimo ricordo, spesso parlava veneto... non so quanto fedelmente...

Parlava della vecchietta della pensione, che lo aveva preso a ben volere, che rispondeva alle medesime domande che mio padre le faceva come benevolo sfottò, iniziando inevitabilmente con "Tasi, tasi, te digo mi..." 

Da allora la frase è diventata un tormentone che ripeteva quando qualcuno di noi gli faceva sempre le stesse domande... 

😄

Tra l'altro, secondo me deve averci avuto anche una fidanzata... 

Inviato
24 minuti fa, vaurien2005 ha scritto:

poenta brustola’ e scopeton

da piccolo con mia nonna lo mangiavo spesso. lei era specializzata anzi un vero fenomeno in selvaggina e cacciagione, primi a base di paste all' uovo tipo bigoi e lasagne e robe dolci tipo

fritoe o galani. mia madre invece " quea da fora che a parla solo in italian " cioè la straniera ( milano

- ahahah ) in casa non sapeva fare un tubo. allora i racconti familiari narrano che la nuorina era tutta preoccupata per la suocera rambo terminator, così mio zio cioè suo cognato le disse: guarda,

te lasciala pure fare da sola in cucina così lei si sente importante. a mia madre non parve vero ahhaahaha. darei un pezzettino piccolo del dito mignolo della mano sinistra per avere ancora

un pò qua in giro mia nonna quando stava ancora bene.

  • Melius 1
Inviato
1 ora fa, vaurien2005 ha scritto:

a ore 9 poenta brustola’ e scopeton

Poenta-e-renga era un must del 4 novembre, dopo la "messa dei combattenti" e dopo la posa della corona  d'alloro sotto la lapide dei caduti, i reduci (si intende ww1) si assembravano attorno al tavolaccio dove era servito il piatto rustico si, ma che riuscì a stimolare financo la penna di Bertolt Brecht:

"Sii benvenuta, o aringa, companatico della povera gente! Tu che ci sazi a tutte le ore e a tutte le ore ci bruci le budella! Tu che sei venuta dal mare, e andrai a finire sottoterra! Grazie alla tua forza meravigliosa cadono i boschi di abeti e vengono seminati i campi; sei tu che metti in moto quelle macchine chiamate servi e che non sono ancora diventate dei moti perpetui!...."

Immancabilmente riscontravano che l'aringa era stata dissalata in maniera frettolosa, e faceva sete. Si rendeva quindi necessario ricorrere al corposo munizionamento di bottiglioni di bianco, ovviamente sarebbe rimasto intoccato in caso di aringhe preparate a regola d'arte.

La celebrazione della "messa dei combattenti" finì nei primi anni '80, per estinzione naturale dei protagonisti. 

Inviato
2 ore fa, audio2 ha scritto:

a me manca il "piron"

E anca el scugliero

Inviato

Dato che mamma lavorava, son cresciuto con la nonna in casa, e l'antenata era nata nel 1902... essa millantava di aver fatta la quinta elementare, verosimilmente era forse arrivata a frequentare la terza, prima di essere avviata ai lavori contadini, e parlava ovviamente solo in dialetto 🙂 quello tra Milano e Lodi comunque non è un'impresa impossibile, si comprende piuttosto facilmente, anche se in onore delle varie dominazioni dei secoli scorsi è infarcito anche di parole straniere, tipo armuar e giambon...

Visto che il giovedì c'era (e c'è) il mercato, nonna comprava regolarmente quella che chiamava saraca (lo scopetòn veneto), la dissalava alla bell'é meglio, la marinava rapidamente in aceto e la stufava in padella, per poi adagiarla su una spessa fetta di polenta del giorno prima abbrustolita sulla stufa economica: il risultato era la casa appestata per due giorni dall'odore della demoniaca pietanza, che avrebbe steso un toro ma che la nonna digeriva con disinvoltura, tanto che il pomeriggio era dedicato all'orto, giusto per fare un po' di movimento 😅

Diomira e Otavia citate da @vaurien2005 me l'hanno fatta materializzare davanti agli occhi, oggi si direbbero "resilienti", io le definirei tenerissimamente coriacee, ma guai a prenderle sottogamba! e che memorabili i racconti di vita contadina, che oggi farebbero accapponare la pelle vista la durezza dell'esistere di allora, ma narrati da Lei erano davvero uno spaccato di esistenza quotidiana.

Inviato

La scorsa estate vidi una delle vecchiette tipo quelle protagoniste del thread, in un'altra ambientazione collinare  veneta: Il Montello. Su una rampa con curva stretta che in auto dovevo affrontare ingranando la seconda, la vecchia con foulard di ordinanza, stivali "da loamaro" e due borse rigonfie di roba saliva in bicicletta perfettamente seduta in sella, tutto di gambe. Chiaramente bici da donna con freni a stecca e reticella para-còtoe sulla ruota dietro, non fibra di carbonio e kevlar:  Ma chi le ammazza a quelle ?  😁

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