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Il disco in vinile che state ascoltando ora!


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@analogico_09 Peppe la mia era una battuta, il bello di Waltz For Debbie è proprio di, pur essendo una registrazione del 1961, di far (ri)vivere quel concerto tintinnio di bicchieri compreso. Sembra proprio di essere al Village Vanguard.
Immagino poi che il jazz allora fosse una musica da vivere e non da ascoltare in sacrale silenzio come si fa per la classica. 

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35 minuti fa, giorgiovinyl ha scritto:

Peppe la mia era una battuta, il bello di Waltz For Debbie è proprio di, pur essendo una registrazione del 1961, di far (ri)vivere quel concerto tintinnio di bicchieri compreso.

 

 

Ma certo, avevo capito, è da questa falsariga che è partito il mio ricordo dei tempi andati. Anzi.., delle cose andate.., il tempo passa e se ne infischia di tutte le fesserie degli umani e pure delle cose più intelligenti... 

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Acquisto abbastanza recente di un grande album con il quale ho sostituito una vecchia copia in CD "rimediata"... NEW YORK CONTEMPORARY FIVE - CONSEQUENCES
Una produzione "Fontana" del 1966 un po' raro e costoso, ho trovato questa ristampa del 2017 *Limited Edition, Numbered, Reissue, Unofficial Release, 180 gram* della "Modern Silence" (Bootleg label based in Malta focused on classical, avant-garde, and jazz music . As most of their releases are marketed in Europe, please select this as country or leave it blank - Discogs) e l'ho presa superando qualche riserva incentivato anche dal fatto che costava meno di 20 euro... Ascoltato la prima volta provando un po' di "thriller".., devo diche che l'album suona abbastanza bene , vinile piattissimo, silenzioso, ben stampato e "molato". Ma la musica soprattutto, si ascolta un free-jazz "moderato", quasi da quintetto "da camera" nell'amalgama d'insieme molto coeso, negli svilupi solistici privi di impennate "ayleriane", per così dire, mai tuttavia "dormienti".
Al contrario.., sempre magica la tromba di Don Cherry particolarmente attento, da grande maestro della musicalità, dell'abbondanza e della discrezione quale fu, a non sovrastare i compagni senza rinunciare alla sua leggendaria espressività contagiosa e trascinante.
Idem dicansi per Archie Shepp e John Tchicai - sax tenore e contralto indistinti respirano insieme - lanciati verso le più ardite, poetiche e visionarie vette dell'improvvisazione, in "Consequences", forse il brano più bello del disco composto da Don Cherry.


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