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Melius Club

Il disco in vinile che state ascoltando ora!


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giorgiovinyl
Inviato
1 ora fa, analogico_09 ha scritto:

libri sono importanti e utili, se non anche necessari, ma non andrebbero presi come "testi sacri" bensì come fonte di informazione e di riflessione dai quali partire per iniziare un percorso conoscitivo critico personale. Dovremmo tenere maggiormente in conto le nostre speculative "edizioni" mentali ed emozionali durasnte il work in progress emancipandoci dai testi stessi che sono uno strumento, il punto di partenza e non già di arrivo il quale è rappresentato unicamente dalla musica la quale o ci "parla", rendendoci degna di essa, con noi capaci di ascoltarla, oppure non c'è testo che possa aiutarci a ficcarcela in testa, nelle viscere, nel core e nella coratella.
Sarà forse che il Tenor Madness, il Cllossus, la Freddom Suite, etc,  siano più "facili" e "migliori" del VIllage?
 

9 ore fa, andpi65 ha scritto:

Peppe credo che ci sia stato un fraintendimento.  
Sono io che non consiglierei a un neofita come primo disco di Sonny Rollins A Night at The Village Vanguard. 
Io stesso che non sono più un principiante ma mastico un po’ jazz, ho diversi dischi di Rollins, alcuni di recente acquisizione (grazie anche al nostro comune) che sto metabolizzando. 
Sappiamo bene entrambi che certi dischi non basta un solo ascolto e alcuni magari più immediati dispiegano comunque nuove sfumature. 
Mi sono limitato a segnalare che la Penguin Guide lo riteneva fondamentale nella versione “completa”. Sto semplicemente aspettando che l’edizione Tone Poet scenda di prezzo. 
Quanto alla Penguin guide, l’avevo già scritto, nel periodo pre Internet è stato uno strumento imprescindibile per ampliare la mia conoscenza del jazz.  
Poi certo ho seguito i miei gusti e la Penguin seppur utilissima non è certo il dogma assoluto. 
Un solo esempio Alice Coltrane secondo me non pienamente capita, oserei dire accettata dai due autori scozzesi. 

Gaetanoalberto
Inviato

Alla fine penso che chi acquista lo faccia mosso da fattori molteplici, alcuni dei quali legati all’indole: impulsiva, riflessiva, metodica, collezionistica…

Ci si abbevera a tutte le fonti, e poi scelgo di cuore… purtroppo ancora oggi non sfrutto bene la musica liquida, che consentirebbe una scelta più razionale: al limite faccio un ascolto veloce, altrimenti mi precluderebbe quel tantino di piacere che fornisce la scoperta.

Si valorizza qualcosa che si legge con ricerche autonome, si parla coi venditori anche in relazione alle occasioni che si trovano.

In effetti, dato che siamo ormai a contatto con un mercato mondiale, le possibilità di scelta sono infinite, questo da in lato facilita e dall’altro complica.

Tutto può essere utile, due parole con altri appassionati, commenti altrui, idee che nascono da altri ascolti, dalla sensibilità e dalla curiosità. 
Nel mio caso aggiungere un paio di libri penso sia una buone idea

  • Melius 1
Inviato

Mi pare un buon approccio ma ricordati che la musica va innanzitutto ascoltata. Non letta né guardata.

Il giudizio nasce dal confronto e da una certa esperienza musicale (ad ampio spettro) che travalica il genere oggetto dell'analisi. 

Vuoi capire Monk? Ascolta Debussy.

E' un lavoro più lungo ma è necessario se non vuoi dipendere dal gusto di chi ha scritto la guida.
L'opera d'arte, qualunque opera d'arte, è un fatto principalmente soggettivo. 

Prima si ascolta il pianista sconosciuto, poi si leggono le note del programma di sala. Non come fa un mio amico, non confidando nel proprio giudizio (non essendo abituato ad ascoltare),  che divora le note sul programma di sala prima che inizi il concerto. A quel punto il danno è fatto.

Rispondeva Monk ad un giornalista che gli chiedeva spiegazioni sulla sua musica: "Io al pubblico chiedo solo di ascoltare".

Alberto.

 

 

analogico_09
Inviato

@giorgiovinyl Giorgio penso che non vi sia fraintendimento, contro la apparenze c'e' condivisione. Non posso dilungarmi sono fuori casa col Cell, vorrei ribadire quanto gia' scritto chiaramente. I libri e riviste e alta stampa cartacea e virtuale sono importanti per la coscienza, per formarsi un quadro di quelli che sono i mondi musicali attraverso una vione il po' possibile ampia, ma poi a un certo punto del viaggio "formativo" bisognerebbe giudicare, scegliere in base alle nostre proprie idee. Lo dico da lettore assiduo e instancabile ultra trentennale della grande rivista Musica Jazz che mi e' stata da preziosissima guida, dove tuttavia se non ero d'accordo con una recensione del grande Arrigo Polillo per esempio, non ero d'accordo accordo e basta, cercavo in me le ragioni del mio piacere come pure quelle del dispiacere senza sentirmi in obbligo con la rivista e i suoi realizzatori che contribuivano alla mia conoscenza ed anche a pensare con la mi testa. Alla fine le tracce fondamentali della ricerca musicale bisogna cercarle e trovarle nella musica stessa. Stessa cosa vale per i dischi: siamo tutti appassionati collezionisti, ci pace la dimensione analogica o digitale discografica, siamo attratti dall' oggetto, dalla qualita' tecnica ed editoriale, ma la musica sta nella musica stessa, non nella confezione o supporto che piace a tutti la quale se non si ha misura e controllo sull'istinto  compulsivo di acquistare per "avere' si rischia di perdere l'essenzialità' dell"essere" che ci proviene dalla musica stessa dal vivo o registrata quest' ultima spogliata degli "orpelli" discografici e dalle ansie dell'alta fedelta', dell' impianto che da strumento diventa il fine feticistico  dell' ascolto. Idem vale per il disco. Ma va bene tutto, tutto serve e ci fa felici,  ma con misura ed equilibrio, con la capacita' di saper separare le cose ovvero prendere la musica come musica e i dischi e i libri e gli impianti come musica, come libri, come impianti.  

Gaetanoalberto
Inviato
24 minuti fa, OTREBLA ha scritto:

Vuoi capire Monk? Ascolta Debussy.

Ehm, a questa non so quanto ci arriverei facilmente.

24 minuti fa, OTREBLA ha scritto:

Io al pubblico chiedo solo di ascoltare".

A questa ci arrivo molto prima

24 minuti fa, OTREBLA ha scritto:

Prima si ascolta il pianista sconosciuto, poi si leggono le note del programma di sala.

Questa è una dritta di cui devo riprendere a tenere conto. Io ho sempre ascoltato così, fino a prima di discutere le recensioni e le opinioni 😊

Francamente adesso un bel po’ di insicurezza é sopravvenuta. Prima era solo piacere di ascolto e mi bastava.

D’altra parte, il punto è anche l’investimento richiesto oggi per comprare un buon vinile: io ho sempre pescato secondo ispirazione, ma era più facile, perché meno oneroso, anni fa.

analogico_09
Inviato

Cmq, a latere, sarebbe segno di buona abitudine fare un minimo accenno al forumer che scrive per primo cio' che nella buona sostanza viene di nuovo riportato a stretto giro di post. 

Inviato
27 minuti fa, Gaetanoalberto ha scritto:

D’altra parte, il punto è anche l’investimento richiesto oggi per comprare un buon vinile: io ho sempre pescato secondo ispirazione, ma era più facile, perché meno oneroso, anni fa.

Eh...tocchi un punto dolente...:classic_unsure:
Qua pare che tutti vogliano il vinile...ma cosa ve ne fate?

C'è il CD che è così comodo! 

Alberto.

 

 

  • Haha 1
Gaetanoalberto
Inviato
8 minuti fa, OTREBLA ha scritto:

C'è il CD che è così comodo! 

🤘😝😛:classic_tongue:

Gaetanoalberto
Inviato

Ornette Coleman - Virgin Beauty - 1988

Certo non il più celebrato dei suoi album, anche se uno di quelli che vendette di più. Il jazz lo guarda un po’ dal marciapiede opposto, anche se non può far finta di non vederlo. Elettronica, accenni di folk, qualche virata Funk, fuaon.

Sarà che ho la bocca buona e che siamo sempre in compagnia di un gigante, ma io ci trovo sempre quel tratto di inventiva e ricerca, che rende un disco ben riconoscibile e diverso dagli altri. Mi piace

https://verrina.it/wp/2023/08/06/laltra-faccia-di-ornette-coleman-virgin-beauty-1988-portrait-records/


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  • Thanks 1
giorgiovinyl
Inviato
3 ore fa, 8Franz ha scritto:

Rivedo anche spesso il film molto volentieri, ma questa colonna sonora è davvero piena di capolavori.

Vidi il film al cinema quando uscì, poco tempo fa ho comprato il vinile in ottime condizioni a 10 euro

  • Thanks 1
giorgiovinyl
Inviato

Scusatemi ma non capisco proprio il consiglio di non leggere il programma di sala prima di ascoltare un concerto. Cosa cambia?

Sono abbonato alla stagione sinfonica della mia città, capita che ci sia un direttore e/o un solista che non conosco, ma davvero pensate che leggere le note biografiche possa influenzare il giudizio sul concerto?

Gaetanoalberto
Inviato
20 minuti fa, giorgiovinyl ha scritto:

programma di sala

Io ho interpretato che si riferisse al non leggere ed informarsi troppo prima dell’ascolto, per lasciare spazio alla spontaneità dell’opinione.

Non penso @OTREBLA volesse dire che non bisogna informarsi su chi suona e cosa si suonerà.

E d’altra parte al concerto andiamo comunque “carichi” delle nostre esperienze precedenti.

In tal senso ci possono essere due strade, informarsi al massimo, e cogliere alcuni aspetti, o farlo dopo.

Penso si discuta del bilanciamento tra lettura ed ascolto.

Io per esempio ho letto spesso, ma non avevo finora pensato di mettere in “collezione” qualche buon libro, cosa che invece trovo un buon consiglio.

D’altra parte il fatto che qualcosa ci piaccia o meno non dipenderà sicuramente dalle note di altri.

 

giorgiovinyl
Inviato

@Gaetanoalberto Chiaramente ognuno può fare quello che vuole, ma ripeto non capisco come delle semplici note biografiche su un solista, perché di questo stiamo parlando, possano influenzare il giudizio sul concerto. 
Che poi questo approccio, che per comodità potremmo chiamare ignorante, ha anche delle controindicazioni, cioè non sapere inquadrare il brano musicale o l’artista o non capire un genere musicale. 

Gaetanoalberto
Inviato
2 minuti fa, giorgiovinyl ha scritto:

note biografiche

Ti risponderà lui se vuole.
Magari intendeva note artistiche e non biografiche… concordo che i tratti meramente biografici sono ininfluenti.

giorgiovinyl
Inviato

In genere i programmi di sala inquadrano i brani da un punto di vista storico musicale ma anche entrassero nel merito artistico, dove sta il problema?

Ti potrei citare innumerevoli casi di artisti, di qualunque genere, classica, jazz, rock recensiti benissimo che mi hanno lasciato perplesso se non peggio. O di concerti con il pubblico in visibilio in cui io avrei voluto sradicare la poltrona e lanciarla sul palco.

analogico_09
Inviato
3 ore fa, giorgiovinyl ha scritto:

Scusatemi ma non capisco proprio il consiglio di non leggere il programma di sala prima di ascoltare un concerto. Cosa cambia?


Come si dice: dagli amici mi guardi iddio da (certi) consigli mi guardo io. :classic_wink:
Ode al programma.
Il programma non serve per farsi una cultura musicale seduta stante, né per capire la musica, la musicalità...  musicale... per quello ce ne vogliono di ascolti assidui e concentrati, con o senza programma; il programma serve poi a casa per approfondire alcune questioni da sommare a quall'altro sacco di cose sulla musica da cercare in proprio di teorico e di pratico, sempre prendendo la musica come prima fonte di informazione che pure intrattiene dilettando anche lo spirito.

Al concerto il programma si sfoglia utilmente prima e durante per capire meglio come siano strutturate formalmente i concerti, le sinfonie, la musica da camera, solistica, ecc. in programma, per seguire il testo di una "Passione", di un "Oratorio", d'altra musica sacra o profana che "racconta" una storia, non necessariamente Opera lirica. In genere non ci sono programmi di jazz o di rock o di musica popolare in quanto sono musiche che nascono al momento, in maniera spesso molto diversa.

Più che programmi sono note informatice storiche, estetiche generali sul gruppo, su certe paerticolarità che non tutti sanno e che fa piacere apprendere.

Nella classica invece il programma si fa indispensabile, oppure utile, per quanto già detto, anche, conservandolo, per ricordarci molti anni dopo i concerti "partecipati", io ne conservo molti, a partire dalla fine dei '60, alcuni autografati dai più grandi musicisti, direttori d'orchestra, strumentisti, jazzisti, etc,  così visto che con l'età la memoria un po' si affievolisce ci resta una traccia precisa per ricordare quei momenti magici musicali unici e irripetibili di musica live - non come i dischi immutabili - che ci hanno regalato gioie  e piaceri, deliziosi momenti di intrattenimento e di sospiri ardenti..  forse e qualche "estasi" spirituale.., non come quella di Santa Teeresa d'Avila, ovvia_mente ma ci si accontentava... :classic_biggrin:

 

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