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Melius Club

Il disco in vinile che state ascoltando ora!


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analogico_09
Inviato
19 minuti fa, Ivo Antonio ha scritto:

Wayne Shorter fin dagli inizi era un musicista dalla forte personalità  . Nella sua prima incisione per la Blue Note ci sono McCoy Tyner e Elvin Jones, ovviamente non fa il coltraniano.


Giusto, fatto un lapis.., l'altro disco Africaine è il primo appuntamento con The  Jazz Messengers.

Gian Balance
Inviato

THE SUGARCUBES - Regina 

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  • Melius 1
Gian Balance
Inviato

TACTILE - Borderlands 

 

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  • Melius 1
Gaetanoalberto
Inviato

Charles Mingus - Three of four shades of blues - 1977

 Jack Walrhat tromba, Sonny Fortune sax alto, George Coleman sax soprano e tenore, Ricky Ford tenore, Bob Neloms e Jimmy Rowles sl piano, Philip Catherine, Larry Coryell, John Scofield chitarra, Ron Carter e George Mraz al contrabbasso, Donnie Richmond alla batteria.

Un disco che ha rappresentato un successo anche commerciale, nel quale la presenza delle chitarre e l’approccio ai fiati, il lavoro della sezione ritimica, portano ad una fresca rielaborazione delle “sfumature di blues” che rimangono bene evidenti nelle melodie e nelle vibrazioni trasmesse dall’ascolto dei brani.

Veramente molto bello imho.

Dalle note di accompagnamento di Ilhan Imaroglu:

<<… Ciò che è nuovo é tradizionale dal momento che la tradizione richiede cambiamenti ed innovazioni continui.. su cui  cui costruire traguardi significativi ed originali >>

<< Nel campo del jazz dato che gran parte delle figure storiche appartengono al presente e questo a causa della rapidità del processo della tradizione, le applicazioni di quanto ottenuto… vengono rese più facili dalla convenienza della prossimità>>

Penguin ***

 

IMG_2236.jpeg

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  • Melius 2
analogico_09
Inviato

 La mia risposta era a fronte del post così come era stato formulato ( Esattamente: >>Per coloro che desiderano approfondire un po’ la carriera dell’eccezionale chitarrista, ecco un link  con qualche informazione per i neofiti ... << " cui faceva seguito un link che non ho aperto) Il resto che segue è stato aggiunto in seguito nell'Edit

 

6 ore fa, Gaetanoalberto ha scritto:

Edit: proprio per semplificare, credo questa innovazione che ha sposato il cambiamento dei canoni del rock e del jazz avvicinandoli, sia universalmente conosciuta come “fusion” , ricordando tuttavia la pluridecennale ritrosia di ogni grande musicista all’ inquadramento per generi, tanto cara a chi sta ai margini della creatività.

 

 

Solo per la precisione, poco importa l'"edit" che non cambia la questione.
Non so da dove sia stata mutuata tale osservazione - non leggo dai "sacri testi", ma  ciò che trovo scritto su questo spazio, la "Treccani" la leggo dal tomo cartaceo il quale non riserva in genere all'affezionato lettore osservazioni sfocate rispetto al terreno d'indagine.
E' mia modesta e personale opione, mutuata da me stesso,  che "questa" non meglio "descritta" innovazione operata dal fenomenale chitarrista di musica rock, pop e altre declinazioni, non abbia prodotto alcun cambiamento , né di forma né di contenuto, nessun spostamento  di "canoni" del jazz autentico: ne avrà invece beneficiato il rock e suoi derivati.
In quanto alla "fusion", altro pianeta, un genere, o sottogenere, magari un sovra-genere musicale misto, spesso spurio non di meno vago, fatto di un po' di questo e di un po' di quello -  dove a volte il troppo di questo e di quello voncorre a fare il nulla - con le sue ombre e luci, con le sue cose buone e meno buone, sia quel che sia, non ha  nulla a che vedere con il jazz, se non per alcune caratteristiche formali più epidermiche e "pirate", non di rado "abusate", al peggio "svalutate".
Non ha nulla a che fare con la storia del jazz, con i processi evolutivi ed involutivi della musica afroamericana fondata sul blues la quale non è in vendita ai musicisti tuttologi per necessità che fanno i "creativi" con le musiche degli altri.
L'inquadramento per genere è altro ancora.., una ulteriore ridondanza estranea alla questione di cui trattasi e che richuiederebbe ben altri approcci argomentativi.  

analogico_09
Inviato
57 minuti fa, maabus ha scritto:

Registrazione favolosa di una colonna sonora e film capolavoro.

 

 

Dovrò decidermi a comprarlo questo profondo disco rosso... :classic_laugh:

  • Melius 1
Inviato
24 minuti fa, analogico_09 ha scritto:

Dovrò decidermi a comprarlo questo profondo disco rosso... :classic_laugh:

Non ti pentirai

analogico_09
Inviato
23 minuti fa, maabus ha scritto:

Non ti pentirai

Non ne dubito, naturalmente le musiche le conosco bene, fin dalle primissime uscite del film chissà quante volte rivisto.  Però mi piacerebbe averle in vinile rosxso.., la paura ci guadagna.... :classic_wink:

  • Melius 1
analogico_09
Inviato
2 ore fa, Gaetanoalberto ha scritto:

Un disco che ha rappresentato un successo anche commerciale, nel quale la presenza delle chitarre e l’approccio ai fiati, il lavoro della sezione ritimica, portano ad una fresca rielaborazione delle “sfumature di blues” che rimangono bene evidenti nelle melodie e nelle vibrazioni trasmesse dall’ascolto dei brani.

 

 

La chitarra elettrica non è una novità nel Jazz, fu portata dal grande Charlie Christian già negli anni '30 con risultati strepitosi. La chitarra elettrica nel jazz compare da allora in moltissime altre "occasioni", nel jazz autentico non (con)fusionario, fino in fondo presente e grandemente anche nell'avant-gard.

La presenza della chitarra elettrica ed acustica nel jazz non è automaticamente sinonimo di fusion o di musica commerciale, tanto per la precisione (tutto il jazz di Mingus e il jazz di questo disco non è affatto commerciale, mai stato commerciale il grande genio della musica.., a proposito delle vane "etichette")

Non è una novità che il suono della chitarra elettrica - come pure il suono dei fiati sempre stati nel jazz... "mescolati" con tutti gli altri strumenti - portasse e portino ancora nuove "sfumature" di blues, non più "fresche" delle sfumature impresse dai bluesman "antichii" (non stiamo partlando della  freschezza poco duratura della panna montata). La sgtoria del jazz è tutta una ricorsività senza soluzione di continuità.
E' l'abc del jazz.., il fondamento della musica afroamericana.

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