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Il diario dei film


analogico_09

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analogico_09
Inviato

Stimolato dal topic sull'italico cinema horror aperto da @Paranoid.Android ho rivisto in DVD il cult nostrano "Danza Macabra" di Antonio Margeheriti (pseudonimo: Antony Dawson.., che toccava fare per poter esportare meglio i film all'estero...) ,  con Barbara Steel affascinante e inquietante attrice "feticcio" del gotico-horror italiano e non solo: fece parte anche della scuderia Corman che la volle ne Il Pozzo e il pendolo film tratto dal racconto di E. A. Poe.

Suggestive le ambientazioni, incisiva e molto contrastata la fotografia in b. & W. di Riccardo Pallottini... invenzioni registiche efficaci, interessanti piani sequenza.., forse nell'insieme un po' datato ma resta un caposaldo del cinema di "genere" del nostro cinema e se ne possono apprezzare molti momenti che a se stanti mantengono il tratto dell'originalità.

 

La trama: Lo scrittore Egdar Allan Poe fa una scommessa con un giovane giornalista piuttosto scettico: costui avrà cento sterline se riuscirà a passare un'intera notte in un certo castello. Il giornalista è coraggioso e preparato, ma nel castello ci sono fantasmi da tutte le parti (con un fantasma donna l'uomo ha anche una breve storia d'amore). Arriva l'alba e pare proprio che lo scettico ce l'abbia fatta, ma ...

 

 

  • 2 settimane dopo...
analogico_09
Inviato

Giorni fa ascoltavo da Radio Tre un programma sul regista cinematografico e teatrale Max Ophuls che adoro ancor prima di scoprire che Stanley Kubrick rispose a chi gli chiese quali fossero i suoi autori preferiti: "In primo luogo Max Ophuls che, a parer mio, riunisce in se tutte le qualità".

La monografia radiofonica, che suggerisco a tutti gli amanti della settima arte di ascoltare in poadcast, è condotta da Roberto Chiesi, un critico cinematografico, scrittore di cinema autorevole.

https://www.raiplayradio.it/audio/2021/03/WIKIRADIO---Max-Ophls--3b8e7f99-9b29-465e-b5b5-072086460c9e.html

 

Conosco quasi tutti i film più importanti di Ophuls, li ho tutti in DVD, alcuni ancora rari ,trasferimenti da VHS registrate negli anni in cui bisognava fare gli appostamenti televisivi, non solo a "fuori Orario", in genere programmando due VCR per coprire tutta la notte quando c'era un affollamento di film importanti e rari.

 

Mi mancava "La Signora di Tutti", 1934, l'unico film di produzione italiana realizzato dal regista tedesco con la nostra Isa Miranda, interprete metafisica dal volto etereo della dolcezza angelica che può trasformarsi "candidamente", senza volerelo, in femme fatale della sublime, sensuale, elegantissima ambiguità... Mi fermo.., ho subito acauistato il DVD non facile da trovare.., suggestionato dalla presentazione radiofonica di Roberto Chiesi che parla diffusamente del regista e del film in questione; si ascolta anche Isa Miranda che racconta il suo incontro magico con il regista che cercava inutilmente la sua "Donna di tutti" trovandola quasi per caso, in extremis, nella bellissi, affascinante Isa, quasi un'inviata del destino!

Non posso dire altro del film.., dovreri dire troppo... non me lo aspettavo così straordinario.., con tutte le gamme dei sentimenti, con le luci e le ombre che in alcune sequenze virano quasi verso l'horror.., non dirò altro per ora se non che mi ha schiantato!

 

 

coverlg.jpg

 

La-signora-di-tutti.jpg

analogico_09
Inviato

Ho visto da Netflix "Il Testimone invisibile" di Stefano Mordini, con Riccardo Scamarcio, un remake del 2020 fotocopia del film spagnolo "Contratiempo" di Oriol Paulo del 2016, un Netflix anche lui.

Mi sfugge il senso di un remake girato solo 4 anni dopo l'originale, che ripropone scena dopo scena, battuta dopo battuta, perfino le musiche, le inquadrature dei titoli di testa dall'alto, ecc, in modo praticamente identico... Cambiano ovviamente le location, le inquadrature, anzi gli angoli di visione delle scene, gli interpreti, la regia, ecc, ma non ho trovato un solo guizzo di originalità che lo differenzi dal film spagnolo che nell'insieme mi era piaciuto di più. Scamarcio ha più carattere del protagonista spagnolo, ma a mio avviso sposta di poco la questione, anzi non porta pressochè nulla in meglio in un  "crime-thriller" più psicologico che d'azione, interessante e godibile ad una prima visione, pesante in una seconda visione di seconda mano, ma non così indispensabile da giustificare un remake girato a distanza troppo ravvicinatissima e sostanzialmente inane.

L'italia va al traino del cinema sopagnolo? Tutto sommato gli conviene... da solo fa pure peggio...

 

Ah.., mi ricorda "Vanilla Sky" diretto da Cameron Crowe, il brutto, intempestivo remake di Abre los ojos di Alejandro Amenabar molto bello e originale.
 

Inviato

@analogico_09 Mi era piaciuto "Contrattempo".  Sono molti anni che il cinema "di genere " spagnolo fa delle buone cose,

sia "gialli-polizieschi" che horror. ( Hai visto "Desconocido-resa dei conti" del 2015? Molto carino, simile a "Contrattempo").

 

Forse il cinema italiano avrebbe potuto risollevarsi abbandonando molte velleita' " d'autore", molte volte solo sterili

masturbazioni mentali, con meno spettatori paganti di quante persone sono servite a fare quelle "opere", arrivate in sala solo

grazie ai finanziamenti dei fondi per la cultura.

 

Ma il cinema 'di genere' per molti qui non e' abbastanza, appunto, d'autore.

analogico_09
Inviato

@dariob D'accordo con te, il cionema spagnolo ha saputo rilanciarsi anche con i film "genere" però di qualità. Noi eravamo maestri anche in questo: cinema autoriale e cinema più popolare ma inventivo, di buon/ottimo intrattenimento. P Anche le pecorecciate visti i tempi sarebbero in parte da rimpiangere... Arivolemo Banfi e la Fenech... 😋

Il cinema italiano è tutto suburre, romanzi criminali, storie a sfondo psico-socio-psicologismi pipparol-mentli daradical-chic annoiati. Pur con le poche eccezioni di cui pure quando capita parliamo...

analogico_09
Inviato
Il 19/4/2021 at 21:54, analogico_09 ha scritto:

Conosco quasi tutti i film più importanti di Ophuls, li ho tutti in DVD, alcuni ancora rari ,trasferimenti da VHS

 

 

Ecco.., riapertasi la porta di Max Ophuls e ho deciso di rivedere tutti i suoi film che ho in casa (non riesco a ritrovare la copia domestica di "Le Plaisir", tra i migliori del regista.., già ordinato il DVD originale in francese con sottotili, molto meglio!, edizione data come ottima).


Ieri sera ho rivisto "Tutto finisce all'alba" (Sans lendemain) del 1939, altro (melo)dramma incentrato sulla figura femminile, sui sentimenti cocenti messi in scena senza mai scadere nel sentimentalismo, come accade negli altri film del grande maestro la cui macchina da presa è lo stesso occhio dell'autore che guarda oltre il visibile. Altro film sull'illusorietà dell'esistenza, dell'amore, dello spettacolo teatrale delle luci patetiche che non mascherano il dramma, la disillusione, il dolore dell'irrealizzabile sogno vissuto dai protagonisti immersi in una sorta di "ronde" della vita la quale a momenti sembra una favola dell'amore e del Piacere" che fatalmente finisce all'alba...

 

La prissima visione potrebbe essere da "Mayerling a Sarajevo", oppure "Lettera da una sconosciuta".

 

Solendida la protagonista Edwige Feuillere
 

 

 

 

 

 

  • 5 settimane dopo...
Inviato
Il 19/3/2021 at 01:40, analogico_09 ha scritto:

film più "defilati", per cosi dire, insoliti, misconosciuti ma di valore, che vediamo (vedevamo)

Ciao!

Indubbiamente rispondo: Il Prete di Antonia Bird, 1994, dove appare Robert Carlyle, il mio attore preferito all'epoca.

E' un film in qualche modo insolito in quanto affronta l'omosessualità ecclesiastica in modo molto delicato e naturale, tanto che lo shock provato "alla dichiarazione" muta poi in un sentimento di umana comprensione, perché un prete è pur sempre un uomo anche se non lo può essere come tutti gli altri.

 

  • 3 mesi dopo...
Armando Sanna
Inviato

@analogico_09

interessante 3D , rammentandomi un film del genere Horror sempre basato sui racconti di E.A.Poe ti rammento un film che racchiude 3 racconti trattasi dei "Racconti del Terrore" 1962 con una splendida recitazione di Vincent Price e Peter Lorre, godibilissimo e ironico dal minuto 30' (episodio il Gatto Nero ) il confronto tra un ubriacone e un sommelier all'assaggio e riconoscimento dei vini ...

Nel caso lo abbia perso .

un cordiale saluto

 

 

 

 

Inviato

@Armando Sanna

Hai condiviso una bellissima chicca.., grazie. Conosco il film di Roger Corman, conosco quasi tutti i suoi film tra cui quelli molto liberamente tratti dai racconti di Allan Poe... Andrebbe ricordato anche Boris Karloff.., con Price e Lorre formavano un terzetto favoloso di interpreti dell'horror grottesco e tragicomico, insieme o speparatamente...

"I Maghi del terrore" un film su un duello all'ultima magia tra maghi mattacchioni...

 

Li riunisce anche Jacques Tourneur in "Il Clan delle terrore"...

Storia di cassamortari che ammazza la gente per procacciarsi lavoro...

 

bella copia integrale. dal Tubo... 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  • 3 settimane dopo...
Inviato

 

"Detachment - Il distacco", un bel film molto bello diretto da Tony Kaye, protagonista  Adrien Brody come sempre eccellente circondato da un cast attoriale di livello. Ottima la fotografia, le musiche discrete...

E' la storia di  un supplente che viene assunto in una scuola della periferia degradata di una città americana frequentata da giovani studendi e insegnanti chiusi in una condizione di incomunicabilità, di abbandono sociale, sentimentale, morale, psicologico; ragazzi annoiati, delusi, aggressivi... il nuovo insegnante tenta di creare un ponte, non sarà facile ma... Insomma lo consiglio vovamente (è un po' triste ma ha da dire qualche buona "verità" con le quali tutti dovremmo confrontarci); si vede gratis per chi ce l'ha in Amazon Prime che ha sempre un buon film da offrire...

 

 

 

Inviato

"Hard to be a God" di Aleksej German

presentato al festival dl cinema di Roma nel 2013 a pochi  mesi dalla morte del regista, quest'Ultimo ci ha lavorato per circa 14 anni. durata circa 3 ore ,film difficile da classificare resta insieme a Salò di Pasolini il film più disturbante che abbia visto.

Evito per recensione e trama ce' ne sono on line.

«È probabilmente difficile essere un Dio ma è altrettanto difficile essere uno spettatore, di fronte a questo terrorizzante film di German». Umberto Eco.

 

  • 2 settimane dopo...
Inviato

"Paradise: Love" (2012), "Paradise: Faith" (2012), "Paradise: Hope" (2013) di Ulrich Seidl. 

Segnalo la trilogia del paradiso del controverso e "spietato" regista austriaco Ulrich Seidl. L'ho conosciuto con il documentario "Safari", poi ho recuperato alcuni suoi film, compresi questi. Dei tre "Paradise" il primo mi pare il piu' riuscito, grazie anche alla bravissima Margarete Tiesel; ed e' quello che mi e' piaciuto di piu'. A tratti grottesco, in alcune scene la ricerca dell'amore in Africa da parte della protagonista, commuove e rattrista. Il 2* e' per certi versi agghiacciante, e' il piu' vicino alle precedenti prove del regista. Il 3* e', dal punto di vista estetico, formalmente impeccabile, ma mi ha convinto di meno, comunque e' da vedere. I film sono in lingua originale con i sottotitoli in italiano. Gli unici film che abbia mai visto, dall'inizio alla fine, non doppiati, per dire che non e' affatto pesante seguirli. Ah, non sono film da guardare in famiglia.

Pietro.

Inviato

Registrato ai tempi in VHS e trasferito in DVD, ho rivisto "Exposed" (Star's Lovers) diretto dal regista americano James Toback nel 1983 con un cast di interpreti d'eccezione: il leggendario ballerino Rudol'f Nureev, Nastassja Kinski, Harvey Keitel, la bergmaniana Bibi Andersson, Pierre Clémenti, ecc.. attori dei più magici tempi filmici.

Film insolito, "strano", raro, da noi inedito in DVD, propone una storia thrilling di terrorismo, di sensualità, di amore e morte in una Parigi straniante, livida e minacciosa.
Pur non essendo un capolavoro, nonostante alcuni limiti e incompiutezze di scrittura, "Exposed" seguita ad intrigarmi per il suo "maledettismo", per la regia spesso visionaria, eccentrica, stimolante, per l'arte di attori che restano davvero leggendari.., anche quelli prestati al cinema come Nureev, per non parlare della sempre straordinaria Natassja Kinsky figlia di tanto leggendario padre...

 

EDIT: Cercando le foto mi sono accorto che il film è presente in Prime Video... col il titolo Stars' Lovers

 

 

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  • 4 settimane dopo...
Inviato

 

Dopo tanto tempo ho rivisto un raro film dell'anima intitolato "L'Eau Froid" diretto nel 1994 da Oliver Assayas, tra i più interessanti e originali registi del nuovo cinema francese, tutt'altro che popolare in Italia.
Il film è reperibile in Amazon formato DVD edizione originale senza sottotitoli, per la modica somma di euro 97 o 159, c'è solo l'imbarazzo della scelta... 🤭

Io conservo come reliquia una copia registrata tanto tempo fa in VHS da "fuori Orario" e trasferita in DVD... qualità dell'immagine accettabile...
Non un musical, la musica coprotagonista è tuttavia presente nel film come risonanza interiore, stella rilucente nella notte, nelle oscurità della vita, viatico nel cammino delle giovani coscienze in divenire. Musica come "pezzi di sceneggiatura", a detta dello stesso regista nell'incontro con il pubblico che fece seguito alla proiezione del film che conoscevo da VHS e che rivisto sul grande schermo mi lasciò stupefatto, stretto in una morsa di emozioni che non si possono raccontare... Grazie all'iniziativa della Cineteca Nazionale del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. La musica è spesso presente nei film del regista francese; è presente in "Desordre", il suo primo lungometraggio poetico, "acerbo", singolare, appassionato sul rock , sui giovani fans degli Eurythmics; sarà presente nell'ottimo Clean, del 2004...

La musica torna ancora ne' L'Eau Froid per sottolineare il profondo dramma giovanile, per fondersi con le lunghe, estenuanti  scene della "festa" notturna conni "fuochi" riprese con la macchina a spalla flessuosa, insinuante, si ha la sensazione di essere all'interno di lungo, interminebile ed onirico piano sequenza in soggettiva.
J. Joplin; A. Cooper; L. Cohen; B. Dylan..., sono le musiche della memoria, in continuità con i valori generazionali che non crollano sotto il peso del tempo. Opera incantevole, toccante, passata da noi sotto oltraggioso silenzio, tra i “recuperati” da F.O., ancora una volta un infinito grazie ad Enrico Ghezzi e alla sua "redazione".


 

 

 

 

 

 

Inviato

@analogico_09 Di O. Assayas ho "Personal Shopper", di pochi anni fa, con la meravigliosa Khristen Stewart.

Film abbastanza "strano", per una continua atmosfera di mistero e inquietudine data dalle (supposte) percezioni extrasensoriali della protagonista, pur in una ambientazione e vicenda abbastanza "normale".

Aveva ricevuto ottime critiche, mi picerebbe sapere cosa ne pensi...

Bisogna che lo riveda, d'altra parte a me qualsiasi cosa con K.Stewart, piace "a prescindere"😭😁

Inviato
1 ora fa, dariob ha scritto:

"Personal Shopper"

 

Ne parlammo in un topic ante incendio... la prima volta che lo vidi al cinema con uno stato d'animo un po' "sonnolente" non lo apprezzai, o, per meglio dire, non fui in grado di fruirlo in modo lucido.

Risvisto qualche tempo dopo mi resi conto di trovarmi al cospetto di un sensibile, sottile, affascinante, inquietante" capolavoro diretto e interpreato con uno stile madreperlaceo. .

D'altra parte io adoro Assayas.. il quale mi ricorda un po' "Truffaut", altro regista che "amava le donne".
Se non li conoscessi gia, ti suggerisco di vedere i relativamente recenti Clean (2004), L'Heure d'été (2008 - una perla rara), Qualcosa nell'aria (2012) e Il gioco delle coppie, (2018) che non mi piaqcue, o non capii nonostante fossi in buona forma psicofisica... si tratterà di provare a rivederlo...  😉

 

 

  • 1 mese dopo...
Inviato

Provo ad uppare questo vecchio topic che ha due temibili ed agguerriti "concorrenti" ... forse analoghi, diversamente intitolati... 😄

 




In altro thread si parla di "E' stata la mano di Dio", l'ultimo film di Paolo Sorrentino acquisito da Netflix... Un film che sembra dividere il pubblico, e questo non è male, segno di varietà del senso critico. Durante la discussione si fa spesso riferimento alle precedenti e a mio avviso più unificanti opera del regista naspoletano, tra cui L'Amico di Famiglia dilm che all'epoca apprezzai e che, a forza di parlarne, mi è venuta voglia di rivedere.

La mia opinione non è cambiata da quando lo vidi in proiezione con conferenza stampa presente il regista nel 2006, quindi faròil semplice copia incolla di ciò che scritti allora...

 



L'Amico di Famiglia di Paolo Sorrentino (2006)

 

 

"Eine Symphonie des Grauens"

 

Le lascivie mani di un vecchio e ripugnante usuraio si insinuano nel petto di una bella e giovane fanciulla. Artigli della Bestia che si concede alla “donna di cuore puro che gli fa dimenticare di ritirarsi al primo canto del gallo”. (?)
La suggestione è forte, quasi irrinunciabile, durante la sgradevole ed emblematica sequenza in cui l’avido “vampiro”, che al posto del sangue si nutre di denaro (sublimazione di un eros/pathos negati), concupisce la vittima disgustata dal senso di repulsione ed insieme inaspettatamente attratta dal desiderio.
Che sia anche, l’ultimo film di Paolo Sorrentino, l’ennesima rivisitazione del “mito del freak” detestato e isolato dalla "società" malata che cerca in tal modo di esorcizzare la propria degenerante solitudine?  In fondo all’anima del solitario e deforme protagonista, mirabilmente interpretato da Giacomo Rizzo (1il quele crea il personaggio, all’intermo della sua psiche),  attore di teatro, “caratterista” del cinema di sicuro mestiere, vecchia gloria nazionale purtroppo dimenticata dalla settima arte, risuonano le corde del mostro che “martirizza un colibrì d’amore tra i denti”.
Solo la “Bella” ingannatrice – apparentemente motivata da un’istanza di vendetta, “desiderosa” invero di confrontarsi con le proprie difformità morali “prendendo contatto” con le brutture di Geremia l’usuraio - riuscirà a trasformare l’estremo ed unico atto d’amore, di cui costui si rivela capace, in arma del suicidio.
Allentati i puntelli, la (sovra)struttura su cui caparbiamente si fonda l’inespugnabile cattiveria dello strozzino, cede e diventa un letto di morte, naturale conclusione di una vicenda caratterizzata da una lucida follia che non risparmia nessun personaggio. Morte dell’anima, in una sorta di beffardo e  tragico “canto” della sofferenza priva di catarsi.

Con L’AMICO DI FAMIGLIA, film pessimista e fatalista, con ironico disincanto molto partenopeo (senza l'intenzione di scadere nel facile stereotipo), Sorrentino ripropone il tema "universale" della solitudine umana, presente anche nei suoi precedenti film, destinata a non trovare appagamento o riscatto neppure nell’amore, nell’eros, nel sentimento, prescindendo da ogni convenzionale distinzione tra bellezza e bruttezza, dove in entrambe le "qualità" potrebbe annidarsi  identica, speculare degenerazione.   

Sorrentino gioca con i registri della comicità e del dramma; si ride, si sorride nel suo film, si riflette, non si piange, ed è segno questo di buona salute in un panorama filmico italiano in cui trionfa prevalentemente il sentimentalismo lacrimevole e ricattatorio. La sua cinepresa è intrigante e immaginifica, s’insinua con plastica sicurezza  e rara intensità espressiva nel sordido e lercio antro del “mostro”, cogliendo il dettaglio e l’insieme, il segno della malattia spirituale che perverte e imprigiona chi lo abita. La decadenza esistenziale e morale dell’usuraio, su cui si sofferma  l’occhio del regista con brevi panoramiche ed “affettuosi” piani di ripresa ravvicinati, è rappresentata con la sola forza delle immagini.
Le quali, accentuate alle elgariane, dolenti note del violoncello composte da Theo Teardo, più delle parole, dei dialoghi, riescono a tratteggiare con sensibile "precisione" lo spaccato caratteriale e psicologico del soggetto.
In un crescendo di plastiche inquadrature d’elegante ma non gratuita bellezza formale, insolitamente audaci nel panorama più streaming del  cinema nazionale, cogliamo il segno metafisico/lirico, quasi 'dechirichiano', delle “fascistiche” e geometriche architetture di Sabaudia, come in una sorta di raggelante rappresentazione del sentimento che preme sotto la dura corteccia del “ruolo”.
Geremia de’ Geremei è a modo suo un “(anti)eroe”, uno specchio e una spina scoperta conficcata nel fianco del tessuto sociale sanguinante che cerca di mascherare il proprio fallimento, le angosce, ogni immoralità, con l’ipocrita facciata del perbenismo apparente.

Lui, l’usuraio, con la sua inseparabile, sciatta e patetica busta di plastica appesa ad una mano (contenitore/scatola gelosamente “custodita”, che cela forse un mondo di desideri infantili frustrati e oltraggiati, un residuo di umanità in un cuore di pietra), quasi appendice del suo corpo, "dondolante" durante il goffo e grottesco 'nosferatesco' incedere , è perlomeno cosciente del suo bastardo ruolo che ama definire, con sinistra (auto) ironia: “benefattore”. 

I limiti della pellicola, che fila liscia e convince pienamente fino ad un buon tratto del secondo tempo, emergono nella più superficiale e discascalica caratterizzazione dei personaggi secondari; nella figura femminile che, come pure in LE CONSEGUENZE DELL’AMORE, ci è apparsa poco incisiva sul piano introspettivo/interpretativo, in evidente contrasto con l’eccezionale figura a cui Giacomo Rizzo dà letteralmente l’anima.
Altra nota meno intonata risuona nell’epilogo un po' pasticciato e frettoloso, in ragione di uno script "frettoloso", in una sorta di deriva comicizzante fin troppo macchiettistica, allorché ci saremmo aspettati un maggior ricompattamento dei registri drammatici, pur  senza rinunciare all’umorismo nero, al sagace dialogo, al sarcasmo di amara ed insieme ilare comicità che pervade salvificamente l’opera.

La copia che circolerà nelle sale italiane è stata accorciata di ben sei minuti rispetto alla versione presentata al festival di Cannes, a detta dello stesso Sorrentino durante la conferenza stampa, al fine di migliorare il finale. L'"estrema" zona d’ombra sembra rimasta, ciò nonostante L’AMICO DI FAMIGLIA seguita pur sempre a rappresentare il progetto di uno spirito libero che fugge le fatiscenze e le derive estetiche, formali e contenutistiche che affliggono gran parte del cinema italiano che purtroppo “conta” mentre dovrebbe prendere esempio da quest’opera imperfetta ma ugualmente toccante, stimolante, generosa, tonica. 

 


 

 

 

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