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Inviato

Ogni tanto le scappava qualche scorreggia a tavola, si difendeva senza tanti patemi 😊 e diceva "non so mìa ziàpa come le tete de le moneghe"

Inviato

Oltre ai proverbi sono interessanti gli eufemismi popolari.  A Venezia per secoli uno dei peggiori stigma sociali consisteva nella fama di essere un cattivo pagatore.  Lo status di ristrettezza economiche che poteva precedere l'insolvenza era quindi particolarmente attenzionato dalla società, ma non era elegante farne cenno diretto. Dire che uno non ancora insolvente conclamato  era "sensa schei" era too direct, un attacco frontale pesante che poteva precludere l'accesso al credito.  Di qui la nascita degli eufemismi, allegorie, simbolismi per dire-e-non-dire. 

Un esempio "live" l'ho avuto stasera al bar. Scena: Tizio parla con Caio e giunge Sempronio. (i tre si conoscono) Sempronio porge un euro a Tizio e gli chiede di vendergli due o tre sigarette, perché "aveva dimenticato la tessera sanitaria" per prenderle alla macchinetta. Tizio porge una manciata di sigarette e rifiuta i soldi. "Assa star, no vogio schei, co ti me vedi ti me ofri un'ombra e so-a-posto-cussì"  ("so-a-posto-cussì" è una potentissima formula di manleva cittadina) 

A questo punto Sempronio se ne va con le sigarette e Caio guarda Tizio con aria interrogativa, come per dire "ma non è che..."  e quello, sottovoce, "e si, el ga a barca che fa un atimin de aqua...

Altra allegoria significativa sentita recentemente, stavolta in tema di fedeltà coniugale:  Il protagonista, non presente, è chiacchierato non solo di essere al corrente della relazione extraconiugale della moglie, ma anche di trarne vantaggio indiretto. A questo punto i saggi convengono trattarsi di un tipico caso dove qualcuno : "el se ga messo i corni in scarsea".

(scarsea = tasca, si è messo le corna in tasca, quindi le ha in qualche modo monetizzate 😁)

Inviato
Il 11/5/2022 at 18:13, melos62 ha scritto:

Rafele fatica 'ncopp' 'o spitale"

Si dice pure ncopp a tangenziale, ncopp o stadio... 

Inviato
7 ore fa, Martin ha scritto:

Cavai

Cioè? 

Inviato

Resilienza 

'O napulitan se fa sic, ma non muore ... 

Il napoletano dimagrisce ma non muore

Inviato
Adesso, wow ha scritto:

Cioè? 

Cavalli.

Cavalli vecchi e servi "furbi" non ingannano il padrone. Si paragona l'evidenza animale di un cavallo stanco e imbolsito alla presunta furbizia degli adulatori, che risulta parimenti chiarissima nonostante i loro tentativi di dissimularla. 

  • Thanks 1
Inviato
2 minuti fa, Martin ha scritto:

Cavalli

Dopo i due volumi di Canale Mussolini, avrei dovuto saperlo. 😄

 

Inviato
28 minuti fa, Martin ha scritto:

e si, el ga a barca che fa un atimin de aqua...

In napoletano 

Fa acqua a pipp

La pipa è così malandata che tira male, genera vapore e bagna il tabacco, emblematico delle condizioni economiche del proprietario. Però sembra anche che la pipa sia il termine spagnolo per chiamare una piccola botte che, sempre per problemi economici, è piena di acqua invece che di liquore. 

Inviato

 

Sul "self-made-man" d'epoca:

A Venezia: Mèio paron de 'na barca de servidor su 'na nave.


A Chioggia: Ze mègio esser na testa de sardèla che na coa de sturión...
 

😁

Inviato

Altro eufemismo per dire di famiglia in ristrettezza economiche: 

"I zé a piati-avài"  (sono a piatti-lavati) 

La spiegazione è scientifica: Il funzionamento dei piatti prevede l'alternanza di due stati: Occupato da cibo o sporco (s), oppure lavato e riposto (p). 

Potremmo quindi individuare, nel  funzionamento dei piatti , un duty-cycle corrispondente allo stato (s) e un idle-state corrispondente allo stato (p).  Assumendo che in media la durata dello stato (s) espressa in % del ciclo sia proporzionale alla quantità Q di cibo disponibile, se dovesse prevalere largamente lo stato (p) ecco che la famiglia si troverebbe, causa deficit economico che ha prodotto shortage alimentare,  nella condizione monostabile di "piatti lavati":    I zè a piati-avài, appunto. 

Inviato

Alcuni proverbi del mio paese natale: 

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L’acque vace a ndò stace ‘a pendènze, ‘a more a ndò stace ‘a speranze

(L’acqua va dove c'è la pendenza, l’amore dove c’è la speranza)

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Pe scanzà l’acque à ttruuate u fusse

(Per evitare la pozzanghera é finito in un fosso: cioè, Per evitare un piccolo pericolo è finito in uno più grande) 

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Chi sbaglje de cape, paghe de sacche

(Chi sbaglia di testa, paga di tasca)

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Chi téne ‘a capa malamènde. adda tenè i pide bbune

(Chi ha la testa bacata, deve avere buoni piedi: cioè, chi fa minchiate deve saper scappare velocemente) 

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Chi nge càpete, nge créde

(A chi non gli capita, non ci crede)

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L’ome stace sòtt’o cappille, ‘a fèmmene sòtt’a vunnèlle

(L’uomo sta sotto il cappello, la donna sotto la gonna: cioè, l'uomo lo devi valutare dal cervello (che sta sotto il cappello), la donna la devi valutare dall’illibatezza (che sta sotto la gonna)) 

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I guaje vénene a ccavalle e se ne vanne a ppide

(I guai vengono a cavallo e se ne vanno a piedi: cioè, le disgrazie arrivano rapidamente ma scompaiono lentamente) 

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Cavalle gastemate i luce u pile

(Al cavallo bestemmiato brilla il pelo: quando una cosa è invidiata ha più valore) 

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U cavalle mije, i sperune de l’àvete

(Il cavallo mio, gli speroni degli altri: quando altri godono della mia roba/fortuna) 

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Quille che se face c’u cazze, nze face ch’i vrazze

(Quello che si fa con il caxxo, non si fa con le braccia: cioè, ciò che si acquista con un buon matrimonio non si acquista con il lavoro)

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Vaje pe farte ‘a croce e te ciche l’ucchje

(Vai per farti la croce e ti accechi: cioè, cerchi di fare una buona azione ma ne consegui un pessimo risultato)

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Se tt’è fà ccide, fatt’accide da nu chianghire bbùne

(Se devi farti uccidere, fatti uccidere da un macellaio bravo)

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Nténe nnè cile da vedè, nnè tèrre da cammenà

(Non ha né cielo da vedere, né terra da camminare: di chi essendo estremamente povero, non ha nulla)

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S’i corne fossere frasche, u munn sarrije nu vosche

(Se le corna fossero frasche, il mondo sarebbe un bosco)

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Quanne a fèmmene u cule l’abballe, se non’è puttane, diavela falle

(Quando la donna dimena il sedere, se non è puttana, considerala demonio: la donna che ti provoca, vuole qualcosa da te)

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Pare che u cule i rrobbe ‘a cammise

(Sembra che il cuIo gli rubi la camicia: detto di chi è talmente avaro che non si fida neanche dei suoi famigliari)

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Chi cumanne nen sude

(Chi comanda non suda)

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Cunziglje de vulepe, dammagge de galline

(Consiglio di volpi, danni di galline: nelle riunioni di furbi e speculatori si programma la rovina della povera gente)

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Curpe sazzeje nen créde o ddejune

(Corpo sazio non crede al digiuno: chi sta bene sia in salute che economicamente, non crede a chi è indigente)

 

 

 

  • Melius 1
Schelefetris
Inviato

 cu si taliò si sarbò

Inviato
12 ore fa, eccheqqua ha scritto:

assomiglia parecchio.

La provincia di Foggia è abbastanza estesa, mi pare terza o quarta in Italia,  si va dal subappennino al Gargano al golfo di Manfredonia, una sola provincia ma con dialetti che spaziano dal molisano al barese (simile) molto diversi tra loro.

  • Thanks 1
Inviato

Chini  centu riapuli va’ m’acchiappa, una  cci fhujji e l’atra cci scappa.

 Trad.ne Chi tenta di prendere molte lepri in una sola battuta, non ne prendera’ nessuna.

Il senso mi pare chiaro.

 

Inviato

Dall e dall, se scass pur o metall

(dall = dagli o dalle, nel senso di insistere) 


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