damiano Inviato 4 Gennaio 2024 Inviato 4 Gennaio 2024 2 ore fa, analogico_09 ha scritto: Mi pare riconoscere nel trombettistas molto davisiano Wallace Roney, Esatto...come al solito Cicco 🙂, mi piace tanto, secondo me è un grande assoluto. È stato in grado di interpretare tanti generi con incredibile maestria, dal post bop, al free più sperimentale, con Braxton e Altschul (per ECM), al prog, gli inizi di Return to Forever, alla reinterpretazione del repertorio Monkiano, con Vitous e Haines. Tra l'altro era un fervido seguace di Dianetics Ciao D. 1
giorgiovinyl Inviato 6 Gennaio 2024 Inviato 6 Gennaio 2024 Il 3/1/2024 at 22:36, Grancolauro ha scritto: Penso anch’io sia così. Lo dimostra il fatto che alcuni grandi classici della storia del jazz sono per me pressoché inascoltabili… Curiosità, qualche esempio di grande classico del jazz per te inalscoltabile? Te lo chiedo perché tu mi sembri di larghe vedute. Nel thread ristampe Blue Note purtroppo mi devo confrontare con qualcuno di vedute ristrette.
giorgiovinyl Inviato 6 Gennaio 2024 Inviato 6 Gennaio 2024 Cerco di entrare pure io in punta di piedi nella discussione. Il jazz è sicuramente legato alla cultura afro americana, ma è sempre stato un melting pot in cui confluivano tante cose. Però dopo una continua evoluzione durata più di cinquant’anni la spinta propulsiva si è esaurita o forse propagata in altri ambiti. È venuto meno il legame fortissimo con la comunità afroamericana che ormai predilige altre musiche, semplificando prima il soul, poi il funk oggi il rap. Il blues alle orecchie di un/a giovane afroamericano/a farà probabilmente lo stesso effetto che fa alle nostre il canto delle mondine. Ora è rimasto una musica che rispetto al jazz originale è sicuramente annacquato e non ha più quell’anima black, ma si è contaminato e disperso in mille rivoli. Gli stessi musicisti afroamericani, pur per fortuna presenti non sono più dominanti e seppur bravi non hanno, né potrebbero avere, lo spessore del passato. 2
analogico_09 Inviato 6 Gennaio 2024 Autore Inviato 6 Gennaio 2024 2 ore fa, giorgiovinyl ha scritto: Cerco di entrare pure io in punta di piedi nella discussione. Il jazz è sicuramente legato alla cultura afro americana, ma è sempre stato un melting pot in cui confluivano tante cose. Proverei anch'io curiosità di sapere da @Grancolauro Daniele quali siano le forme di jazz classico che trova inascoltabili. La disccussione si fa sempre più interessante. Nel frattempo, Giorgio, vorrei rispondere su quanto scrivi nel quote che mi trova d'accordo, anzi, è nelle cose del carattere e della storia del jazz, non intendo scoprire l'acqua calda. Ma... - questione fondamentale per poter capire il jazz correttamente nelle sue proprie specificità estetiche, storiche, socio antropologiche, ambientali, ecc - credo valga la pena sottolineare anche lo scontato, il fatto che fin dagli inizi, in quella nuova musica sincopata chiamata JASS, poi JAZZ che andava prendendo forma, emanazione diretta e stretta del blues, a sua volta proveniente dalle forme musicali "schiave", ancor prima afrotribali, confluivano elementi musicali "altri" di origine "bianca" e non: musica creola, meticcia, bandistica, folk europero importato che divenne country americano, etc, dove la base portante, la spina dorsale di quelle nuove avventure musicali, l'afflato espressivo triste, dolente, e festante, erano aspetti determinanti, il catalizzatore della spiritualità "negra". Il jazz, fino alla "fine" dei suoi giorni, si mantenne tale: universalmente aperto ad ogni forma di musicalità terrestre, dando e ricevendo, con effetto di reciprocità, senza mai snaturare la sua propria granitica caratterialità afroamericana. Riportai già questa illustre e toccante testimonianza nella bella discussione su Rudolph "Rudy" Van Gelder durante la quale si finì per parlare anche della questione razziale "negro" americana. Poichè ritengo che sia questione di grande rilevanza per quanto riguarda la comprensione della storia della musica afroamericana, spero di fare cosa utile riportandola anche qui nello spazio dedicatato al jazz visto che di questo stiamo anche parlando. Alla fine degli anni '20, dopo il lungo soggiorno negli USA, il "poeta a Nueva York" F. G. Lorca che aveva osservato molto da vicino il "Nuovo Mondo", i suoi luccichii e le sue tristezze, scrisse: "... Si tratta di mettere in contatto il mio mondo poetico con il mondo poetico di Nueva York. Nel bel mezzo si trovano i popoli tristi dell'Africa e dintorni, sperduti nell'America del Nord. Gli ebrei, i siriani. E i negri. Soprattutto i negri! Con la loro tristezza sono diventati l'asse spirituale di quell'America. Il negro che è così vicino alla natura umana pura e all'altra natura. Quel negro che tira fuori la musica perfino dalle tasche! A parte l'arte negra negli Stati Uniti resta solo meccanica e automatismo..." D'accordo ovviamente, se ne parlava sopra, una questione sulla quale mi capita spesso di intervenire, sul resto del tuo post. 2 ore fa, giorgiovinyl ha scritto: È venuto meno il legame fortissimo con la comunità afroamericana che ormai predilige altre musiche, semplificando prima il soul, poi il funk oggi il rap. Paradossalmente oggi il rap "getto, nelle sue varie forme "negre", non commerciale, è la musica che eredita lo spirito del jazz "morto", in un certo senso.., benchè siano formalmente diversi. In quel rap sopravvive il grido e il dolore inestinguibili della negritudine, e la gioia legata alla speranza (lo spiritual) il disincanto e la rabbia per le forme di razzismo persistenti (free jazz). Così.., per sommi capi.., l'intera storia del jazz è attraversata da tutte le forme e gradazioni del sentimento umano. 2
Grancolauro Inviato 6 Gennaio 2024 Inviato 6 Gennaio 2024 13 ore fa, giorgiovinyl ha scritto: qualche esempio di grande classico del jazz per te inalscoltabile? A Love Supreme di John Coltrane, ad esempio. Non riesco ad ascoltarlo: quel tipo di suono, quel modo di costruire il brano, di improvvisare, mi fanno star male. È troppo per me. È come provare il sapore del metallo infilato in bocca. Acre, pungente, irritante. Nella musica classica qualcosa di simile mi succede con molte cose di Shostakovich. C’è troppo dolore lì dentro. Non ce la faccio. Spengo dopo pochi minuti.
Grancolauro Inviato 7 Gennaio 2024 Inviato 7 Gennaio 2024 @Napoli hai assolutamente ragione, mi rendo conto e faccio penitenza
giorgiovinyl Inviato 7 Gennaio 2024 Inviato 7 Gennaio 2024 10 ore fa, Grancolauro ha scritto: A Love Supreme di John Coltrane, ad esempio. Non riesco ad ascoltarlo: quel tipo di suono, quel modo di costruire il brano, di improvvisare, mi fanno star male. È troppo per me. È come provare il sapore del metallo infilato in bocca. Acre, pungente, irritante. Nella musica classica qualcosa di simile mi succede con molte cose di Shostakovich. C’è troppo dolore lì dentro. Non ce la faccio. Spengo dopo pochi minuti. La tua risposta è, come sempre i tuoi post, estremamente interessante. In passato ho avuto discussioni anche accese in altri thread con dei forumers che non apprezzavano certo jazz e in particolare A Love Supreme. Ma non si proponevano certo con il tuo garbo. Però che uno come te lo trovi disturbante mi porta a riflettere. Io non ho mai avuto di questi problemi con ALS anzi fu uno dei primi dischi di jazz che ascoltai quando cominciai ad esplorare e mi ipnotizzò dal primo ascolto. Probabilmente mi aiutò che provenivo dal rock, con predilezione per quello più alternativo. Quando già da adolescente impazzisci per i Velvet Underground o gli Stooges, evidentemente già sei preparato per il jazz modale. Non percepisco tutto questo dolore in A Love Supreme, anche se giustamente Peppe sostiene che il dolore fa parte del jazz, ma una ricerca ad esplorare, la musica e se stessi attraverso la musica, per poi alla fine fare pace con il cosmo intero.
Grancolauro Inviato 7 Gennaio 2024 Inviato 7 Gennaio 2024 35 minuti fa, giorgiovinyl ha scritto: In passato ho avuto discussioni anche accese in altri thread con dei forumers che non apprezzavano certo jazz e in particolare A Love Supreme. Ma non si proponevano certo con il tuo garbo. Grazie, troppo buono. 36 minuti fa, giorgiovinyl ha scritto: Non percepisco tutto questo dolore in A Love Supreme Non so se sia dolore o qualcos’altro. A me il suono di Coltrane inquieta moltissimo. Molto più di quello di John Zorn, per dire, che ascolto con assai meno difficoltà. Ha qualcosa di deformante, sottilmente corrosivo, non so come meglio dirlo. Evidentemente attiva qualcosa di ancestrale dentro di me da cui tendo a fuggire. Con questo non nego la grandezza di Coltrane, anzi, forse vale proprio il contrario 🙂
analogico_09 Inviato 7 Gennaio 2024 Autore Inviato 7 Gennaio 2024 6 ore fa, giorgiovinyl ha scritto: Non percepisco tutto questo dolore in A Love Supreme, anche se giustamente Peppe sostiene che il dolore fa parte del jazz, ma una ricerca ad esplorare, la musica e se stessi attraverso la musica, per poi alla fine fare pace con il cosmo intero. Non prendiamo le cose alla lettera. Il "dolore si, ma non ho mi escluso, anzi, ribadisco sempre che nel jazz vi sia anche la "gioia".., e ci mancherebbe... Durante funerali dei "negri" di New Orleans - lo faranno ancora oggi immagino - si piangeva e si "rideva", si mangiava e beveva (in molte culture specialmente popolari si fa questo) si suonava musica "triste" e "allegra", dove la "base" era rappresentata "dolore" (durante tutto il tempo in cui l'impulso musicale jazz sia restato "vivo") il quale è una parola ed una condizione spirituale trascendentale, trasfigurante e metafisica che riassume in sè il "Tutto". In genere la banda che accompagnava la bara nelle città del "Delta" eseguiva una marcia jazz intitolata Oh, didn't he ramble e in quell'"allegria" c'era il "dolore" dal quale sgorgava l'"allegria"... due dimensioni del sentire lirico. Non si prenda l'allegria come avere i pupazzerti in faccia né il dolore come ho perso tutti i miei risparmi investiti in bot... 🤭 😉 e la versione del complesso di Zutty Singleton's Creoles (Zutty.., tra i grandi batteristi jazz)
Ivo Antonio Inviato 7 Gennaio 2024 Inviato 7 Gennaio 2024 Jackie McLean fu uo degli artisti che fecero la storia della Bleue Note. Una delle sue incisioni di quegli anni dedicata al blues 1
Ivo Antonio Inviato 7 Gennaio 2024 Inviato 7 Gennaio 2024 On 4/7/2021 at 8:44 PM, analogico_09 said: Questo non ha bisogno di commenti.., basta il sorriso di Louis.. musica allegra per animare il luogo... e non è poco... Un concorrente di quel periodo:
analogico_09 Inviato 7 Gennaio 2024 Autore Inviato 7 Gennaio 2024 6 ore fa, Grancolauro ha scritto: Evidentemente attiva qualcosa di ancestrale dentro di me da cui tendo a fuggire. Senza voler apparire presuntuoso - premesso che capisco pienamente il tuo stato d'animo, le tue difficoltà nel "confrontarti" con musiche considerate "supreme" dagli altri (i protagonisti di noi stessi siamo noi.., la nostra psiche, siamo noi che dobbiamo darne conto a npoi stessi... scusa il bisticcio di parole), penso che il nocciolo della questione sia proprio, o potrebbe essere in quanto scrivi nel quote. La faccio breve.., il fatto che tu prova questa reazione così istintiva, profonda, inconscia, con una musica assolutamente "difficile", non già per via della forma, per il limite tecnico-linguistico che credi di riscontrare e che potresti superare molto agevolmente, potrebbe significare che la musica ti stia chiamando... Altrimenti non fuggiresti, ciò di cui ci importa poco o nulla ci lascia al massimo indifferenti. Prova a lavorare su questo se credi, ad affrontare il tuo stesso inconscio, a "sfidare" lo "spauracchio... magari iniziando l'ascolto con l'ultimo "movimento" catartico: "psalm", verso cui tendono e confluiscono i primi tre "numeri" torrenziali della "suite" carichi di "inquietudini", di contrasti espressivi, emozionali, emotivi, mentali e spirituali, che chiedono molto all'ascoltatore... Non credere che chi racconti, tra cui il sottoscritto, di fare una "passeggiata" ascoltando tali "devastanti" moti interiori di quattro musicisti dall'animo gigantesco, non finisca per sudare invero perlomeno cinque o sei felpe ginniche per giungere magari al fine con l'aver si e no capito qualcosa... Il salmo rasserenante di ineffabile bellezza che non potrà non infondere calma e serenità nell'ascoltatore potrebbe aiutarti nella scalata dei piani superiori della entrañable (non già ostica) "suite". 🙂👍
analogico_09 Inviato 7 Gennaio 2024 Autore Inviato 7 Gennaio 2024 37 minuti fa, Ivo Antonio ha scritto: Un'altra incisione famosa di quel periodo. Sono dischi celeberrimi, grazie del contributo e visto che sei novizio vorrei ricordarti che il postaggio di cover di dischi o di clip videomusicali, andrebbero accompagnati da una presentazione, da un commento, da qualche info ecc al fine dello scambio delle idee sul jazz, ragione per cui è stato aperto il presente topic. E' possibile postare tali immagini non "accompagnate" nei due topic sugli ascolti vinilici e sugli ascolti da supporti misti. Tks
damiano Inviato 7 Gennaio 2024 Inviato 7 Gennaio 2024 7 ore fa, Grancolauro ha scritto: Evidentemente attiva qualcosa di ancestrale dentro di me da cui tendo a fuggire. Con questo non nego la grandezza di Coltrane, anzi, forse vale proprio il contrario 🙂 Ti comprendo, è musica che scava ed, accoppiata all'animo sensibile, può scatenare quanto scrivi. Il modo di suonare di Coltrane graffia e, come suggerito da @analogico_09un approccio terapeutico potrebbe essere quello di partire da Psalm. Oppure puoi provare ad ascoltare altre versioni tipo quella offerta da McLaughlin e Santana in "Love Devotion Surrender" che ne offrono una lettura assolutamente valida dal punto musicale ma meno scavante 🙂 Ciao D.
Ivo Antonio Inviato 7 Gennaio 2024 Inviato 7 Gennaio 2024 1 hour ago, analogico_09 said: Sono dischi celeberrimi, grazie del contributo e visto che sei novizio vorrei ricordarti che il postaggio di cover di dischi o di clip videomusicali, andrebbero accompagnati da una presentazione, da un commento, da qualche info ecc al fine dello scambio delle idee sul jazz, È stato un periodo molto speciale in quella che è la storia di questa musica. Esistevano ovviamente altre case discografiche, ma i due ebrei tedeschi Alfred Lion e Francis Wolff, fuggiti in tempo prima che scoppiasse la guerra mondiale, trovarono un loro spazio, sia per l'intuizione nelle produzioni musicali che per le loro ormai storiche copertine con le foto di Wolff. i due dischi sopra citati sono stati due successi, specie quello dello sfortunato Lee Morgan, fra le pietre miliari incise. Per chi apprezza il suono dell'Hammond B3 ovviamente va messa qualche clip di Jimmy Smith. La prima incisione in studio è del 6 Gennaio 1939, il primo successo un'incisione di Sidney Bechet, gli altri seguirono a ruota. I due vendettero il tutto nel 1965 dopo avere percorso, quasi per caso, un pezzo di storia di questa musica
Ivo Antonio Inviato 7 Gennaio 2024 Inviato 7 Gennaio 2024 1 hour ago, damiano said: Oppure puoi provare ad ascoltare altre versioni tipo quella offerta da McLaughlin e Santana in "Love Devotion Surrender" che ne offrono una lettura assolutamente valida dal punto musicale ma meno scavante 🙂 O anche musicisti italiani come Stefano Cocco Cantini con il quartetto Livin' Coltrane.
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