analogico_09 Inviato 14 Marzo Autore Inviato 14 Marzo 17 minuti fa, damiano ha scritto: Eric Dolphy – The Berlin Concerts – Enja Eric Dolphy: Sax alto, Clarinetto Basso, Flauto; Benny Bailey alla tromba; Pepsi Auer al pianoforte; George Joyner al basso e Buster Smith alla batteria. https://www.discogs.com/it/master/287963-Eric-Dolphy-Berlin-Concerts Non ho e non conosco questi live in Berlino Agosto 1961 Enja, però e li ascolto sempre come manna dal cielo i miei tre volumi vinilici Prestige "Eric Dolphy in Europe Voll 1, 2, 3. registrati un mese dopo Berlino, nel Settembre '61 a Copenhagen con un quintetto completamente diverso https://www.discogs.com/release/1891215-Eric-Dolphy-In-Europe-Vol-1 Poi cercherò di ascoltare il Berlino che sicuramente avrò orecchiato ma non ne ho ricordi... Per quanto riguarda il brano HI FLY presente anche il primo disco scandinavo suonato sempre al flauto da Dolphy, lo trovo molto "frizzante" molto "dolphyano"... un po' tutto il "mood" di queste registrazioni benchè non entrate le pieno free jazz, rappresentano pienamente la "new thing", mantengono certe radici del bop - tutto il grande jazz, anche il più estremo non scappa da ceppo originario inalienabile) ma rappresentano il pieno superamento del be bop. Strano che non ti piaccia il flauto, Damiano, ovviamente ci sta, ci mancherebbe, ognuno ha i suoi strumenti preferiti, a me per esempio non mi fa impazzire salvo alcune eccezioni l'organo jazz, però Dolphy in alcune registrazioni con Mingus fa delle cose col flauto davvero struggenti, mentre Mingus fa letterarmente gemere le corde del basso suonate con l'archetto... Lo ritroviamo anche nelle registrazioni della leggendaria tournè Mingusiana del 1964 in Europa.. "So Long Eric", Meditation for Integration"... ora non posso cercare, magari dopo posto qualcosa.
damiano Inviato 14 Marzo Inviato 14 Marzo 43 minuti fa, analogico_09 ha scritto: Per quanto riguarda il brano HI FLY presente a Si si, lo so che ho esagerato ma è proprio una questione di pelle con il flauto. Sarà che quando suonavo uno dei miei compari era un flautista che, pur bravissimo infatti ora insegna al conservatorio, era sempre in ritardo, alle prove e negli attacchi 🙂 Al tempo comprai il disco, forse nel 88 o 89 quando passavo tanto tempo vicino NY, quasi esclusivamente per Hot House di Ted Dameron. È un brano micidiale dove Eric ringhia ferocemente Ciao D.
analogico_09 Inviato 14 Marzo Autore Inviato 14 Marzo 1 ora fa, damiano ha scritto: Sarà che quando suonavo uno dei miei compari era un flautista che, pur bravissimo infatti ora insegna al conservatorio, era sempre in ritardo, alle prove e negli attacchi 🙂 Si ma Dolphy erano un musicista di straordinaria espressività, di una precisione tecnica micidiale e per questo non ha mai insegnato nei conservatori... mentre suonava cose come il brano che hai postato che è una summa di grande musicalità e di precisione pitagorica. In questo brano di Tadd Dameron, uno dei grandi pianisti e compositori del Bop, suonato da Dio da Dolphy emerge in modo particolare la forte radice del BeBop.
analogico_09 Inviato 14 Marzo Autore Inviato 14 Marzo 3 ore fa, analogico_09 ha scritto: "Eric Dolphy in Europe Voll 1, 2, 3. registrati un mese dopo Berlino, nel Settembre '61 a Copenhagen con un quintetto completamente diverso ... rappresentano pienamente la "new thing", mantengono certe radici del bop ... ma rappresentano il pieno superamento del be bop. e c - volevo scrivere rappresentano il pieno superamento dell'HARD bop. (Il be bop la linfa del jazz moderno non fu mai superato bensì "aggiornato" per usare un termine banale... )
campaz Inviato 15 Marzo Inviato 15 Marzo Doppia pagina dedicata al settantesimo anniversario della morte di Bird sul manifesto di oggi... ...da brividi (autentici) questa foto che non avevo mai visto. 1 1
analogico_09 Inviato 15 Marzo Autore Inviato 15 Marzo 1 ora fa, campaz ha scritto: ...da brividi (autentici) questa foto che non avevo mai visto. Neppure io, un'immagine impressionante - grazie della segnalazione, corro a comprare il Manifesto. Forse raffigura Charlie Parker fuori di se trascinato a forza nell'ospedale psichiatrico prima di essere internato al Camarillo, dopo la drammatica, tragica seduta di registrazione Dial del 1946 che vide alla luce quel Lover Mann così pieno di "follia" e di dolore rivelatosi come una delle più devastanti interpretazioni della storia del jazz. L'essenza del dolore del popolo del blues traferitosi nelle loro musiche. Parker cacciò fuori dallo strumento la sua stessa anima lacerata ma ancora in grado di esprimere la ribellione e il sentimento dell'autodistruzione: fatale dicotomia che chissà se non sia l'una cosa legata all'altra... Parker manca l'attacco, il pianista Jimmy Bunn attende e fa un giro di accordi ansiosi, enigmatici; infine entra il sax a sorpresa, con voce straniata, distaccata, quasi fantasmica: un fiotto di sofferenza mentale e morale provata durante il lungo periodo di stress patito dall'uomo e dal genio della musica. Una melodia fatta di poche, essenziali note senza fronzoli o "abbellimenti", una frase distante e tagliente come un bisturi che cerchi attraverso il lirismo siderale di recidere un dolore supremo, atavico, primordiale che preme nella coscienza, nella psiche. Potrà anche esistere una dimensione poetica e sublime della follia... Qui https://it.wikipedia.org/wiki/Be_Bop/Lover_Man il racconto della seduta di registrazione sulla quale nel tempo mi sono soffermato numerose volte nel corso delle varie "edizioni" del forum.
Gaetanoalberto Inviato 15 Marzo Inviato 15 Marzo Eric Dolphy at the five spot - Vol 1 1961 (reissue presumibile 1969) Gli amici mi hanno fatto venire fuori la voglia di tirare fuori questo dalla sezione "ascoltare di nuovo". Eric lavora con un geniaccio della tromba di prematura scomparsa, Booker Little), con il piano affidato a Mal Waldron (l'uomo che mi impresse, quattordicenne appena, il jazz nel dna durante un concerto solo per le scuole al Bellini Catania). Richard Davis al basso ed i suoer Eddie Blackwell completano la compagine. Siamo a New York, durante due settimane di ingaggio che trasformano le presenze in una festa. Dolphy sfoggia la sua maestria sia con il sax che con il clarinetto basso, di cui si parlava. Non so se risulti tra i dischi più noti o celebrati ma è veramente bello, ricco di spunti originali, dinamico. Ascultativillo.
campaz Inviato 15 Marzo Inviato 15 Marzo @analogico_09 Potrebbe trattarsi di un episodio accaduto il 1° settembre 1955. Parker – che indossava i bermuda, divisa d’ordinanza per chi suonava al Birdland di New York – pare avesse ingoiato mezza bottiglia di iodio nel tentativo di togliersi la vita ed era stato quindi ricoverato nel reparto psichiatrico dell'ospedale Bellevue. Lo stesso nosocomio, di lì a pochi mese, avrebbe accolto il suo cadavere. fonti: il manifesto di oggi, l’articolo è stato pubblicato anche on line: https://ilmanifesto.it/charlie-parker-il-fragore-del-jazz The Guardian, 21 marzo 2010: https://www.theguardian.com/music/2010/mar/21/charlie-parker-julie-macdonald-sculpture L’archivio Getty Images: https://www.gettyimages.it/detail/fotografie-di-cronaca/charles-yardbird-parker-as-he-emerges-from-fotografie-di-cronaca/515280334
analogico_09 Inviato 15 Marzo Autore Inviato 15 Marzo il The Five Spot consta di due volumi entrambi pietre miliari del jazz. Ogni componente del quintetto è un genio benedetto e puro, senza l'"accio"... Si ascolti che razza di pericolosissima "Aggression" si scatena inizialmente dalla dalla tromba di Booker Little.... Poi arriva Dolphy lo calma e inizia il suo attacco al clarinetto basso grottesco e sardonico, alquanto misterioro non di meno minaccioso... mentre Blackwell frulla un beat potente e "aggressivo" col sostegno degli altri della ritmica dai solidi accenti., in coda il tellurico assolo di batteria, etc... 1 ora fa, Gaetanoalberto ha scritto: il piano affidato a Mal Waldron (l'uomo che mi impresse, quattordicenne appena, il jazz nel dna durante un concerto solo Beh.., il dna in genere ci viene dalla nascita e non non cambia più per tutta la vita, nulla si toglie nulla si aggiunge... 1
analogico_09 Inviato 15 Marzo Autore Inviato 15 Marzo 6 minuti fa, campaz ha scritto: Potrebbe trattarsi di un episodio accaduto il 1° settembre 1955. Può darsi, ho acquistato i Manifesto mentre andavo alla grande manifestazione per la pace/europa, sono tornato tardi a casa, devo ancora mangiare e leggere l'inserto su Parker. Ho intraletto che si parla anche di Bob Reisner, del suo libro "La leggenda di Charlie Parker", il libro più bello e "speciale" che abbia mai letto sul leggendario musicista . Putroppo fuori catalogo da anni, mai ristampato dopo la prima edizione 1980 di a A. Mondadori
analogico_09 Inviato 18 Marzo Autore Inviato 18 Marzo Si, quessto è il mese dell'anniversario della morte di Charlie Parker, avremmo dovuto forse dedicarci alla sua arte un poco di più ma il tempo è tiranno e vediamo un po' per volta di tornare sul tema. Vorrei condividere un disco ora sennò poi mi scordo... Parker approverebbe, benchè rivoluzionaria, spartiacque, lui era già più avanti della sua stessa musica... Dopo aver ascoltato questo disco "SteepleCase" 1979 di innervate raffinatezze espressive, di stile di forma, nessuno potrà più sostenere - per chi dovesse aver preso un tale abbaglio - che Sun Ra sia solo un circense chiassoso e colorato non già un pianista di grande interesse ed estro, pentendosi inoltre - si dia il caso - di non aver mai ascoltato prima uno dei vibrafonisti più trasparenti e cristallini del jazz (ex) "contemporaneo" che elabora il presente senza rinnegare il passato. Caratteristica comune ai due protagonisti del felice interplay improvvisativo ed atmosferico, nel gioioso gioco unificatore delle rispettive texture musicali di grana fine delle quali se ne fa una pur restando due... Due realtà musicali affatto diverse e tuttavia in grado di trovare uno stato di profonda coesione estetica ed espressiva. Stati di onirismo psico-cosmico-esplorativo ma, per dirla alla leggera, seppur rarefatto, restando con le note ben piantate nella dimensione psichica ed "abitativa" umana. Walt Dickerson, Vibrafono - Sun Ra, piano / VISIONS Astro 7:50 Utopia 8:10 Visions 2:50 Constructive Neutrons 10:10 Space Dance 8:10 Composed By – Walt Dickerson 2
damiano Inviato 19 Marzo Inviato 19 Marzo 22 ore fa, analogico_09 ha scritto: Walt Dickerson, Vibrafono - Sun Ra, piano / VISIONS Che disco meraviglioso Peppe. Grazie D. 1
analogico_09 Inviato 19 Marzo Autore Inviato 19 Marzo 2 ore fa, damiano ha scritto: Che disco meraviglioso Peppe. Grazie D. Figurati Damiano, è sempre un piacere condividere la buona musica tra appassionati. A suo tempo io ringraziai Gian Mario Maletto, storico giornalista, tra le colonne portanti della rivista "Musica Jazz" che con la sua vivida, convintissima recensione con la quale parlava del disco in termini di "10 e lode", mi spedì senza porre altro tempo di mezzo dritto al negozio di dischi, credo Millerecords, pagandolo, come recita l'etichetta ancora appiccicata sulla cover, 9.000 lire. Ogni parola scritta (non è vero che di musica non si possa dire con le parole se la musica la si vive dentro, in profondità entrando in contatto con la psiche che agglomera ogni cosa rielaborando nei più distinti modi) corrispondeva al "vero", alla stessa "vertità" estetica, musicale, poetica che anch'io credevo di cogliendo durante l'ascolto. VISIONS ... diventò subito un "mito", lo misi nel reparto della libreria riservata alle musiche che mi erano più care, che avrei più spesso riascoltato nel corso degli anni a venire. Fino ad oggi. Poco fa spinto da curiosità, sono andato a ricercare nelle annate di Musica Jazz tutte rilegate il numero della rivista che contiene la recensione. E' stato facile ritrovarla, è bastato sfogliare gli indici generali degli anni 1979, 1980 (il disco fu pubblicato nel '79) per approdare al Nr. 3 di M. J. del Marzo 1980. A rileggerla ora, dopo 45, nella sua interezza, non posso che confermare le prime impressioni entusiastiche provate a caldo, mentre la recensione sembra oggi ancora più vibrante che pria, addirittura profetica del fatto che il tempo non avrebbe minimamente scalfito le musiche che Walt Dickerson e Sun Ra composero, interpretarono e lanciarono nel cosmo nel quale non ci sarebbe stato ieri, né oggi, né domani... Mi piacerebbe condividere lo scritto ma non so se potrebbero esserci problemi di diritti. 1
analogico_09 Inviato 25 Marzo Autore Inviato 25 Marzo riprendo la chiacchierata con l'amico @campaz che mi ha provocato in un post della sezione cinema ricordandomi quando toccai la pancia a Mingus... https://melius.club/topic/23817-cinema-muto-help/page/2/#findComment-1470333. Fu al Music Inn, nel Marzo del 1976, una vita fa, ma ricordo tutto vividamente. Ci ho ancora la registrazione che feci con il mio portatile Basf, una scheggia... Fu un gran concerto, una magia vista l'intimità del luogo, peccato solo che, presenti i fidi George Adams, sax; Jack Walrath, tb; Danny Richmond, drums; al posto di Don Pullen vi fosse un pianista supplente (Bill Dixon) abbastanza sconosciuto che fece un po' rimpiangere il titolare... Ma avevo già ascolto prima il quintetto integrale, a Bologna e lo riascoltai in seguito, tot 4/5 concerti. Per rendere l'idea di come fosse il Music Inn ... ogni tanto arrivava la RAI a filmare... al posto di Alessio urso c'era Mingus con suo basso, gli stavo giusto sotto.... Eccellente batterista Alfonso Vieirta. Ero anche a questo concerto amenissimo di Irio de Paula e Sal Nistico, non me ne perdevo quasi nessuno... e quasi di tutti me ne esta un vivo ricordo di circa un decennio di jazz suonato dai più grandi: bianchi, italiani, europei ed guru afroamericani, naturalmente ... da Mingus, Elvin Jones, O. Coleman, McCoy Tayner , Bill Evans, etc etc .... ad libitum. Così si imparara a conoscere e a sintonizzarsi meglio con la musica... la strada non la scuola...ovvero la scuola della strada... Buon ascolto 1
analogico_09 Inviato 25 Marzo Autore Inviato 25 Marzo Un ricordo caro e grato per la dolce Picchi e il suo principe (di fatto) Petito Pignatelli che con passione dedicarono le proprie energie, la propria sensibilità ed intelligenza per portare nelle sperduta provincia musicale che era allora Roma prima che iniziassro a spuntare in quei momenti a cavallo dei '60/'70 i primi jazz club... etc, etc. In un Music Inn vuoto venne registrato il nostro già ottimo Enrico Pieranunzi in trio g Ma anche il Quintetto di Maurizio Giammarco... il Tubo riporta molti filmati... 1
analogico_09 Inviato 25 Marzo Autore Inviato 25 Marzo Molto bello il trailer di un documentario sul Music Inn introvabile... 1
analogico_09 Inviato 25 Marzo Autore Inviato 25 Marzo Molto interessante anche il documentario in RayPay, per chi fosse interessato.., e non vuole essere solo un'operazione nostalgia.., a limite per ricordare in che modo si stava anche musicalmente meglio quando si stava peggio... https://www.raiplay.it/programmi/cocktailbar-storiejazzdiromadinotediamori 1 1
analogico_09 Inviato 25 Marzo Autore Inviato 25 Marzo 49 minuti fa, analogico_09 ha scritto: Fu al Music Inn, nel Marzo del 1976, una vita fa, ma ricordo tutto vividamente. Ah.., mi sono ricordato che Mingus fece il suo concerto approfittando del. fatto che era a Roma per registrare la colonna sonora del film Todo Modo di Elio Petri col quale litigò e non se ne fece più niente... facile con Mingus ci pensò Ennio Morricone a tappare il buco... C'è una divertente intervista di Gianni minà realizzata in quel frangente che si tenne proprio al Music Inn in forma privata.., Mingus parla bene degi italiani... guaradte e ascoltate.., queste soino più che chicche, autentiche reliquie... 1
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