Popular Post OTREBLA Posted December 14, 2022 Popular Post Share Posted December 14, 2022 Volete vedere i miei nuovi addobbi per l’albero di Natale? Eccoli qua: . . Li ho acquistati durante il Black Friday, con buoni sconto vari, sulla piattaforma IBS, sborsando sui 28 Euro cadauno i singoli e 35 Euro il doppio LP di Hubbard e Turrentine (In Concert). Con l’eccezione di The Clown di Charles Mingus, ordinato su JPC il 9 Settembre scorso, rimasto in sospeso per due mesi e recapitatomi ieri. Pagato 34 Euro spedito dopo una fatica del diavolo per trovarlo ad un prezzo accettabile (è fuori catalogo da un pezzo). Strano ma vero, in un Forum che si occupa di Alta Fedeltà non esiste alcun thread dedicato ad una delle più longeve etichette audiophile, con all’attivo seicento e passa ristampe Full Analogue nel corso di quasi trent’anni di lavoro, traguardo che l’etichetta raggiungerà nel 2023, essendo stata fondata nel 1993 (l’anno successivo la nascita di Analogue Productions). Bene, in occasione dell’acquisto su vasta scala di cui alla fotografia più sopra (ho proprio un po’ esagerato eh), ho deliberato di colmare la lacuna e di aprire un thread dedicato all’etichetta tedesca più famosa del mondo audiofilo (che è l’unico mondo che conta). Onde introdurre l’argomento dirò che Speakers Corner opera a Gettorf piccolo comune nella Germania del Nord, sul Mar Baltico. L’etichetta, votata alle ristampe audiophile su vinile, riversa direttamente da nastro master; una sola l’eccezione in tre decenni di attività: Eye In The Sky di Alan Parsons Project; Kai Seemann (proprietario dell’etichetta) lo definisce “Una macchia sulla mia reputazione”, essendosi accorto del fatto che il nastro master era stato registrato con tecnica digitale, quando ormai il lotto era già uscito dalle presse. Seeman considera la pubblicazione di Eye In The Sky un errore, un incidente di percorso. Il caso di Eye In The Sky, che comunque a detta di chi lo ha ascoltato suona benissimo, non è il solo neo nella parabola di Speakers Corner. Qualche anno fa fu pubblicato Legrand Jazz, ristampato anche dall’americana IMPEX (diversa l’immagine di copertina, presa dalla versione Columbia, mentre la ristampa Speakers Corner propone la grafica della precedente edizione, pubblicata da Philips). Pare che in questo caso Speakers Corner abbia clamorosamente cannato nel il master da cui è stata ricavata la lacca e che il disco suoni enormemente peggio rispetto alla versione Impex, che possiedo e confermo suonare da Dio; in generale sembra che la ristampa Speakers Corner suoni in maniera terribile. A parte gli inciampi di cui sopra, dei quali uno probabilmente non lo è nemmeno tanto, il mondo Hi-Fi è pressoché unanime nell’assegnare i migliori responsi alle produzioni Speakers Corner, oggetto dei più lusinghieri giudizi da parte di appassionati ed operatori del settore. Ritengo che le ristampe Speakers Corner costituiscano un vero affare per gli acquirenti europei, dato il prezzo contenuto a cui spesso, complici campagne di sconto e offerte speciali, è possibile acquistarle sulle varie piattaforme on-line. Personalmente sono più che felice di possederne a centinaia, tra Jazz e Classica. Il nome Speakers Corner è legato a quello della Pallas che ha sede a Diepholz, sempre in crante alemannia. Kai Seemann sostiene che Pallas è l’unica stamperia sul pianeta in grado di garantirgli quell’alto grado di qualità che va ricercando. Non che nel corso degli anni non abbia provato a rivolgersi anche ad altre e quotate stamperie nel mondo, ma è tornato immancabilmente a preferire la Pallas. Soltanto in una decina di casi, relativi a titoli di musica classica, Speakers Corner è ricorsa in passato a lacche già esistenti, recuperate sul mercato giapponese ed appena realizzate dagli stessi tecnici con i quali l’etichetta già collaborava. Inoltre per la ristampa di Elvis Is Back l’etichetta tedesca ha utilizzato, prima ed unica volta, le lacche di una precedente ristampa marcata DCC. Il taglio delle lacche è di volta in volta affidato ad alcuni specialisti tra Europa e Stati Uniti, a seconda di dove si trova conservato il nastro master: Cohearent Studio di Kevin Gray, Sterling Studios ed i tedeschi Emil Berliner. Forse non tutti sanno che talune uscite dei primi anni di attività vennero tagliate dall’Acoustech Mastering di proprietà di Chad Kassem (titoli come Coltrane A Love Supreme, Ben Webster Meets Oscar Peterson, Ben Webster Soulville, John Lee Hooker It Serve You Right To Suffer, Ella Fitzgerald Sings The Gershwin Songbooks). Praticamente si trattava di Analogue Productions in incognito. Vengono preferiti quegli studi dotati di tornio Neumann VMS80, tecnologicamente più avanzato dell’altrettanto diffuso Scully. Molto curiosa la genesi della Speakers Corner Records; Seemann rammenta di un annoiato pomeriggio estivo dell’inizio degli anni ’90, all’interno del suo negozio Hi-Fi, a quei tempi gestito assieme ai suoi soci, e ricolmo di giradischi invenduti; il cd spopolava ed era evidente che presto avrebbe fatto terra bruciata di tutto ciò che non fosse digitale, trasformando di lì a breve quel cospicuo parco giradischi in un cumulo di rottami buono per il rigattiere. Seemann e soci si guardarono perplessi: era l’ora delle decisioni irrevocabili; se vogliamo continuare a vendere giradischi, si dissero l’un l’altro, dobbiamo andare completamente controcorrente e buttarci sulla produzione di vinile di qualità. Presero contatti con la Polygram (oggi del gruppo Universal) trovandosi inaspettatamente di fronte alla porta più spalancata che mai avrebbero sperato di poter varcare. Nel giro di qualche settimana firmarono un contratto esclusivo della lunghezza di una sola pagina, una pagina ragazzi!, che dava alla neo-costituita Speakers Corner Records facoltà di accedere a proprio piacimento a qualunque nastro di qualsivoglia titolo della Major. Ai nostri giorni una storia del genere farebbe da ottimo materiale per un racconto di fantascienza! I dirigenti della Polygram si rivelarono più fanatici di Seemann e soci riguardo al vetusto padellone e furono felicissimi che qualcuno si incaricasse di tenerlo in vita. Parlavo di fantascienza poiché purtroppo trent’anni dopo le cose sarebbero radicalmente mutate; oggigiorno Universal, Sony e Warner concedono per lo più nastri di musica Classica, mentre per ciò che riguarda gli altri generi musicali vengono messi a disposizione nastri relativi a lavori poco noti o di scarso valore artistico. Fortunatamente Speakers Corner conserva le lacche di tutte le passate ristampe, lacche che nella maggior parte dei casi sono state sfruttate pochissimo; pertanto l’etichetta è in grado di ristampare in qualunque momento i propri titoli fuori catalogo, ricavando nuovi stamper; cosa che periodicamente fa, tenuto conto che le case discografiche licenziatarie concedono volentieri il loro assenso (anzi, sono più che liete di riscuoterne i diritti), purché non si debba ricorrere ai nastri, dei quali sono molto gelose; mentre un tempo, sia detto per inciso, poco è mancato che li buttassero via. Questa situazione ha costretto Seemann a limitare le nuove uscite ed a concentrarsi sul mantenimento del catalogo esistente, grazie ripeto alle lacche incise quando le Major erano più generose. Aspetto interessante della questione nastri è che oramai le Major ricusano di concederne l’uso per partito preso, anche di titoli che nessun altro ristampa, meno che mai loro stesse. Un rifiuto insensato. Nei primi anni di attività il genere più richiesto fu la Musica Classica. Oggi la Classica, a detta di Seemann, “E’ pressoché defunta”, mentre è diventato il Jazz il genere musicale più venduto del catalogo Speakers Corner, seguito dal Pop. Alla luce di questa dichiarazione sorprende il fatto che il titolo di maggior successo nella storia dell’etichetta tedesca, oltre 10.000 copie vendute, riguarda proprio il genere “Defunto”, mi riferisco al cofanetto di 3 LP con le Suites Per Violoncello di Johann Sebastian Bach eseguite da Janos Starker (Mercury SR3-9016 EAN 4260019712196). Musica non esattamente per tutti! Tant’è, è lui il campione in vetta alla classifica di vendite. Il mercato di Speakers Corner è attualmente così ripartito: un terzo della produzione viene assorbito dalla sola Germania (azz…), un terzo dall’Europa ed un terzo dagli Stati Uniti. Una piccola parte di stampe vola in Asia ed in Giappone, dove la cultura del vinile è così diffusa che ultimamente hanno preso piede locali e Bar nei quali la musica è diffusa tramite il giradischi. Seemann rileva che per la sua etichetta da qualche anno si sta aprendo un nuova fetta mercato, alimentata da giovanissimi appassionati di vinile…audiophile. Davvero sorprendente (doppiamente sorprendente, tenuto conto che il genere più venduto è il Jazz). Segnatamente faccio notare che se la lacca più sfruttata del patrimonio Speaker Corner ha lavorato per 10.000 copie, significa che col sistema a tre fasi (madre-padre-figlie) l’etichetta può andare avanti a ristampare il proprio catalogo per i prossimi 100 anni. La prima serie di stampe è sempre costituita da mille copie. Se nell’arco di un anno non vengono vendute tutte, l’operazione si considera un flop e viene accantonata per un nuovo progetto. Kay Seeman sostiene che si decide la ristampa di un certo disco soltanto se, dall’ascolto del test pressing, ci si rende conto che la nuova versione suona inequivocabilmente meglio dell’originale; che offre cioè qualcosa in più rispetto all’originale. Lunga vita all’etichetta audiophile alemanna per antonomasia e passiamo al primo disco del gruppetto di cui alla fotografia sopra, l’unico che sinora ho ascoltato (per gli altri dovrete aspettare):Charles Mingus Pithecanthropus Erectus, pubblicato sotto le insegne della Atlantic nel 1956. Registrazione Mono un po’ ovattata (siamo nel cinquantasei eh) e chiusa (siamo nel cinquantaseiii…), ma tutto sommato si difende: bello il dettaglio (non da primato ma molto buono), i transienti più che discreti, il tono generale morbidone (che non guasta mai), la timbrica abbastanza ricca; scena è un po’ accalcata al centro però non in maniera fastidiosa. In sintesi una registrazione Mono che si becca un bel 7 ½ di voto tecnico. E forse sono pure un po’ tirchio. Mi spiace dover fare le pulci sonore ad un disco riversato comunque benissimo che, se piace il Jazz, bisogna per forza avere. Pithecanthropus Erectus esordisce con una composizione che ci riporta all’alba dell’avventura umana, quando l’uomo conquistò la posizione eretta, circondato da una natura ferina e minacciosa, e dai suoi simili non meno spietati. Il secondo brano (firmato da George e Ira Gershwin) ci catapulta a sei milioni di anni di distanza, nel caos del traffico moderno, dei clackson, del trillo del vigile urbano e dei rumori più vari di una brulicante strada metropolitana. La seconda facciata è introdotta da una breve ballad in omaggio al sassofonista Jackie McLean, che divide l’onere delle ance con l’ottimo J.R. Monterose (al sax tenore) e continua con una corposa ballad dedicata nulla di meno che al sentimento più umano in assoluto: l’amore. Ecco spiegato in poche parole Pithecanthropus Erectus. Per tutta la durata del disco si viene cullati e sballottati in questo eclettico viaggio musicale, permeato di ritmi proteiformi e melodie irresistibili, roboante di swing e strappi futuristici, a squadernare l’ennesimo assoluto capolavoro del “matto” Charles Mingus, che detto di passata trascorse qualche giornata in manicomio assieme a Thelonious Monk (al Bellevue Hospital di New York, luogo ove all’epoca venivano spediti, oltre che i malati, anche i soggetti scomodi, soprattutto di colore). Ci sono dischi Jazz che agli amanti del Jazz piacciono più di altri, che pur essendo ottimi dischi Jazz non arrivano a raggiungere il grado di perfezione e compiutezza dei primi. Pithecanthropus Erectus è lavoro di livello superiore, semplicemente un gradino più su rispetto alla media dei dischi da podio. D’altro canto se Charles Mingus è considerato una delle figure più di spicco della storia del Jazz, un motivo ci sarà. Voto artistico: fate voi, io non mi azzardo. Però è bellissimo. E voi, qual è il vostro Speakers Corner preferito? Alberto. 14 Link to comment Share on other sites More sharing options...
Tronio Posted December 14, 2022 Share Posted December 14, 2022 Complimenti, come sempre, per la precisione filologica dei tuoi interessanti post (o forse potremmo dire "articoli") a tema vinilanalogico, per "colpa" dei quali mi trovo spesso irresistibilmente costretto a... effettuare acquisti non programmati! Link to comment Share on other sites More sharing options...
max Posted December 14, 2022 Share Posted December 14, 2022 Complimenti anche da me….sto ‘’puntando’’ i primi 3 in verticale sulla destra…in questi 2 mesi ho esagerato ma non vorrei trovare difficoltà a reperirli a prezzo ‘’decoroso’’ come accaduto per il loro Phineas, che fra quelli che ho è il mio preferito (del gruppo dei ‘’matti’’ anche lui…probabilmente più, molto, degli altri citati) Link to comment Share on other sites More sharing options...
Vinteuil Posted December 14, 2022 Share Posted December 14, 2022 Io ne posseggo 4: Lou Reed - Transformer Albert King - Born Under a Bad Sign Dr. John - Gris Gris Ornette Coleman - The Shape of Jazz to Come Purtroppo non ho potuto fare paragoni con altre edizioni, se non per Transformer, che suona da paura e vale fino all'ultimo centesimo speso. Gli altri album mi rendono comunque felicissimo sia per la resa sonica che per la qualità della fattura. E' una cosa santissima avere una etichetta come questa in Europa: rapporto qualità prezzo insuperabile al momento, secondo me. Link to comment Share on other sites More sharing options...
OTREBLA Posted December 14, 2022 Author Share Posted December 14, 2022 Anche io ho Transformer di Lou Reed. Spettacolare davvero, per essere un disco Pop-Rock. Voto tecnico 9, anche 9 +. @max Bello il Phineas, ce l'ho pure io. Registrato bene e lui è gran bravo. Alberto. Link to comment Share on other sites More sharing options...
Moderators analogico_09 Posted December 14, 2022 Moderators Share Posted December 14, 2022 8 ore fa, OTREBLA ha scritto: E voi, qual è il vostro Speakers Corner preferito? Cappuccino e corn(er)etto... No, scherzo, dei pochi SP che posseggo, per ora preferisco il Black Saint and the Sinner Lady e TIjuana Mood, entrambi di Mingus, per l'ottima qualità deli dischi in subordine alla smisurata qualità della musica, ovviamente... il disco è solo uno strumento, varie "marche" più o meno buone, ottime, dove il fine inizale, intemedio e finale è l'ascolto musicale che trascende la caratteristica fonica del supporto, l'attitudine a fare le "pulci" al disco stesso distraendosi dalla musica alla ricerca di quel minimo sentire un "poco" meglio" rispetto a quanto sia già più che tecnologicamente evoluto per un ascolto discografico più che soddisfacente. A me sembra che a forza di alzare altarini ai dischi si perda la via della musica (passano gli anni ed è un susseguirsi senza posa di dischi dati come "definitivi" in attesa degli anni successivi tutti portatori di altri dischi ancor più "definitivi".., un "definitivo" che non (de)finisce mai! - non mi riferisco a "collaudate" etichette coma la Speakers Corner). Vorrei gentilmente precisare che Mingus non era affatto "matto", neanche a dirlo per scherzo perchè con lo scherzo il significato spregiativo del termine resta immutato. Ed è un gran brutto termine associato a una personalità umana e muicale luminosa del calibro di Charles Mingus. Mingus (come pure Charlie Parker, T. Monk, Bud Powell - l'unico che nel finale finì stretto nella tragica morsa della psicosi, ecc) era una persona sanissima di mente e di spirito, con i suoi momenti di depressione, a volte profondi e drammatici e ne aveva/no ben d'onde.., che a quanto pare erano l'altra faccia della medaglia di una genialità incommensurabile la quale, senza fare separazioni tra il buono e il cattivo della vita, si alimentava invariabilmente con la gioia e con la linfa estetica e poetica del dolore, anch'essa vitale, delle cosiddette umane "sregolatezze", nelle terribili realtà razziste disumane fatte di violenze, di umiliazioni, di prepotenze e di forme sfruttamento, per quanto riguarda non solo il "nostro" Charlie, da parte del mondo dello spettacolo, degli impresari, dei tenutari di locali, di teatri, dell'industria discografica, dagli establishment sociali, culturali, politici della borghesia dominante bianca, e da altri fattori molto avversi che non riuscirono tuttavia a fermare il cammino artistico, esistenziale, umano e spirituale del popolo del blues. Sta bene ovviamente ricordare gli episodi di crisi morale e psicologica di costoro, ma, questioni molto delicate di enorme portata, andrebbero a mio avviso trattate con minor superficialità, usando un linguaggio più adeguato, evitando di dare eccessivo e risaputo risalto a stererotipi del genio e sregolatezza del facile effetto. Non si finirebbe invece mai di parlare delle musiche di questi musicisti "coraggiosi" partendo da ciò che si agita dentro di noi, dalle nostre esperienze di ascolto e di apprendimento, rispetto alla loro musica, al loro esempio umano, prima di attingere alle fonti del nozionismo. 8 ore fa, OTREBLA ha scritto: Pithecanthropus Erectus esordisce con una composizione che ci riporta all’alba dell’avventura umana, quando l’uomo conquistò la posizione eretta, circondato da una natura ferina e minacciosa, e dai suoi simili non meno spietati. omissis.... Ecco spiegato in poche parole Pithecanthropus Erectus. In poche parole non è possibile spiegare, anzi si rischia di banalizzare l'effettiva, capitale portata musicale, culturale e antropologica del Pitecantropo mingusiano, di ogni singolo brano che compongono l'album. Suggerisco di leggere ciò che scrive lo stesso Mingus del suo progetto, dalle note tratte dalla prima edizione dell’album (1956) attingendo a un sito nel quale il suo autore, Marco, pubblica tradotte le note di copertina di alcuni dischi jazz, alcuni tra i quali, d'importanza fondamentale, a suo giusto dire. "Jazz Linear Notes …e non solo!" https://users.libero.it/zotar/Pithecanthropus.htm#PITHECANTHROPUSERECTUS Riporto un estratto, quanto Mingus scrive sul suo Pitecantropo, un brano di grande complessità compositiva, strutturale, musicale, "filosofica", allegorica, ecc... Qui è tradotto, è stampato in originale sulla cover del disco. <<<PITHECANTHROPUS ERECTUS. Questo brano è una poesia jazzata, in quanto descrive musicalmente l’idea di un moderno sosia dell’uomo eretto, la sua arroganza che lo porta a ritenersi il primo tra tutti gli animali ad essersi eretto su due zampe, che si batte i pugni sul torace e proclamando la sua superiorità quando, in fin dei conti, è ancora prostrato. Tutto preso da un’alta considerazione di sé, se ne va in giro pensando di governare il mondo, se non l’universo, ma fallendo clamorosamente nel realizzare l’emancipazione di coloro che ha visto ridotti in schiavitù, e con la bramosia di mantenere false certezze, nega loro il diritto di essere degli uomini, per poi alla fine distruggerli. Sostanzialmente la struttura di questo pezzo può essere suddivisa in quattro fasi: (1) l’evoluzione;(2) Il complesso di superiorità; (3) il declino e (4) la distruzione. Le prime tre parti vengono suonate sullo schema ABAC eseguito dal gruppo, con i sax alto e tenore che assieme descrivono la seconda fase; poi ogni solista ripete lo schema raccontandolo a modo proprio. L’ultima parte si basa sulla terza, ma aumenta nel tempo e d’intensità, per poi raggiungere un punto definitivo di massima tensione che rappresenta la distruzione finale, paragonabile ad un organismo in fin di vita che dà un estremo colpo di coda prima di esalare l’ultimo respiro. Il pezzo è stato scelto come titolo dell’album per l’ampiezza della visione e della percezione musicale contenuta nella tematica.>>> Buone letture e soprattutto buoni ascolti "Speakers Corner" l'importante è che l'ascolto del "suono" non distragga dalla musica. 1 Link to comment Share on other sites More sharing options...
l leon Posted December 16, 2022 Share Posted December 16, 2022 Ne possiedo due di classica Khachaturian " Spartacus-Gayaneh" Aram Khachaturian Vienna Philharmonic Decca sxl Tchaikovsky "Piano concerto N.1" Vienna Philharmonic Curzon - Solti Decca sxl entrambe ottime registrazioni. Link to comment Share on other sites More sharing options...
giorgiovinyl Posted December 16, 2022 Share Posted December 16, 2022 Il 14/12/2022 at 13:52, OTREBLA ha scritto: Il taglio delle lacche è di volta in volta affidato ad alcuni specialisti tra Europa e Stati Uniti, a seconda di dove si trova conservato il nastro master: Cohearent Studio di Kevin Gray Kevin Gray si occupa dei master di proprietà del gruppo Warner: Atlantic, Atco, Stax e naturalmente Warner Bros Link to comment Share on other sites More sharing options...
ar3461 Posted December 16, 2022 Share Posted December 16, 2022 @giorgiovinyl su queste info di cui sopra la SC non ha mai cominciato molte notizie ....si va nella direzione RR ? 😃 Nel senso quello che c e basta ed avanza ,altre notizie sono superflue.... Link to comment Share on other sites More sharing options...
giorgiovinyl Posted December 16, 2022 Share Posted December 16, 2022 4 minuti fa, ar3461 ha scritto: su queste info di cui sopra la SC non ha mai cominciato molte notizie ....si va nella direzione RR ? 😃 Si che le comunica, bisogna saperle cercare... https://pure-analogue.com https://pure-analogue.com/the-cutting-engineers/ 1 Link to comment Share on other sites More sharing options...
ar3461 Posted December 16, 2022 Share Posted December 16, 2022 @giorgiovinyl hai ragione....ma io sono un po' pigro mi fermo alla prima taverna .....quindi comunque vada va bene....grazie per le info 👍 Link to comment Share on other sites More sharing options...
ninomau Posted December 16, 2022 Share Posted December 16, 2022 Il 14/12/2022 at 13:52, OTREBLA ha scritto: E voi, qual è il vostro Speakers Corner preferito? Ne ho parecchi, direi una menzione per il bel cofanetto in legno con le registrazioni russe della Mercury (classica), i songbook di Ella Fitzgerald su Cole Porter e Gershwin (jazz), e Can’t buy a Thrill degli Steely Dan (pop rock). Link to comment Share on other sites More sharing options...
OTREBLA Posted December 16, 2022 Author Share Posted December 16, 2022 Il mitico cofanetto in legno con i Mercury ce l'ho anche io. Tenuto come una reliquia. Bellissime registrazioni, fantastiche esecuzioni. Alberto. Link to comment Share on other sites More sharing options...
ar3461 Posted December 16, 2022 Share Posted December 16, 2022 @OTREBLA mi accodo ai possessori della reliquia , ho anche qualche stampa originale Mercury acquistata molto tempo fa....appena ho un po' di tempo faccio un breve confronto Link to comment Share on other sites More sharing options...
giorgiovinyl Posted December 16, 2022 Share Posted December 16, 2022 3 ore fa, ar3461 ha scritto: hai ragione....ma io sono un po' pigro mi fermo alla prima taverna .....quindi comunque vada va bene....grazie per le info 👍 Non era un rimprovero... in effetti bisogna scoprire il sito gemello https://pure-analogue.com/ Link to comment Share on other sites More sharing options...
glucar Posted December 16, 2022 Share Posted December 16, 2022 Se non ricordo male, forse anche prima del problema al server, qualcuno si lamentava del controllo qualità SC, con dischi ondulati, rigati, sporchi. Io non ho mai avuto problemi, ma ne ho una dozzina quindi non faccio testo. Avete notizie in merito? Link to comment Share on other sites More sharing options...
Moderators analogico_09 Posted December 16, 2022 Moderators Share Posted December 16, 2022 Ci ho anche l'Oliver Nelson "The Blues and the Abstract Truth" e il "John Coltrane and Johnny Hartman" che vado ad ascoltare ora... Link to comment Share on other sites More sharing options...
OTREBLA Posted December 16, 2022 Author Share Posted December 16, 2022 @glucarDecisamente non confermo. Graffi, rigature, sporcizia, ondulazioni? Non stiamo parlando di Speakers Corner. Me ne saranno capitati due o tre con difetti gravi, credo. Uno me lo ricordo di sicuro, che l'ho restituito. Alberto. Link to comment Share on other sites More sharing options...
loureediano Posted December 17, 2022 Share Posted December 17, 2022 Ne ho circa 200 e sempre trovati ottimi. Link to comment Share on other sites More sharing options...
ginoux Posted December 17, 2022 Share Posted December 17, 2022 Io ne ho soli 5 o 6...... Santana e Jefferson Airplane tutti pagati sotto la soglia dei 30 euro.... Li trovo veramente ben fatti tanto da volermi prendere anche gli Earth Wind and Fire (That's the way of the world) per i quali ho un debole non confessato. Preso - se non ricordo male a 28 euro -.... Mi son detto sarà meglio dell'uscita dell'edicola, dieci euro in più... alla fine... E purtroppo mi è arrivato un pò patatizzato... Rendo, non rendo.......... Alla fine l'ho tenuto, non sono proprio montagne russe, il suono è comunque buono.... Link to comment Share on other sites More sharing options...
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