Gaetanoalberto Inviato 1 Maggio Inviato 1 Maggio Stamattina torno al mio percorso autodidattico di recupero dei momenti di trascinamento al confine alla base del jazz moderno. Belle facce impegnate e di colore, ricerca ed ipnoticità, in un mood musica che probabilmente ha superato abbondantemente il riscatto delle genti di colore per proiettarsi già sull'astrazione.Archie Shepp - Coral Rock - 1970 https://music.youtube.com/watch?v=VSVzbnq6Z7w&si=MryBrmcsXRrsLC14 2
Gaetanoalberto Inviato 2 Maggio Inviato 2 Maggio Questo gruppo svedese sicuramente non sarà sfuggito a voi predatori dei mari musicali: Tonbruket, che sto ascoltando in questo piacevole Dig it to the end. Navighiamo tra il jazz, l'ambient e le venature rock, e conunque in terreno gradevole, con arrangiamenti di buona originalità. Ascultativillo. https://music.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_mqTg9hJU4A2VJG_mSj45SQrmxuu2bXVKA&si=7Y99gCiowMbUytY_ 2
yukatan Inviato 3 Maggio Inviato 3 Maggio @Gaetanoalberto quando vai sull’etichetta ACT, non dico che vai sempre sul sicuro ma sbagli poco 😉 2
Gaetanoalberto Inviato 3 Maggio Inviato 3 Maggio 21 minuti fa, yukatan ha scritto: sull’etichetta ACT Concordo
Questo è un messaggio popolare. damiano Inviato 3 Maggio Autore Questo è un messaggio popolare. Inviato 3 Maggio 17 ore fa, Gaetanoalberto ha scritto: Tonbruket, che sto ascoltando in questo piacevole Dig it to the end. Grazie Gaetano, bello. A me ha ricordato immediatamente alcune sonorità di Brand X, che finora abbiamo colpevolmente dimenticato di citare 🙂 Cial D. 3
Questo è un messaggio popolare. one4seven Inviato 5 Maggio Questo è un messaggio popolare. Inviato 5 Maggio Siamo a maggio 2025, ed ancora sto a recuperare gli ascolti lasciati indietro del 2023... Being & Becoming / Ars Memoria di Peter Evans è uno dei lasciati indietro, ed ho fatto male assai... La creatività che c'è in questo lavoro è esplosiva. Una costruzione sonora originalissima, un "dipinto sonoro nello spazio tridimensionale". E' difficile descriverlo a parole... per quanta di "quella roba" c'è dentro che si intreccia, si interseca, poi si slega si espande e si comprime, e finanche si ricompone. Davvero ho difficoltà a spiegarlo... c'è solo da ascoltare. Siamo sull'estremo confine? (tranne l'ultima traccia, Ars Memoria, che è una ripresa live - eccellente - in cui si "rientra nei ranghi") Poi magari ne discutiamo insieme... 2 1
one4seven Inviato 5 Maggio Inviato 5 Maggio PS. Scopro solo adesso, ravanando nel web per approfondire, che era stato recensito nel 2023, appunto, da Musica Jazz... https://www.musicajazz.it/recensione-peter-evans-being-becoming-ars-memoria/ Mi pare che il recensore abbia avuto le stesse mie impressioni... 1
damiano Inviato 5 Maggio Autore Inviato 5 Maggio 57 minuti fa, one4seven ha scritto: Davvero ho difficoltà a spiegarlo... c'è solo da ascoltare. Siamo sull'estremo confine? (tranne l'ultima traccia, Ars Memoria, che è una ripresa live - eccellente Uaooo, bellissimo! Ho iniziato proprio da Ars Memoria e mi ha inchiodato immediatamente. E sono d'accordo con la lettura di Cerini di MJ, Peter Evans tecnicamente è in grado di risolvere le situazioni più intricate dando evidenza di padronanza assoluta. Domani ci farò un altro giro per avere conferma della prima intuizione ed in programma metto un giro sui lavori passati a cui fa riferimento Cerini. E poi c'è Joel Ross......che è una chicca nella chicca Ciao D. 1
Questo è un messaggio popolare. damiano Inviato 9 Maggio Autore Questo è un messaggio popolare. Inviato 9 Maggio Ornette Coleman – Dancing in Your Head (Horizon 1977): l’armolodia che rompe gli argini del jazz https://www.discogs.com/release/670544-Ornette-Coleman-Dancing-In-Your-Head Se c’è un disco capace di far saltare in aria ogni definizione di genere — anche quelle già elastiche del free jazz — è Dancing in Your Head di Ornette Coleman. Pubblicato nel 1977, è il primo album interamente basato sulla sua teoria musicale, l’armolodia: un concetto tanto affascinante quanto sfuggente, che qui prende forma in modo dirompente. Dimenticatevi le strutture convenzionali, dimenticatevi il jazz come l’avete conosciuto finora. Questo è un altro mondo. L’album è composto principalmente da due versioni di Theme from a Symphony, un brano derivato dalla sua Skies of America (1972). La prima versione vede Coleman affiancato dal suo anticonvenzionale ed elettrico gruppo Prime Time, con due chitarristi che si rincorrono con loop impazziti: Bern Nix e Charlie Ellerbee. Al basso elettrico troviamo Rudy McDaniel (alias Jamaaladeen Tacuma), e due batterie che si sovrappongono e si scontrano, suonate da Ronald Shannon Jackson e Denardo Coleman, il figlio di Ornette. La seconda versione è un documento sonoro quasi mitologico: una registrazione live effettuata nel 1973 in Marocco, in collaborazione con i Master Musicians of Jajouka, ensemble sufi che pratica una musica rituale poliritmica tramandata oralmente da secoli. Questa sezione è più ruvida e sporca, ma anche più trance-inducente, come un mantra suonato da un’astronave in orbita sopra il Maghreb. Quello che rende Dancing in Your Head così radicale è proprio il modo in cui l’armolodia prende vita: ogni musicista sembra seguire la propria traiettoria, ma c’è un ascolto collettivo profondissimo. L’armolodia non è anarchia: è un ecosistema sonoro dove armonia, melodia e ritmo sono interscambiabili e interdipendenti. Non esistono ruoli fissi. Tutti improvvisano, ma su un terreno comune. È musica che respira in tempo reale. Il risultato è spigoloso, elettrico, punk, a tratti quasi alieno: le chitarre elettriche funzionano come strumenti ritmico-armonici ipnotici, mentre il sax alto di Coleman si muove come una voce che prega e ride insieme, destrutturando scale blues, frammenti folk e frasi melodiche africane. Il tutto con una potenza eversiva che anticipa tanta musica che verrà, inclusa certa elettronica sperimentale degli anni ‘90. Non è un disco per tutti. Ma, per chi è disposto ad abbandonare le mappe, Dancing in Your Head è un viaggio sonoro che va oltre il jazz, oltre il free, oltre il rock: è un nuovo continente musicale, che continua a sfidare la nostra idea stessa di “forma” e “improvvisazione”. Personale (Variation One – Prime Time): Ornette Coleman – sax alto Bern Nix, Charlie Ellerbee – chitarre elettriche Rudy McDaniel (Jamaaladeen Tacuma) – basso elettrico Ronald Shannon Jackson, Denardo Coleman – batterie Personale (Variation Two – registrato in Marocco): Ornette Coleman – sax alto Master Musicians of Jajouka – strumenti tradizionali, percussioni e fiati Un disco così divide: o lo ami, o ti lascia disorientato. Ma è proprio in quella dissonanza iniziale che si nasconde la sua forza visionaria. Qualcuno di voi ha avuto modo di ascoltarlo? Che impressione vi ha fatto? Ciao D. 1 2
Questo è un messaggio popolare. ascoltoebasta Inviato 12 Maggio Questo è un messaggio popolare. Inviato 12 Maggio A chi già non lo conoscesse consiglio vivamente il disco "Frame and Curiosity" di Nikolov-Ivanovic,disco del 2019 che è una riuscitissima miscellanea fra Big Band,Fusion e richiami Balcanici,sempre ben suonato e non monotono. 2 1
damiano Inviato 17 Maggio Autore Inviato 17 Maggio Journey to the new: live at Village Vanguard di Marcus Gilmore. Registrato nel 24 è uscito da poco, credo, e ci sono capitato seguendo le tracce del pianista David Virelles,.che mi piace molto. Disco molto interessante, suonato molto bene e secondo me molto piacevole https://marcusgilmore.bandcamp.com/album/journey-to-the-new-live-at-the-village-vanguard Ciao D. 2
biox Inviato 18 Maggio Inviato 18 Maggio Il 17/5/2025 at 09:08, damiano ha scritto: Journey to the new: live at Village Vanguard di Marcus Gilmore. Registrato nel 24 è uscito da poco, credo, e ci sono capitato seguendo le tracce del pianista David Virelles,.che mi piace molto. Disco molto interessante, suonato molto bene e secondo me molto piacevole https://marcusgilmore.bandcamp.com/album/journey-to-the-new-live-at-the-village-vanguard Ciao D. Ho apprezzato. Un omaggio a Gilmore e Virelles ma anche alla tromba di Graham Haynes... E visto che siamo tra trumpeters Christian Scott, Ambrose Akinmusire (che vi piace assaje) e perchè no mi sovvien Trombone Shorty (troppo proletario/easy per voi !?), tanto per fare qualche nome... Buona Domenica 2
damiano Inviato 18 Maggio Autore Inviato 18 Maggio 6 ore fa, biox ha scritto: Trombone Shorty (troppo proletario/easy per voi Macché "proletario"! A parte che per me è una medaglia, il proletariato in generale, è che non lo conosco affatto! Quindi ti dico grazie ed andrò, come al solito, a studiare 🙂 Ciao D.
analogico_09 Inviato 18 Maggio Inviato 18 Maggio Il 01/05/2025 at 12:40, Gaetanoalberto ha scritto: Stamattina torno al mio percorso autodidattico di recupero dei momenti di trascinamento al confine alla base del jazz moderno. Belle facce impegnate e di colore, ricerca ed ipnoticità, in un mood musica che probabilmente ha superato abbondantemente il riscatto delle genti di colore per proiettarsi già sull'astrazione.Archie Shepp - Coral Rock - 1970 https://music.youtube.com/watch?v=VSVzbnq6Z7w&si=MryBrmcsXRrsLC14 Limite mio, non capisco cosa intenda del tuo percorso autodidatticoreferenziale ma l'aspetto privatop è meno importante di quello musicale, ovvero chew vuol dire che Archie Sheep avrebbe siperato il riscatto delle genti di colore per proiettarsi verso l'astrazione.. egli segue sempre la sua linea con le possibili varianti, se si ha del jazz l'idea di una cosa statica è fuori strada e non è perchè il titotlo del disco riposrti la parola rock sia una musica rock o peggio ai confini del jazz. Anche qui Il 09/05/2025 at 21:44, damiano ha scritto: Se c’è un disco capace di far saltare in aria ogni definizione di genere — anche quelle già elastiche del free jazz — è Dancing in Your Head di Ornette Coleman. Pubblicato nel 1977, è il primo album interamente basato sulla sua teoria musicale, l’armolodia: un concetto tanto affascinante quanto sfuggente, che qui prende forma in modo dirompente. Dimenticatevi le strutture convenzionali, dimenticatevi il jazz come l’avete conosciuto finora. Questo è un altro mondo. L’album è composto principalmente da due versioni di Theme from a Symphony, un brano derivato dalla sua Skies of America (1972). Non conosco questo disco Damiano, ma conosco Skies of America dal quale deriverebbe uno dei brani, potrei dire che non trovo in esso nessun superamento del jazz, semmai una sua forma di evoluzione, tra le tante, tantissime che hanno attraversato il jazz fin dagli inizi dove il jazz restava jazz, autentica espressione spirituale, estetica, filosofica, sociopolitica afroneroamericana, di quelle intuizioni geniali e originali, personalissime, che attraversando quegli anni di grande creatività porteranno il jazz agli elevati livelli dell'"esplorazione" e dell'avanguardia dopodichè furono i tempi del manierismo jazz-rock ed altre fortme di commisitioni che parevano nove ed erano la(r)vate con perlana rifacendo nuovi infiocchettamenti ai vecchi stilemi già usati. Coleman avrà pure fatto saltare le definizioni, ma non lo ha mai predicato essendo del tutto disinteressato agli aspetti formali, sono stati gli altri ad attibuirgli questo mentre manteneva alta, altissima la sostanza musicale, espressiva, etc, etc, del jazz, creando nuove forme che si riallacciavano alla tradizione del jazz, alle più pure e varie sorgenti della musica "nera" che si sono alternate nel corso di oltre un secolo. Questo come cosa generale, per rimarcare quale sia la mia personale idea a proposito della fittizia questione dei "confini del jazz" che viene trattata alla leggera in questo calderone che raccoglie oramai tutto indiscriminatamente dove i confini rigidi che a nessuno piacciono a ben vedere a volte fanno ricredere quando co si trova di fronte ai "confini" peripatetici... Ragione per la quele a volte provo a leggere e intervenire ma rientro in difficoltà e in punta di piedi come vengo me ne rivango.. Nello specifico del disco da te segnalato, grazie!, mi riprometto invece di ascoltarlo e magari ne riparliamo come sempre amichevolmente da appassionati di musica. 1
Gaetanoalberto Inviato 18 Maggio Inviato 18 Maggio 20 minuti fa, analogico_09 ha scritto: in punta di piedi
analogico_09 Inviato 18 Maggio Inviato 18 Maggio 43 minuti fa, Gaetanoalberto ha scritto: 1 ora fa, analogico_09 ha scritto: in punta di piedi essì.., di fronte a certi interventi, è n punta di piedi come una ballerina del Bolshoi...
Questo è un messaggio popolare. Gaetanoalberto Inviato 19 Maggio Questo è un messaggio popolare. Inviato 19 Maggio 11 ore fa, analogico_09 ha scritto: come una ballerina del Bolshoi... 😍😍😍😍🤪 1 2
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