fumaccia Inviato 2 Febbraio Inviato 2 Febbraio l'omu arrettu no vidi culu bruttu. l'uomo eccitato non bada alla pulizia dell'ingresso anche in senso metaforico 1
fumaccia Inviato 2 Febbraio Inviato 2 Febbraio Cos'ai li mani di lu milesu? chi cuntaia l'aranci cu li pedi. Quando ti cade qualcosa dalle mani si riferisce ad un venditore ambulante di Milis che evidentemente non aveva le mani. oppure cos'ai li mani di brocciu. hai le mani di ricotta?
fumaccia Inviato 2 Febbraio Inviato 2 Febbraio lampu illu piattu e fulchetta ill'occhj. che ti cada un fulmine nel piatto mentre mangi e la forchetta ti si conficchi in un occhio perchè il fulmine non e sufficente
Gaetanoalberto Inviato 2 Febbraio Inviato 2 Febbraio Cu mancia fa muddichi. Chi mangia fa briciole. Cu mania non pinia. (Chi ha le mani in pasta sta bene) Cu n'arrisica na' arrussica (Chi non risica non rosica) Cu' nesci, arrinesci. (Chi esce, riesce) Cu non fa nenti non sbagghia nenti. Solo chi non fa niente non commette errori
Martin Inviato 2 Febbraio Inviato 2 Febbraio Altro esempio di detto popolare che invita a non lasciare le cose incomplete e le questioni irrisolte, anche quando sono poco evidenti. Come molti detti veneziani si avvale di leggiadre allegorie: "Chi va in 'eto col cueo che spissa se alsa col déo che spussa" Ovvero: Chi si corica soffrendo di prurito perianale (causa probabile: Igiene approssimativa) certamente si sveglierà con un dito maleodorante, in quanto nella semicoscienza del sonno non potrà fare a meno di grattarsi. Il "deo che spussa" sarà inevitabilmente notato dalla cerchia sociale, dove qualcuno non mancherà di dirlo facendo seguire la formula: "....Mi no digo gnénte... ma gnaca no tàso!" Ovvero: Sono cosciente di parlare di faccende private delle quali non dovrei interessarmi, ma la cosa è talmente evidente e disdicevole che non posso fare a meno di tacere. Socialmente l'affermazione o la rivelazione seguita dal "mi no digo gnente, ma gnanca no taso" gode della presunzione di non-interferenza nelle cose altrui, ovvero si riconosce l'utilità sociale della stessa.
appecundria Inviato 9 Febbraio Autore Inviato 9 Febbraio Vocabolario minimo milanese. Cicinin - misura Ciuciamanuber - nullafacente Scighera - nebbia Barlafüs - utensile inutile Belé - carino Schiscetta - pranzo al sacco Ofelé - pasticciere Ussignür - imprecazione Rebelot - confusione Ciaparatt - acchiappa topi Cadrega - sedia 1
Xabaras Inviato 10 Febbraio Inviato 10 Febbraio Juan (Jesus) e Pascale (Mazzocchi) , ata sculà all'anema re mamme vostre.
bastiano Inviato 10 Febbraio Inviato 10 Febbraio ‘ntant ti an tse mia qel dl’an psè Lo disse l’asino magro al porco che, grufando, la sbobba lo derideva per la secca biada a lui destinata, vantando la preferenza a lui riservata dal fattore. barza saggia modenese 1
Moderatori paolosances Inviato 10 Febbraio Moderatori Inviato 10 Febbraio "Si unceru l'uogghiu abbruciatu,e a paredda sfunnata" Si sono uniti,l'olio bruciato e la padella bucata. 2
Martin Inviato 10 Febbraio Inviato 10 Febbraio Il suocero intento a riparare qualche apparecchio che lo faceva dannare: "MaiàL ... c'ag viéna al càncher a quel c'la invntà al prim..."
Coltr@ne Inviato 11 Febbraio Inviato 11 Febbraio Il 09/02/2025 at 22:07, appecundria ha scritto: Vocabolario minimo milanese. Cicinin - misura Ciuciamanuber - nullafacente Scighera - nebbia Barlafüs - utensile inutile Belé - carino Schiscetta - pranzo al sacco Ofelé - pasticciere Ussignür - imprecazione Rebelot - confusione Ciaparatt - acchiappa topi Cadrega - sedia Sala ti da la cittadinanza onoraria. 1
appecundria Inviato 11 Febbraio Autore Inviato 11 Febbraio Sciacqua Rosa e bive Agnese ca 'nce sta chi ne fa 'e spese!
Moderatori paolosances Inviato 11 Febbraio Moderatori Inviato 11 Febbraio "A addina che camina,ave a gozza china" La gallina che cammina torna con il gozzo pieno.
appecundria Inviato 11 Febbraio Autore Inviato 11 Febbraio Tre so' 'e putiente: 'o papa, 'o rrè, e chi nùn tene niente. 1 1
Martin Inviato 11 Febbraio Inviato 11 Febbraio "Tre cose vo' 'a campagna: Bona stagione, bona semmenta e bbuono zappatore..." La sentii cantata da Marcello Colasurdo, lo "zappatore" era evidenziato con melismi in libertà quasi a sottolineare l'importanza dell'opera dell'uomo, mentre la "stagione" rappresenta il fato, l'elemento non controllabile e la "semmenta" quello che oggi definiremmo "importanza qualitativa dell'input". Un verso che ha tutto e fa giustizia di decenni di corsi aziendo-motivazionali...
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