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Melius Club

Marta Argerich


Velvet

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È uno dei bis che sta portando in giro negli ultimi mesi, l'ha fatto anche a Ferrara.

Uno dei suoi cavalli di battaglia, assieme alle kinderszenen di Schumann, la 141 di Scarlatti, la giga della 2 partita di Bach... tutte cose sentite e ammirate per anni; non ci si stanca mai, è vero.

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11 ore fa, Grancolauro ha scritto:

Già, mi chiedo anch’io come sia possibile.

A me capitò di sentire un Aldo Ciccolini quasi novantenne, pochi mesi prima della morte, sostituire al volo la Pires: faceva perfino fatica a camminare, ma una volta seduto al piano fu semplicemente meraviglioso. Pareva che mani e braccia fossero rimaste inattaccate dal tempo.

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15 ore fa, Grancolauro ha scritto:

Di lei mi sorprende sempre la straordinaria leggerezza e la velocità dell’articolazione delle dita,

Non a caso ha lasciato grandi interpretazioni di Ravel, Gaspard de la nuit (Ondine leggerissimo e velocissimo), e il concerto in sol con Abbado, che si colloca tra le interpretazioni leggendarie, validissima alternativa a quella celeberrima di ABM con Gracis. Forse è la qualità migliore e più rara della grande Martha. Poi alcuni aspetti della sua tecnica sono al limite delle possibilità umane, le note ribattute ad esempio. 

 

15 ore fa, Grancolauro ha scritto:

accompagnata da movimenti del gomito e del poso che “scaricano” il peso evitando che il braccio si irrigidisca.

In effetti...mi hanno sempre affascinato certi movimenti apparentemente bruschi, un po' spicci, con la mano e le dita quasi scaraventate sui tasti. Alla Martha riesce di tirare fuori tanta energia, consumando poco e senza usurare il mezzo meccanico: da studiare per un futuro più green!

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Grancolauro
21 ore fa, senek65 ha scritto:

Pareva che mani e braccia fossero rimaste inattaccate dal tempo.

Ti ricordi cosa suonò in quell'occasione?
Sono convinto che questa longevità, per musicisti di questo calibro, dipenda soprattutto dal cervello. E' lui alla fine che comanda. Non a caso spesso il deperimento tecnico si accompagna a perdita di lucidità

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@Grancolauroho recuperato questo programma della serata :

 

Mozart Concerto n. 20 in re minore per pianoforte e orchestra K. 466; 

 Mozart Concerto n. 23 in la maggiore per pianoforte e orchestra K. 488, 

Mozart Sinfonia in si bemolle maggiore K. 319.

 

La cosa più stupefacende fu uno bei bis: che non so cosa fosse, ma che valeva da solo il prezzo de biglietto.

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Il 16/9/2025 at 23:44, Grancolauro ha scritto:

Ma quel magico sistema di leve che lavorano all’unisono per mantenere la mano sospesa, senza peso, è difficilissimo da realizzare.

 

Visto dal vero fa una certa impressione questo suo "carezzare" la tastiera che sembra non arrivare al punto dove i martelletti toccano e invece ci arrivano eccome.

Viene quasi il dubbio che la tastiera degli Steinway su cui suona sia tarata e regolata sulle sue esigenze di leggerezza. Perchè se non è così la cosa ha del magico. 

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@luckyjopc Sono d'accordo, ma solo per i risultati e l'apparente facilità. Per la posizione della mano sono molto diversi: Horowitz era un'anomalia, con le dita tenute tese e allungate, il palmo tenuto piuttosto basso etc. La Argerich ha una posizione della mano decisamente più consigliata: la mano è bella arcuata, le dita curve il giusto, il palmo alto, polso allineato con l'avambraccio, schiena dritta, tutto molto rilassato.

E' bello vedere i pianisti all'opera, come tengono la mano e indagarne le ragioni. Senz'altro dipende dalla conformazione fisica: chi ce l'ha più grande, col palmo largo, chi ce l'ha piccolina (Beremboim ha le mani piccole e un po' tozze; Pogorelich ha mani grandi). E poi l'impostazione: Sokolov suona seduto altissimo sullo sgabello, curvo sul pianoforte, fa movimenti molto ampi degli avambracci e trasmette molta tensione quando suona (adesso, invecchiando, è più normale). Michelangeli compostissimo, seduto come un pilota d'aereo da guerra etc.

 

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Per fare un confronto e vedere come si cava il suono ecco Gilels alle prese con un celebre preludio di Rachmaninov, quello delle ‘campane di Mosca’:

 

Bella l’escursione dinamica, bello come fa emergere il canto, e le zampate leonine con cui prende i possenti accordi. Lo suonavo anch’io, ma ammetto che Emil ha qualcosa in più.

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Grancolauro

Qui si vede bene come Richter sfrutta la mobilità del gomito e del braccio per trasferire il peso del busto alla mano, con un movimento spesso molto verticale 

una tecnica completamente diversa da quella di Michelangeli e di Pollini, che trasferivano invece il peso alla mano sempre in aderenza, con movimenti più orizzontali che verticali. Meno impatto e spinta ma suono più organico, con un decadimento più lento e una maggiore tensione espressiva.

 

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13 ore fa, Grancolauro ha scritto:

Meno impatto e spinta ma suono più organico, con un decadimento più lento e una maggiore tensione espressiva.

non sono riuscito mai a farmi piacere Richter, .. lo ammetto.

Anche se recentemente ho ascoltato per radio un secondo di Brahms che mi ha fatto cadere la mascella, nonostante ne abbia sentite a decine di interpretazioni diverse ..., non riuscivo a capire che registrazione fosse,: mi dicevo solo " ma chi è questo ?  è venuto da Marte? mai sentito 'na roba simile, per vigore, velocità, in un concerto tra i più difficili".

Era Richter con l'orchestra sinfonica della Rai diretta da Mario Rossi, 1962.

 

 

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