Yamaha A-1 revisione, restauro e modifiche (refurbish, restoration and up-grading)
A chi potrebbe interessare la lettura di questo articolo si metta comodo che ne avrò per un po'.
L’ integrato in questione lo acquistai questa estate su informazione di un conoscente il quale girando all’interno di un mercatino dell’usato come se ne trovano in pianta stabile in ogni città sapendo della mia passione riguardo l’hi-fi ed in particolare il vintage mi disse di andare a darci una occhiata perché girovagando all’interno per cose sue intravide dei pezzi che potevano interessarmi.
Con scarsa convinzione nel trovare qualcosa di intrigante diversi giorni dopo l'informazione avuta mi recai dove indicato e individuata l’area dedicata all’elettronico vidi qualcosa che mi risvegliò antichi ricordi e desideri di ragazzo quando potevo solo vedere le cose senza poterle comperare o accontentandomi di oggetti con più modeste pretese.
In un angolino erano appoggiati uno sopra l’altro un cd player della Philips e sotto l’integrato Yamaha dei miei sogni da ragazzo, sogni appunto perché quando potei permettermi il primo impiantino con i risparmi dei lavori estivi composto da giradischi Technics SL2000 con testina Shure M75 EDII, ampli Akai AM2600 e cuffie Sehnneiser HD 424 (le casse ed il registratore li presi parecchio tempo dopo) in bella mostra nel negozio si trovava anche il Yamaha A-1 ma, pur girandoci attorno ad ammirarlo in occasioni e tempi diversi dettati dal decidere l’acquisto della catena ero puntualmente scoraggiato dal prezzo applicato bene in vista che ammontava a 780Klire; troppi per le mie possibilità come troppi (470 Klire) erano anche per il Technics SU8080 (altro ampli dei miei sogni) posto al suo fianco in attesa di acquirenti.
Avendo circa mezzo milione di lire a disposizione dovevo far quadrare le spese per portarmi a casa qualcosa e iniziare a sentire, così finii per prendere quanto scelsi più su seppur il venditore si prodigò insistendo nel convincermi all’ acquisto di un Thorens TD 145 a suo dire decisamente migliore del Technics (e a distanza di anni ammisi a me stesso che aveva maledettamente ragione) ma non volli sentir consigli in quanto il Technics era esteticamente più moderno e complici le riviste specializzate che lo piazzavano come “best-buy” sempre al primo posto nelle vendite ero più che convinto (sbagliando appieno) fosse er mejo de tutti; riguardo il Yamaha sullo scaffale in attesa di facoltoso acquirente dovetti abbandonare l’idea di farlo mio rassegnandomi, fin quando casualmente 45 anni dopo più o meno… lo ritrovai in un mercatino.
Non potei provarlo per mancanza delle casse vendute tempo prima (non volli nemmeno chiedere di che speakers si trattavano per non prendermi un coccolone) ma il venditore mi garantì che funzionava e quello che poteva fare era semplicemente accenderlo per verificare una parvenza di funzionamento grazie all'illuminarsi del tastone d’accensione e al rassicurante click del relais dopo qualche secondo.
Mi convinsi a prenderlo al volo senza troppe discussioni in quanto guardandolo con occhio critico era veramente messo bene, il frontale cosa per me importantissima e vitale che da l’estetica a tutto l’apparecchio era impeccabile, solo sporco di ditate e un po’ impolverato ma senza segni, graffi o scalfitture, lo sportellino purtroppo aveva una cerniera in precarie condizioni e stava su a malapena al punto che giunto a casa dopo qualche giorno e qualche apertura di troppo mi restò in mano causa un pezzetto di plastica che si ruppe in un'attimo.
Le prese speakers sul retro mancavano di due boccole mentre il top era alonato e graffiato in qualche punto indice di aver sostenuto in passato delle elettroniche ma sapevo già che con pazienza tutte quelle stupidaggini si potevano risolvere.
Pagato un prezzo ridicolo dopo una veloce trattativa lo portai a casa felice come non mai e verificando con calma il funzionamento in ogni parte allestendo degli speakers al volo sul banco prova tutto funzionò a dovere senza rumori, disturbi vari o potenziometri gracchianti; solo la spia degli speakers non funzionava ma nei Yamaha di quegli anni dotati dei tastoni trasparenti è normale che a distanza di molto tempo non si accendano o vadano a singhiozzo e quindi necessario sostituire le lampadine.
BREVI CARATTERISTICHE TECNICHE
L’A-1 accoppiato completamente in continua è stato il primo integrato di casa Yamaha (e forse ma non ho notizie certe potrebbe essere il primo integrato in assoluto) che ha adottato questo tipo di circuitazione, tutti i componenti a detta del costruttore sono stati selezionati: i transistors ed i condensatori ad esempio dispongono di colorazioni e punzonature ritengo per gli accoppiamenti o per rispettare l’uniformità dei canali.
L’ampli è dotato di due trasformatori ma non vengono utilizzati uno per ogni canale come solitamente è dato vedere in altre elettroniche quanto piuttosto sono collegati in parallelo per annullare il flusso disperso e limitarne al massimo il rumore, i condensatori principali di filtro sono da 18000uF per canale bypassati da un paio di condensatori a film da 2.2uF, i Watt dichiarati sono 70 sempre per canale ed un’attenzione particolare è dedicata al phono dove ruota tutto il progetto dell' A-1 essendo la parte dove il costruttore ha dato disposizioni a progettisti di non lesinare oltre a lasciare il tasto di selezione chiamato "DISC" bene in vista sul pannello frontale.
Tramite il tastone retroilluminato denominato DISC se premuto viene bypassata tutta la sezione controlli e stadi vari andando dal phono (e solo per quell’ingresso) direttamente alla sezione amplificatrice ottenendo di conseguenza un suono udibilmente migliore e pulito, come pulito è il frontale in controtendenza rispetto agli integrati del periodo ricchi di manopole pulsanti o levette da sembrare delle console di regia mentre l’oggetto del racconto appare scarno e privo di fronzoli con in vista solo l’essenziale mantenendo un design minimale e sobrio che anticipava i tempi.
Il rimanente dei controlli viene nascosto alla vista dal frontalino reclinabile dove oltre alle manopoline dei toni con un bypass dedicato all’esclusione si trovano soltanto tre ingressi, il tasto tape monitor ed il tasto di selezione tra testina MM ed MC con guadagni compatibili con la media delle testine dell’epoca e in parte di quelle attuali.
Sul retro troviamo un provvidenziale selettore di tensione con diverse opzioni in un range che va da 110V fino a 240V, ingressi ed uscite varie, un pre out, prese speakers e una coppia di connettori per interfacciare al meglio il carico delle testine MM tramite plug-in dati in dotazione (purtroppo non li possiedo) con valori di 47K 68K e 100 Kohm ma volendo con i dovuti calcoli appropriati si possono caricare (per quello che può servire) tutti i valori possibili utilizzando dei connettori rca e saldando all’interno le resistenze
opportune.
Chiudono il cerchio un peso di 16 kg ed i pareri nel web estremamente positivi riferito al suono da parte di chi lo possiede o lo ha posseduto.
LE RIPARAZIONI E MODIFICHE
L’ampli non necessitava di chissà quali interventi importanti, ad ogni modo l’idea INIZIALE era di provvedere a sostituire:
- la morsettiera degli speakers in quanto priva di un paio di morsetti con applicati dei bulloni provvisori e, come la maggior parte degli integrati dell’epoca limitata ai collegamenti solo con cavo spellato di ridotto diametro.
- la sostituzione della lampada bruciata
- la rimessa in funzione dello sportellino trovando una soluzione per la cerniera rotta
- la verniciatura completa del top e per uniformare la stessa colorazione dipingere anche il fondello
Riguardo la lampada bruciata sulla solita baia ho trovato un fornitore tedesco di lampadine che ne aveva a bizzeffe compatibili per ogni elettronica, già fornite di filo della lunghezza appropriata così ne ho acquistate alcune volendo sostituirle tutte per ottenere una luminosità uniforme più presi qualche pezzo di scorta per ogni evenienza.
Per quanto concerne la morsettiera dopo una lunga ricerca in rete ho trovato per una decina di euro qualcosa che si addiceva praticamente alla perfezione con la possibilità di inserire sia cavo spellato che banane (tolti i soliti tappini copri foro) oltretutto le boccole sono dorate ma cosa importante non dovevo sconvolgere l’interasse dei fori per le viti di fissaggio sul pannello posteriore evitandomi di fare buchi o modifiche extra visibili ad occhio nudo, cosa che non desideravo fare.
prima dopo
Per la cerniera che mi si era rotta un paio di giorni dopo averlo portato a casa non essendo possibile trovarle in rete originali mi son prodigato per farla fare con una stampante 3d approfittando dell’occasione per cambiarle entrambe.
Nell’attesa mi arrivasse tutto quanto avevo ordinato dovendo smontare il pannello posteriore per la morsettiera e quello anteriore per le nuove cerniere mi balenò immediatamente l’idea di applicarci una presa IEC considerato che detesto per principio il cavo fisso; dopotutto ad occhio ci stava senza interferire con nulla e fatto quattro calcoli che confermavano la possibilità di inserirla decisi di iniziare a procedere con questo lavoretto di precisione.
L’idea malsana che mi venne fu di non applicarla dall’esterno metodo che mi avrebbe facilitato nella foratura del pannello in quanto anche non fosse stato granché preciso sarebbe stato comunque coperto dalla presa nascondendo tutte le imperfezioni del foro di passaggio quanto piuttosto andai a cercarmi rogne immense volendola applicare dall’interno richiedendo uno sforzo non indifferente di precisione dovendo fare tutto a mano senza punzoni già pronti che abbinati a presse idrauliche in un batter d’occhio fanno il foro sagomato preciso alla perfezione…avevo un colpo solo in canna e non potevo permettermi il lusso di sbagliare ma era una sfida che volevo affrontare essendo anche più elegante da vedere se applicata la IEC dall’interno.
Quindi cercando nella scatola delle prese e trovato una IEC ho preparato su un lamierino la sagoma ottimale del foro dopo aver provato e riprovato con la IEC da applicare…..
….. vado ad iniziare accingendomi a centrare la sagoma, tracciare con una punta l’area da forare, mascherare con del nastro l’area non interessata per proteggerla da eventuali graffi e passo alla punzonatura cercando di andare il più diritto possibile
la fustellatura
Infine foro tutto attorno con una punta da 1mm. ripassando successivamente con una più grande in modo da poter permettere alla fine di accedere con una punta diamantata ed il solito Dremel che mi aiuterà a asportare il materiale da foro a foro fino allo stacco della lamiera; l’idea in pratica è di fustellare l’area da eliminare come fosse un francobollo asportando più materiale possibile e lavorare nella fase finale tirando diritto di lima.
Successivamente di foro in foro si fresa via tutto fino ad eliminare il francobollo di lamiera….poi si passa alla lime, dalla “bastarda” si chiama così per il fatto che possiede una dentatura grossa ed è utile per spianare tutte le creste dei fori senza tanti complimenti e sforzi finendo nell’usare le lime “dolci” che possiedono la dentatura più fine nel rifinire con tutta la calma possibile i quattro lati.
Sono quasi arrivato alla fine, manca un minimo di arrotondamento degli angoli per poi finalmente testare il foro con la presa IEC per le verifiche e apportare gli ultimi aggiustamenti del caso.
Non dovesse ancora entrare vanno rivisti i punti che ne impediscono l’accesso con un paio di limate leggere per volta e riprovare e ancora riprovare mettendo e togliendo la presa fin quando senza troppa resistenza la stessa riesce ad entrare; se è tutto ok si passa a togliere le bavette sui bordi, a praticare i fori passanti per il fissaggio infine si effettua un ritocco a pennello di nero opaco su tutti e quattro i lati per coprire il metallo portato a nudo e fine del lavoro.
Et voilà ... la presa al suo posto
A questo punto avrei potuto ritenermi soddisfatto ma ero ancora tormentato da particolari che, se negli anni 70 potevano andar bene ora non li ritengo idonei ossia il maledetto cablaggio wire wrap; se da un lato questo sistema offre rapidità di collegamento (per il costruttore soltanto) ed una vasta area di contatto tra le parti, dall'altro lato c'è sempre il rischio di rottura dei cavi avvolti durante una manipolazione o si rileva una certa difficoltà di spostamento e smontaggio delle schede o peggio, il rischio di contatti accidentali durante una riparazione insidia che è sempre dietro l’angolo quindi preferisco evitarlo specialmente con quelle installate in questo ampli che non sono del tipo verticale il quale al limite si possono anche tollerare ma sono a forma di rostro molto molto pericolose; se per qualche motivo inavvertitamente e malauguratamente durante una riparazione ruotassero di qualche grado su se stesse o si flettessero andrebbero in contatto con quelle vicine avendo una distanza di solo 5mm. e all'accensione il botto sarebbe assicurato... di conseguenza la sostituzione con delle contattiere adeguate e più sicure era a mio avviso la cosa migliore da fare.
Cablaggi wire wrap in ogni dove e in ogni scheda, nessuna è stata risparmiata dal costruttore
Verificato che il passo era di 5 mm. ho risolto sostituendole con altre a vite aventi la stessa distanza di piedinatura sia orizzontali che verticali secondo la possibilità offerta dallo spazio a disposizione mentre per le schede dedite alla preamplificazione collegate con cavi sottili ho utilizzato delle contattiere Jst-Xh da 2.54 mm. infilate comunque senza sforzi nei fori dopo aver tagliato i piedini pari; per accedere nella maniera più comoda possibile ho dovuto smembrare quasi completamente l’amplificatore ma alla fine sono riuscito a sostituirle.
I nuovi morsetti a vite ... più pratici, ergonomici ma sopra tutto sicuri.
…e quelli a sgancio rapido Jst-Xh
Per quanto riguarda le morsettiere a vite sostituite nelle pcb in caso di manutenzione o riparazione su ogni morsetto ho applicato un punto di colore uguale al colore del cavo che andrà a serrare al fine di evitare degli errori di collegamento.
Le piedinature wire wrap sostituite
A questo punto avendo smontato l’impossibile e con tutte le schede in mano potevo evitare di raddrizzare i componenti installati storti dalle macchine automatiche approfittando nel mentre di fare anche un recap? Chi ormai mi conosce sa già che lo farei a prescindere e così c’ho messo lo zampino….
Riporto a lucido (dove ci sono) anche tutte le schermature in ottone mostruosamente ossidate, capocchie di accoppiamento termico dei transistor comprese, non scordandomi di pulire e disossidare anche le poche contattiere a sgancio rapido rimaste originali
I condensatori sostituiti ad eccezione dei due principali di filtro da 18000uF che almeno per ora non ho intenzione di cambiare
Completato il recap e la pulizia delle schede inizia il lento rimontaggio delle parti….
....nell’assemblare il pannello posteriore dai connettori rca e portafusibili vari non prima di averli lucidati e disossidati a dovere mi sono occupato di mettere tutti i cavi di alimentazione in ordine in quanto in origine erano aggrovigliati tra di loro con inutili giri viziosi non proprio ottimali, li ho dissaldati e disposti decisamente meglio accorciandoli dove serviva
anche i cavi dei trasformatori sono stati dissaldati in alcuni punti per allinearli e compattarli eliminando i soliti grovigli che in origine causa il volume occupato da “insaccato” cozzavano addosso al pannello inferiore, ora guadagnando spazio d’ingombro ho avuto modo anche di serrarli con delle clip a basso profilo.
Ho voluto sostituire anche i cavi che attraversano l’ampli dal pannello posteriore agli stadi pre situati anteriormente sia per l’ingresso MM che MC; alcuni proprietari di questo integrato si sono accorti della microfonicità solo a sfiorarli suggerendo di cambiarli con altri di migliore schermatura e qualità, devo ammettere che avevano ragione ma servivano di diametro sottile sia per evitare ingombri inutili sia perché terminano con dei plug rca strani che vanno innestati in femmine rca saldate sulle schede; seppi successivamente che questi plug in passato avevano a che fare con gli amplificatori per chitarre elettriche e sono proprio come questi in foto …. cavi di segnale dal diametro normale o peggio ancora se grossi creerebbero problemi di curvature e spazio a disposizione di conseguenza vanno esclusi a priori.
La scelta è caduta su un economicissimo ma performante Mogami W2964 sottile quanto basta inguainato ulteriormente da una guaina in pvc che sopporta temperature fino a 105° esattamente come la guaina che rivestiva gli originali, come connettori rca maschio da terminare ho utilizzato dei validi ed economici Neutrik dal minimo ingombro togliendo la capsula esterna, il prezzo è decisamente più basso dei plug per chitarre riuscendo in questo modo a lasciare da parte la cavetteria originale senza toccare nulla caso mai un giorno volessi riportare come all’origine.
I vecchi cavi phono
Proseguendo con il montaggio ho sostituito tutte le lampade dei tre tastoni trasparenti provvedendo a nascondere il cablaggio per una visone più pulita dell’insieme.
prima dopo
Inoltre prima dell’assemblaggio sia il tastone dell’accensione e quello del phono che di fabbrica possiedono una finitura satinata opaca con l’uso e il pigiare con le dita la superficie nella zona centrale diventa inevitabilmente lucida lasciando dei brutti aloni antiestetici (fateci caso… nelle elettroniche datate i tasti più usati guardandoli di traverso sono nettamente più lucidi o proprio lucidi a specchio causa l’uso; nel mio caso ho riportati tutti e tre i tastoni come mamma Yamaha li ha fatti ossia satinati opachi come mai usati.
Assemblato il tutto e fatte le regolazioni di bias ecc.ecc. con quanto indicato dal service manual ho provveduto da consuetudine ad applicare i soliti bollini che ricordano la data della revisione e recap ...
...e il promemoria per check finale di tarature e controllo
ed eccolo finito in tutto il suo nero splendore.
Al prossimo restauro, stay tuned!
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