McIntosh ML1 mk II. Suono moderno in abito vintage
di Vincenzo Traversa
Dei diffusori del costruttore statunitense ne avevamo già scritto relativamente alla prova delle XR100:
Oggi ho l’opportunità di parlare di questa “nuova” coppia di diffusori da stand che hanno, tra le finalità principali, quella di riproporre il look degli anni '70 con il suono del 21° secolo. E’ una operazione “nostalgia” sensata? E’ solo marketing?
Ieri e oggi
Partiamo dai diffusori d’origine, gli ML1 degli anni '70. Anche loro da stand (anzi bookshelf) in sospensione pneumatica a 4 vie e 4 altoparlanti (woofer da 12”, midwoofer da 8, mid alto da ½” e tweeter da 1/4"). Questi diffusori (apprendo dalla letteratura in materia) furono progettati per lavorare in simbiosi con gli equalizzatori MQ della Casa, al fine di migliorare la risposta in bassa frequenza. La loro produzione terminò nel 1977. Purtroppo, ad oggi, non ho mai avuto l’occasione di poterli ascoltare.
Gli ML1 mkII sono diffusori da stand, in sospensione pneumatica a 4 vie e 5 altoparlanti. Il progetto prevede l’utilizzo di un woofer da 30 cm, due midwoofer da 10 cm, un mid alto da 5 cm ed un tweeter da 1,9 cm. Le altre specifiche tecniche dichiarate dal costruttore sono le seguenti: impedenza nominale 8 ohm, sensibilità 85db 2,83 V/1 metro, frequenze di taglio del crossover 180 hz / 500 hz / 4500 hz, potenza utilizzabile dai 75 ai 600 watt. Risposta in frequenza da 27 hz a 45 khz. Dimensioni L 38,1 cm, H 66,4 e P 34 cm. I diffusori arrivano con i loro stand, ai quali è possibile applicare le punte fornite a corredo.
Tutti i driver, eccetto il tweeter, sono in materiale plastico (polipropilene) con sospensioni in gomma (molto generosa come dimensione quella del woofer). Il tweeter ha la cupola in titanio ed è il medesimo utilizzato su altri modelli di diffusori McIntosh, come ad esempio il già citato XR100.
Per il mobile è stato utilizzato il noce americano, dall’aspetto robusto ma un po' “povero”. La rifinitura satinata lo rende fin troppo anonimo. A memoria posso affermare che le Klipsch Heresy III mi sembravano rifinite meglio. Nell’immagine è possibile vedere “l’esploso” del mobile e della componentistica.
Come si presentano
Non è mia intenzione dilungarmi oltre sugli aspetti squisitamente tecnici per i quali vi rimando alla pagina web del prodotto dalla quale poter attingere a tutte le ulteriori specifiche ed informazioni. I miei obiettivi riguardano “marginalmente” l’aspetto estetico e, soprattutto, il come suonano.
In fotografia non rendono bene l’impatto visivo che invece trasmettono collocati in ambiente. Inizialmente pensavo fossero più “piccoli” ma, una volta issati sui loro stand e sistemati in ambiente arrivano quasi alla metà dell’altezza delle Sonus Faber Lilium.
L’aspetto retrò può piacere o meno. La connotazione vintage della loro impostazione estetica certamente è stata pensata per l’inserimento in ambienti classici e dai toni caldi. Con la griglia para-polvere magnetica montata sul diffusore diventano compagni di ascolto sobri, seriosi, un filo anonimi. Rispetto alla ML1 originaria non ci sono più i listelli verticali che, seppur deleteri per la trasparenza del suono, ne alleggerivano l’immagine frontale. La nuova tela e l’unico listello orizzontale sono dichiarati per essere acusticamente trasparenti (e vedremo se sarà vero).
A griglia smontata prevale l’impatto visivo del grande woofer e degli altri 4 driver. In McIntosh hanno fatto prevalere una immagine troppo “monitor style”, anonima e poco coraggiosa. Avrei preferito di gran lunga una finitura del frontale nello stesso legno del mobile oppure, colorata come le competitor JBL Studio Monitor, che hanno fatto del frontale azzurro una parte del loro fascino distintivo. Il retro del diffusore, verniciato in nero, vede la vaschetta delle 4 connessioni. Quindi il diffusore accetta il biwiring e la bi amplificazione. I connettori utilizzati sono gli stessi montati sui finali del brand. I diffusori montati sui loro supporti assumono una angolazione tale da portare virtualmente l’altezza del tweeter a quella delle orecchie dell’ascoltatore seduto. Anche l’aspetto di questi ultimi non mi ha convinto particolarmente. Il fregio frontale McIntosh ML1 mi sembra troppo grande e dall’aspetto posticcio. Una bella fresatura avrebbe garantito un maggior senso di qualità. Ma queste sono solo considerazioni estetiche personali.
Il suono
Le prove d’ascolto si sono svolte sia con che senza le griglie para polvere montate sui diffusori. La loro presenza non è neutra rispetto al risultato ottenibile andando a modificare in modo sensibile sia lo stage che la trasparenza.
Le prime due settimane di “rodaggio” sono servite a prendere confidenza con il posizionamento dei diffusori, in modo da poter ottenerne il massimo sia come risposta in frequenza che come riproposizione dello stage. La sospensione pneumatica ha fornito una mano benefica nel posizionamento perché ha consentito diverse scelte di posizionamento rendendo sempre gestibile la risposta in frequenza. Bel risultato.
Dopo le suddette due settimane sono iniziati gli ascolti seri. Prima con la musica rock, blues e jazz e poi con la musica classica (da camera ed infine la sinfonica). Inizio con le griglie montate sui diffusori: basso “a molla” esattamente come mi aspettavo, con notevole punch ed una notevole estensione verso il basso, sicuramente più profonda ed articolata rispetto alla Klipsch Heresy III ascoltate nello stesso ambiente e nella stessa posizione.
Il medio basso, che ad inizio ascolto mi sembrava un tantino indietro, con il passare delle ore d’ascolto si è ricollocato in asse, andando a ben supportare e ad amalgamarsi a dovere con lo spetto dei medio alti. Il suono del sax dei miei album di riferimento è stato così spettacolare, denso e rauco da avermi fatto venire i brividi.
Anche sullo spettro più alto inizialmente mi è sembrato che il tweeter facesse un po' lo scontroso, o troppo timido o troppo irruente. È come se mi chiedesse più tempo rispetto agli altri driver per entrare in gioco. In effetti questo è stato il componente che temporalmente ha richiesto più tempo d’ascolto per poter essere compreso ed è quello che, alla fine della recensione, farà pendere l’ago della bilancia nelle conclusioni.
A rodaggio concluso il diffusore ha saputo esprimersi con correttezza timbrica, notevole macro dinamica e piacevolezza complessiva. Da Steven Wilson ai Deep Purple, passando per Joshua Redman e Ben Sidran tutte le tracce ascoltate mi hanno emozionato e divertito. Anche a volumi d’ascolto da denuncia condominiale non c’è mai stato un momento in cui i ML1 abbiano mostrato la corda e sono sempre stati in grado di gestire al meglio la potenza erogata dai finali McIntosh 1.2Kw.
Il diffusore, con la sua sensibilità medio bassa (direi proprio bassina) ha necessità di essere spinto con pugno di ferro e guanto di velluto. A basso volume non riesce a trasmettere emozioni, diventando un po' anonimo. Se pilotato a dovere (non scenderei al di sotto dei 300 watt a canale) esprime bene le sue qualità diventando un compagno di viaggi musicali affidabile e divertente. Da questo punto di vista mi hanno ricordato tanto le AR 10π ascoltate alcuni anni fa.
Con la musica classica il risultato complessivo è stato meno omogeneo. Mi spiego meglio: se con la musica da camera o con un solo strumento (ad esempio il pianoforte) non cambia la qualità complessiva della riproduzione restando sempre molto alta, con la musica sinfonica ho riscontrato qualche difficoltà in più. Mi è sembrato che il tweeter se sollecitato da più strumenti ad arco o a fiato, nei pieni orchestrali, perdesse precisione. Il suono resta timbricamente corretto ma non sembra più in grado di restituire la definizione esatta della registrazione. E’ pur vero che, avendo come riferimento le Sonus faber Lilium, vere regine indiscusse nella riproduzione della musica classica, il mio metro di giudizio ha una asticella molto alta ma, avrei gradito una maggiore capacità di introspezione. Come termine di paragone potrei citare il vedere un film con definizione 4K senza e con HDR. Le Lilium riproducono la sinfonica in HDR, le ML1 si fermano un gradino sotto.
Tutto quello che ho scritto relativamente agli ascolti effettuati con le griglie montate sui diffusori deve essere rivalutato per alcuni aspetti peculiari.
Sostanzialmente non cambiano i giudizi sulla timbrica e sulla dinamica ma sulla trasparenza e sullo stage le differenze sono ben percepibili.
Senza griglie aumenta la trasparenza del suono. Tutto diventa più terso e lucido. La sensazione è quella di un suono che passa dall’ambrato all’azzurrino. Mi piace? La risposta è no. Alla lunga inizia a diventare più affaticante e si inizia pian piano a ruotare verso il basso la manopola del volume. Secondo aspetto negativo, lo stage. A griglie montate il diffusore suona coerente e con i driver ben distribuiti su tute le frequenze. Senza griglie si inizia a percepire la direttività del suono. È come se il diffusore smetta di suonare come una orchestra e inizi a far sentire i singoli strumenti emessi dai singoli driver. A questo punto mi viene il sospetto che McIntosh abbia volutamente ottenere questo risultato, cioè che il diffusore sia stato progettato per suonare con le sue griglie.
Conclusioni
Complessivamente il diffusore mi è piaciuto. È onnivoro nel senso che è in grado di riprodurre tutta la musica. Ha delle preferenze ma riesce a gestire anche materiale musicale meno nelle sue corde. Se messo nelle condizioni ideali diventa emozionante e divertente. Non è il diffusore da ascolti a basso volume e deve essere “spronato” ad esprimersi come sa fare utilizzando una buona dose di potenza. Chi volesse utilizzarlo in tal senso farebbe un acquisto sbagliato. Va abbinato ad amplificazioni generose (ripeto, non meno di 300 watt) e questi watt vanno usati. Il secondo limite è il tweeter. Va benissimo in generale ma a mio avviso non ha la definizione e la classe che il diffusore avrebbe meritato. A questi livelli di prezzi di listino (€ 18.000,00 la coppia) il minimo sindacale non basta più. L’acquirente di turno (soprattutto se appassionato di musica classica) ha diritto di pretendere il massimo della definizione.
In sintesi:
- correttezza timbrica 8/10
- trasparenza 9/10 senza griglie 8/10 con le griglie montate
- micro dinamica 7/10
- macro dinamica 8/10
- facilità di pilotaggio 6,5/10
- posizionamento in ambiente 9/10
- rapporto qualità/prezzo 5/10.
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5 Commenti
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