Masino Inviato 8 Agosto 2021 Inviato 8 Agosto 2021 Il 6/8/2021 at 10:39, damiano ha scritto: Bobo è, a mio giudizio, uno dei più grandi pianisti in vita. Sono del tutto d’accordo, e non intendevo metterli sulla stesso piano. Facevo riferimento alla sintesi sottrattiva di cui Bobo è maestro e Tingvall discontinuo discepolo, come nell’ultimo solo. Il 6/8/2021 at 10:39, damiano ha scritto: fenomenale Andreas Ulvo Ecco, questo mi piace dei post musicali. Tutto non si può sentire e delle valide proposte di musicisti che non conosco ancora sono utilissime.
Masino Inviato 8 Agosto 2021 Inviato 8 Agosto 2021 Il 5/8/2021 at 23:26, analogico_09 ha scritto: nessuno in questo topic ha auspicato un jazz conforme o conformista a un modello unico, mai, tutt'altro. Il 6/8/2021 at 13:25, analogico_09 ha scritto: espressione della "negritudine" e non già dei prevalenti e affascinati folklori "vikinghi". 😉 Con grande rispetto e ammirazione per la tua cultura musicale, non capisco. Forse sono nel thread sbagliato.
analogico_09 Inviato 8 Agosto 2021 Autore Inviato 8 Agosto 2021 3 ore fa, Masino ha scritto: Con grande rispetto e ammirazione per la tua cultura musicale, non capisco. Forse sono nel thread sbagliato. Ma no, come oramai sapranno anche le pietre (non che voglia vantarmi di chissà quali qualità e notorietà), provo ad intuire la tua perplessità, io sono una vestale dei "meticciati" musicali tra ogni genere di musica, di ogni tempo e luogo del mondo (non avrei poposto ad esempio il disco di jazz latino se così non fosse, o non avrei mai parlato però non sono per la preminenza di un'espressione musicale sull'altra quando tra le due espressioni non vi siano degli elementi comuni, delle affinità, forme di assonanza linguistica, poetica, stilistica, quando un'espressione fagocita l'altra della quale restano, sviliti, i connotati più esteriori, superficiali, di maniera. E il caso, secondo il mio modesto avviso, dell'"ultima" produzione ECM, ad esempio, che cataloga, mi pare, sotto l'etichetta del jazz musiche, anche appetibili, che del jazz conservano qualche simulacrità residua...(io mi ci annoio abbastanza, già che mi sembrano un po' tutte fatte in serie, mia personale impressione; la "prima" ECM era invece tutt'altra cosa.., ma d'altra parte la creatività musicale è da tempo in fase di grave crisi, il jazz è "morto"....) Credo che tu sia nel topic giusto.., il mio è un discorso veloce che si potrebbe tranquillamente approfondire nello scambio delle idee che non sia confronto "competitivo". Il jazz è un'espressione musicale "troppo" caratterizzata, troppo "propria, troppo legata alla spirito oltre che alla "forma", allo spettacolo. Di questo hanno dato prova i musicisti jazz che non sono più in vita, è il loro lascito che è tutto racchiuso nelle meravigliose musiche che ci hanno lasciato grazie a quella granc de invenzione dell'umanità che si chiama registrazione dei suoni... musicali. 1
Masino Inviato 9 Agosto 2021 Inviato 9 Agosto 2021 @analogico_09 d'accordo sullo scambio di idee non competitivo, provo ad articolare i motivi di una mia visione più comprensiva del jazz rispetto ai vincoli di 'caratterizzazione' che mi pare tu indichi, quali la necessità di aderenza spirituale al jazz negro (absit iniuria verbo), militante, sensuale e radicato al blues dolente delle origini. Semplificando possiamo dire dal Bop, al Cool , all'Hard, con qualche puntata immagino nel Modale, spero i quintetti di Miles Davis e il quartetto di John Coltrane rientrino nella tua idea di jazz 'originale' Per me è puro jazz anche quello che nasce come musica di intrattenimento nei bordelli del Mississippi, ad esempio Bix Beiderbecke, e noto che anche un innovatore di assoluta importanza per lo sviluppo del jazz come Luis Armstrong tenne la sua musica di intrattenimento ben distinta dal suo impegno politico, peraltro ben presente. Lo sono anche le big band bianche di swing (ad es. Benny Goodman, Artie Shaw, Woody Herman), e la musica dell'industria dello spettacolo (ad es. George e Ira Gershwin, Irving Berlin, Cole Porter) che certo impegnate non furono. Come non lo furono le big band del Duke e del Count. Saltando quindi quello che va da Parker e Gillespie fino ai gruppi di Davis e Coltrane - senza discussione - per me è jazz tutta la successiva esperienza free, da Ornette Coleman a Cecil Taylor, al Coltrane di Ascension, a Max Roach di We Insist!, a Mingus di Pithecanthropus erectus, fino ad Albert Ayler, Sun Ra, Pharoah Sanders e Sam Rivers. Più 'negro' e 'con la spada' di così.. Come lo è il 'jazz samba' di Stan Getz e le collaborazioni con gli artisti brasiliani della Bossa Nova, il Third Stream dei Marsalis, la fusion dei Weather Report e dell'ultimo Davis di Bitches Brew. Fino al famigerato jazz nordico, capostipite assoluto Bobo Stenson e poi gli storici Palle Danielsson, Arild Andersen, Jon Christensen, incluso il Don Cherry 'nordico', che a me piace tanto. Mentre Jan Garbarek che pure mi piacque mi è un po' venuto a noia. E qui sono d'accordo con te, le produzioni recenti della ECM, dal '90 in poi sono poco interessanti, salvo l'omaggio meritatissimo a Enrico Rava. Giusto è gli italiani? Mi fermo qui ma per me Rava, Urbani, Gatto, Fresu, Petrella, Trovesi, Schiano, Cerri, fino a Gianni Coscia. Dimenticavo la mia preferita Rita Marcotulli. Tutti questi fanno una musica che io chiamo jazz, perché ha a mio parere una evidente continuità culturale ed estetica con tutta la storia di cui sopra. Così come Carmelo Bene era in continuità con Aristofane (l'ho sparata là come botto finale per sdrammatizzare 🙂 ) 2
analogico_09 Inviato 9 Agosto 2021 Autore Inviato 9 Agosto 2021 2 ore fa, Masino ha scritto: d'accordo sullo scambio di idee non competitivo, provo ad articolare i motivi di una mia visione più comprensiva del jazz rispetto ai vincoli di 'caratterizzazione' che mi pare tu indichi, quali la necessità di aderenza spirituale al jazz negro (absit iniuria verbo), militante, sensuale e radicato al blues dolente delle origini. Semplificando possiamo dire dal Bop, al Cool , all'Hard, con qualche puntata immagino nel Modale, spero i quintetti di Miles Davis e il quartetto di John Coltrane rientrino nella tua idea di jazz 'originale' Per me è puro jazz anche quello che nasce come musica di intrattenimento nei bordelli del Mississippi, ad esempio Bix Beiderbecke, e noto che anche un innovatore di assoluta importanza per lo sviluppo del jazz come Luis Armstrong tenne la sua musica di intrattenimento ben distinta dal suo impegno politico, peraltro ben presente. Non scherziamo.. 😉 mi chiedi se i quintetti di Miles Davis e il quartetto di John Coltrane rientrino nella mia idea di jazz 'originale' ... vabbè che è andato tutto in fumo, ma pensavo che ti fosse capitato di leggere qualcuno dei miei numerosi interventi sul jazz nel quale esprimevo la mia passione per tutto il jazz, dal blues, da prima del blues, dalle prime piccole formazioni improvvistate che suonavano le nuove musiche "sincopate" col banjo, il washboard, il kazoo, ecc... fino alle setreme avanguardie del "free", della new thing... Non ti sarà capitato neppure di leggere il mio amore per il jazz del "bordelli" del mississipi, di new orleans.., dei locali "equivoci" delle metropoli americane frequentati anche dai bianchi, dove le donne bianche ballavano muovendo il sedere come facevano le volgari donne "negre" che assomigliavano alle scimmie.., anche in questo forse va rapportata la prima grande rivoluzione anche "culturale" oltre che estetica del jazz... quella che fece si che la "negritudine" vennisse imitata, adottata, benchè disprezzata (chi disprezza compra) dalle signore perbene della borghesia bianca... (Black is Beautiful!.., sarà molti anni dopo il grido delle Black Panther) Dai.., non farmi certe domande.. 🙂 anche in questo stesso topic, ho lasciato molti indizi anzi prove del mio autentico e integrale senso d'amore per tutto il jazz. Armostrong.., è tra le mie prime divinità del jazz... E mi fermo... 2 ore fa, Masino ha scritto: Lo sono anche le big band bianche di swing (ad es. Benny Goodman, Artie Shaw, Woody Herman), e la musica dell'industria dello spettacolo (ad es. George e Ira Gershwin, Irving Berlin, Cole Porter) che certo impegnate non furono. Come non lo furono le big band del Duke e del Count. Certo.., grandi nomi, capisaldi del jazz... amo anche le grani big band dell'era swing e delle band che erano swing esse stesse, a prescindere dalle "etichette" di riferimento.., ma bisognerebbe fare dei distinguo, valutare ogni singola e diversa "band".., tu hai citato le migliori.., Ellington, Basie.., Gershwin nin era un band" ma molte band hanno suonato le sue straordinarioe composizioni.., e che te lo dico a fare... discorso lungo.., anche perchè lo strapotere di molte big band "bianche" che facevano uno swing alla moda, supeficiale, commerciale, tutto formale, essenzialmente mutuato dagli stilemi del jazz afroamericano che venivano annacquati, mortificati, erano macchine per fare soldi.., senza che lo "swing" risalisse dalle profondità del sentimento, stavano svilendo la grande estetica e il profondo carattere spirituale del jazz. Ci vollero... (lupus in fabula...) 2 ore fa, Masino ha scritto: Saltando quindi quello che va da Parker e Gillespie no.., non lo saltiamo, ci mancherebbe.., capitolo fondamentale, inalienabile, ci vollero i Parker e i Gillespie, e loro "accoliti" del bop per poter scacciare i suddetti "mercanti" dal tempio.., "inventando" una musica per "iniziati" (erano in tanti.., non si pensi ad una setta elitaria.., da li in poi fu l'epocale cambio di rotta) che li avrebbe tenuti lontani, ridimensionandoli nella loro presuntuosa e vorace vacuità sul puro piano della novella supremazia musicale profondamente "negra!", mentre si compiva quella che fu la più grande, radicale e dirompente in rivoluzione del jazz: il be-bop! 2 ore fa, Masino ha scritto: i gruppi di Davis e Coltrane - senza discussione - per me è jazz tutta la successiva esperienza free, da Ornette Coleman a Cecil Taylor, al Coltrane di Ascension, a Max Roach di We Insist!, a Mingus di Pithecanthropus erectus, fino ad Albert Ayler, Sun Ra, Pharoah Sanders e Sam Rivers. Più 'negro' e 'con la spada' di così.. Il mio pane quotidiano... la mia "spada nelle roccia", la mia "turlindana"... tutti più volte ascoltati dal vivo... meno Coltrane, morì troppo presto, e Ayler, morì anche lui prematuramente poco dopo. 2 ore fa, Masino ha scritto: Come lo è il 'jazz samba' di Stan Getz e le collaborazioni con gli artisti brasiliani della Bossa Nova, il Third Stream dei Marsalis, la fusion dei Weather Report e dell'ultimo Davis di Bitches Brew. Fino al famigerato jazz nordico, capostipite assoluto Bobo Stenson e poi gli storici Palle Danielsson, Arild Andersen, Jon Christensen, incluso il Don Cherry 'nordico', che a me piace tanto. Mentre Jan Garbarek che pure mi piacque mi è un po' venuto a noia. A proposito del jazz nordico, dell'europeo tutto, mi piacerebbe in altro momento parlare un po' dei grandi musicisti afroamericani in esilio volontario in Europa per cercare la dignità umana e il riconoscimento della loro arte negata o sminuita, "stracciata", negli USA... Sarebbe interessante per cercare di tracciare quello che furono le influenze nei vari percorsi del jazz europeo. Il jazz samba di Getz è rinomato.., un "classico", suadente, elegante, bello, fa andare alla grande l'hifi.., ma ma preferisco altre esperienze di jazz-samba/bossa più "graffianti", più "negre"... non sto a fare nomi senno' nun se ricapamo più... 🙂 Grandissimo il jazz nordico, i musicisti che citi, la presenza di Don Cherry è catalizzatrice.., quante volte ne abbiamo parlato.., Cherry altro musicista che ho avuto il privilegio di ascoltare tante volte in concerto.. Garbarek.., egli "danzava".., tanto tempo fa.., ora fa qualche "pantomima" che mi giunge a noia. Mi fa piacere che si sia d'accordo sull'ECM "attuale".., non che non vi sia ancora del buono ma la maniera la fa da padrona. 2 ore fa, Masino ha scritto: Giusto è gli italiani? Mi fermo qui ma per me Rava, Urbani, Gatto, Fresu, Petrella, Trovesi, Schiano, Cerri, fino a Gianni Coscia. .... Tutti questi fanno una musica che io chiamo jazz, perché ha a mio parere una evidente continuità culturale ed estetica con tutta la storia di cui sopra. Così come Carmelo Bene era in continuità con Aristofane (l'ho sparata là come botto finale per sdrammatizzare 🙂 ) E gli italiani, pure quelli andavo ad ascoltarli spesso.., specialmente Massimo Urbani, il più grande di tutti anche a livello europeo, il bianco con l'anima più "nera" di tutti.. . Senza dimenticare Gaslini, Franco D'andrea, Giovanni Tommaso, Dado Moroni, Gaetano Liguori, Nunzio Rotondo... mi fermo. Musicisti che, concordo con te, erano in continuità con lo spirito dell'autentico jazz conservando le loro particolarità culturali che si amalgamavano con quelle dei grandi musiccisti afroamericani in esilio in Europa cui faccio cenno sopra... Azzeccatissima la battura su Carmelo Bene sdrammatizzando sdrammatizzando dice la "verità". 🙂 1
ciccio61 Inviato 9 Agosto 2021 Inviato 9 Agosto 2021 @Masino @analogico_09 io vi ascolto (vi leggo) in religioso silenzio. Quanto sto imparando e quanto ho da imparare. Grazie e Melius 1
Masino Inviato 10 Agosto 2021 Inviato 10 Agosto 2021 @analogico_09 evidentemente devo avere male interpretato qualche post (ti leggevo anche pre-fire) particolarmente appassionato su generi/musicisti specifici. È il noto problema della comunicazione specialistica che a una lettura di taglio ‘informativo’ può apparire assertiva. Capito come gestire forma e sostanza, non vedo l’ora di leggere i prossimi post. Mi piacerebbe proporti una riflessione sulla evoluzione della cultura musicale personale, mi spiego con un esempio: intorno al 1975, liceale, iniziai ad ascoltare jazz iniziando con la benedetta collezione di vinili De Agostini e su consiglio di un compagno acquistai dopo qualche mese Out To Lunch di Eric Dolphy, venendone violentemente respinto. Lo riposi nello scaffale e non lo riascoltai per circa 20 anni credo, finché sballando scatoloni di dischi dopo un trasloco lo misi sul piatto e rimasi folgorato dalla bellezza assoluta di quella musica. Cosa era cambiato? Io evidentemente. Mi piacerebbe leggere le esperienze di maturazione jazzistica tue e dei forumer, se non è ot. Il thread si chiama Jazz! e ci starebbe dentro tutto, ma è tuo e decidi tu. 🙃
analogico_09 Inviato 10 Agosto 2021 Autore Inviato 10 Agosto 2021 2 ore fa, Masino ha scritto: evidentemente devo avere male interpretato qualche post (ti leggevo anche pre-fire) particolarmente appassionato su generi/musicisti specifici. Ovviamente, pur essendo "onnivoro" ho le mie prefernze. Sicuramente avrò parlato molto più di Mingus (benissimo) che di Brubeck ("tiepidamente"... 😄 ) Capisco che agli inizi del cammino una musica come quella di Out to lunch di Dolphy possa disorientare.., la musica come ogni altra arte va presa con feeling, uno stato d'animo "intimo", e potremmo dire che questo stato chiamiamolo di "confidenza" si raggiunge attraverso una costante a volte lunga frequentazione, durnte la quale si apprendono i linguaggi e il carattere delle arti, un po' come accade tra persone.. I miei inizi col jazz risalgono alla mia fanciullezza, quando non sapevo che quella "strana" ed attrattiva musica si chiamasse jazz che tuttavia ascoltavo rapito dalla radiolina portatile di un signore che veniva tutti i pomeriggi a sedersi all'ombra del "parco della rimembranza" del paesello mio di montaga nel quale si giocava a guerra o a pallone con gli amichetti miei... Io iniziavo a sentire quelle note e mi incuriosivo, mi distraevo dai giochi, mi allontanavo dal gruppetto e mi concentravo sugli ascolti avvicinandomi al signore con la radiolina quasi attaccata all'orecchio per "rubare" quei suoni... Un girno il signore fece caso alla mia curiosità, mi domando qualcosa e una volta rotto il ghiaccio iniziarono in tal modo le mie prime "lezioni" di ascolto del jazz... Passarono alcuni anni, non avevo in casa dischi di jazz.., solo classica, opere, leggera.., cercavo di ascoltare tutto l'ascoltabile dalla radio, fino a quando, oramai giovanotto, non decisi di approfondire questa passione tutta d'istinto e iniziai a comprare i dischetti 45 e 33 giri più fascicolo nonografico della Storia della Musica dei Fratelli, volume dedicato jazz, uscite settimanali in edicola, quando correva l'anno 1964. Questi dischetti divulgativi, qualcuno magari li snobbava pure.., mi aprirono tutto un mondo di meraviglie musicale, e in modo più "organico", nonostante la non esaustività delle proposte a fronte dell'esteso e complesso paesaggio musicale afroamericano. Le più importanti basi però c'erano.., si trattava di approfondire e completare le conoscenze a parte, in proprio, cosa che feci. Con 13 uscite, la prima dedicata al "jazz delle origini", l'ultima al "jazz di protesta" ovvero al free degli anni '60, imparai ad orizzontarmi nella storia del jazz, a conoscerlo meglio, dalle prime fortunose registrazioni di musica "sincopata" fatte su campo dagli etnomusicisti, fino alle "avventure" rivoluzionarie del fre jazz che mantenevano stretti legali con tali origini, con le proprie radici, con la tradizione mai rinnegata. Devo dire che questo 13mo disco, il più "ostico" di tutti, sulla carta.., lo gustai senza particolari problemi.., anzi.., i 4 brani "free" che formavano il dischetto, tra cui uno dello stesso Eric Dolphy, mi eccitarono in modo particolare anche perchè in essi mi sembrava riconoscere qualcosa delle musiche "atonali", d'avanguardia, del '900 di diretta emanazione della tradizione musicale "classica". Mi si schiudeva nelle orecchie e davanti agli occhi nuovi mondi musicali magici, sconosciuti, tutti da scoprire... Potrei condividere il branno di Dolphy che mi colpì particolarmente.., con la musica ci si capisce più di quanto non ci si possa capire con le parole... In questo brano ci sono le origini, la tradizione, lo swing, il bop.., tutto quanto venne dopo... Miss Ann... un free "moderato", per così dire... (viene considerato erroneamente un brano "Last Date" ma non è l'ultima seduta di registrazione o concerto di Dolphy molto prossimi al giorno della sua morte). E poi c'era l'altro brano "contrappuntistico" che sentivo essere una lancinante, dolente e gemente "richiesta" e "offerta" di amore universale: You don't know what love is , un celebre e frequentatissimo "standard" del jazz, dall'album URGE di Ted Curson, tromba, con Booker Ervin, sax tenore... due "mingusiani" di ferro, strepitosi anche qui, trasfugurato in pura, graffiante poesia ... (ho segnato il punto di inizio del brano.., ma è un disco, come quello di Dolphy, da bere avidamente dall'inizio alla fine)
damiano Inviato 10 Agosto 2021 Inviato 10 Agosto 2021 1 ora fa, analogico_09 ha scritto: URGE di Ted Curson, tromba, con Booker Ervin, sax tenore... due "mingusiani" di ferro, strepitosi anche qui, trasfugurato in pura, graffiante poesia ... (ho segnato il punto di inizio del brano.., ma è un disco, come quello di Dolphy, da bere avidamente dall'inizio alla fine) È veramente bello e pieno dei valori che citi nel definire quello che ami. Ne approfitto per citare un:altra interpretazione di You don't know what love Is di John Scofield che gronda blues da tutti i pori... Ciao D. 1
analogico_09 Inviato 10 Agosto 2021 Autore Inviato 10 Agosto 2021 @damiano Molto bella questa interpretazione del grande John Schofield, l'ultimo "bianco" in blues della terra... 😉 "You don't know what love Is" per me è uno degli "standar" più belli del jazz che in molti hanno interpretato ciascuno secondo la propria sensibilità musicale, poetica. Splendida Nina Simone.., abiamo con lei anche le "parole"... Violini a parte... anche lei "Lady Day" ...
damiano Inviato 10 Agosto 2021 Inviato 10 Agosto 2021 ed eccone un'altra versione "italiana" con il grande Stefano Cocco Cantini al soprano per un assolo fantastico. PS. Cocco Cantini a mio giuduzio è uno degli artisti più sottovalutati in assoluto Ciao D.
analogico_09 Inviato 10 Agosto 2021 Autore Inviato 10 Agosto 2021 @damiano Brava la Montellanico a suo agio e senza sentire il peso "ingombrante" di Billie, dei grandi musicisti del passato... Molto bene l'insieme,il sax di Cantini. 1
leoncino Inviato 11 Agosto 2021 Inviato 11 Agosto 2021 Pensate che io ho fatto il percorso inverso. Fino a circa 30 anni per me tutto ciò che era melodia mi pareva inascoltabile, questo in tutti i generi, nella classifica il mio riferimento era Alban Berg, nel jazz Ornette Coleman, nel rock i LED Zeppelin o i primissimi Pink Floyd. I Beatles per me erano canzonette per alunni delle medie in gita. Insomma ho fatto tutto al contrario ed ora ascolto con piacere quello che altri hanno usato per iniziare.
Morenik Inviato 11 Agosto 2021 Inviato 11 Agosto 2021 Qui si parla di dischi Jazz ma io vorrei raccontare un momento della mia vita legato al Jazz, anche se potrei andare OT. Ai tempi che furono, conobbi per motivi lavorativi una ragazza la quale si dilettava a cantare in un gruppetto jazz. Quella creatura dai modi squisiti mi invitò più di una volta a partecipare ad i suoi concerti, un modo per rimpolpare l'audience, mica per altro, ma all'epoca io ascoltavo di tutto tranne il jazz ed io più di una volta declinai dimostrando immensa scortesia e profonda ignoranza. Ma quando scoprii che nel suo gruppetto suonava l'ex-bassista di una dark band che seguivo, bè, allora accettai di andare ad un suo concertino. Era incuriosito da quella sua trasfo-migrazione, e cmq sarebbe stata un'occasione per parlare dei vecchi tempi quando la cosa più "negra" delle ns serate musicali erano...i negroni 🍹😉 Poi una ciliegia tira l'altra e, tra una Autumn Leaves ed una All Blues, quella ragazza divenne la mia. Per un paio di anni non ci perdemmo una serata jazz in tutti i localini cittadini e di provincia, tante belle serate, tanta musica, tante sigarette e vini, tanti lieti fini... Fu un periodo davvero bellissimo, una parentesi nella mia vita musicale, e pure quella collezionistica, anche se a onor del vero i primi dischi che acquistati in realtà erano più Acid-Jazz che Jazz e basta. Mi rifeci qualche anno dopo da Ray's Jazz. Ah, dimenticavo: dopo tante My Favourite Things e Stormy Weather, oggi quella ragazza è mia moglie. Grazie @analogico_09 per l'OT. 2
analogico_09 Inviato 11 Agosto 2021 Autore Inviato 11 Agosto 2021 Come dicevo sopra il mio svezzamento musicale è stato misto; nel '64 ascoltavo i Beatles come Beatles; le "melodie" di ogni genere musicale come "melodie"; il jazz e il free-jazz come jazz e free-jazz, ecc... Mi è sempre piaciuto variare e passavo con molta disinvoltura da una canzone "pop-rock" (in tutte le varie declinazioni) di 3/4 minuti alle estese "reiterazioni" dei Popol-Vuh (Affenstunde - In den garten pharaos... ), oppure alle estenuanti e viscerali improvvisazioni modali di Coltrane che girava intorno alla fiamma di candela come una farfalla di luce "impazzita" senza mai restarne bruciata ("immagine" della farfalla molto bella da me mutuata e "rivista" da una monografia allegata a un discgetto di Coltrane) The Inch Worm (brano per il quale ho una particolare predilezione "istintiva", tra le tante...) 1
analogico_09 Inviato 11 Agosto 2021 Autore Inviato 11 Agosto 2021 6 minuti fa, Morenik ha scritto: Grazie @analogico_09 per l'OT. Ma figurati.., a parte il fatto che io potrei semmai suggerire mai cercare di imporre, neppure se fossi in grado di "comandare"... Bellissima la tua storia, la mia opinione è che la condivisione di una testimonianza diretta, personale, vissuta nel mondo del jazz sia sempre valore aggiunto, qualcosa che aiuta a capire il jazz, il mondo nel quale lo ascoltavamo e nel quale l'influenza del jazz creava l'amore tra spettatori e musicisti ed era così cj he in alcuni casi si finiva pure in matrimonio! 😍 Complimenti! 1
ferdydurke Inviato 11 Agosto 2021 Inviato 11 Agosto 2021 Forse, però varrebbe la pena di definire ciò che è Jazz da ciò che jazz non è…ora questo è facile è naturale in molti casi, mentre diventa discutibile in altri…esempio la world music, il funky, la fusion a mio parere non sono jazz…non basta scimmiottare e copiare per dire che si fa jazz…personalmente arrivò è parzialmente comprendo Bitches Brew nel jazz, ma non ci metterei niente altro composto successivamente da Miles Davis in quanto finalizzato principalmente a fini meramente commerciali…
analogico_09 Inviato 16 Agosto 2021 Autore Inviato 16 Agosto 2021 Il 11/8/2021 at 22:26, ferdydurke ha scritto: personalmente arrivò è parzialmente comprendo Bitches Brew nel jazz, ma non ci metterei niente altro composto successivamente da Miles Davis in quanto finalizzato principalmente a fini meramente commerciali… Non sono d'accordo con la generalizazione. Il periodo funky immediatamente dopo B.B. è grande jazz, fino al '75 circa, grande musica che vede come co-protagonisti sotto la guida del demiurgo Miles musicsti eccezionali. Alcuni album di riferimento: Live Evil; Jack Johnson; At Fillmore (doppio album strepitoso); Agharta, Pangaea; Dark Magus; ecc... Il Davis dell'ultimo rientro, a partire dal 1982, fino alla morte, è a fasi alterne. I dischi di tale epoca non trasudano la genialità di prima; alcuni sono più convincenti di altri, per me il migliore resta Amandla (Wea) che contiene quella gemma intitolata "Mr. Pastorius", omaggio al bassista prematuramemte scomparso, nel quale la tromba di Davis si rituffa nei più lontani trascorsi lirici, senza forzature e ridondanze, e risaputezze. Ma in concerto era tutt'altra storia, anche qui non sempre al massimo Davis rimarcava tuttavia distanze a volte siderali dai suoi dischi. Penso di poter "testimoniare" ciò avendo ascoltato Miles dal vivo 7/8 volte (lo avevo già ascoltato una sola volta in piena fase funky - "acida" - nel '73, al festival jazz di Pescara e furono brividi) avendo verificato su campo come nel luglio nel 1986 mentre a Roma fece un buon concerto, al pescara jazz di qualche giorno dopo, stesso gruppo, con Bob Berg al sax, stessa musica ovviamente sempre "rivista", il leader e l'intero gruppo fecero letteralmente faville che non vidi " volare" nel concerto romano pur bello e stimolante. E' un fatto di stato di grazia che non sempre fa capolino tutte le sere... Per non parlare del memorabile concerto di Terni, Umbria Jazz 1984, con John Scohfield anch'esso al massimo dell'ispirazione in blues.., grande fu l'interplay tromba/chitarra e con il pubblico in visibilio il quale decretò un'interminabile standing ovation a Davis e alla splendida formazione. Buono il concerto del 1975 a Perugia, ancora Umbria Jazz, ma, più che per la buona musica, si ricorda per l'insolità "mossa" di Davis il quale discese dal palco per avvicinarsi "sorridente" (un Miles Smiles bis...) senza smettere di suonare ad una parte di pubblico seduto sul sottostante prato dello stadio cittadino il quale ricambiò la "cordialità" del trombettista notoriamente "scontroso" con un caldo "abbraccio". Quello fu "l'evento"... Ho già parlato in questo stesso topic del concerto di Roma, luglio 1991, uno degli pochi ultimi tenuto due mesi della morte, un concerto "controverso", a tratti sfinente.., Davis era visibilmente "gracile", ma inframmezzato da sorprese, da momenti di musica magicamente regalati, pochi forse ma preziosi come una perla nera unica ma rara. La "gracilità" umana, fisica e spirituale, a volte è più geniale e intimamente lirica della "forza" estroversa richiesta per lo "spettacolo"... La musica di Davis, anche quella più apparentemente contaminata dal "pop/rock", è sempre stata intrisa di jazz, nel beat proprio del jazz benchè mascherato di "afro/rock (conio all'impronta), nella forma, che era anche sostanza poetica, dell'improvvisazione collettiva caratteristica peculiare del jazz, dove il rock (nel Davis migliore, più ispirato, meno aperto al "commerciale", al divismo, forse per la paura di "invecchiare", di finire come tanti altri grandi colleghi quasi dimenticati , più o meno in povertà poco lieta) ci stava come "colore" di superfice, dove la forma più evidentemente rock/pop era ciò che detti generi avevano preso a piene mani dal jazz, dalla musica afroamericana, e di cui il jazz legittimamente andava riappropriandosi dopo che tutti avevano beneficiato della "gallinella dalle uova d'oro" chiamata jazz... (E)semplificando...
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