Questo è un messaggio popolare. analogico_09 Inviato 8 Giugno 2022 Autore Questo è un messaggio popolare. Inviato 8 Giugno 2022 @ansonico Braxton era paciosissimo, elegante, quasi timido! 😇 Lo colsi così in un momento di attesa imprevista.., fu una serata movimentata, suonò prima Braxton e sarebbe stata la volta di Gary Bartz o di Steve Grossman.., non ricordo propio, due saxofonisti davisiani... Chiunque dovesse giungere era comunque in grande ritardo.., era stato fermato a lungo nella "dogana" dell'aeroporto di Roma.., non fu dato sapere perchè... Alla notizia rimasi molto dispiaciuto, però poi, quando annunciarono che mister Mingus con il suo quintetto avrebbero generosamente sostituito il ritardatario, mi assalì una gioia quasi frenetica... In pratica Mingus aveva suonato la sera prima, quando io non ero ancora arrivato a Bologna per lavoro senza sapere che avrei preso il festival, altrimenti sarei andato qualche giorno prima. Andarono quindi a recuperare il grande bassista nell'hotel in cui si trovava ancora - fatalmente non aveva ancora lasciato la città emiliana - con i suoi Danny Richmon, George Adams, Jack Walrath.., manacava solo Don Pullen sostituito da altro pianista, non ricordo chi... - non riesco a trovare nelle vecchie annate di Musica Jazz notizie di quel concerto. Tra il pubblico in visibilio circolava la voce, forse inventata ma assai propabile - in nogni caso la leggenda in queste cose sconfina nella realtà, e la realtà nella leggenda - che gli organizzatori del festival si trovarono di fronte al quintetto sbracato nel salone dell'albergo a gradire qualche "bicchiere", se non anche qualche altro "ricostituente"... 😄 ... Accetarono.., si presentarono infatti sul palco in tono ridanciano affabile, ironico-sarcastico, diciamo in ghingheri informali, familiar-popolari... insomma erano carichi di belli humori e infatti tosto s'udiron furori! ... 🤩 (parafrasando il "Festino" di Adriano Banchieri) Attacarono con una Fable of Fabus devastante! carica di invenzioni, un torrente di idee musicali improvvistate che si alternavano senza soluzione di continuità, tra "grida" e pochissimi "sussurri".., con una verve "Blues and Roots" che riconduceva direttamente alla tribalità africana, per poi passare in Gospel nelle chiese "battiste" dei "Wednsday night prayer Meeting... Impressionante! Fu un concerto di quelli che ti penetrano e ti rimangono per sempre nelle ossa... Vabbè.., già che siamo in ballo.., posto qualche "santino" anche di quella performance mingusiana. Forse le avrò già condivise.., non ricordo se prima o dopo l'ìincendio, premetto che il palazzetto o palazzo dello sport Bolognese nel quale si svolgeva il festival era quando di meno adatto alla musica e inoltre l'illuminazione era terribile, poca e grigia, quindi chiedo venia se formalmente dopo la scansione e un po' di fotoritocco per renderle più "visibili" le immagini non siano perfette.. il cuore e un po' di coratella ce li ho tuttavia messi... 😍 6
ansonico Inviato 9 Giugno 2022 Inviato 9 Giugno 2022 Che spettacolo! E che storie.... 18 ore fa, analogico_09 ha scritto: erano carichi di belli humori e infatti tosto s'udiron furori! ... 🤩 (parafrasando il "Festino" di Adriano Banchieri) Attacarono con una Fable of Fabus devastante! carica di invenzioni, un torrente di idee musicali improvvistate che si alternavano senza soluzione di continuità, tra "grida" e pochissimi "sussurri".., con una verve "Blues and Roots" che riconduceva direttamente alla tribalità africana, per poi passare in Gospel nelle chiese "battiste" dei "Wednsday night prayer Meeting... Impressionante! Fu un concerto di quelli che ti penetrano e ti rimangono per sempre nelle ossa. Con questa descrizione, il racconto di prima e le immagini ognuno può ricreare il 'suo' concerto, come una vera e propria improvvisazione...obiettivo raggiunto, penso che lo spirito di Mingus guardi contento 😎
ansonico Inviato 9 Giugno 2022 Inviato 9 Giugno 2022 A proposito di 'stati di alterazione' dei musicisti, ho ricordato un episodio con effetti purtroppo opposti (e dove alla fine l'alcool o altro non c'entrava nulla). Alla fine degli anni '80 vidi un concerto di Freddie Hubbard (dovrei avere la brochure ancora conservata nel ripostiglio, ben seppellita, se resuscita dirò data esatta e musicisti), che per tutta la sera suonò svogliatamente, un atteggiamento che mi trasmetteva nervosismo, che non era tensione artistica, ma un vero e proprio 'ho le p... gonfie!' Pensai fosse ubriaco, altro, comunque era la prima volta che lo ascoltavo, ero pure molto giovane ed arrabbiato, per cui ne ebbi un'antipatia tale da non considerarlo più per anni. In seguito scoprii i problemi di salute che aveva, cui ad inizio anni '90 si aggiunse quello al labbro superiore, che come noto non gli consentì più di suonare col 'suo' suono. Ritornai a quella serata con uno sguardo totalmente differente...l'alcool non c'entrava nulla, chissà cosa passava per la testa a quell'uomo. Da quel momento fui 'Ready for Freddie' 1 1
analogico_09 Inviato 11 Giugno 2022 Autore Inviato 11 Giugno 2022 @ansonico Grazie della condivisione. Non sapevo dei guai di Freddie Hubbard se non che sia morto a soli 70 anni. E' stato e resta una delle mie trombe preferite, a cavallo di un vigoroso hard-bob mai di maniera che sconfinava spesso con le tensioni espressive e formali della new-thing della quale a mio avviso il trombettista fu co-iniziatore. Potremmo citare numerose, straordinarie performance registrate a suo nome o come copotagonista con i massimi jazzman del momento, della intera storia del jazz. Alla come mi vengono in mente, tutti eccellenti: il suo Blue Note "Open Sesame"; il grandissimo lavoro che svolge con Sam Rivers, titolare, in "Contours", ancora Blue Note"; con Sonny Rollins, Elvin Jones, Jimmy Garrison, in "East Broadway Run Down", uno dei massimi capolavori del jazz del "futuro"... Mi fermo.., non cito le collaborazioni "free" con Ornette Coleman, con Coltrane, ecc.. si farebbe troppo lunga la lista... Ascoltai Hubbard a Umbia Jazz, prima, "onirica" edizione itinerante, il modo più straordinario e irripetibile di presentare il jazz, il gotha del jazz internazionale , gratis per tutti.., su palcoscenici che avevano come "fondale" le meravigliose vedute artistiche-monumentali e a volte naturalistiche, "paesane" e popolari, di "Perugia", Orvieto, Gubbio, Citta di Castello, Terni, Villalago di Piediluco e altre preziose città della verde Umbria. I soliti moralisti "guardoni" e invidiosi borbottavano.., signora mia non c'è più decoro.., co' 'sti zozzi capelloni... mentre allora Jarrett a Piediluco stava bono.., non si era ancora abituato ai teatri borghesi.., e come suonava!! io c'ero, anche a Pescara jazz, e potrei testimoniare che Koln Concert con le sue raffinate morbidezze spesso di reiterata oleografia era ancora da venire.., allora il pianista suonava la musica, anzi, il midollo della musica improvvisata con furone e con dolcezza, non si preoccupava di essere distratto dalla coatta teppa ascoltatoriale, o che gli rubassero i diritti delle immagini e delle registrazioni.., quante cose ci sarebbero da dire su quando si stava meglio pur stando peggio,,, ma terrò a freno il turbo.., lascio solo un paio di scatti del "nutrito" reportage che feci prima e durante concerto di Hubbard in quel di Orvieto nel luglio del 1978. In ultimo.., quella sera Hubbard era una forza scatenata della natura.., ti sarebbe piaciuto @ansonico, qual è il tuo nome?.., potremmo sincerarcene guardando e ascoltando il video RAI della serata che grazie a Ghezzi di "Schegge Jazz" e al tubo non è andato perso... Non c'era "trincea" tra il pubblico e gli artisti, ero sul palco a fotografare.., altri tempi, meno paranoie e assatanamenti pel profitto.. Una piccola vanteria.. 😄 mi si vede passare sul fondo del palco per pochi attimi dal minuto 1:53.., sono/ero diversi lustri fa quello con occhiali, baffo e macchina fotografica appesa al collo... 📷 ☺️ Le mie foto 2
ansonico Inviato 13 Giugno 2022 Inviato 13 Giugno 2022 @analogico_09 Hai condensato mille spunti in un unico post, non so da dove iniziare!! Intanto sono Anselmo (prima le presentazioni 😊) E poi la sfilza di grazie: come sempre per le foto, sinceramente delle vere chicche; per il video, con la tua simpaticissima silhouette e la musica splendida. I primi 10 minuti sono per me manifesto del jazz americano più sapido, verace, musica di strada, senza ghirigori, tutti diritti al sodo...e Hubbard è vero, un furore, la sua tromba cristallina è pura vitalità e spirito animale, che forza! Per darti un'idea, l'opposto di quello che si presentò a me circa dieci anni dopo, imbolsito, infagottato in un vecchio abito... Devo andare, ma ogni titolo che hai citato merita, e la questione Jarrett, Umbria Jazz, il modo di ascoltare e di fare musica... È difficile stare appresso al tuo turbo, ma ci provo! 1
analogico_09 Inviato 14 Giugno 2022 Autore Inviato 14 Giugno 2022 @ansonico Grazie a te, Anselmo, sei a tempo giusto.., sono io che vengo speso assalito dai miei stessi ricordi musicali, dalle associazioni di idee in libertà, difficile trattenerla una volta solleticata l'immaginazione, il flusso delle memorie... 😄 D'altra parte non è che tu sia avaro di stimoli e interventi interessanti che invitano alla riflessione e allo scambio delle idee delle sensazioni. E' cosa buona mi sembra seguire i propri impulsi, parlare delle nostre esperienze dirette, in una sorta di scambio "improvvisato".., in jazz... 😉 senza la tirannia del tempo e le scadenze da rispettare per quanto riguarda le risposte: si va ai nostri ritmi fisiologici 🙂 Ci sarà tempo se se ne avrà voglia di tornare sulle questioni da te "spillate" allargando ad altre del mondo del jazz che non si esaurirebbero mai... 1
ansonico Inviato 15 Giugno 2022 Inviato 15 Giugno 2022 Articolo appena visto https://traccedijazz.com/2022/05/23/considerazioni-di-un-impolitico-il-quarto-lato/ Interessante, con una chiusura/citazione cinematografica che da sola merita il biglietto.
ansonico Inviato 16 Giugno 2022 Inviato 16 Giugno 2022 @analogico_09 Il 14/6/2022 at 20:30, analogico_09 ha scritto: senza la tirannia del tempo e le scadenze da rispettare per quanto riguarda le risposte: si va ai nostri ritmi fisiologici E' vero, poter rispondere col proprio tempo, come con le lettere di una volta, non mette ansia da prestazione Il 14/6/2022 at 20:30, analogico_09 ha scritto: E' cosa buona mi sembra seguire i propri impulsi, parlare delle nostre esperienze dirette, in una sorta di scambio "improvvisato".., in jazz.. 🙂 spesso, per quanto mi riguarda, lo spazio ritagliato e rubato non mi permette di intavolare una vera e propria discussione, ma il più delle volte di scambiare piccole emozioni o pensieri o anche amenità dettate dal momento, dall'ascolto momentaneo. Ed a proposito di amenità, piccolo cambio stile, mainstream anni '50 Da qualche settimana ho ricevuto la ristampa di The Pool Winners, classico titolo Contemporary del 1957, di cui posto la (famosa) copertina Il disco non lo avevo mai ascoltato, il trio fa faville, ma glisso sulle qualità musicali del disco. Storicamente e nel sentire comune il jazz della west-coast, di cui Contemporary records era portavoce, era ben diverso da quello east-coast, mettiamola così, più pulito, patinato ed adatto ai salotti. In perfetta linea erano le foto di William Claxton utilizzate per le copertine Contemporary, con i suoi colori sgargianti e le pose studiate. E vengo all'amenità! Leggendo le note di copertina del disco scopro che il titolo del disco e la posa raggiante di 'vittoria' dei tre (fantastici) musicisti è dovuta al fatto che i tre erano risultati nel '56 vincitori ognuno di un premio quale miglior jazzman su tre distinte riviste americane, estremamente popolari, uno per ogni rivista: Down Beat, Metronome e Playboy. Playboy!!!!! Incomincio a pensare 'che tempi diversi, oggi quale musicista potrebbe vincere un premio su Playboy....' Sul disco non viene specificata la distribuzione dei premi, cioè se ad esempio Brown ha vinto su Down Beat o su Playboy, ho dunque girato la copertina ed ho guardato la foto, tre bei giovani eleganti, mi sono chiesto: ma chi tra i tre avrà vinto su Playboy! Ci fosse stato Frank Sinatra, Dean Martin, sarei andato a colpo sicuro! Così ho fatto la mia classifica: Barney Kessel? Ma non può essere, non ha il fisique du role!; Ray Brown, per quanto di bella presenza, rimane pur sempre un nero negli anni '50; così ecco il vincitore, Shelly Manne! Ed ecco che la scoperta sul significato di una copertina e di un titolo di un disco jazz mi ha portato a considerazioni su un premio dato da una rivista mainstream e di costume ad un musicista jazz, ma bianco...e ritornano in mente i post delle pagine precedenti sulla discriminazione razziale; persone ricevevano premi e fama internazionale ma poi, come Miles Davis nel '59, si ritrovavano ad essere presi a pugni dalla polizia sul marciapiedi durante una pausa-concerto... Per la cronaca, Kessel Down Beat (per tre anni di seguito!); Brown Metronome; Manne Playboy.
analogico_09 Inviato 21 Giugno 2022 Autore Inviato 21 Giugno 2022 @ansonico Le tue ghiottissime "provocazioni" non cadranno nel vuoto.., ma 'sto impicciatissimo mentre vorrei rispondere in kodo degno; riesco a ricaparmi un po' di tempo per le cose più "veloci". "Torno subito".., come da cartello che appendeva il mo barbiere di gioventù sulla porta della bottega mantendeno al 98,75% la promessa... 😄 😉 Mi piacerebbe tra l'altro parlare un po' del grande trombonista Grachan Moncur III della cui recente scomparsa ho appreso poco fa da questo topic https://melius.club/topic/8846-addio-a-grachan-moncur-iii/ Esponente di punta del free jazz che vanta collaborazioni straordinarie con i più grandi musicisti che hanno fatto l'avanguardia della musica afroamericana legata alla tradizione... Poco fa ho terminato l'ascolto dell'album "Mama to tight", un capolavoro di Archie Spepp sinfonico-poli_contrappuntistico, se mi si consente l'espressione, ispirato alla grande lezione "espressionistica" di Ellington.., al suo "bandismo" al suo lirismo afro-jungle metropolitano, al quale, diversamente si ispirò anche MIngus.., e chissà se non anche il Miles Davis elettrico, "funky", "brodocagnesco"... Credo sia questi il luogo più deputato, e pure "senatore" 😄 ... per parlare del trombonista, della sua musica, dei suoi dischi, delle sue collaborazioni. Grachan Moncur lll, Wayne Shorter, Herbie Hancock, Cecil McBee, Anthony Williams. Archie Shepp : sassofono tenore Tommy Turrentino : trombaGrachan Moncur III : trombone Roswell Rudd : trombone Howard Johnson : tuba Perry Robinson : clarinetto Charlie Haden : basso Beaver Harris : batteria 1
analogico_09 Inviato 21 Giugno 2022 Autore Inviato 21 Giugno 2022 Il 17/6/2022 at 00:38, ansonico ha scritto: Ed ecco che la scoperta sul significato di una copertina e di un titolo di un disco jazz mi ha portato a considerazioni su un premio dato da una rivista mainstream e di costume ad un musicista jazz, ma bianco...e ritornano in mente i post delle pagine precedenti sulla discriminazione razziale; persone ricevevano premi e fama internazionale ma poi, come Miles Davis nel '59, si ritrovavano ad essere presi a pugni dalla polizia sul marciapiedi durante una pausa-concerto... Velocemente..., nel '59, anno fatidico delle fiotiture di vari noti capolavori del jazz.., tra cui KOB, e tanti altri "neri "neri"... nella prima pagina di LIFE venne sbattuta la faccia di Brubick.., troppo "nere" e indecenti quelle di Mingus, Miles, Coleman Ornette.., etc, etc..., per l'america ancora ferocemente razzista.. se pensiamo che nel 1963, 4 anni dopo il '59.., un attentato razzista del Ku Klux Klan in una chiesa battista dell'Alabama, quattro bambine furono assassinate!! Il mesto, toccante, straziante "omaggio" di John Coltrane che volle tradurre in musica le costernate "parole" funebri di Martin Luter King sulla assurda sorte delle bimbe innocenti colpevoli per i barbari razziati di avere la pelle scura. 1 1
ansonico Inviato 25 Giugno 2022 Inviato 25 Giugno 2022 Altra settimana volata, a malapena sono riuscito ad ascoltare pochi dischi, tra cui un paio tra quelli da te segnalati con una scoperta...non trovo più la mia copia di East Broadway Run Down, chissà a chi l'ho data! Alabama John Coltrane quartet Il 21/6/2022 at 15:18, analogico_09 ha scritto: Il mesto, toccante, straziante "omaggio" Con questa premessa il suono del quartetto riesce se possibile ad insinuarsi ancora più nel profondo Il 21/6/2022 at 15:07, analogico_09 ha scritto: Grachan Moncur III Avevo avuto la triste notizia in tempo reale...i suoi due titoli Blue Note per me sono tasselli importanti nel catalogo della casa di Alfred Lion. Some Other Stuff lo scoprii con la stampa in vinile Connoisseur Series del 1994, ma prima ancora ebbi la fortuna di incappare in "Evolution", il suo primo (Some O. S. è, come da titolo, un'integrazione), nell'edizione francese dell'85. Incappare perché all'epoca ero ancora in via di formazione in materia jazz, conoscevo qualche classico e poco più (quel che mi potevo permettere!) e davanti ad un Blue Note dalla splendida copertina (dal fascino irresistibile per chi ama fotografia e grafica), un nome così importante ed affascinante, una sfilata di musicisti impietosa, un negoziante (Doctor Music di Roma, immagino apro un baule di ricordi....) che ad ogni mio "com'è questo?" invariabilmente rispondeva, con l'espressione 'e cche tte lo dico affa' !', 'splendido', 'un classico', 'imperdibile' (e quanto aveva ragione!), non potei dire di no! È un disco dalle sonorità ben distinte da quelle classiche BN, che mi incantarono da subito e spalancarono le porte ad una serie di artisti che ancora non conoscevo, ai i dischi di Jackie McLean a cominciare da quelli della metà anni '60 più inclini ai nuovi suoni, come One Step Beyond, Destination Out, mi fermo perché non si finisce più di citare titoli e nomi. Evolution, la sua atmosfera non certo dalla presa immediata, che passa dai toni scuri, sospesi e quasi funerei della title track a quelli del brano finale, 'Monk in Wonderland', dove Monk è virato in chiave Mingus ed al concetto di 'bandismo' che ogni artista esprime con la propria sensibilità (la mia testa va sempre a quello catartico di Ayler). E ritorno allo splendido disco citato, Mama Too Tight Il 21/6/2022 at 15:07, analogico_09 ha scritto: un capolavoro di Archie Spepp sinfonico-poli_contrappuntistico, se mi si consente l'espressione, ispirato alla grande lezione "espressionistica" di Ellington.., al suo "bandismo" al suo lirismo afro-jungle metropolitano, Grande! È bellissimo perdersi nel gioco di collegamenti tra artisti, loro influenze e incroci di stili 'così lontani, così vicini' 1
analogico_09 Inviato 29 Giugno 2022 Autore Inviato 29 Giugno 2022 @ansonico Seguito a perdermi nei collegametnti tra musicisti, musiche, suggestioni personali, più o meno plausibili o peregrine.., dopo torno per seguire a rota, come si dice, le tue sempre stimolanti e interessanti suggestioni... 🙂 Quando ascolto la musica di Bud Powell, da solo o in gruppo, mi prende sempre una sensazione di "solitudine" ... Un sentimento non spiacevole.., anzi, sottilmente "esaltante". Questo genio del pianoforte e del jazz, ovvero della musica in senso lato aldilà delle definizioni, nonostante sia inesauribile fonte di idee musicali, di sorprendenti invenzioni melodiche, armonico-ritmiche di grande virtusosismo formale e di profondi contenuti poetici, di un linguaggio che affonda le radici nella tradizione ed attraversa il jazz a venire , fino al bebop di cui si fa fondatore e costruttore dei linguaggi, delle sintassi e delle grammatiche, per poi "disfarsene", sia in patria, sia negli anni dell"esilio" europeo forzato e "disperato", alla ricerca di una musica dell'"uomo", assediato fino alla morte dalla schizofrenia aggravata dalla droga che fortunatamente non gli impedirà fino a un certo punto di esprimere la sua inarrivabile musicalità, questo pianista severo e delicato, dicevo, non cessa mai di cantare e celebrare nel "dolore" la dolente tradizione antopologica, culturale, razziale, psichica, umana, oltre che estetica, delle genti afroamericane. Bud Powell - come Parker, L. Young, Mingus, Monk, Billie H. ... e gli altri musicisti divorati dal blues (lunga si farebbe la lista) - portava dento di se' l'eredità, la "responsabilità, il peso grande ma trasfiguratore, sulfureo, angelico e illuminante dei poeti "maledetti" i quali si fanno fatalmente, elettivamente e liricamente portatori di una "solitudine" piena di feste e di quaresime, di una moltitudine di voci fisiche e mentali, riconoscibili e segrete, di ogni tempo e luogo, voci della Terra che irradiano gioia e dolore musicale in chi sappia riconoscerle ed "ascoltare" d'orecchio, di mente, di memoria e d'anima. Tutto questo panegirico mi è venuto fuori ascoltando questo straordinario LP che mi ha lasciato per metà allegro e per metà "triste"... 1
minollo63 Inviato 5 Luglio 2022 Inviato 5 Luglio 2022 Citando le note di copertina, presenti sul disco "Pink Dolphins", che definiscono la musica degli Anteloper “pesante, diretta, intollerante e maleducata” uno non sarebbe tentato dall'ascolto del loro ultimo lavoro. Se però questi aggettivi si leggono come delle "qualità" intrinseche per questo duo di musicisti, allora ci si addentra alla scoperta di un mondo "nuovo" dove il jazz è stravolto da una visione psichedelica della musica stessa, dove il punk incontra la musica improvvisata e si fonde in un flusso sonoro unico. Alla fine ne viene fuori un disco particolare, che propone una delle sonorità più moderne da ascoltare della musica attuale sotto tutti i punti di vista. Uno dei migliori dischi di questa prima metà del 2022... fidatevi ! 😉 Ciao ☮️ Stefano R. 1
ansonico Inviato 6 Luglio 2022 Inviato 6 Luglio 2022 Il 29/6/2022 at 17:08, analogico_09 ha scritto: Quando ascolto la musica di Bud Powell, da solo o in gruppo, mi prende sempre una sensazione di "solitudine" ... Un sentimento non spiacevole.., anzi, sottilmente "esaltante". Questo genio del pianoforte e del jazz, ovvero della musica in senso lato aldilà delle definizioni, nonostante sia inesauribile fonte di idee musicali, di sorprendenti invenzioni melodiche, armonico-ritmiche di grande virtusosismo formale e di profondi contenuti poetici, di un linguaggio che affonda le radici nella tradizione ed attraversa il jazz a venire , fino al bebop di cui si fa fondatore e costruttore dei linguaggi, delle sintassi e delle grammatiche, per poi "disfarsene", sia in patria, sia negli anni dell"esilio" europeo forzato e "disperato", alla ricerca di una musica dell'"uomo", assediato fino alla morte dalla schizofrenia aggravata dalla droga che fortunatamente non gli impedirà fino a un certo punto di esprimere la sua inarrivabile musicalità, questo pianista severo e delicato, dicevo, non cessa mai di cantare e celebrare nel "dolore" la dolente tradizione antopologica, culturale, razziale, psichica, umana, oltre che estetica, delle genti afroamericane. Bud Powell - come Parker, L. Young, Mingus, Monk, Billie H. ... e gli altri musicisti divorati dal blues (lunga si farebbe la lista) - portava dento di se' l'eredità, la "responsabilità, il peso grande ma trasfiguratore, sulfureo, angelico e illuminante dei poeti "maledetti" i quali si fanno fatalmente, elettivamente e liricamente portatori di una "solitudine" piena di feste e di quaresime, di una moltitudine di voci fisiche e mentali, riconoscibili e segrete, di ogni tempo e luogo, voci della Terra che irradiano gioia e dolore musicale in chi sappia riconoscerle ed "ascoltare" d'orecchio, di mente, di memoria e d'anima. Tutto questo panegirico mi è venuto fuori ascoltando questo straordinario LP che mi ha lasciato per metà allegro e per metà "triste"... Bellissimo scritto, denso di emozioni
ansonico Inviato 26 Luglio 2022 Inviato 26 Luglio 2022 Con qualche giorno di ritardo ma non credo importi https://traccedijazz.com/2022/07/18/il-17-luglio-di-55-anni-fa/ 2
analogico_09 Inviato 28 Luglio 2022 Autore Inviato 28 Luglio 2022 @ansonico Molto interessante il tuo contibuto, non è mai troppo tardi o troppo presto per queste cose! Anzi, mi sento un po' in colpa per aver dimenticato il 55esimo anniversario della morte di John Coltrane. Una dimenticanza di forma.., la vicenda musicale ed esistenziale di Coltrane vive anche senza le "celebrazioni" ufficiali. Per quanto se ne sia tanto parlato e tanto ancora se ne parlerà, seguita a lasciare nelle orecchie e nell'animo dell'appassionato, potremmo dire dell'iniziatico, il dono supremo della Meraviglia musicale che permea in profondità la più "semplice" e "rilassata" interpretazione della "ballad" popolare - la quale ha rietranze di struggente poesia ed epifanici slanci di superiore arte , ben lontani dall'essere "audiofilmente" easy (secondo certe dicerie "consumistiche") - , fino alle estreme , "incendiarie" note del "free modale" (conio banalmente, riduttivamente, all'impronta) che Coltrane abbraccia nelle ultime svolte della sua enorme parabola creativa avviandosi sempre più verso la strada del "non ritorno", verso una dimensione "metafisica" e "religiosa" se vogliamo, non solo estetica, artistica , poetica, esistenziale. Più volte, parlando di Coltrane nelle varie discussioni, anche in questa mi sembra, ho cercato di porre l'accento sugli aspetti molteplici e totalizzanti della sua musica "estrema" che diventa anche una sorta di passaggio verso una dimensione spirituale non del tutto umana.., una sorta di "medium" che ci porta le voci delle genti che furono, le genti del blues, del gospel, del jazz, di tutta la musica afroamericana. Ai tempi (fine anni '60), proveniente da My Favorite Things e da altri epocali album Atlantic, Impulse, ecc, dopo aver felicemente superato il "traumatico" e "sudato" impatto con A Love Supreme, al colmo dell'esaltazione, pensai che quella era e sarebbe rimasta la definitiva, "folgorazione" coltraniana... oltre la quale... cos'altro ancora? ... Infondate le mie preoccupazioni.., dopo A Love Supreme, il "nostro" iniziò un relativamente breve ma intensissimo percorso pieno di nuove "folgorazioni" che si concluse con la morte e che, azzardo.., solo con la morte si sarbbe potuto concludere. Al riguardo vorrei riprende le ultime frasi dell'interessantissimo articolo di "Tracce di Jazz", così ricco di notizie, di immagini piuttosto rare, di informazioni toccanti sulla morte del grande musicista così scrivo e riservato. "John Coltrane ha lasciato uno dei lasciti artistico-sonori più ricchi del XX secolo. Con una carriera che abbraccia poco più di un decennio, ha registrato alcune dozzine di album, lasciando classici nei diversi stili che comprendono la sua musica, dall’hard bop all’avanguardia, dal modale al free jazz. Blue Train, Giant Steps, A Love Supreme, Ascension, Meditations e Interstellar Space [**] rappresentano e sintetizzano la sua evoluzione espressivo-discorsiva, presentano tutta la trasformazione della sua musica, con alcuni dei dischi più rappresentativi realizzati all’epoca, componendo un imponente pannello musicale e lasciando senza risposta la domanda più pressante: quale sarebbe stato il suo prossimo passo? Dove sarebbe andata a finire la musica di John Coltrane?" [**mi permetto di includere altri dischi "miliari": il poderoso "Live at Village Vanguard, Again!"; "OM"; "Kulu Se Mama"; Stellar Regions"; "Live in Japan" con la stravolgente interpretazione di My Favorite things; "The Olatunji Concert: the last live recorsing" ... ndr] La musica di Coltrane è finita nella musica di Coltrane. In tutte le musiche di Coltrane: di "prima" e di "dopo". L'"estrema" musica di Coltrane è la prima musica di Coltrane. Non c'è separazione bensì un "pensiero", un"espressione" ed una "spiritualità" che discendono da un progetto mentale e trasfiguratore antico ed unitario, fusi insieme a tutte le "voci" della storia del jazz, della musica afroamenicana. La forma si fa sempre contenuto in Coltrane, come dicevo sopra: forma organica - corpo ed anima in mirabile equilibrio tra di loro - la qule è molto di più di una "semplice" benchè grande costruzione d'arte: diventa la voce dei padri e dei figli, degli antichi spiriti, degli spiriti che furono e di quelli verranno... Ciò vale per tutti i grandi musicisti, di ogni genere musicle, a cui la morte ha tolto l'ultima parola ma non la prima, non quella di mezzo, neppure parola che verrà dopo affidata alla voce del "silenzio"... 2
analogico_09 Inviato 31 Luglio 2022 Autore Inviato 31 Luglio 2022 Disco uscito nel 1976, raccoglie registrazioni del 67, 68 e 69, con il grande quintetto Davis, W. Shorter, H. Hancock, R. Carter, T. Williams.., ma non è una compilation, bensì un disco fondamentale tutto da scoprire e godere. Esce mentre Davis era in una sorta di ritiro forzato costellato da eventi drammatici... e si incavolò non poco con la CBS che aveva pubblicato musica "vecchia" con la quale il tromettista non voleva più a avere a che fare.., diceva lui.., mentre non ha mai smesso di "covare" anche nelle fasi più estreme della sua vita musicale ed esistenziale, echi lontani ma porofondi di KOB e di altre "vecchie" gemme musicali.., "cacchette".., come le definì Davis in persona in una intervista .che vidi in televisione di cui non ricordo nessuna coordinata per poterla rintracciare nel tubo... Si riconferma la grandezza anche compositiva di Wayne Shorter, autore di tutti i brani ndell'album, un grande che con il tempo diventerà ancora più grande... ma l'intero quintetto è stellare, tutti in evidenza, un interplay di raro equilibrio formale ed espressivo, da "musica da camera"... Straordinaria l'interpretazione di Sweet Pea 1 1
Look01 Inviato 4 Agosto 2022 Inviato 4 Agosto 2022 Mi permetto di segnalare Hellen Merrill per me una gradevolissima scoperta , qualcuno si farà una sonora risata🤣. Però devo ammettere mi era scappata e si che canta accompagnata da Clifford Brown, Oscar Pettiford, Gil Evans , Stan Getz ed altri. Una piacevolissima scoperta una voce delicata mai sopra le righe per me molto affascinante.
Messaggi raccomandati
Crea un account o accedi per lasciare un commento
Devi essere un membro per lasciare un commento
Crea un account
Iscriviti per un nuovo account nella nostra community. È facile!
Registra un nuovo accountAccedi
Sei già registrato? Accedi qui.
Accedi Ora