analogico_09 Inviato 9 Aprile 2024 Autore Inviato 9 Aprile 2024 Delmark, una piccola ma agguerrita etichetta discografica US con un catalogo prevalentemente focalizzato sul free-jazz, avant-garde, due perle del sassofonista, polistrumentista "Kalaparusha Ahra Difda (Maurice McIntyre)" : Humility In The Light Of Creator (1969) e Forces And Feelings (1972) Da ascoltare insieme. Registrati in date diverse, con musicisti diversi, i due album (le mie sono prime e “rare” stampe) hanno in comune il lirico accento musicale che trascende gli stili e le “forme” per farsi voce, espressione, linguaggio dello spirito. Il pensiero corre “istintivamente” a Coltrane benché la musica di Kalaparusha non sia di diretta discendenza coltraniana, mentre forti affinità elettive, pur nei diversi stili e percorsi linguistici, si ravvisano tra i due poeti/“sacerdoti” della musica afroamericana che ha le sue radici nella madre Africa lontana nel tempo e dal luogo, viva nel ricordo, cromosomica presenza antropologica, psichica, culturale. Ciò che ritroviamo anche in McIntyre è l’antico pathos, l’evocazione dei rituali tribali senza tempo; la tensione mistica, l’”umile” afflato religioso rivolto a una divinità non confessionale, assoluta, cosmica, dalla quale scaturisce l’”amore supremo", la luce del creatore: "Humility in The light of Creator", titolo del primo disco e di un suo brano. Credo sia bene citare anche la celebre composizione di Pharoah Sanders che si muove negli analoghi territori della spiritualità, intitolato "The Creator has a Master Plan". Etc. Parlare in maniera più approfondita e specifica di Kalaparusha, della sua musica, dei musicisti che lo accompagnano nelle due tappe dell’unico, straordinario cammino musicale, richiederebbe molto tempo e capacità che so di non possedere, quindi mi limito a tratteggiare un profilo schematico che possa perlomeno rendere una pur vaga idea di quello che è il mondo musicale del “Nostro”. Gli ascolti delle sue musiche potranno dire delle stesse ciò che non è possibile comunicare a parole. Bass – Fred Hopkins Drums – Wesley Tyus Guitar – Sarnie Garrett Tenor Saxophone, Clarinet, Flute, Bells – Kalaparusha Ahra Difda Vocals – Rita Omolokun "Fifteen Or Sixteen", un pezzo magico, misterioso, viscerale, dall'album "Foces and Feeling", si ascolta l'inteso canto della spledida vocalist Rita Omolokun, sensuale e spirituale in una. Par condicio... un brano da "Humility" ... Pluto Calling 2
Questo è un messaggio popolare. analogico_09 Inviato 11 Aprile 2024 Autore Questo è un messaggio popolare. Inviato 11 Aprile 2024 Questo triplo cofanetto Prestige - The Great Concert of Eric Dolphy - uscito nel 1974 racchiude le registrazioni di tutti i brani portanti in concerto al Five Spot Cafe' di N.Y il 16 luglio del 1961 dal pazzesco quintetto capitanato dall'indescrivibile genio di Eric Dolphy che si alterna al sax alto, al flauto, al clarinetto basso lasciando il pubblico senza fiato. Per noi che ascoltiamo in disco l'impatto sarà certamente meno devastante, ma ciò che tuttavia aiuta non poco a superare i limiti dell'ascolto dal "morto" è il fatto che l'original recording engineer aveva per nome quello di sua "santità" del suono Rudy Van Gelder. Musica ai livelli del sublime; registrazioni che te lo dico a fare.., fanno di queste uscite discografiche dei bocconi troppo appetitosi e nuttrienti per potersene privare. I primi 5 brani distribuiti nelle 6 facciate viniliche sono le stesse presenti nei due volumi in vinile e in cd Prestige - "Eric Dolphy at Five Spot" - usciti successivamente anche in CD (le versi0ni che ho io Prestige/OJC); gli ultimi due presenti invece nel Prestige (P-7334) "Eric Dolphy & Booker Little – Memorial Album Recorded Live At The Five Spot" (viene qui citato anche nei titoli il supremo trombettista di Booker Little, senza voler ovviamente fare torto a cotanta riunuione di geni non di meno stratosferici che danno vita a questa musica del domani...) Buoni ascolti! 1 2
Questo è un messaggio popolare. analogico_09 Inviato 16 Aprile 2024 Autore Questo è un messaggio popolare. Inviato 16 Aprile 2024 Liberation Music Orchestra (1970) Un disco leggendario, capitale, celeberrimo tra gli appasionati di jazz e della grande musica, espressione di tutta un'epo(i)ca. Fanno 54 anni dalla sua uscita e la musica non ha messo su un solo capello bianco, i "messaggi" restano ancora "urgentemente" attualì. Avremmo più che mai ancora bisogno di questa arte che si richiama a valori sopiti o dimenticati, spesso disprezzati mentre, dispiace dirlo, non v'è chi sia in grado di rappresentare l'"oggi" con la stessa poesia e lo stesso impeto di questa "musica liberatrice" suonata da 17 stelle musicali, arrangiata da Carla Bley e capitanati da Charlie Haden. Forse perchè manca l'ispirazione, il senso estetico, spirituale, sociale, umanistico ed umanitario delle cose tutte, mentre l'umanità del terzo millennio tradisce suo "fallimento" rispetto alle pro(e)messe, intenzioni, aspettative, speranze... Le info dettagliate sul disco, sui musicisti, brani, ecc https://www.discogs.com/it/release/3848895-Charlie-Haden-Liberation-Music-Orchestra Lascio la parola a Charlie Haden, riportando quanto scrive egli stesso nelle note di copertina [grazie al traduttore google] La musica di questo album è dedicata alla creqzione di un mondo migliore; un mondo senza guerre ed omicidi, senza razzismo, senza povertà e sfruttament; un mondo in cui gli uomini di tutti i governi si rendano conto dell'importanza vitale della vita e si sforzino di proteggerla anzichè distruggerla. Speriamo di vedere una nuova società illuminata e saggia in cui il pensie5ro creativo diventi la forza dominante nella vita di tutte le persone. Mentra lavoravo affinchè questo album diventasse realtà, ho sperimentato alcuni momenti più significativi della mia vita. Vogli ringraziare tutti i musicisti della Liberation Music Orchestra. Senza il loro ingresso regali e dedizione individuali, questo album non avrebbe potuto essere realizzato. [Quasi una sorta di anticipazione del messaggio universale di pace e fratellanza lanciato dal We Are The World nel 1985] Il memorabile "Song for Che" con il lungo e potente assolo introduttivo di Charlie Haden. 3
minollo63 Inviato 17 Aprile 2024 Inviato 17 Aprile 2024 Per quanto mi riguarda faccio sempre un po’ di fatica ad accostarmi al jazz e quando ciò avviene c’è sempre un certo timore reverenziale dovuto alla mia scarsa conoscenza su questo genere musicale. Ciò non toglie che ogni tanto sia in grado di apprezzare anche della musica che proviene da questi territori, soprattutto se si tratta di nuovi artisti. È il caso del trombettista greco, ma ormai trapiantato a Bruxelles da tempo, Andreas Polyzogopoulos che si ripresenta su disco in trio. Al suo fianco questa volta suonano il contrabbassista Petros Klampanis, suo connazionale e l’ormai imprescindibile pianista tunisino Wajdi Riahi con il suo “tocco divino”. Lirismo, dolcezza e finezza melodica, che non dimentica mai un groove quasi onnipresente, sono certamente le parole che meglio definiscono questo album intitolato "Petrichor" (il cui significato ha un che di romantico <<l’odore della pioggia estiva sulla terra asciutta>>). Il senso della melodia è evidente in Polyzogopoulos e il suo tocco delicato e controllato non può che fornire una rassicurante sensazione di felicità nell’ascoltatore. Ciao ☮️ Stefano R. 1 1
Gaetanoalberto Inviato 17 Aprile 2024 Inviato 17 Aprile 2024 2 minuti fa, minollo63 ha scritto: faccio sempre un po’ di fatica ad accostarmi al jazz e quando ciò avviene c’è sempre un certo timore reverenziale dovuto alla mia scarsa conoscenza Non preoccuparti, se lo faccio io puoi farlo anche tu. Lasciati andare. 1
minollo63 Inviato 17 Aprile 2024 Inviato 17 Aprile 2024 @Gaetanoalberto spero di aver suscitato un po’ di curiosità almeno in qualcuno … poi si vedrà ! Ciao ☮️ Stefano R.
Questo è un messaggio popolare. analogico_09 Inviato 26 Aprile 2024 Autore Questo è un messaggio popolare. Inviato 26 Aprile 2024 Uno dei momenti musicali "live" più intensi e laceranti di Coltrane. Pharaoh Sanders, nobile comprimario dallo stile personale, voce graffiante, aggressia, umanamente, dolorosamente lirica, pronto ad accompagnare il Maestro attraverso l'impetuoso viaggio musicale e spitituale tra le ombre alla ricerca della Luce, sfodera una classe musicale, uno stile, una tale forza espressiva un pathos improvvisativo travolgente ed essenzialmente musicale, più "autonomo" rispetto al rimarchevole carattere "filosofico-mistico" dei successivi lavori che realizzerà a suo nome. Una condizione stetica, espressiva elevata che non si ripera più "lontano" da Coltrane. Ciò nonostante restano eccellenti i suo lavori post coltraniani, tra i migliori: Tauhid, Karma, Thembi, Village of Pharoah, Black Unity, ETC. In seguito la sua ispirazione si avvicinerà un po' troppo alla "maniera", già a partire dal per me sopravgvalutato album intitolato Pharoah. Si parla così poco di questo notevole musicista, mi perdonerà Coltrane se parlerò meno di lui che non manca di larghe e grandi attenzioni sicuramente più proficue di quelle che potrebbe rivolgergli umilmente il sottoscritto, quindi ho approfittato dell'occasione propizia per lasciare i miei due centesimi. Non potrei inoltre non tessere l'ennesima lode a quello che per me resta uno dei più grandi bassisti del jazz, tra i primissimi. In questo quintetto che rinnova il quartetto "classico" coltraniano, resta dentro solo Garrison, mentre al posto di Tyner e e di Jones abbiamo Rashied Alì e Alice Coltrane (altre concezioni musicali per un Coltrane "rinnovato"), Jimmy Garrison svolge un lungo assolo introduttivo del brano My Favorite Thinghs da brividi, davvero potente, evocativo di immaginari "remoti" nel moderno flusso sonoro che ha qualcosa in comune con Charlie Haden, quello stile, o tecnica chitarristica davvero affascinante con cui vengono espanse le possibilità "armoniche" dello strumento. Haden darà prova di ciò nell'album Liberation Music Orchestra, nel lungo assolo in Song for Che sul quale mi sono già soffermato nel post su tale meravigliosa opera. Il LIVE AT VILLAGE VANGRARD AGAIN! contiene solo due brani, due cavalli di battaglia di Coltrane: l'ienffabile "Naima" e il già citato, celebratissimo My Favorite Things. Chi si aspetta le "familiari" melodie le ritroverà abbastanza riconoscibili nelle esposizioni tematiche, nei finali. All'interno dei brani, quando deflagrano le "cariche" improvvisative che "frammentano" armonie, melodie, ritmi, tonalità, i suoni stessi che diventano voci, lamenti grida umano,, il tema andrà ricercato e riconosciuto dai suo subcoscienti "embrioni", in un magma sonoro dal quale se ne esce o bruciati, oppure "battezzati" per sempre alla musica del grande John Coltrane prima, seconda e terza "stagione". Il Coltrane "easy" e quello "strog" formano un'unica, inscindibile entità estetico-musicale, poetica, antropologica e spirituale. Si apprezza la Black Unity"; operando scissioni non sarà possibile comprendere e cum-patire la "miracolosa" unicità coltraniana. 1 2
giorgiovinyl Inviato 27 Aprile 2024 Inviato 27 Aprile 2024 Il 16/4/2024 at 19:59, analogico_09 ha scritto: Liberation Music Orchestra (1970) Disco non facile ma bellissimo, la cosa che mi fa impazzire è che parte dalle marce o canzoni della guerra civile spagnola e poi si sfocia nel free. Ce l'ho in cd ma sono fortemente tentato da prenderlo anche in vinile. Sono in trattative per una prima stampa USA.
damiano Inviato 27 Aprile 2024 Inviato 27 Aprile 2024 15 ore fa, analogico_09 ha scritto: All'interno dei brani, quando deflagrano le "cariche" improvvisative che "frammentano" armonie, melodie, ritmi, tonalità, i suoni stessi che diventano voci, lamenti grida umano,, il tema andrà ricercato e riconosciuto dai suo subcoscienti "embrioni", in un magma sonoro dal quale se ne esce o bruciati, oppure "battezzati" per sempre alla musica del grande John Coltrane prima, seconda e terza "stagione". Le cose che mi piacciono. È questa, a mio giudizio la versione più coltraniana della melodia mainstream che suona zumpapá. Il contributo di Sanders è non misurabile, nel senso che è va oltre ogni possibile tentativo di valutazione perché è la foto (still) del travaglio che esplode in maniera immaginifica. Hai ragione: si diventa "credenti" o .... @analogico_09 disco imprescindibile e ottimo commento Ciao D. 1
analogico_09 Inviato 27 Aprile 2024 Autore Inviato 27 Aprile 2024 @giorgiovinyl Però, Giorgio, non è un free ostico.., d'altra parte il disco è l'espressione di uno "stile" piuttosto dominante all'epoca, al quale aderiscono molti musicisti, tra i più grandi. Lo stesso Coltrane aveva "scardinato" armonie, melodie, tonalità... Compralo in vinile, è una pietra miliare del jazz dell'"impegno".., mi si passi la coatta definizione anche un po' vera...
giorgiovinyl Inviato 27 Aprile 2024 Inviato 27 Aprile 2024 3 ore fa, analogico_09 ha scritto: Però, Giorgio, non è un free ostico.., d'altra parte il disco è l'espressione di uno "stile" piuttosto dominante all'epoca, al quale aderiscono molti musicisti, tra i più grandi. Lo stesso Coltrane aveva "scardinato" armonie, melodie, tonalità... Compralo in vinile, è una pietra miliare del jazz dell'"impegno".., mi si passi la coatta definizione anche un po' vera... Ma infatti mi piace... anzi ai tempi lo comprai a scatola chiusa perché mi intrigava il concetto dietro al disco... quanto al vinile stavo già prendendo una stampa italiana ad una fiera del vinile ma mi era stata promessa una stampa USA da un amico-appassionato-esperto-pusher che però sembra vere problemi al lato A... deve provarla a lavarla ad ultrasuoni...
analogico_09 Inviato 27 Aprile 2024 Autore Inviato 27 Aprile 2024 3 ore fa, damiano ha scritto: Il contributo di Sanders è non misurabile, nel senso che è va oltre ogni possibile tentativo di valutazione perché è la foto (still) del travaglio che esplode in maniera immaginifica. Probabilmente c'eri anche tu al Teatro Iovinelli ad ascoltare per la prima ed ultima volta Pharoah Sanders, non ricordo l'anno.., verso i primi del 2000? Un Pharoah ombra di se stesso.., giocava con tutti i "generi", strumenti elettroncia, rock, funky, mistica, maniera, mi sembravano tante ammucchiate. Un gruppo niente di che.., c 'era anche Denardo Coleman, figlio di Ornette alla batteria, oppure Matthew Justin Garrison, il figlio di Garrison al basso.., paradossale ma ho i ricordi confusi ... rimosso... Insomma dopo l'intervallo io e un mio amico ci deflilammo.., unica volta credo in cui abbia abbandonato un concerto jazz... se la musica mi irrita non riesco a sopportarla.., magari se è mediocre ma indolore pure pure.., ma se viole esssere alta senza i requisiti.., mi urta. Io credo che quando la vena creativa sia finita, dopo aver dato molto alla musica, a se stessi, al pubblico, sarebbe meglio fare pace col fatto che non si abbia più nulla di interessante da dire. Ovviamente non ho smesso di apprezzare ed ammirare ciò che Sanders aveva realizzato prima con Coltrane e con i suoi gruppi.
analogico_09 Inviato 27 Aprile 2024 Autore Inviato 27 Aprile 2024 2 ore fa, giorgiovinyl ha scritto: stavo già prendendo una stampa italiana ad una fiera del vinile ma mi era stata promessa una stampa USA da un amico-appassionato-esperto-pusher che però sembra vere problemi al lato A... deve provarla a lavarla ad ultrasuoni... Me ne avevi parlato, si spera che il problema del disco sia lo sporco intasato nei solchi e non graffi che purtroppo rimarrebbero. Poi ci dirai...
damiano Inviato 28 Aprile 2024 Inviato 28 Aprile 2024 21 ore fa, analogico_09 ha scritto: Probabilmente c'eri anche tu al Teatro Iovinelli ad ascoltare per la prima ed ultima volta Pharoah Sanders, non ricordo l'anno.., verso i primi del 2000? Certo che c'ero 🙂, mi pare fosse febbraio o marzo, anche io ho ricordi confusi. Ci sono andato per dar retta a mio fratello, anche lui appassionato di jazz, perché le ultime prove discografiche non prevedevano nulla di buono. Musica...che faccio, lo dico?...? direi new age, grandi soffiate non più rabbiose ma addomesticate..... Ciao D.
gorillone Inviato 28 Aprile 2024 Inviato 28 Aprile 2024 Il 27/4/2024 at 15:35, giorgiovinyl ha scritto: Ma infatti mi piace... anzi ai tempi lo comprai a scatola chiusa perché mi intrigava il concetto dietro al disco... quanto al vinile stavo già prendendo una stampa italiana ad una fiera del vinile ma mi era stata promessa una stampa USA da un amico-appassionato-esperto-pusher che però sembra vere problemi al lato A... deve provarla a lavarla ad ultrasuoni... Io ho la prima stampa italiana del 74; proviene da una collezione che avevamo rilevato io e il mio figlioccio … poi lui ha venduto tutto 😔
giorgiovinyl Inviato 28 Aprile 2024 Inviato 28 Aprile 2024 4 minuti fa, gorillone ha scritto: Io ho la prima stampa italiana del 74; proviene da una collezione che avevamo rilevato io e il mio figlioccio … poi lui ha venduto tutto 😔 Potevi lasciarlo al tuo figlioccio! L’alternativa è prendere una stampa italiana… anzi l’avrei già presa alla fiera del disco ma mi era stata promessa questa stampa USA ad un prezzo di non molto superiore…
gorillone Inviato 28 Aprile 2024 Inviato 28 Aprile 2024 1 minuto fa, giorgiovinyl ha scritto: Potevi lasciarlo al tuo figlioccio! L’alternativa è prendere una stampa italiana Se l’avessi lasciato a lui … l’avresti già ricevuto 😉
giorgiovinyl Inviato 28 Aprile 2024 Inviato 28 Aprile 2024 1 minuto fa, gorillone ha scritto: Se l’avessi lasciato a lui … l’avresti già ricevuto 😉 Appunto! 😱😂
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