Questo è un messaggio popolare. analogico_09 Inviato 15 Maggio 2024 Autore Questo è un messaggio popolare. Inviato 15 Maggio 2024 Anche a me piace l'Hammond che ritengo sia più jazzistico dell'organo ... Tempo fa al concerto di John Scofield ho ne ho ascoltato uno molto bravo.., non ho la registrazione ma potrei condividere un paio di scatti fotografici... Gerald Clayton, piano e Hammond, era un po' nascosto quindi ho potuto riprenderlo col tele dalla platea come segue... già che ci sono, per completare il quartetto.... Vicente Archer, basso Bill Stewart, batteria Mettiamo anche Scofield in azione! 4
damiano Inviato 15 Maggio 2024 Inviato 15 Maggio 2024 @analogico_09 bellissime foto 🙂 ed ottimi musicisti. Scofield ha il Blues che scorre nelle vene 🩸 Ciao D. 1
Plot Inviato 15 Maggio 2024 Inviato 15 Maggio 2024 19 minuti fa, analogico_09 ha scritto: Il disco che posti è jazz di pura stirpe araldica con quei suonatori "pizza e fichi" poi... si, ho scritto "pizza e fichi" perchè credo vi siano poche altre cose del genere altrettanto gustose... Grazie., come dicevo non ho letto tutto il topic che sara' stato molto articolato sapendo delle grandi capacita' cognitive sull' argomento da parte dell' opener e dei relativi partecipanti che tengono in piedi questo epico 3D. Ne approfitto, visto l'invito, a segnalare anche Smith con Montgomery - Night Train - 1
analogico_09 Inviato 15 Maggio 2024 Autore Inviato 15 Maggio 2024 Si è aperto il vaso di pandora organistico... 👍🏻 ... l'organo non è tra i miei strumenti preferiti nel jazz, ma mi sentro trasportato da questo superbo e apparentemente "minimale" disco con Larry Young , organo, Grant Green alla chitarra che se la dialogano con fluida, seducente musicalità: condimento finale due geni della musica, Bobby Hutcherson ed Elvin Jones. Larry Youon adoro questo disco 1
analogico_09 Inviato 15 Maggio 2024 Autore Inviato 15 Maggio 2024 47 minuti fa, damiano ha scritto: ed ottimi musicisti. Scofield ha il Blues che scorre nelle vene 🩸 Blues e feeling. L'ho ascoltato più volte, mi resta un ricordo indelebile del concerto davisiano di Umbria Jazz del luglio 1984, Terni. Il chitarrista con Miles Davis sul palco contribuì alla riuscita dell'evento in modo determinante, ovviamente indieme al grande Bob Berg prematuramente scomparso. Correva una forte intesa tra i tre, contagiosa per il resto della band dove tutti suonavano alla grande. Forse la migliore formazione tra le performance live dell'ultimo periodo davisiano. Da annali. Il pubblicò "soggiogato" a sua volta decretò lunghe standing ovation, anche per me fu il migliore degli 8/9 concerti che ascoltai negli anni '80/90. In più di un momento ho provato delle fibrillazioni cardiache... 💣 La rivista Musica Jazz, con la firma di Pino Candini, intitolò l'evento nello "speciale concerti": Miles illumina il panorama di Umbria Jazz Successivamente riuscii a rimedate un bootleg ben registrato. C'è qualcosa nel Tubo... https://youtu.be/CNcVYh9927g?t=1315 Bellissima versione di Timer after Time. 1
damiano Inviato 15 Maggio 2024 Inviato 15 Maggio 2024 1 ora fa, analogico_09 ha scritto: rivista Musica Jazz, con la firma di Pino Candini, intitolò l'evento nello "speciale concerti": Miles illumina il panorama di Umbria Jazz Fantastico quel gruppo di Davis, come al solito esperto di tirare fuori il meglio dai suoi musicisti. L'apporto di Scofield non fu affatto marginale al successo di quella formazione che andò "alle stampe" con You Are Under Arrest. Del resto anche Scofield trasse beneficio dalla sua militanza ed appena uscito dal gruppo di Davis pubblicò "Still Warm" 🙂🙂🙂 insomma "ancora caldo". È un disco bellissimo e per condividere: Come dicevo nel post prima Scofield riesce a tirare fuori dalla sua Ibanez sonorità incredibili che grondano passione. Ciao D.
analogico_09 Inviato 15 Maggio 2024 Autore Inviato 15 Maggio 2024 2 ore fa, damiano ha scritto: Come dicevo nel post prima Scofield riesce a tirare fuori dalla sua Ibanez sonorità incredibili che grondano passione. Ribadisco il mio essere pienamente d'accordo. Un gran "signore" del blues, per usare un temine "borghese" in uso negli ambiti della classica. ... 1
Plot Inviato 15 Maggio 2024 Inviato 15 Maggio 2024 4 ore fa, analogico_09 ha scritto: Bellissima versione di Timer after Time. Che me meni se dico che me le gonfia non poco ? Non la sopporto, pero' credo che faccia parte dell' iconografia Davisiana e su questo posso concordare a tutto tondo
analogico_09 Inviato 15 Maggio 2024 Autore Inviato 15 Maggio 2024 @Plot Nel jazz non è come nella "canzone" pop, un tema non si esaurisce con strofa, titornrllo ecc, 3/4 minuti e via. Il tema è sempre un "pretesto" per poter sviluppare altro quindi va preso per quello che è. Ma se non piacer, non piace... C'è pure da dire che la magia musicale che nasce dal vivo non è possibile ritrovarla molti anni dopo in in video incompleto e visivamente scarso e limitato come suono. Se lo ascolti da disco, èm più "sbrigativa"...
Plot Inviato 16 Maggio 2024 Inviato 16 Maggio 2024 17 ore fa, analogico_09 ha scritto: Nel jazz non è come nella "canzone" pop, un tema non si esaurisce con strofa, titornrllo ecc, 3/4 minuti e via. Il tema è sempre un "pretesto" per poter sviluppare altro quindi va preso per quello che è. Ma se non piacer, non piace... Sono d' accordo, nel Jazz il tema non si esaurisce mai.., testimonianza i numerosi "standard" eseguiti in tutte le salse in tutti gli stili con tutti gli strumenti possibili, come anche la voce, che a tutti gli effetti e' strumento. Forse., ma parlo per me "Time After Time" lo vedo poco "standard" e sicuramente fu scelta coraggiosa da parte di Davis ma continuo a ritenerla debole dal punto di vista Davisiano. Ma del resto ad esempio trovo trionfante "Human Nature" (Michael Jackson) restando alla visione Pop di Miles
campaz Inviato 17 Maggio 2024 Inviato 17 Maggio 2024 Al'epoca le riletture davisiane di Time After Time mi hanno dato un'idea di crepuscolo del jazz. O, per meglio dire, del jazz della grande tradizione innovativa americana (ossimoro non casuale) degli anni cinquanta e sessanta. Non che il jazz non avesse più nulla da dire, non aveva più nulla di nuovo da dire. Il che non è necessariamente una brutta cosa: mica abbiamo smesso di ascoltare Beethoven per tutta l'acqua passata dai suoi tempi sotto i ponti della grande musica. A un certo punto anche il genio assoluto di Miles si è avviluppato su se stesso e sulla propria storia... Oggi credo che abbiamo un rapporto più rilassato con il jazz, è venuta a mancare l'ansia da prestazione. Non ci sono più grandi capolavori, soprattutto non c'è innovazione, ma ce ne siamo fatti una ragione. Rimuginare un tema come ha fatto Davis con Time After Time era, a mio avviso, continuare a fare jazz come se non fosse successo niente (come se non ci fosse stata la svolta cerebrale di Coleman che Davis, intelligentemente dal suo punto di vista, non ha mai digerito). m2c e scusate se ho sproloquiato 2
analogico_09 Inviato 17 Maggio 2024 Autore Inviato 17 Maggio 2024 @campaz Davis, una prima "stella" del jazz e dello spettacolo, non avrebbe potuto seguire una scia tracciata da un altro musicata; preferì "avvilupparsi su se stesso" durante l'ultima fase degli anni '80/'90 che precede la sua stessa morte nella quale inizia pure la lenta "agonia" del jazz stesso, dopo aver creato l'ultimo capolavoro a cavallo tra i '60 e i '70, l'ultima "innovazione" del jazz, con Bitches Brew. Apprezzo le tue osservazioni, non penso tuttavia che si abbia un rapporto più rilassato con il jazz di oggi, penso che non esista più rapporto, che non vi sia più neppure l'ombra del rapporto struggente che strigevamo con il jazz dei "capolavori", delle continue innovazioni e rivoluzioni, nell'incessante divenire. Ahinoi! 1
analogico_09 Inviato 17 Maggio 2024 Autore Inviato 17 Maggio 2024 2 ore fa, campaz ha scritto: la svolta cerebrale di Coleman che Davis, intelligentemente dal suo punto di vista, non ha mai digerito Ne parlavo anche l'altro ieri con un amico appassionato di jazz, non sapevo che Davis non apprezzasse Coleman - Ornette immagino. Avevo però letto da fonte scrasamente attendibile che fosse Teloniuos Monk a dis-prezzare l'autore di "Free Jazz". La cosa mi appare improbabile dal momento che tra Monk e Coleman esistessero delle affinità per quanto riguarda la maggiori libertà linguistico-formale ed espressiva sui fronti "armonico-tonali", più o meno radicali, pur nei differenti stili.
campaz Inviato 17 Maggio 2024 Inviato 17 Maggio 2024 @analogico_09 per quelle che sono le mie letture (scrivere la discografia che ti avevo inviato ha qualche effetto collaterale positivo, devi studiare!) Monk avrebbe dichiarato, dopo aver sentito il primo Ornette, qualcosa come “io quelle cose lì le ho sempre suonate senza ricamarci sopra una teoria rivoluzionaria”. Appena posso cerco la fonte e la riporto…
analogico_09 Inviato 17 Maggio 2024 Autore Inviato 17 Maggio 2024 21 minuti fa, campaz ha scritto: per quelle che sono le mie letture (scrivere la discografia che ti avevo inviato ha qualche effetto collaterale positivo, devi studiare!) Monk avrebbe dichiarato, dopo aver sentito il primo Ornette, qualcosa come “io quelle cose lì le ho sempre suonate senza ricamarci sopra una teoria rivoluzionaria”. Appena posso cerco la fonte e la riporto… Hai ragione! 😅 ma ho smarrito quella bella corposa discografia jazz, me la rimanderesti per favorer? 💙 Ora ricordo come fu precisamente l'arcano di Monk vs Coleman diversa da come venne raccontata da altra persona interpretando a modo suo, concludendo che il Monaco disprezzasse il sassofonista del free jazz a prescindere... Cmq la battuta di Monk è divertente ma un po' "birichina"... ... bencè non sprezzante. Ovvio che nulla nasce dal nulla e non credo che Coleman abbia copiato al geniale pianista vanagloriosamente registrando all'uffico brevetti la sua musica innovativa con la dicitura "rivoluzionaria".., cosa che merge da se' dal solo ascolto senza didascalie... . L'unico primo "manifesto" della sua svolta innovativa che, come dicevo nel precedente intervento ha dei punti in comune con Monk, il quale conferma la cosa, è l'epocale, straordinario e personalissimo album intitolato "Free Jazz" (sulla cui falsariga Coltrane dirà la sua con "Ascension" analogo nella forma e anche in spirito, fatte debitamente salve le rimarchevoli differenze) sul quale credo vi sia qualche post in questo thread. Forse Monk non apprezzo, da pianista, che Coleman, per poter osservare una maggior libertà espressiva sempre più "free" nei mood formali e sostanziali svincolati dalle progressioni accordali più consuete, avesse eliminato il pianoforte dalle sue formazioni. 'Sti musicisti erano, sono a volte un po' "polemici" tra di loro...
campaz Inviato 17 Maggio 2024 Inviato 17 Maggio 2024 te la mando subito via mail. intanto ho trovato la citazione: "Monk essentially declared that while he liked the music of Ornette and his colleagues, he felt it wasn’t really so new, and that he had been doing similar things for almost 20 years." da https://www.theloniousmonkmusic.com/jazz-and-love-monk/#/ 1 1
analogico_09 Inviato 17 Maggio 2024 Autore Inviato 17 Maggio 2024 2 ore fa, campaz ha scritto: te la mando subito via mail. intanto ho trovato la citazione: "Monk essentially declared that while he liked the music of Ornette and his colleagues, he felt it wasn’t really so new, and that he had been doing similar things for almost 20 years." da https://www.theloniousmonkmusic.com/jazz-and-love-monk/#/ Grazie, ben gentile. Appuriamo quindi che Monk non dis_prezzasse la musica di Coleman, come sotenuto da "certi cervellini usciti in fretta - cit) Comunque sia, chi siamo noi per giudicare le dichiarazioni del grande Monaco tuttavia riportate dal suo "esegeta" autore dello scritto interessante ma un po' "categorico" che hai linkato? Restano le musiche di entrambi i grandi jazzman; sarà possibile trovare attraverso gli ascolti la chiave per dirimere la questio. Sicuramente l'influenza di Monk nel jazz dei tempi e in quello a venire fu fondamentale, non solo per quanto riguarda Coleman, ma, senza entrare nelle singole realtà storico-estetiche, i musicisti che avevano bevuto dall'alta fonte monkiana, trasformatisi in torrenti della più travolgente e "precipitante" musicalità, iniziarono a scavare altrettante personali, floride ed inedite valli musicali. Chissà se Coleman e suoi colleghi - tanti, compresi Coltrane... e tutti gli altri musicisti citati dall'autore del suddeddo testo - abbiano a loro volta dichiarato di essere stati influenzati anche da Monk... Io penso che potrebbero averlo fatto e sarebbe come dire che tutti i sassofonisti discendono da Coleman Hawkins il quale aveva inventato il "suono" e lo stile musicale del sassofono che da alla ora in poi smise di suonare come una tromba... Chissà perchè l'"iconoclastico" Antony Braxton delle più avventurose avanguardie free, avesse a cuore e come punto di riferimento il classico-moderno, rivoluzionario Lester Young, oppure perchè nella musica di Sun Ra risuonasse la musica di Fletcher Henderson, idem Mingus e Sheep adoratori di Ellington. Etc. Etc. Verrebbe inoltre da chiedersi chi prima di Monk potrebbe aver anticipato in qualche modo Monk la cui musica non glie la portò certamente la cicogna proveniente dal cosmo depositandola sotto un cavolo... Queste sarebbero le domande da farsi e sulle quali scambiarci le nostre opinioni, senza sparare sommarie frivolezze mutuate da testi onesti e purtroppo fraintesi. Non mi riferisco movviamente all'amico @campaz Il jazz, l'intera storia del jazz, fui in realtà figlio di una grande, irripetibile "cooperativa" di musi neri... (così affettuosamente appellati)
damiano Inviato 18 Maggio 2024 Inviato 18 Maggio 2024 17 ore fa, analogico_09 ha scritto: Monk essentially declared that while he liked the music of Ornette and his colleagues, he felt it wasn’t really so new, and that he had been doing similar things for almost 20 years. @campaz io penso che Monk, che ritengo uno dei più grandi, se non il più grande in senso complessivo, volesse esprimere la sensazione di un'occasione mancata. Non a causa sua, forse l'obiettivo non era OC bensì, gli altri, i fruitori, pubblici e critica. Io TM ho scritto le cose che sono l'ABC di quella che oggi tutti chiamate "rivoluzione". Questo fatto è stato, nelle cose, sanato da molto suonato dopo. Provate a fare un giro, chi non lo conoscesse, col disco che allego: Steve Lacy e Roswell Rudd due degli interpreti della "rivoluzione" in un disco intitolato, non a caso (penso), School Days.... Ciao D.
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