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Melius Club

La ricchezza del suono reale.


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Inviato
2 ore fa, ascoltoebasta ha scritto:

Ma cosa c'entra? Per sentire,ad esempio,bene e distintamente tre xilofoni che suonano insieme ad altri 10 strumenti,avrò bisogno di un buon impianto,un impianto più scarso mi darà,quasi certamente, queste "informazioni" in modo più confuso,è banale ed elementare il concetto,per godere di tutti i contenuti sonori,quando questi sono ricchi e complessi,ho bisogno di un impianto in grado di farlo,altrimenti ascolterò ugalmente,ma perdendomi qualche o molti dettagli,se non mi importa terrò quell'impianto,se mi importa cercherò di migliorare la qualità dell'ascolto.

La domanda era se riesci a cogliere differenze tra una direzione dii Furtwängler e di Von Karajan, a prescindere dai cavi, non su quanti xilofoni riesci a contare.

Ma lascia perdere, stiamo parlando evidentemente su due piani diversi, mi collegavo ad un post in altro 3d di @Ggr  che è stato ingiustamente sommerso di risolini insulsi.

 

  • Melius 2
Inviato
1 ora fa, mozarteum ha scritto:

 

e cosi’ e’ facile che l’audiofilo s’appalli con orate fratres di part per sentire la grancassa che scende, o vada di petroucka per lo strombettamento dell’episodio centrale o i carmina burana per il caleidoscopio di timbri.

Ma un audiofilo si sente una partita di Bach o una sonata di Scarlatti o il monologo di Re Marke del Tristano o una quarta di Brahms di De Sabata anni 30 Dg?

Sicuramente m'appallo con il sublime mistico éstone o col Petrouchka.

Per il resto sto due su due; una qualunque partita bachiana o tutto lo Scarlatti ma per gli altri due grazie proprio no. Il De Sabata anni '30 poi non ha i fondamentali per superare un ascolto con un moderno sistema, potrei tollerarlo paradossalmente su un vecchio fonografo, forse riuscirei a concentrarmi sulla sua visione esecutiva ma su uno stereo la tragica mancanza di banda e quant'altro lo fa escludere senza pietà, l'audiofilia ha le sue necessità non voglio ignorarle.

ascoltoebasta
Inviato
1 minuto fa, gianventu ha scritto:

La domanda era se riesci a cogliere differenze tra una direzione dii Furtwängler e di Von Karajan, a prescindere dai cavi, non su quanti xilofoni riesci a contare.

Non capisco cosa c'entri il saper cogliere le differenze tra una direzione di Furtwängler e di Von Karajan col fatto che per godere appieno di tutte le sfumature che fanno di un capolavoro,appunto un capolavoro,serva poterle ascoltare possibilmente tutte e bene.

Inviato
7 ore fa, ascoltoebasta ha scritto:

[...] per godere appieno di tutte le sfumature che fanno di un capolavoro, appunto un capolavoro, serva poterle ascoltare possibilmente tutte e bene.

Sono d'accordo.

Avere sistemi di riproduzione hifi ben congegnati significa potersi godere al meglio tutto ciò che offre una produzione musicale, il più vicino possibile all'intento di chi l'ha concepita.

 

Differenze nella direzione d'orchestra possono risiedere ovunque: nel portamento generale, nelle dinamiche, nell'intensione di certi fraseggi, nel sapiente dosaggio dei silenzi e tanto altro. E' interpretazione.

Poi c'è la produzione, che può mettere più o meno in risalto il contributo della sala, enfatizzare più o meno la ripresa ravvicinata con tutto ciò che ne consegue (primo fra tutti il sentore degli attacchi più o meno netto) e, anche qui, tanto altro.

 

Dal mio punto di vista, la coerenza nella riproposizione di tutto questo aumenta con l'aumentare delle prestazioni del sistema di riproduzione.

Membro_0023
Inviato
8 ore fa, gianventu ha scritto:

La domanda era se riesci a cogliere differenze tra una direzione dii Furtwängler e di Von Karajan

Quella la si coglie anche se te la fanno sentire in un vocale di WhatsApp, ma lo scopo dell'alta fedeltà è un altro.

Inviato
31 minuti fa, Paolo_AN ha scritto:

Dal mio punto di vista, la coerenza nella riproposizione di tutto questo aumenta con l'aumentare delle prestazioni del sistema di riproduzione.

E’ cosi’.

Il mio punto di vista e’ pero’ che cio’ non deve andare a discapito dell’ascolto delle grandi cose registrate in passato che non hanno standard odierni.

Nessuno di voi sente il jazz anni 20 e 30? Peccato

captainsensible
Inviato
7 minuti fa, Branch ha scritto:

Fosse stata una registrazione perfetta, il piacere sarebbe stato certamente maggiore

Non sono tanto convinto che sia sempre così.

Talvolta il tecnicismo della registrazione tende a distrarre,  e questa  è una cosa che è menzionata anche in alcuni testi (ad esempio nel libro di David Byrne "Come funziona la musica").

C'è tutto un filone di musica che viene detta "lo-fi" che è creata con questo concetto.

La registrazione va presa cosi com'è nel tuo caso.

CS

Inviato
2 minuti fa, captainsensible ha scritto:
8 minuti fa, Branch ha scritto:

Fosse stata una registrazione perfetta, il piacere sarebbe stato certamente maggiore

Non sono tanto convinto che sia sempre così.

D'accordo. Invece di perfetta diciamo di buona qualità. La registrazione di cui parlo proviene da un vecchio nastro mal conservato, a livello dei bootleg di una volta. 

  • Thanks 1
Inviato
10 ore fa, mozarteum ha scritto:

Anche una voce lirica estesa non e’ riproducibile in modo realistico.

Che cosa intendi esattamente per realistico? Cosa ti manca resp. che cosa c'è troppo?

Assumo che intendi che mancano quei componenti come la sala da concerto / teatro, presenza fisica dei musicisti, degli ascoltatori.

Non credi che un'affermazione del genere (qualitativo) è frutto di una forte elaborazione della mente e quindi soggetta a moltissimi influssi estranei? A meno che stai parlando della situazione fisica sonora, dal vivo vs. sala d'ascolto a casa, dove la differenze fisica sonora è completamente diversa.

 

Inviato

@captainsensible nel mio caso è proprio il contrario, la bella musica viene rovinata dalla cattiva registrazione. D'altronde, quando ascolti un concerto dal vivo vieni coinvolto dal bel suono degli strumenti. La perfezione!

Inviato

@cactus_atomo ecco! siamo tutti più o meno diversi e trovo molto interessante leggere come altre persone vivono questo hobby.

Inviato

C’è un pianista giapponese, tal Tsuyoshi Yamamoto, che suona (o forse crede di suonare) jazz, le cui incisioni sono tecnicamente da brividi (in senso positivo) per dinamica, presenza, immagine, timbro e quant’altro. Altrettanto da brividi (ma in senso negativo) è la sua interpretazione del jazz, perché sciatta, banale, ai limiti dell’imbarazzante. Dopo un paio di minuti d’ascolto, per quanto l’impianto suoni bene, lo tolgo per mia autostima e dei tanti soldi che ho speso.

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