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Melius Club

Ai confini del Jazz


damiano

Messaggi raccomandati

one4seven
Inviato

Piccolo semi/OT: 

L'angolo tecnico.


Siccome il disco di Mike Reed, The Separatist Party, oltre ad essere molto molto bello, suona anche molto molto bene, sono andato a curiosare:


E non poteva essere che così... 
Qui c'è anche una certa cura per l'audio, oltre alla ricerca del "sound" (ricerca estetica che caratterizza quasi tutte le produzioni "nu jazz", ma a volte non accompagnata imho da una adeguata cura per l'audio, vedi proprio Odyssey della Garcia).

Chiuso semi/OT 

 

Cita

 

--------------------------------------------------------------------------------
Analyzed: Mike Reed / The Separatist Party
--------------------------------------------------------------------------------

DR         Peak         RMS     Duration Track
--------------------------------------------------------------------------------
DR12      -0.38 dB   -14.10 dB      4:49 01-Your Soul
DR10      -0.38 dB   -12.42 dB      6:54 02-A Low Frequency Nightmare
DR15      -0.40 dB   -17.51 dB      5:20 03-We Just Came to Dance
DR11      -0.42 dB   -13.11 dB      5:08 04-Floating With an Intimate Stranger
DR12      -0.42 dB   -13.71 dB      4:33 05-Rahsaan In the Serengeti
DR11      -0.39 dB   -13.57 dB      3:02 06-Hold Me, Hold Me
DR10      -0.65 dB   -11.72 dB      4:04 07-Our Own Love Language
DR16      -0.35 dB   -18.51 dB      4:35 08-One Of Us
DR10      -0.40 dB   -14.91 dB      5:17 09-Eric's Theme
--------------------------------------------------------------------------------

Number of tracks:  9
Official DR value: DR12

Samplerate:        48000 Hz
Channels:          2
Bits per sample:   24
Bitrate:           1340 kbps
Codec:             FLAC
================================================================================

 

 

damiano
Inviato
2 ore fa, Gaetanoalberto ha scritto:

Tutto quello che volete ma le mie proposte sono le più belle 

Attenzione all'incipit 🙂

E poi anche lui era al confine

 

 

Ciao

D.

 

  • Haha 2
damiano
Inviato

È che le cose belle tardano ad essere assimilate dai comuni mortali. Poi ci sono i geni che le creano e pazientemente aspettano il riconoscimento.

Ribadisco il mio apprezzamento per l'opera omnia (o quasi) di Wayne Shorter e ribadisco fortemente che quello che amo di più è quello del Quartet con Perez, Patitucci e Blade. E questo, Without a Net, è il lavoro che gira continuamente nel mio lettore 

 

Ed ogni replay è più bello di quello precedente 🙂

Ciao

D.

  • Melius 2
Inviato
Il 2/3/2025 at 12:03, minollo63 ha scritto:

Small Medium Large” è l'album di debutto di SML, un nuovo quintetto di stanza a Los Angeles formato da alcuni dei nomi più noti della fiorente scena musicale locale, che unisce improvvisazione e influenze globali, spaziando tra jazz, groove, poliritmie e sonorità esotiche. 
Registrato dal vivo in due serate distinte nel leggendario locale di Highland Park ETA a Los Angeles e meticolosamente editato in studio in post-produzione, riportando alla mente le leggendarie tecniche di Teo Macero utilizzate nei classici “album elettrici” di Miles Davis. Nello specifico, però, distinguendosi per una fusione audace di riferimenti stilistici vari, che vanno da Fela Kuti allo stesso Davis, dal krautrock al funky, dal minimalismo alla fusion.

Il suono dell'album lo si può posizionare da qualche parte tra lo sperimentalismo e il free jazz, con la magia del sintetizzatore modulare che fornisce una base su cui i vari musicisti vanno a improvvisare.

Il risultato finale è un’esperienza sonora che trasforma e rielabora la tradizione jazzistica in forme ibride e coraggiose, creando sonorità avvolgenti e allo stesso tempo disgreganti, in cui astrazione e rigore musicale si intrecciano in un continuo dialogo tra geografie, tempi e culture tra loro molto distanti. Un disco che esplora la complessità musicale del presente, con un forte legame alle radici del jazz e un’incessante ricerca di nuovi linguaggi musicali.

spacer.png

Ciao ☮️

Stefano R.

M'è piaciuto assaje.

Mi inchino al Maestro Minollo

  • Thanks 1
Inviato
Il 2/3/2025 at 18:23, Gaetanoalberto ha scritto:

Scusate il post prima muto. Continuo ad avere poco tempo per un ascolto ragionato.

No language di Alexa Nava, un album appena uscito che mi è piaciuto per una musicalità ed una melodia che mi sembrano valide e non già sentite.
Non ho trovato filmati da proporvi, l'ho sentito tra le proposte di Qobuz.
https://music.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_mgm9Z4RehXf7ZqdcdKWCFAHnHIaxCLxzI

IMG_4886.thumb.jpeg.82febfcd5d4100ca8f1b2ede3f221c4c.jpeg

Si, originale. In certi brani sembra un sax elementare, ma poi decolla. Godibile

one4seven
Inviato

Dopo uno dice ECM... 
Ma quanto era "avanti" Manfred Eicher? 



 

Immagine 2025-03-13 192107.jpg

  • Melius 1
Inviato
34 minuti fa, one4seven ha scritto:

Dopo uno dice ECM... 
Ma quanto era "avanti" Manfred Eicher

 

Ed è proprio quello a cui mi riferivo quando scrissi di "The Way Up" che mi ricordava alcune sonorità di Reich e tu sei intervenuto con il Post Rock 🙂

Il confine gira intorno e si fonde in mille ed uno rivoli

E per tornare dentro stasera mi sono ascoltato un doppio ellepì meraviglioso di Eric Dolphy dedicato ai concerti berlinesi

Ciao

D.

 

one4seven
Inviato
48 minuti fa, damiano ha scritto:

Ed è proprio quello a cui mi riferivo quando scrissi di "The Way Up" che mi ricordava alcune sonorità di Reich e tu sei intervenuto con il Post Rock


Era un bel pò che non mi ascoltavo quei 56 minuti del 1978.

La prima cosa che ho pensato: questa musica non solo non "è invecchiata"... è tutt'ora alla base di molte "costruzioni sonore".

Il Post Rock.. il Post Rock (anche se di "varianti post" ce ne sono diverse), ci ha pescato a piene mani.


Hai detto benissimo... mille e uno rivoli.

  • Thanks 1
Inviato
Il 14/3/2025 at 09:21, damiano ha scritto:

Rimaniamo nei dintorni: Wayne Horvitz, il piu' volutamente convenzionale degli sperimentatori newyorkesi; l'ala opposta a quella di Zorn: invece di decomporre la musica, Horvitz la "ricompone". E` al tempo stesso il piu' arditamente "rock" del nuovo jazz, capace di insinuare ovunque i fraseggi sincopati che furono l'essenza del rhythm and blues di New Orleans (cit.)

Todos Santos https://www.discogs.com/it/master/280576-Wayne-Horvitz-Butch-Morris-Robert-Previte-Doug-Wieselman-Bill-Frisell-play-Robin-Holcomb-Todos-Santo

Ciao

D.

Però Bill Frisell c'è sempre :classic_smile: (impressionante visitare il suo sito)

Anche qui

 

 

  • Melius 1
  • Thanks 1
Inviato
41 minuti fa, biox ha scritto:

Però Bill Frisell c'è sempre :classic_smile:

È uno dei miei sensori per la scelta, se c'è lui a suonare il mio orecchio si predispone al meglio. Se ti piace, come a me,  puoi provare a sfogliare il thread all'indietro e troverai tante altre cose di Bill. Il disco che hai postato è bellissimo ed è il trio stabile di Bollani, quello con Bodilsen e Lund, con l'aggiunta di un paio di americani notevoli. Col trio sono uscite, per la Stunt Records,  un paio di opere notevolissime come Gleda https://www.discogs.com/it/release/5826511-Stefano-Bollani-Jesper-Bodilsen-Morten-Lund-Gleda-Songs-From-Scandinavia

Ciao

D.

 

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