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Jazz!


analogico_09

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Altri grandi geni Eric Dolphy e Con Carter.

Sempre ascoltati con estremo piacere.

Come ho detto io potrei solo fare i nomi e ciò non mi piace, preferisco che ne scriva chi ne è capace.

Ne faccio uno solo che mi piace molto.

Baby Face Willette.

Tra l'altro io adoro l'Hammond.

Mia impressione o del sommo Dizzy Gillespie si è parlato poco?

 

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analogico_09
4 ore fa, terlino ha scritto:

Come ho detto io potrei solo fare i nomi e ciò non mi piace, preferisco che ne scriva chi ne è capace.

Ne faccio uno solo che mi piace molto.

Baby Face Willette.

Tra l'altro io adoro l'Hammond.

 

 

Mia impressione o del sommo Dizzy Gillespie si è parlato poco?

 

 

Su Gillespie c'era un bel topic... Non mancherà occasione di ri-parlare di lui. Il jazz è un universo pieno di sommi musicisti meritevoli di essere ricordati, ma un po' per volta, seguendo la suggestione del momento, per associazione di idee, senza rispettare l'ordine alfabetico o cronologico, senza l'ansia di dover fare la "storia del jazz" didattica.., bensì regalandoci il piacere di parlare di jazz in modo estemporaneo, nello scambio/condivisione delle nostre idee ricorrendo anche ai pareri "esterni" degli "addetti ai lavori", secondariamente, per meglio avvalorarle, dei critici, dei musicologi, dei musicisti stessi, specialmente.

 

Non conosco Baby Face Willette, potresti parlarne brevemente, citare qualche sua opera tra le più significative, non c'è bisogno di fare un un "saggio",  se ne può dire in modo semplice, nella semplicità si cela spesso la stessa forza comunicativa che potremmo trovare in un "saggio" più articolato. 😉

 

 

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analogico_09
16 ore fa, Lestratto ha scritto:

Esatto: integrale è la parola giusta. Nel senso che pur amando il jazz non lo digerisco in tutte le sue sfaccettature. Ed il bop, che ne costituisce una delle articolazioni "macro" faccio fatica ad assimilarlo. 

 

No problem.., è normale.., dopo tanti anni che ascolto jazz alla fine  ho fatto pace con musiche e musicisti che non apprezzavo o non capivo e che mi sarebbe piaciuto apprezzare e capire (ci sono ancora parti di jazz che capisco e però non apprezzo e che non mi interessa apprezzare, ovvero ascoltarer).  Non ho seguito metodi, quindi non potrei suggerirtene uno, ho semplicemente atteso che fossero le musiche stesse a rendermi degno di loro...

L'arte è una cosa un po' misteriosa e dispettosa.., ci fa credere che siano noi a non capirla, e invece è lei che non si fa capire per punirci della nostra presunzione... 😉

 

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analogico_09
3 ore fa, oscilloscopio ha scritto:

Ricollegandomi al mio ultimo post, un paio di esempi di musicisti Jazz che si avvicinano al mondo classico..

 

Due esempi molto interessanti..,  l'assolo di Johnny Hodges in Ellington mi ha steso.., quell'uomo apparentemente burbero che litigava spesso con il Duca,  parlava, cantava, "gemeva" col sax...

 

Altro jazz molto vicino alla classica.., ho appena terminato di ascoltarlo e di postare le cover nel 3D del vinile 

Ornette Coleman Town Hall, 1962

 

come dicevo, la registrazione live venne pubblicata nel 1965 dalla ESP, primo disco post Atlantic di Coleman, organico completamente rinnovato con l'introduzione di due violini, viola, violoncello, un free-jazz "cameristico"...

Le assonanze con le musiche delle "rivoluzioni" armonico-tonali del '900 sono evidenti...


Particolarità interessante, questa registrazione fu realizzata in un incontro concertistico cui parteciparono altri musicisti, un grande concerto organizzato dallo stesso Coleman nel tentativo di rendersi indipendente dal "potere" dall'industria discografica che dettava legge... Ce ne furono altri di tentativi discografici e concertistici, analoghi: Mingus, Max Roach, e altri.., ma la maggior parte dei progetti ebbero vita difficile e breve.., era molto difficile uscire fuori dal "sistena"...

 

Sadness

 

 

In clima "quartettistico" bartokiano...

 

 

Dedication To Poets & Writers

 

 

 

  • Melius 1
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analogico_09
5 minuti fa, skillatohifi ha scritto:

Se vi capita... ascoltare le registrazioni mono degli LP dell etichetta Prestige Records. 

Il jazz nella sua massima espressione. 

 

 

Avresti qualche specifico titolo da segnalare, accompagnato da un commento di presentazione?

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ascolto jazz saltuariamente, anzi ultimamente un po di più ascoltando spesso in sottofondo Radio Swiss jazz, diciamo che sono per il jazz non troppo pesante ma più di facile assimilazione, seguo con piacere questo bel thread dove grazie ai consigli di chi è più allenato all'ascolto del jazz si possono conoscere artisti di grande livello;

un esempio di jazz che ascolto volentieri e quello di Gerry Mulligan

 

Jeru_(album).jpg

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Il 17/4/2021 at 13:25, analogico_09 ha scritto:

(una trascrizione del celebre brano di Parker registrato con il giovanissimo Miles Davis senza leggere le note le quali restavano le stesse nei cambiamenti di carattere e di forma, spesso radicali, che si avevano ad ogni nuova esecuzione dello stesso brano sempre basata sulla libera improvvisazione)

Interessante questa trascrizione, che mi sembra mostri due cose: che tradurre su pentagramma musica come questa alla fine equivale a forzare un po' la sua natura, a irregimentarla entro una forma che non è la sua. Ma mostra anche che la musica di Parker, come quella di molti altri grandi classici del jazz, è estremamente rigorosa dal punto di vista ritmico, altrimenti su un pentagramma non potrebbe essere tradotta. Per me il jazz è innanzitutto una straordinaria macchina ritmica, inesorabile nella sua precisione e incredibilmente sviluppata nella sua complessità, più di ogni altro genere musicale. 

  • Melius 2
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skillatohifi

@analogico_09 di vinili mono della prestige rec. ne ho parecchi... sono tutti eccezionali se vai n rete li trovi.... Io ne sono innamorato perdutamente xche' hanno un suono di grande spessore timbrico, in poche parole.. un suono vero e reale, c è  + consistenza, in questi Prestige le note hanno un maggiore peso armonico e integrita' del messaggio sonoro. Quando ne ascolterai uno capirai... cosa intendo dire, ma devi ascoltare, a parole non si può spiegare! 

Il suono mono è stato il precursore, mentre il suono stereofonico è nato ben dopo, ed è stato fatto nascere per incrementare le vendite.... che x quei anni era un novità assoluta, ma il mono è piu avvincente. 

Questo... è quello che penso. 

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analogico_09

@Grancolauro Giuste le tue osservazionti, Il jazz è la musica del "battito" per eccellenza. Il "ritmo" connaturato in loro fu portato dai "negri" dall'Africa delle ritualità nelle quali le percussioni sono la base "fisica", ludica, spirituale, religiosa. E poi nel corso dei secoli, in stato di schiavitù, gli africani trasportati in America a cui era vietato usare gli strumenti delle loro culture, celebrare i loro riti musicali in forma tribale, parlare i loro idiomi anchestrali.., riprendevano contatto con il "battito" in altri modi, con altri strumenti e con altre forme di celebrazione musicali espressioni della loro spiritualità...

Gli schiavi del profondo sud statunitense, spesso anche galeotti [ancora oggi vengono assassnati per strada dalla polizia; nei bracci della morte ci sono quasi esclusivamente i neri..] costretti a lavorare come spaccatori di pietre o come posatori di binari, ecc, cantavano i "work song" accompagnati dai rumori, trasformati in suoni percussivi musicali, emessi dalle mazze e da altri "strumenti" che "battevano" sulle pietre, sui binari... Erano le loro "percussioni", ed era un ritmo cadenzato, ad intervalli quasi regolari, scandito, condizionato dai movimenti del lavoro..I raccoglitori di cotone cantavano invece i "plantation song" che avevano un ritmo più libero, più ampio, vario e disteso ... Le radici del ritmo jazz...

 

 

L'evoluzione del work song che va verso il blues, il gospel... il R. & B. ... ecc.., infine il rock and roll "bianco"...

 

 

platation song...

 

 

 

Spiritual... canto più spiegato, titmo meno "stretto"... dove tuttavia i ritmi si mescoleranno e confuiranno in ogni forma di musica froamericana, fino al jazz che "riassume" ed esprime tutto questo...

 

 

  • Melius 2
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analogico_09

Da quel gran burlone che era.. .Dizzy Gillespie fa la parodia con i "Muppet" del celeberrimo spiritual sopra postato parafrasando il titolo con "Swing Low Sweet Cadillac"... lo caraibizza, arabizza... 😄 

 

 

 

Si faceva cenno a Gillespie.., ecco, questo è un grande disco... poi se ne riparla...

 

 

R-13637413-1579188920-4852.jpeg.jpg

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analogico_09

Torniamo "seri".. 😄   l'interpretazione molto personale e lirica, intensa, superba... Swing low, sweet chariot di Albert Ayler, un nume tutelare del free che rende omaggio alla tradizione, alle radici.., tutto il Free jazz è fortemente legato alle radici...

 

 

 

 

 

  • Melius 1
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analogico_09
2 ore fa, skillatohifi ha scritto:

di vinili mono della prestige rec. ne ho parecchi... sono tutti eccezionali se vai n rete li trovi.... Io ne sono innamorato perdutamente xche' hanno un suono di grande spessore timbrico, in poche parole.. un suono vero e reale, c è  tanta consistenza, in questi Prestige le note hanno molto peso armonico. Quando ne ascolterai uno capirai... cosa intendo dire, ma devi ascoltare, a parole non si può spiegare! 

 

 

Ho dei dischi mono, tra cui forse qualche Impluse.., capisco cosa intendi dire, anche se con testina stereo ascolto con piacere il mono ne apprezzo il suono, la "scena" sonora più ampia e naturale...

Posso vantarmi di possedere un Impulse blasonatissimo, artisticamente parlando.., una prima stampa di Workin' Whit The Miles Davis Quintet, Prestige PRLG 7166 mono - USA Sett 1959. Cover e vinile "vissuti", nonostante i rumori vari, i graffi non profondi.., non distorce, non si incanta.., ha un bel suono. Ha una storia particolare,,,  "rubai " a fin di bene ad amici che lo maltrattavano.., non si rendevano conto di cosa avessero per le mani...

 

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