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Jazz!


analogico_09

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Inviato

@analogico_09 dopo qualche giorno di ascolti sono arrivato a due conclusioni: il coltrane del 1965 preso nella sua interezza mi ha fatto amare ancora di più coltrane, ma forse apprezzo di più quello che pur osando nella ricerca rimane zavorrato dal suo quartetto storico. Mi spiego: quando trane suona con dei "complici" come sanders non ha nessun impedimento, prende il largo e vola via lontano. Quando deve confrontarsi solo con i compagni che gli fornivano la sezione ritmica sin dal 1962 ha come un peso che lo tiene più vicino a terra. E infatti le meditations la ha incise due volte e, mentre era vivo, ha deciso di pubblicare la seconda versione dove (oltre a  Tyner, Garrison e Jones) ci sono anche Pharoah e Rashied Ali. Io trovo più godibile la prima, la seconda è più significativa (osa di più) ma è anche troppo "densa". Però non ho le idee del tutto chiare e adesso ricomincio daccapo. il mio centesimo e mezzo meno un quartino.

analogico_09
Inviato

@campaz  Avevo scritto qualcosa al riguardo, qualche mia impressione sulla falsariga delle tue, ma a causa di qualche bug tecnico si sono volatizzate le frasi... Ho ritentato, idem.., vediami se mi tornerà la voglia di riprovarci più in la'.

 

analogico_09
Inviato

 

Gato Barbieri ha vissuto momenti di grande magia musicale tra la fine dei '60 e  '70 (ed oltre..) molto attivo in Italia, a Roma, quando suonava con Rava, con Don Cherry e altri musicisti italiani e non nel leggendario jazz club "Blue Note" che fu costretto a chiudere i battenti nel 1969, destinato ad essere rifondato col nome di "Music Inn" quattro anni dopo da quel grande appassionato di musica jazz, batterista per diletto - non tecnicamente eccelso ma ad avercene oggi -  che aveva per nome Pepito Pignatelli (Principe Pepito Pignatelli, uno dei primi "hipsters" nella nostra italia così moralista...) insieme alla bellissima, affascinante moglie "Picchi", entrambi mai troppo rimpianti, grazie anche alla vicinanza di altri musicisti/appassionati del giro musicale di quei formidabili anni del jazz romano e italiano, oltrechè mondiale, disposti anche rimetterci economicamente pur di portare in alto il jazz, di provuovere i concerti di una musica ai tempi decisamente meno popolare nel belpaese. Non basterebbe un monumento per omaggiare la memoria di quella coppia di "mecenati".

Pasolini fu colpito dal quel mondo che rappresentava la libertà intellettuale, sentimentale, artistica e poetica, fuori dalle valorialità borghesi asfittiche. Roma accoglieva musicisti, artisti del "Third World" [ogni riferimento è ovviamente al meraviglioso omonimo album di Gato Barbieri 1970],  africani e sudamericani in fuga dalle terribili dittature militari vigenti o pronte ad esplodere. Nel 1970 Pasolini filmò nel "Filmstudio" (altro leggendario club jazz/folk romano) alcune jazz session di Gato Barbieri in quei luoghi della rinascita "informali" ma ricchi di poesia e voglia di riconquistare la dimensione musicale viva, semplice e piena di pathos, quasi liturgica, sommamente espressiva.  Il grande regista  alternò tali riprese nel documentario "Appunti per una Orestiade africana" (1970, nelle sale nel 1975), musiche di Gato Barbieri.
 


 

Bando alle coatte nostalgie.., Gato Barbieri nel 15 Marzo 1967 aveva già registrato un capolavoro del free intriso delle sonorità di quei "mondi terzi" latini dai quali anche il sassofonista proveniva. In the Search of the Mistery, l'album d'esordio registrato a New York, pulsa forte e ancora oggi (s)travolge. Ruggente, sanguigno, stupefacentre, a mio avviso un primo capolavoro nel quale Gato da' prova della sua grande versatilità musicale, delle sue capacità improvvisative, espressive, mantendendosi in perfetto equilibrio con i suoi collaboratori, tra melodie "naturali" che appena accennate vengono travolte da disarmonie ed atonalismi, sbalzi ritmici incalzanti dai quali riemergono per nuovamente inabissarsi ed ancora tornare senza soluzione di continuità. Così è il grande jazz, tutto un "imprevisto"...

 


Bass – Norris "Sirone" Jones

Cello – Calo Scott

Drums – Bobby Kapp

Tenor Saxophone – Gato Barbieri

 

Musicisti poco noti, tuttavia eccellenti, per un free jazz potente, espressivamente lacerante. Struggente, impetuosa e tenera la ballad omonima dedicata alla prima moglie "Michelle" molto attiva in quegli anni nel costruire spazi artistici per se stessa e il suo compagno musicista. Si potrebbero ipotizzare influenze coltraniane.., il Coltrane di Naima, che morirà 4 mesi di dopo la "richerca del Mistero".., omaggio alla sua consorte. Sarebbe bello ricordare qualche espisodio di quei tempi così ricchi di arte, di musica, di cinema, di entusiasmi, ma la giornata è un mozzico e la paga un pizziico ...  :classic_biggrin:
 

 

 

  • Melius 1
  • 2 settimane dopo...
analogico_09
Inviato

 

Free Jazz - A Collective Improvisations by The Ornette Coleman Double Quartet - 1961

Registrato in una sola seduta senza interruzione, poco più di 36 minuti di improvvisazione collettiva passata su disco senza altri interventi, solo ciò che si suonava ed ascoltava in studio

Ornette Coleman, Don Cherry, Scott LaFaro e Billy Higgins sul canale sinistro, Eric Dolphy, Freddie Hubbard, Charlie Haden e Ed Blackwell sul canale destro.

 

Considerato il "Manifesto" del Free jazz, tale "genere" tuttavia non nasce in un sol colpo -  i "Monk", i "Mingus", etc. avevano preparato il terreno per la venuta del "profeta". Riassumando.
Ornette Coleman spinge l'atonalità e la "dis"armonia, il polso ritmico-temporare, la "verticalità" musicale, verso i livelli più radicali e slegati dalle forme più o meno "costituite". La melodia - orizzontale - viene praticamente lasciata sul bianco marmo che accoglie le cose morte o in procinto di morire.O che si trasformino in abbozzi "tematici" che durano un "secondo" per lasciare il posto al successivo impluso creativo libero da ogni sorta di "regola" da sovvertire. Si dimenticano le "dolci geometrie apprese" per creare nuove forme ritenute erroneamente "informi" che rappresentano invero i nuovi stat(d)i mentali razionali ed emozionali, testa e cuore, ovvero le nuove frontiere della spiritualità, del feeling bruciante che non rinnega la stretta parentela con l'intera storia del jazz, né le origini delle arcaiche tribalità africane. Un'opera che in ogni caso determina un profondo cambiamento nel cammino della musica Jazz e che rimbalzerà nel "pop/rock", e nella classica con effetto di reprocità. 

Un'opera sulla quale non si finirebbe mai di dire entrando nelle fitte improvvisazioni che scorrono liquide senza nodosità e concettualità coriacee. In realtà quella che si ascolta nell'album "Free Jazz" di O.C., è musica giocosa, felice, piena di umori e di contagiose passioni dei musicisti che formano il doppo geniale quartetto. Ho di nuovo goduto (chissà quante volte in tanti anni di ascolti ripetuti dell'album) delle alchimie musicali imbastite a due - assoli a due per così dire - in una sorta incontro/scontro tra Scott La Faro / Charlie Haden al basso (min 25:00),  Billy Higgins / Ed Blackwell alla batteria (33:45 ma è in continuum, senza soluzione di continuità si arriva al "finale" aperto), tutti e quattro virtuosi e poeti dei rispettivi strumenti, idem gli altri strepitosi compagni della leggendaria avventura "argonauta". Da ascoltare, non ci sono altre parole.
 

 

  • Melius 2
analogico_09
Inviato
45 minuti fa, damiano ha scritto:

una piccola integrazione, scusa se oso 🙂

 

 

Ci mancherebbe, altro che scuse, devi osare! :classic_wink: Io ho scritto le cose essenziali a fronte di un progetto music ale molto complesso, come dicevo da approfondirte sotto molteplici punti di vista.

Ad esempo.., ritorno ancora un attimo sul duo contrabbassistico tra La Faro e Haden, non si tratta solo di "appoggi" accordali, le note vengono scandite ritmicamente - scrivo di getto a ruota libera - come a voler in due bassi prendere il posto delle batterie: le corde vengono pizzicate quasi "strappate" in funzione ritmica, nel "battere" i tempi mutevoli, controtempi (non fuori tempo... ), libere sfasature ritmiche mai  casuali con lo stile chitarristico del basso di Haden, specialista di tale tecnica in lui ricorrente,  il quale pizzica ostinatamente le corde per sostenere le madreperlacee alchimie sonore improvvisate da La Faro, entrambi lancianti in un contrappunto incalzante e poderoso fino all'entrata delle [vere] batterie di Higgins e Blackwell che rivendicano immediatamente la chiara matrice africana del "battito" ... Higgins sui piatti, Blackwell a "sinistra" sulle pelli.., e poi a ruoli scambiati, lanciati in una lunga improvvisazione tendende a rendere "accordale" il battito, in modo contraria e speculare rispetto ai  due bassi "ritmici", anticipando forse il drumming "armonico" di Elvin Jones con Coltrane, specialmente in A Love Supreme. Come avrebbe potuto Coltrane non ispirarsi al lavoro di Coleman in modo ancor più "estremizzato", per il suo progetto discografico realizzato con spirito improvvisativo analogo e distinto con qualche musicista in più, nella più totale libertà improvvisativa, intitolato  "Ascension"?
Mi pare che se ne sia parlato in questo topic.., magari un giorno di questi potremmo tornarci su.

 

  • Melius 1
Inviato
12 ore fa, damiano ha scritto:

2 quartetti che suonano contemporaneamente secondo lo schema fanfara - assolo in

Premessa: non mi cito per mania di grandezza 🙂. Detto ciò, ieri sera avevo fatto un addendum sullo schema fanfara - assolo che è il fulcro stilistico dell'opera, ed ero di corsa col cellulare e mi sovveniva di avere qualcosa in proposito. Stamattina ho trovato sul portatile quanto ricordavo vagamente ieri sera.

 

La tassonomia di Free Jazz:

 

Polyphonic introduction;

Ensemble introduction to Eric Dolphy;

Eric Dolphy – bass clarinet solo (right channel);

Ensemble introduction to Freddie Hubbard;

Freddie Hubbard – trumpet solo (right channel);

Ensemble introduction to Ornette Coleman;

Ornette Coleman alto saxophone solo (left channel);

Ensemble Introduction to Don Cherry;

Don Cherry – pocket trumpet solo (left channel);

Ensemble Introduction to Charlie Haden;

Charlie Haden – bass solo (right channel);

Ensemble introduction to Scott LaFaro;

Scott LaFaro – bass solo (left channel);

Polyphonic ensemble introduction to Ed Blackwell;

Ed Blackwell – drum solo (right channel);

Ensemble pitch introduction to Billy Higgins;

Billy Higgins – drum solo (left channel)

Mi ci volle un po' di tempo, al tempo, per decrittare tutto ma poi è diventato (per me) un tool fondamentale. È un lavoro ostico, Alberto Sordi direbbe che è l'accordatura degli strumenti, ma la fruizione è semplice. Provate a seguirlo con la tassonomia davanti e vedrete come andrà via .....

Scusate l'inglese ma lo scrivemmo a 4 mani con un mio amico inglese di Birmingham.

Ciao

D.

 

analogico_09
Inviato
2 ore fa, damiano ha scritto:

Alberto Sordi direbbe che è l'accordatura degli strumenti, ma la fruizione è semplice. Provate a seguirlo con la tassonomia davanti e vedrete come andrà via .....

 

 

Beh.., con questo alto grado di tassonomia nel ... sangue, seguire il Free Jazz diventa quasi una passaggiata (anche per il buon Alberto Sordi che Dio lo abbia in gloria.., avendo "personalmente" salvato la vita a un Trump, il minimo che potrebbe fare... :classic_laugh:), Sarà per i navigati ed i neofiti come girare la città sconosciuta con il google maps, impossibile perdersi!
Battute a parte, grazie di questa tua chiarissima mappa che seguirò certamente al prossimo riascolto dell'album colemaniano. Vorrei tornare un attimo sui momenti di alta espressività linguistica, tecnica, poetica imbastiti dai due bassisti che articolano le frasi frastagliate ed inquieta con due polsi ritmici diversi senza creare disarticolazione di sorta, fino al punto - già segnato - in cui si avverte un cambio delle coordinate ritmiche, accordali, tonali mentre la musica, specialmente con Scott La Faro, sembra farsi eloquio lessicale, voce umana, lamento e gemito che ricorda in modo impressionante la voce del sax tenore di Archie Shepp nei brani ("Malcom, Malcom, sempre Malcom") dell'album "Fire Music" del 1965, cinque anni dopo "Free Jazz", quando il grande contrabbasista, che traghettò  il suo suo strumento nella "modernità", era già prematuramete scomparso, esattamente il 6 luglio del 1961.

Momenti di stupefacente musicalità.

 

 

 

 

analogico_09
Inviato
15 ore fa, analogico_09 ha scritto:

Come avrebbe potuto Coltrane non ispirarsi al lavoro di Coleman ...

 

Trovai molto tempo fa da qualche parte la "tassonomia" dell'album di Coltrane ispirato al Free Jazz di Coleman, un foglio che ho stampato e infilato nel gatefold del disco. Mondi simili, struttura musicale diversa, varrebbe la pena affrontare anche l'"Ascension" coltraniana, quindi seguendo con la mappa che allego potremmo iniziare gli ascolti preparatori guidati.

 

 

1721397180405.thumb.jpg.73fc43258d27c90e02e0bfeef1f60123.jpg

 

 



 

analogico_09
Inviato
54 minuti fa, analogico_09 ha scritto:

Registrato da Rai Tre in studio il giorno prima o dopo il concerto cui assistetti al Palazzo dello Sport

 

Mi sono già soffermato non ricordo dove, sicuramente prima dell'incendio in maniera un po' approfondita con altri utenti, sulla registrazione intitolata "Om Shanti Om" che la casa discografica indipendente "Black Sweat Records" tutta italiana, "piccola" ma agguerrita, la quale propone musica di qualità lontana dai circuiti più commerciali, realizzò nel 2020, dai nastri originali RAI, due supporti - Vinile e CD - dello storico, grande concerto che era rispuntato in video grazie a YouTube dopo molti anni dall'oblio.

Ottime incisioni  https://www.discogs.com/release/16463379-Don-Cherry-Om-Shanti-Om

Nel booklet, come figura nei "credit", sono presenti alcune foto "live" da me scattate durante il concerto, stessa serie di quelle sopra postate, che misi volentieri a disposizione della meritoria casa discografica. Il fatto che con queste immagini abbia potuto contribuire nel mio piccolissimo a far si che la "confezione" discografica possa risultare più "completa" e interessante, più "colorita", mio umilissimo omaggio all memoria di Don Cherry e suoi fraterni collaboratori, mi rende fanciullescamente  gioioso. :classic_rolleyes:

 

All'interno della cover discografica c'è inoltre la toccante testimonianza di Gian Piero Pramaggiore, chitarrista del piccolo gruppo, giovane italiano che amava la musica di Don Cherry e che come in un racconto favolistico, dopo aver assistito ad un concerto del grande musicista afroamericano, si ritrovò a suonare con lui...  Pramaggiore racconta tutto, l'incredibile, lo straordinario esiste... racconta i suoi anni con Cherry, rende commosso omaggio ai suoi amici ndell'anima musicale, a Don , a Moki, sua moglie, a Nanà, tutti e tre oramai saliti in cielo a suonare, a cantare e danzare insieme agli angeli per allietare gli astanti e tutti quelli che a mano a mano li raggiugeranno...

 

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compèosizione delle foto live

 

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La "lettera" di Pramaggiore, spero si legga, altrimenti è possibile farlo nella pagina di Discogs sopra linkata. Ne suggerisco caldamente le lettura.

 

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  • Melius 1
Gaetanoalberto
Inviato

@one4seven Holland l’ho visto in grande forma l’anno scorso qui a Brescia, e chi lo ammazza…altro che vecchietto, tra l’altro con un batterista di vaglia Nasheet Waits, ed al sassofono Jaleel Shaw, altro bel musicista.

A proposito di corde, ho un ricordo di mitici ed onirici duetti di Scofield con Metheny, che col vecchietto si anima alquanto.

Secondo me pure Elpidio lassù si è divertito.

Inviato

@Gaetanoalberto Holland è decisamente in forma, sembra quasi non sentire l'età. Scofield, quando suona sembra un ragazzino, ma sceso dal palco mostra evidenti segni di "vecchiaia", nonostante sia più giovane di Holland, almeno anagraficamente. 

Spettacolo unico. Sant'Elpidio ringrazia. :classic_laugh: 

Ci è scappato anche un omaggio di Holland a Ray Brown, non ho saputo trattenermi... :classic_biggrin:

 

analogico_09
Inviato

@one4seven Belle foto, fatte tu? I vecchietti con tali carichi di esperienze sulle spalle glie l'ammollano ancora mica poco. Scofield l'ho ascoltato in concerto più' volte, anche con Miles Davis, l'ultima in quartetto nel 2018; Holland solo una volta, nei '70 con Sam Rivers.  mi piace molto il "ContraCello" di Holland... :classic_wink:

 

 

John Scofield quartet - Roma, Parco della musica 14 maggio 2018

 

Inviato
26 minuti fa, analogico_09 ha scritto:

fatte tu?

 

Ma vai... Moglie con iPhone. :classic_laugh:

 

PS. Gran suono Holland, microfonato ed amplificato con un Gallien-Krueger. 

giorgiovinyl
Inviato
Il 30/06/2024 at 16:03, campaz ha scritto:

Grazie alla comodità (e all’economicità) dello streaming sto affrontando l’ascolto di tutti i dischi incisi da Coltrane nel 1965 (se ho contato bene dovrebbero essere diciotto, live e pubblicazioni postume compresi). Un momento di cesura assoluta, la fine del quartetto storico e lo sfondamento della tonalità, per un jazz potentissimo e soprattutto affascinante. Dopo la spiritualità, forse un po’ piaciona di A Love Supreme (ho almeno un parente che mi potrebbe togliere il saluto a seguito di questo giudizio semplificativo), il grido, l’angoscia di chi sta ricercando il proprio equilibrio ma riesce solo a intravedere la soluzione ai propri dilemmi. A fare paragoni bislacchi oserei affermare che il Coltrane del ‘65 sta alla musica come la Guernica di Picasso sta alle arti figurative. Post comunque assolutamente inutile e privo di qualsiasi valore aggiunto, volevo solo farvi partecipi che sono arrivato più o meno a metà degli ascolti e sto godendo come un riccio.

Allora ti piacciono le stucchevoli pedanterie di Coltrane. 😂😱

Così le definisce un forumer. 
Complimenti per l’esplorazione, io l’ultimo Trane ancora devo approfondirlo. 
P.s. anche io potrei toglierti il saluto per il tuo commento su A Love Supreme. 😂

Ma anche qui c’è chi non accetta (capisce) questo capolavoro e lo trova difficile 

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