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Jazz!


analogico_09

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giorgiovinyl
Inviato
Il 04/07/2024 at 17:45, analogico_09 ha scritto:

Purtroppo non pochi sedicenti amanti del jazz preferiscono il Coltrane più easy, creando innaturali scollamenti, anche in questo caso senza capire che tutta la musica di Coltrane si in continuità con la tenace linea tracciata fino alla morte dal nostro, la quale a volte presenta segmenti apparentemente diversi mentre sono parte di un unico quadro che l'autentico appassionato sarà in grado di ricostruire nella sua integrale e "sacraale" unicità. La maggior parte dei detrattori che tengono anche in sprezzo il Coltrane del "1965 e deiìgli anni successivi non sono in grado invero di capire neppure la musica degli anni precedenti, quella del 1961, ad esempio il My Favorite Things di cui costoro apprezzano il motivo iniziale, "valzerato", di immediato acchitto perdendosi quando, arrivati alla lunghe e potenti folate improvvisative che sfociano nel modale, non riescono a seguire le lunge linee improvvisartive durante le quali vengono sovvertiti i criteri armonico-tonali correnti, frantumate le forme di rassicuranti geometrie e le "dolci" melodie... Si va in crtisi.., si spegne lo stero oppure a volte ci si prepara una camomilla... :classic_laugh:

Infatti temo che non apprezzino neanche My Favorite Things. Amano il Coltrane che ancora non è coltrane, che ancora non ha trovato la sua strada. 
 

  • Melius 1
Gaetanoalberto
Inviato

Per quel che vale, io mi sono imbarcato da inizi giugno in un “lavoro” che mi sta dando grande soddisfazione, ripercorrendo la storia del jazz dalle sue origini, utilizzando spezzoni di materiale che trovo in rete o, quando disponibili ma é più difficile per i primi anni, su Qobuz.

Approfitto del percorso disegnato da “La storia del jazz” di Onori, Brazzale e Franco con prefazione di Pupi Avati per ascoltare le citazioni più importanti. 
Partito dai primissimi del 900 mi sto per affacciare agli anni quaranta, ed è una continua scoperta.

Mi sa che dovevo nascere prima.

Al momento suona The Cole Porter Songbook cantato da Ella Fitzgerald.

Siamo lontani dal free e dalla musica di protesta, che amo, ma sono affascinato.

 

giorgiovinyl
Inviato
19 minuti fa, campaz ha scritto:


Ok, già di amici ne ho pochi, meglio che affini il ragionamento :classic_biggrin:

io ADORO a love supreme, epperò… un po’ come succede per tanti capolavori (kind of blue, la nonna di Beethoven, wish you were here… ecc) oltre un certo limite questi dischi vanno a saturare la soglia di attenzione. Personalmente potrei ascoltare il don Giovanni di Mozart otto ore al giorno… ma il mondo non finisce con Leporello. Così verso certi dischi (compreso il mio adorato Mingus Ah Um) ho sviluppato un minimo di allergia. Ma ho una speranza. Quando ero giovane e scemo ascoltavo Guccini H24, poi la nausea. Adesso che sono vecchio e scemo… ho riscoperto il Guccio (ma anche Claudio Lolli) e mi sono innamorato di nuovo di Eskimo e di Amerigo (e degli zingari felici). Aspetto trepidante di “riscoprire” i grandi classici del bop per riavere la pelle d’oca della prima volta. Non volevo che l’ammirazione, l’adorazione, si trasformassero in routine, tutto qui :classic_rolleyes:

Hai affinato molto bene il ragionamento, non ti tolgo più il saluto. 😂 

A parte gli scherzi ho capito il tuo ragionamento. A me accadde qualcosa del genere con i Beatles, macinai letteralmente il loro dischi dai 12 ai 14 anni, poi però li ho riscoperti. 
Il segreto è comunque non ascoltare spesso ALS e KOB e concentrarsi sui tanti altri capolavori di Trane e Miles. 

Inviato
27 minuti fa, campaz ha scritto:

(e degli zingari felici)

:classic_smile:Ma ma quelli restano, sono e saranno (per sempre)!

La più bella canzone italiana?:classic_tongue:

  • Haha 1
analogico_09
Inviato
18 ore fa, giorgiovinyl ha scritto:

Infatti temo che non apprezzino neanche My Favorite Things. Amano il Coltrane che ancora non è coltrane, che ancora non ha trovato la sua strada. 

 

17 ore fa, campaz ha scritto:

io ADORO a love supreme, epperò… un po’ come succede per tanti capolavori (kind of blue, la nonna di Beethoven, wish you were here… ecc) oltre un certo limite questi dischi vanno a saturare la soglia di attenzione. Personalmente potrei ascoltare il don Giovanni di Mozart otto ore al giorno… ma il mondo non finisce con Leporello.


 

 

8 ore fa, damiano ha scritto:

E poi, evviva il libero arbitrio....nel senso che ognuno di noi ha il proprio metodo nel quale è bello trovare le differenze. E con la musica capita spesso di avere periodi di full immersion e antipatia che si intersecano nel percorso 🙂

 

Che bella discussione.., concordo con tutti. Riassumento .. concordo con chi fa plausibilmente notare come un sedicente appassionato di jazz che fonda sulla stessa realtà musicale la maggior parte di propri interventi, possa, attraverso una posizione data come critica, giudizio dic merito estetico, non già quale semplice opinione personale che andrebbe confessata come tale,  possa apprezzare e magari capire una sola parte dell'intera produzione creativa di un musicista, disprezzandone idiosincraticamente l'altra/le altre, senza adeguatamente motivare la sentenza, mentre i singoli "Steps" del "Giant" contribuiscono invero - per acclamazione universale - a formare organicamente un unico, coerente cammino musicale, poetico, spirituale, culturale, epocale, etc, etc, etc. Con buona pace dei marchiani e sforzati tentativi di sperecuazione.
Come nel caso/esempio di Coltrane, il quale, potranno pur cambiare le forme, gli stili, le "tecniche" dei sui "passi" musicali in divenire, resta sempre presente a se stesso, alla sua traiettoria elettiva, in continuità con il proprio ideale musicale (spirituale, morale, sentimentale, antropologico, etc). Caratteristica peraltro ricorrente in quasi tutti i grandi musicisti che creano e segnano le "epoche", non solo di jazz bensì di ogni genere musicale, cosa che non vale presumibilmente per gli avventori delle spicciole comparsate sui palcoscenici delle distratte serate estive nelle quali si va essenzialmente per prendere il fresco con l'Autan nel parco in cui si svolge il "(s)concerto"... :classic_tongue:

 

Concordo con il "libero arbitrio", con i cali di interessi e le incendiarie passioni ascoltatoriali di cui neppure io vado indenne:  se non mi va di ascoltare non ascolto senza complessi, oppure ascolto solo il genere che al momento mi attizza di piiù.., potrebbero essere anche i grandi successi di Orietta Berti.., :classic_rolleyes:  ma mai mi permetterei di dire che non ascolto Beethoven perchè è noioso quando la noia è invece in me... Io non apprezzo quel tal direttore d'orchestra che è sulla bocca osannante di tutti, ma cerco di motivare la mia sensazione, la mia idea... Idem se non apprezzassi del jazz il modale, il free, compresi i principali "profeti" dei "generi",, ovvero una parte della storia della musica afroamericana capitale, fondamentale, straordinazia, ricchissima di musica, di bellezza e di "dolore",  come più volte ho cercato di sostenere motivando le mie opinioni. Tutto si può fare, sconfessare anche Bach, Coltrane, Armstrong, Ravi Shanhar, Gaetano Veloso, Sheikh Al Tuni - mi allargo per par condicio ... - ma se si toccano i "santi" bisogna motivare, motivare, motivare... ogni critica si sconta argomentando, così come la morte si sconta vivendo.

Se poi si resta sul piano delle idiosincrasie privare.., se si ha legittima intenzione di dire come personalmente recepiamom una musica, ottimo anche questo, ci si limita a dire l'è bel, oppur l'è brut... senza sparare a zero sentenze immotivate.

Vale per tutte le musiche, non si fanno favoritismi di generi... 🧐

:classic_smile:

 

 

17 ore fa, campaz ha scritto:

Personalmente potrei ascoltare il don Giovanni di Mozart otto ore al giorno… ma il mondo non finisce con Leporello.


Potrebbe anche finire senza un Leporello e una Zerlina... Potrei davvero pensare alla fine del mondo musicale se dovesse sparire per qualche ragione cotanta immensa Opera capace di racchiude in se tutte te le Opere... Magari un giorno motiverò questa mia "sentenza"... :classic_biggrin:

Inviato
53 minuti fa, analogico_09 ha scritto:

santi" bisogna motivare, motivare, motivare... ogni critica si sconta argomentando, così come la morte si sconta vivendo

Se ti leggesse Vattimo 🙂

magari è socio di Melius anche lui

Ciao

D.

analogico_09
Inviato

@damiano Mo' non mi ricordo cosa dicesse Vattimo, se non all'ingrosso. Per me argomentare, motivare è pensare, non  isolarsi nella propria presunta "scienza", bensì comunicare la propria esperienza. Il pensiero ha bisogno della parola allo stato delle cose per essere, non già per atopromuovere se stessi. Suppongo che non appena avranno portato a compimento l' AI (dai centralini dei gestori dei vari servizi: luce, gas, assistenza tecnica, assicurazione, caf, casa dei "massaggi" non più AAAAAAAAAA cercansi, oramai rispondono le voci artificiali delle varie Lucilla, Gaia, Serenella, Pimpinella, Zelinda e Zenoveffa che ti fanno perdere tempo e pazienza...) tutto questo finirà ed integreranno con la telapia .
Per ora, motivare, argomentare, "un poco anche "studiare",  è anche una questione di scrupolo, di avere rispetto delle cose dell'arte e della vita che intendiamo affrontare e condividere senza scrivere la prima cannata che ci viene in mente tanto per presenziare nella convinzione che oramai nessuno più capisce i significati delle parole e dei concetti che con esse esprimiamo.

Salvo horrori od omissioni... :classic_wink:

 

analogico_09
Inviato
4 ore fa, analogico_09 ha scritto:

con la telapia .

 ec - telepatia

 

analogico_09
Inviato

Impressioni "sabatiche" da un ascolto musicale.

 

John Coltrane Quartet Plays

 

J. Coltrane, soprano e tenore

McCoy Tyner, piano

Jimmy Garrison, basso

Elvin Jones, batteria,

Art Davis, Basso (aggiunto)
 


Mi avanzavano due fotogrammi di un rullino in bianco e nero, avevo fretta di svilupparlo e ne ho utilizzato uno per fotografare il disco in vinile che sto ascoltando ora. Il bianco e nero ha il suo fascino speciale con i suoi "colori" segreti che richiamano i colori spesso "severi" delle musiche di Coltrane e dei suoi grandi comprimari.

"Chim Chim Chere" è la canzone degli spazzacamini del film Mary Poppins magicamente trattato al soprano da Coltrane non nuovo nell'improvvisare su temi melodici tratti da spettacoli Broadway, film, tra cui il più celebre "My Favorite Things" dal  musical The Sound of Music (Tutti insieme appassionatamente).

Splendida la versione delicatamemnte lirica di "Nature Boy"l la ballad consegnata alla popolarità dal primo interprete, Nat King Cole, più volte ripresa dai grandi del jazz. In questo unico brano si aggiunge Art Davis (a Jimmy Garrison, McCoy Tyner, Elvin Jones) capace di creare momenti di autentica magia musicale e "sonora" con il contrabbasso suonato con l'archetto.
"Brazilia", drammatica, intensa registrazione al sax tenore in studio, stesso stesso brano intitolato "Brasilia", immortalato nelle registrazioni al Village Vanguard del 1961.

Chiude il disco il "Song for Prise" d'ampio respisto, meditativo, assorto, religioso, di diretta discendenza lovesupremiana...

Si apre con un lungo assolo di Jimmy Garrison il quale da' ennesima prova di una stupefacente, granitica musicalità unita alla perfezione tecnica, formale, stilistica che lo collocano a mio avviso nella rosa dei primi "cinque" bassisti della storia del jazz. Coltrane sostenuto da Tyner, discreto e punteggiante, canta i suoi accorati blues spiritual(s)i mentre Elvin Jones segna il "battito" armonizzante con il suo drumming esteso, amalgamante, dalle cento risorse, dalle cento "braccia" appassionate, sotto e sopra la superfice musicale.
 

 

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Elvin Jones Roma 1980

 

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Inviato

@giorgiovinyl da grandi appassionati di musica di ogni tipo - di quella più bella - che si vada a "ondate" credo sia normale. Io ho 60 anni. Il genere forme che amo di più in assoluto è il progressive che non mi stanca mai anche opere meno "essenziali". Ma mi capita di ascoltare a raffica autori o dischi per un po' e poi passare ad altro. Credo sia anche naturale che anche tra i "best of the best", gli "irrinunciabili" ci siano cose più vicine alla nostra sensibilità e altre meno: Bill Evans - in ogni sua salsa - potrei ascoltarlo sempre e di continuo. Altre cose - e " A Love Supreme è tra queste - riesco a coglierne la grandiosità ma non mi viene voglia di ascoltarlo mai.  Il blues - anche il migliore - scusate ma mi annoia.  Per fortuna siam fatti così

  • Melius 1
analogico_09
Inviato
45 minuti fa, sandromagni ha scritto:

Altre cose - e " A Love Supreme è tra queste - riesco a coglierne la grandiosità ma non mi viene voglia di ascoltarlo mai.  Il blues - anche il migliore - scusate ma mi annoia.

 

 

Beh, i gusti sono gusti, credo sia naturale ed apprezzabile dire: il "sacro" non mi piace però ne riconosco la grandezza. E' ciò che fa la differenza rispetto ai giudizi di merito estetici sentenzieri e detrattivi sparati senza nessuna motivazione, sulla base di vaghe ed ostili  idiosincrasie private.

 

 

analogico_09
Inviato

 

Mi permetto di dare un suggerimento disinteressato già che non  me ne verrebbe nulla in tasca, a chi si appresti a seguire il jazz o che abbia già cominciato. 
Encomiabile l'impegno del neofita dedito a "studiare" e scoprire il jazz della lunga ed articolatissima storia, però fino a quando non si sia raggiunta una visione storico-critica di detta musica più ampia e approfondita sarebbe meglio che l"apprendista" evitasse di parlare della musica jazz, dei dischi capitali - spesso ascoltati in grande quantità a strettissimi giri di tempo cosa che non ne favorisce verosimilmente l'adeguata assimilazione -  esprimendo giudizi di merito critico-analitici perentori con la disinvoltura del consumato conoscitore di cui l'iniziat(ic)o, spesso a suo stesson dire, non può ancora dare prova se non a rischio "analisi" non corrispondenti alle più intrinseche caratteristiche dell'opera discografica.

I vecchietti delle passate generazioni che si sono dati al jazz, tra cui il sottoscritto, avranno impiegato 10, 20, 30, 40, 50 anni e anche di più per poter assimilare, "assemblare",  "studiare", "metabolizzare" seguire attraverso i dischi , specialmente i concerti, la storia del jazz e delle sue infinite opere in modo adeguatamente approfondito. 

I lungi spazi temporali e le  "distanze" mentali e spirituali contingenti che ci separano dalla pur minima misura di "conoscenza" interiorizzatrice, non si annullano nel giro di un tot. numeri di ascolti discografici audiofili e non chiusi nella stanza della proria abitazione, mentre magari si lavora o si fa altro, distratti da tante cose pratiche di tutti i giorni e di tutte le sere...
Serve altro per raggiungere un certo grado di "confidenza" con un  "genere" musicale universale, di immediata fruizione a certi livelli della comprensione, nondimeno problematico, difficile da cogliere in profondità, fino all'essenza della "negritudine",  trattandosi di musica antropologica, fortemente identitaria - popolare ed "esclusiva". Con la sola "emozione" privata e automatica non vi è evoluzione intellettuale e sentimentale, si resta chiusi nell'autoreferenzialismo emozionistico con il quale si cerca di promuovere se stessi facendo fina di parlare di musica.

La quale  musica jazz a volte (non solo nel free jazz) diventa apertamente, programmaticamente "ribelle" ed ostile verso gli establishment "bianchi" razzisti o sfruttatori delle "gallinelle "nere" dalla uova d'oro" (come la mandava Mingus).

Fenomeni da contrastare nelle loro deformità razzistiche, per difendere la musica "nera" in tutte le sue declinazioni, ovvero l'identità spirituale e antropologica della gente "nera" dai massicci e frequenti tentativi di svilimento del patrimonio musicale afroamericano attuati a fini commerciali, per la facile cassetta, dall'"industria" discografica e dello spettacolo, dallo sfruttamento indiscriminato dell'arte musicale proveniente dai gherti delle infamie ed ancora ivi situata, ovviamente trasfrormata.., nella quale risiede l'anima, la psiche, la spiritualità, l'identità, la dignità e l'orgoglio del "Popolo del Blues".

 

Una lettura attenta e appassionata che suggerirei per l'approfondimento al neofita autenticamente interessato al jazz come musica dell'anima, dello stupore, non già dell"hobby", del gioco del collezionismo compulsivo, del "ce l'ho non ce l'o", sarebbe il seguente testo di un grande poeta, intellettuale, scrittore, drammaturgo, musicista, "rivoluzionario"  afroamericano che "racconta" la musica nera dell'"interno", attraverso lo sguardo estetico, musicologico, socio-antropologico. 

 

 

Il popolo del blues. Sociologia degli afroamericani attraverso il jazz

una delle edizioni più aggiornate.

 

Estratti

 

Queste invece le note di copertina più ficcanti a mio avviso della edizione Italiana Einaudi del 1968 da me acquistata all'epoca, con citazioni dello stesso autore Le Roy Jones il quale all'epoca non aveva ancora preso il nome islamico di Amiri Baraka, se non ricordo male,  come fecero molti musicisti e fratelli neri delle proteste razziali più accese e organizzate che rivendicavanom le proprie origini, i propri valori antropologici ed estetici - Black is beautiful! - da contrapporre come argine alle spinte razziste dell'America che non aveva ancora perso il proprio istinto schiavista.

Spero sia leggibile.

 

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  • Thanks 1
Inviato

@analogico_09 concordo. Io personalmente sia di classica che di jazz che di pop/rock i 100 dischi considerati "fondamentali" me li son ascoltati tutti negli anni. Alcuni mi hnn folgorato subito, altri dopo più ascolti altri ne ho compreso e riconosciuto la grandezza ma sono meno nei miei "toni". Ho anche cose che sono parecchio nei miei "toni" ma non son certo capolavori e ascolto indistintamente e tanto Al Stewart che non mi stanca mai e molto Miles Davis. Invece ad esempio stento davvero a considerare Keith Jarrett  il genio supremo comunemente considerato. A parte qualcosa in gruppo lo trovo noioso e autocelebrativo oltre ogni limite.  Punti di vista, meno male che ne abbiamo !

  • Moderatori
Inviato
Il 19/7/2024 at 17:44, analogico_09 ha scritto:

Sai che sono particolarmente "devoto" a Don Cherry

 

dalle mie parti in molti sono devoti a Don Grappa  27889916_ridere81.gif.db5355bd397459df8cd5944ad77dd36f.gif

analogico_09
Inviato
13 ore fa, BEST-GROOVE ha scritto:

dalle mie parti in molti sono devoti a Don Grappa  27889916_ridere81.gif.db5355bd397459df8cd5944ad77dd36f.gif

 

 

Dalle mie parti invece lo siamo del Centerbe Toro (70°)... e della Ratafia fata in casa con le ciliege (visciole) ... a proposito se metti "Don Cherry" nel traduttore google esce fuori "Don Ciliegia" ...  🍒 ma se scrivi "Don Cherry at the trumpet" viene fuori "Don Cherry alla tromba"... 🎺 ...  intelligente il ragazzo...  :classic_biggrin:

 

Ascoltiamo Don Cerasa in reggae ... L'album "Home Boy(Sister Out)" è stato registrato nel 1985, poco prima della morte del grande  Donald avvenuta nello stesso anno,  Malaga, 19 ottobre 1995, aveva 49 anni.,
RIP  🌹

 

 

 

 

 

 



 

  • Thanks 2
  • 4 settimane dopo...
analogico_09
Inviato

 

Due dischi di Whayne Shorter che a mio avviso andrebbero ascoltati insieme, in ordine di uscita. Il più grande musicista del nuovo corso del jazz (non solo) della "diaspora" davisiana, a partire dal '69 inizia a mostrare grande interesse per la musica brasiliana alla quale si dedicherà con risultati di altissima musicalità registrando i primi splendidi dischi di jazz/brasil per la Blue Note. Nel 1969 è la volta di "Super Nova", meraviglia assoluta, musica limpida e liberata dalla pesantazze di certe (con)"fusion" ripetute ed entrante oramai nei manierismi di natura commerciale.
Shorter mette tutto il suo genio in jazz, con poesia e grande virtusosità compositiva e strumentale, aprendosi alle suggestioni formali e "sentimentali" del samba e bossa che pur'esse contengono elementi della negritudine. Organico davvero "cosmico" per questa Supernova tradotta in musica... 


Wayne Shorter – sassofono soprano

John McLaughlin – chitarra

Sonny Sharrock – chitarra

Walter Booker – chitarra classica

Miroslav Vitous – contrabbasso

Jack DeJohnette – batteria

Chick Corea – piano

Airto Moreira – percussioni

Maria Brooker – voce in Dindi

 

Tra i brani, tutti. di Shorter meno uno.

Super Nova

Swee-Pea

Dindi (A. C. Jobim)

Water Babies

Capricorn

More than Human

 

Risalta l'ineffabile "Dindi (Jin-Jee)", la canzone di Jobim con lo struggente canto di Maria Brooker, moglie di Walter Booker che accompagna alla chitarra acustica, sorella della sfortunata moglie di Shorter: nel finale la voce si rompe con singhiozzo mal trattenuto in un moto di pianto che risale dallo spirito -  il brano non viene ripetuto, fu pubblicato così, non fu preso da RVG come un incidente bensì come inaspettata, preziosissima risorsa...
Ne parlo nel topic dedicato al documentario su Shorter in Prime. Tanto altro ci sarebbe da dire su questo album di superato ed insieme "ricondizionato" hard bop con richiami etnici energetico e svavillante che anche vira verso un free molto "affettuoso"...


 



Il 1970 vede alla luce il RARO "Moto Grosso Feio" che non conosco, e, uscito nel '71, ultimo LP Blue Note, il rarefatto, ipnotico, stupefacente  "viaggio" di raffinate tramature musicali nel mondo dei suoni universali; un omaggio a sua figlia Iska così sfortunata come la sua amata moglie Ana Maria, intitolato "Odyssey of Iska".

Musica incantevole, remota, sfuggente, chimerica, eppur vicina.., il più puro e poetico linguaggio musicale astratto e "reale"... qui si riconferma, si sottolinea e si "notifica" per l'eternità la grandezza di uno dei più grandi poeti, intelletuali, pensatori in spirito, musicisti, compositori, strumentisti, band leader dell'intera storia del jazz che ha per nome Whayne Shorter alle prese con assoli al soprano che rimandano emozionalmente ed intellettualmente alle capitali, leggendarie, mitologiche folate solistiche di cui si fa protagonista in Bitches Brew, specialmente nei brani "Spanish Key" e "Miles runs the woodoo down".

 

Dalle note di copertina dello stesso Whayne Shorer, tradotto alla bel e meglio: Iska è il vento che passa, senza lasciare traccia ... il vento nato con un'anima senza forma e viaggia attraverso il tempo e lo spazio con una vita propria; alla ricerca della vita, incontrando le realtà e le fantasie dell'uomo e del suo viaggio ... l'infinito in forma assoluta che che prende tutto ciò che esiste (passato, presente e futuro) nell'Odissea di una vita... Riferimento alle tragiche vicende attraversate con coraggio, grazie anche al sostegno della sua musica, dallo stesso Shorter

 

Cinque i brani (che parlano da se') tutti composti dal sassofonista che pur diversi formano una sola, organica, struttuarale unità musicale per forma, stile ed espressione, linguaggio musicale e suggestioni sonore. 

“Wind”, “Storm”, “Calm”, "De pois do amor, o vazio (dopo l'amore, il vuoto)" e “Joy”
 

Wayne Shorter, sax tenore e soprano; Dave Friedman, vibrafono e marimba; Gene Bertoncini, chitarra (di "filigrana", Ron Carter e Cecil McBee, basso; Billy Hart e Al Mouzon, batteria; Frank Cuomo, percussioni. Inenarrabili preziosità sonore.

 

Lasciamo che siano le musiche a parlare di se'...

 

 

  • Melius 1

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